Studies in the Scriptures

Tabernacle Shadows

 The PhotoDrama of Creation

 

Serie 5 - Ad Una Mente 
Fra Dio E L'Uomo

 

 STUDIO 6

IL MEDIATORE DELL’AD-UNA-MENTE 
FIGLIUOLO E
SIGNORE DI DAVIDE

 

“Or essendo i Farisei raunati, Gesù li interrogò, dicendo: Che vi pare egli del Cristo?  Di chi egli è figliuolo?  Essi gli risposero:  di Davide.  Ed egli a loro:  come. dunque, Davide, parlando per lo spirito, lo chiama Signore, dicendo; Il Signore (l’Eterno) ha detto al mio Signore  (adon, maestro governatore):  Siedi alla mia destra, finchè io abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Se, dunque, Davide lo chiama suo Signore, come è egli suo figliuolo?  (Matteo 41-45)

Anzitutto, occorre notare ce la discussione di cui ai versetti del testo, non si riferisce alla esistenza preumana di Gesù, ma riguarda solo la sua relazione con la famiglia umana.  Egli, come abbiamo detto, divenne nostro collaterale, nel prendere la natura umana a mezzo di sua madre Maria.  La genealogia di Maria è tracciata da Luca, risalendo a Davide, per mezzo di suo figlio Nathan (Luca 3:31); mentre la genealogia di Giuseppe, secondo Matteo, rimonta anche a Davide, a mezzo del suo figlio, Salomone (Matteo: 1:6, 16).  Giuseppe, avendo accettato Maria come sua moglie, e, avendo adottato Gesù, di lei figliuolo, come suo, l’adozione conferisce a Gesù il diritto di essere riconosciuto della genealogia di Giuseppe, per quanto tale collegamento alla famiglia di Davide non fu necessario, perchè, come abbiamo visto, sua madre discese anche lei da Davide per un’altra linea. [115]

Notisi bene, però, che il diritto di nostro Signore al trono d’Israele, non ha correlazione con Maria, sua madre, in quanto è moglie di Giuseppe, come alcuni pretenderebbero; invece, è gusto al contrario.  Infatti, se Gesù fosse stato figlio di Giuseppe, sarebbe stato escluso dai diritti al trono di Davide, poichè il successore al regno di Davide proveniva in linea diretta dal suo figlio Salomone e non da quella di Nathan, benchè certe Scritture indicano disintamente che il grande erede al trono di Davide, non uscirà dalla famiglia reale di Salomone.  Noi dimostreremo quanto e come sia infondato pretendere che nostro Signore Gesù potesse essere il figliuolo di Giuseppe e di Maria, esaminando attentamente i fatti.

Il proposito divino, chiaramente esposto, fu:  primo, che, senza equivoco alcuno, indubbiamente il grande Re d’Israele avrebbe dovuto discendere dalla linea di Davide; secondo perchè fu anche dichiarato che egli avrebbe dovuto venire dalla linea di Salomone, cioè, dalla famiglia regnante, solo, però, sotto prestabilite condizioni, alle quali, se non si fossero attenuti, il diritto sarebbe passato ad una linea collaterale, ma sempre di Davide, per infine essere figliuolo e Signore di Davide.

Ecco la dichiarazione scritturale:

“L’Eterno ha fatto a Davide questo giuramento di verità; e non lo revocherà:  Io metterò sul trono un frutto delle tue viscere.  Se i tuoi figliuoli osserveranno i miei patti e la mia testimonianza che insegnerò loro, anche i loro figliuoli sederanno sul tuo trono in perpetuo  (Salmo 132:11-12).

“E fra tutti i meiei figliuoli (giacchè l’Eterno, mi ha dato molti figliuoli) Egli ha scelto il figliuolo mio Salomone, perchè segga sul trono dell’Eterno, che regna sopra Israele.  Egli mi ha detto:  Salomone, tuo figliuolo, sarà quello che edificherà la mia casa ed i miei cortili; . . . E stabilirò saldamente il suo regno, in perpetuo, s’egli sarà perseverante, nella pratica dei miei comandamenti e dei miei precetti, com’è oggi”  (1 Cronache 28:5-7).

“Se i tuoi figliuoli veglieranno sulla loro condotta, camminando al mio cospetto con fedeltà, con tutto il cuore e con tutta l’anima loro, non ti mancherà mai qualcuno che segga sul trono d’Israele” (1 RE 2:4). [116]

Eccoci reso chiaro che la promessa del Regno Messianico, nella linea di Salomone — e nella linea della sua posterità (secondo la carne), fu espressa sotto specifiche condizione, contingenti alla fedeltà al Signore:  che secondo le regole ed interpretazioni dei linguaggi, indica l’infedeltà al Signore, quale causa di sicura esclusione a partecipare al trono d’Israele ed al Regno Messianico, alla posterità di Salomone ed alla sua linea di discendenti.  Perciò, posiamo domandarci: — hanno, Salomone ed i suoi successori al trono d’Israele, “ubbidito il Signore e camminato al Suo cospetto (di Dio), in verità, con tutto il loro cuore e con tutta lanima loro?”  Se no, allora, non hanno diritto alcuno ad essere eredi nella linea del Messia, secondo la carne.

Per ottenere una risposta precisa a questa domanda, dobbiamo far capo alle Scritture.  Lì, indubbiamente, troveremo che Salomone e la sua linea ereditaria deviarono dal commino, prestabilito dai precetti divini, e, di conseguenza, perdettero i diritti all’eredità messianica:  per cui le promesse divine saranno adempiute per mezzo di un’altra linea ereditaria, discendente da Davide.

Ascoltiamo quanto dice la Parola di Dio:

“Tu, Salomone, figliuol mio, riconosci l’Iddio di tuo padre, e servilo con cuore integro e con animo volenteroso; poichè l’Eterno scruta tutti i cuori, e penetra tutti e designi e tutti i pensieri.  Se tu lo cerchi, Egli si lascerà trovare da te; ma, se lo abbandoni, Egli ti rigetterà in perpetuo”  (1 Cronache 28:9).

“E L’Eterno s’indignò contro Salomone, perchè il cuore di lui si era alienato dall’Eterno, dall’Iddio d’Israele, . . .E l’Eterno disse a Salomone:  Giacchè tu hai agito a questo modo, e non hai osservato il mio patto e le leggi che ti avevo date, io ti strapperò di dosso il reame . . . Nondimeno, per amor di Davide, tuo padre, io non lo farò te vivente, ma lo strapperò dalle mani del tuo figliuolo.  Però, non gli strapperò tutto il reame, ma lascerò una tribù al tuo figliuolo, per amore di Davide mio servo, e per amor di Gerusalemme che ho scelta”  (1 Re: 11:9-13).

In armonia con questa dichiarazione, la storia ricorda che dieci tribù furono strappate via al figlio di Salomone, Roboamo, non appena morì il padre ed egli gli successe.  Ma sentiamo le parole [117] che il Signore dice a Giuda (la tribù di Giuda) ed a Beniamino, suo consorte, i quali rimasero per un tempo leali alla linea ereditaria di Salomone, e così apparentemente associati per le promesse dell’antitipico regno del Messia, il gran Re.  Gli ultimo tre re della discendenza di Salomone, che sedettero sul trono, furono Joakim, il figlio Conia, e Zedekia, fratello di Joakim.  Ora rimarchiamo le parole dell’Eterno contro questi uomini e come Egli assicura che niuna delle loro posterità avrebbe giammai risieduta sul trono del Regno del Signore — sia il tipico, che l’antitipico —.  Leggiamo:

“Comè vero che io vivo, dice l’Eterno, quant’anche Conia, figliuolo di Joakim, re di Giuda, fosse un sigillo nella mia destra, io ti strapperò di lì . . . Questo Conia è egli dunque un vaso spezzato, infranto?  È egli un soggetto che non è più gradito?  Perchè son dunque cacciati, egli e la sua progenie, lanciati in un paese che non conoscono?  O paese, o paese, o paese, ascolta la parola dell’Eterno!  Così parla l’Eterno:  Inscrivete quest’uomo come privo di figliuoli, come un uomo che non prospera durante i suoi giorni; perchè nessuno della sua progenie giungerà a sedersi sul trono di Davide, ed a regnare ancora su Giuda”  (Geremia 22:24-30).

Perciò, così parla l’Eterno riguardo a Joakim re di Giuda:  “egli non avrà alcun che segga sul trono di Davide”  (Geremia 36:30.

Circa Zedechia, poi, legiamo:

“E tu, o empio, dannato alla spada, o principe d’Israele, il cui giorno è giunto al tempo del colmo dell’iniquità; così parla l’Eterno:  la tiara sarà tolta, il diadema sarà levato; tutto sarà mutato; ciò che è in basso sarà innalzato; ciò che è in alto sarà abbassato.  Ruina, ruina, ruina! . . . Finchè non venga colui a cui appartiene il giudicio, e al quale lo rimetterò”  (Ezechiele 21:30-32).

Quì è dichiarato il completo rovesciamento della discendenza di Salomone; essa era stata innalzata e, quindi, sarà abbassata, mentre la bassa discendenza di Nathan — la quale non aveva mai avuto pretese al trono sarebbe — al proprio tempo — esaltata nel suo rappresentante, il Messia, nato — secondo la carne — da Maria, discendente di Nathan.

Chi potrebbe mai pretendere una tesitmonianza più precisa di questa?  Come poteva essere atteso il Messia dalla discendenza di [118] Salomone, dopo che questa aveva perduti tutti i diritti, a cousa delle loro ribellioni e malvagità, alle promesse divine?  Da ciò, la pretesa di alcuni, per cui Gesù avrebbe dovuto essere il figliuolo di Giuseppe, per ereditare i diritti e le promesse, sutomaticamente viene destituita di ogni fondamento e risulta, perchè — ripetiamo, — secondo quanto abbiamo enunciato, niun uomo di detta discendenza avrebbe giammai potuto sedere sul trono del Signore.

Questo passaggio del reame dalla linea discendente da Salomone, all’altra della casa di Davide, è chairamente predetto in altre Scritture, in cui leggiamo:  “Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, quand’io farò sorgere Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da re e prospererà . . . ai giorni D’Esso, giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora; e questo sarà il nome col quale sarà chiamato:  l’Eterno nostra giustizia”  (Geremia 23:5-6.

Sembra che Maria, la madre di Gesù, si rese esattamente conto di questo divisamento divino, o, altrimenti, fu spinta dallo spirito profetico, allorquando innalzò l’inno di ringraziamento, riportato in Luca 1:46-55:  “Egli . . . ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del cuor loro; ha tratto giù dai troni i potenti, ed ha innalzato gli umili.”

Quì, l’altamente innalzata discendenza di Salomone è soppiantata dell’umile discendenza di Nathan.  La tiara ed il diadema furono tolti a Zedechia ed alla progenie di Salomone, per essere trasferiti a Colui a cui appartiene — il Giusto ed umile della radice di Davide,   per mezzo della discendenza dell’abbassato Nathan. —

Abbiamo diggià visto che nostro Signore è della progenie e figlio di Davide, per linea genealogica desunta in piena armonia dalle Scritture, le quali dichiarano nostro Signore Gesù, Signore di Davide,  Ora, come può essere Gesù, contemporaneamente, Figlio e Signore di Davide?

Rispondiamo: — Egli non fu Signore di Davide, rispeto alla sua essenza spirituale, prima di farsi carne, ed essere fra noi — non più di quanto Egli fu Radice o Figliuolo di Davide nella sua esistenza preumana. — Nostro Signore Gesù divenne Signore,— superiore di Davide — nello stesso modo che divenne il “Signore di tutti”  (Att 10:36), per la grande opera che comoì quale Sommo [119] Sacerdote, prima, sulla croce, espiando i peccati dell’uomo, e, poi, riconciliando e portando ad una mente, con Dio, tutti gli uomini di buona disposizione e volontà nella esecuzione dei propositi divini. “Poichè a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita:  per essere il Signore dei morti e dei viventi”  (Romani 14:9).

È vero che il Logos è stato classificato un Signore, un essere spirituale di alta autorità, per cui è indicato d’essere un Dio, un potente, o influente.  Per la stessa ragione, l’uomo Gesù, prima della sua morte, può giustamente essere denominato un Signore, come lo fu dai suoi discepoli.  Infatti, leggiamo:  “Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene perchè lo sono”  (Giovanni 13:13).  Quale Messaggero del Patto, il Padre lo santificò e lo mandò nel mondo al fine di redimere l’umanità e l’onorò in tutti i modi e maniere, testificando:  “Questo è il mio diletto figliuolo, in cui prendo il mio compiacimento.”  Egli considerò eminentemente appropriato che tutti contemplassero la sua gloria:  quella gloria dell’Unigenito, venuto dal Padre, pieno di grazia e di verità, e che tutti riverentemente, l ’ascoltassero, l’ubbidissero e, devotamente, gli rendessero omaggio, quale Suo rappresentante.  Però, — come è indicato dall’Apostolo, nel testo sopracitato — vi fu un senso differente ed un modo particolare per i quali nostro Signore Gesù, in virtù della Sua morte e risurrezione, divenne un Signore ed un Maestro.

Questo senso particolare per cu il Cristo risorto divenne “Signore di tutti” e “Signore dei morti e dei viventi,” è vitalmente connesso alla sua opera di Sommo Sacerdote dell Ad-una-mente, per la cui esplicazione divenne uomo:  giacchè la depravata umaninta “sottoposta al peccato” per la disubbidienza di padre Adamo, impotente a rialzarsi da sola, perchè — dominata dal peccato e sotto sentenza della morte — mai avrebbe potuto liberarsi da tanti mali e ritornare in armonia con Dio e le Sue leggi.  La pena della morte, inflitta ad Adamo e, per lui, all’intera umanità, doveva aver pieno corso, onde eseguire la giustizia divina.  La razza umana aveva bisogno d’essere riscattata dal peccato e Cristo divenne il loro riscatto — dando se stesso “il Giusto per gl’ingiusti” — onde riottenere i diritti (perduti da Adamo) per tutta l’umanità.  E ciò [120] lo resse loro Redentore e Signore —”Signore di tutti,”  Infatti, per raggiungere tale alto fine, Egli lasciò la gloria della sua esistenza preumana e divenne l’uomo Cristo Gesù.  E fu questo perfetto essere umano, innocente, immacolato e senza macchia, che riscattò (o comprò, pagando il prezzo di riscatto per tutto il mondo) col Suo sangue, la sua preziosta vita.  Ma, per quanto riscattò la razza umana — ed all’occhio della giustizia divana divenne loro padrone e Maestro, “Signore di tutti” — non si propose di sottoporli ad una schiavitù, ma l’opposto, perseguendo l’alto scopo di liberare dal peccato e dalla morte tutti coloro che accettano il prezioso dono di Dio, per suo mezzo.  L’obeittivo dell’instaurazione del Regno messianico sulla terra risiede nel realizzare che la famiglia umana riceva le benedizioni, insieme con i diritti ed i privilegi concessi a coloro i quali sono divenuti figliuoli di Dio:  quei privilegi perduti nel giardino d’Eden e reacquistati col riscatto, pagato sul Calvario da Gesù.  Per riottenere quei diritti perduti Egli pagò il prezzo corrispondente e, quindi, divenne loro Redentore e “ Signore di tutti.”  Così per la sua morte, il Messia divenne anche Signore di Davide, il quale, essendo, come tutti, membro della razza adamica, entrò nel numero dei riscattati dal Messia.

“IO  SONO  LA  RADICE  E  LA PROGENIE  DI  DAVIDE”
(Apocallisse 22:16)

Molti altri concetti uguali sono messi in risalto dall dichiarazione succitata, espressa alla Chiesa, da nostro Signore.  Secondo la carne, Gesù, — per mezzo di sua madre — fu figlio e progenie di Davide, ma,  poi, per il sacrificio della sua vita, perfetta ed immacolata, divenne anche la radice ed il Signore di Davide.  Il significato quello intrinseco del termine “radice” è, in un certo qual modo, diverso da quello contenuto dal termine “Signore.”  Radice di Davide signifca origine o principio vitale dal quale si formò e sviluppò Davide.

La Bibbia dichiara che Davide fu un rampollo, per cui, secondo la regola generativa, suo padre fu la radice.  Ora, quando e come Cristo diviene la radice di Davide e, cioè, suo padre?  Rispondiamo:  — Non prima che “fosse fatto carne,” poichè allora divenne l’uomo [121] Gesù e appartenne alla razza adamica per mezzo di sua madre  (Ebrei 2:14-18).  In tale correlazione alla razza, e così a Davide, Egli — Gesù — fu progenie di Davide, ma non la “radice.”  Quando e come ne diviene radice, allora?  Nello stesso tempo ed allo stesso modo — in cui diviene il Signore di Davide.  Il modo s’identifica nella sua morte in sacrificio, per cui comprò i diritti di vita di Adamo e della sua posterità  (pertinenti anche alla vita di Davide); il tempo allorchè, risuscitato dai morti — quale Redentore di Adamo e della razza, lo fu anche di Davide.

Perciò, non fu il pre-umano Logos, nè l’uomo Gesù il Signore di Davide, ma il Gesù risorto.  Allorquando, in ispirito, Davide — parlando sotto la influenza dello spirito profetico — chiamò Gesù, dicendo “L’Eterno disse al mio Signore (Adon) siedi alla mia destra . . .  egli non si riferì al sacrificante, “l’uomo Cristo Gesù,” — che non ancora aveva compiuto il sacrificio — ma al vincitore Gesù, il Signore della vita e della gloria, “il primogenito dei morti ed il Principe dei re della terra”  (Apocalisse 1:5).  Fu di quest’Uno che Pietro disse:  “Esso Iddio ha risuscitato al terzo giorno . . . Ed è il Signore di tutti”  (Atti 10:36-40).  E, dello stesso Uno, Paolo dichiarò che, alla sua seconda venuta, Egli presenterà se stesso quale Re dei re e Signore die signori”  (1 Timoteo 6:15).

IL  SECONDO  ADAMO

La prima radice — o padre della razza imana — Adamo a causa della disubbidienza a Dio, fallì di dare alla sua posterità la somiglianza ad immagine di Dio; di dar loro vita eterna e, sempre per suo demerito, cagionò alla sua progenie di ereditare il peccato, le debolezze, le depravazione e la morte.  Il Logos fu fatto carne — divenne il secondo Adamo — e, prendendo il posto del primo, potè annullare i risultati causati dal peccato e ridare ad Adamo ed all sua razza (ed a tutti coloro che accetteranno i termini di Dio) vita, in abbondanza ed eterna, sotto le favorevoli condizioni, perdute a causa della disubbidienza.

Comunque, è un errore l’opinione di alcuni, per la quale l’uomo Cristo Gesù fu il secondo Adamo.  Ah no!  cero no.  E l’Apostolo lo chiarisce in 1 Corinzi 15:47, dicendoci:  “Il primo uomo, tratto [122] dalla terra, è terreno; il secondo uomo è dal cielo, ” il Signore, che verrà dal cielo e che, al suo secondo avvento, assumerà i doveri d’ufficio, quale padre della razza adamica, che Egli redense col spargere il proprio sangue sul Calvario.  Il riscatto della razza adamica, sotto sentenza, fu necessario prima che al nostro Signore Gesù fosse stato possibile divenire il Donatore di vita, o Padre della razza:  perciò il Riscatto fu da Lui pagato al Suo primo avvento.  Al suo secondo avvento, Egli viene per rialzare l’umanità, a mezzo del processo della restaurazione, concedendo vita eterna e tutti i privilegi e le benedizioni, perdute per mezzo del primo Adamo.  L’intervallo, fra la prima e la seconda ventua, è dedicato, secondo il programma divino, alla scelta d’infra i popoli redenti, di una classe le cui qualifacazioni furono “predestinate ad essere conformi all’immagine del suo Figliuolo”  (Romani 8:29).  I componenti di detta classe sono denominati i sotto Saceredoti del Real Sacerdozio, il Corpo o Chiesa di Cristo, la Sposa di Cristo, la moglie dell’Agnello, i suoi coeredi in tutti gli onori, benedizioni e servizii del Suo Regno.

Così, il grande obiettivo dell’Opera futura dell’Età Millenniale è espresso dalla parola rigenerazione.  Il mondo fu una volta generato a mezzo di padre Adamo, però egli non ricevette vita perchè fu generato nel peccato e sotto la sentenza della morte.  Ma il nuovo Padre della razza, il secondo Adamo, predispone una rigenerazione generale.  Il tempo di detta rigenerazione è distintamente indicata ottenibile per il mondo, nelle parole rivolte ai suoi discepoli da nostro Signore e, cioè, quello dellEtà Millenaria.  Ecco come Egli si espresse in proposito:  “Quando il Figliuolo dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito, sederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele”  (Matteo 19:28).  La chiesa, scelta durante l’età evangelica, ha sperimentata una rigenerazione che è generalmente riconosciuta dagli Studenti della Bibbia, però a molti, fra loro, è sfuggito di ravvisare che unaltered separata rigenerazione è proposta e provvista per il mondo,in generale:  non che tutti sperimenteranno la piena rigenerazione, ma che tutti avranno un’opportunità, la quale, se giustamente usata, indurrà i popoli a completa rigenerazione. [123]

A questo punto, è bene rilevare nelle sue particolarità la grande distinzione fra la rigenerazione della Chiesa e quella del mondo.  Nel caso della Chiesa, molti sono i chiamati, cui è offerta la rigenerazione, durante questa età dell’Evangelo, ma pochi sono gli eletti e, cioè, pochi quelli che sperimentano la piena rigenerazione, alla quale sono invitati, o chiamati, nominatamente, per divenire nuove creature in Cristo Gesù, e partecipi alla natura divina.  La rigenerazione, prevista per il mondo, come già abbiamo notato, non è ad una nuova natura, ma ad una retaurazione — o restituzione — della natura umana, in stato perfetto.  Peciò è scritto:  “Il primo uomo, Adamo, fu fatto anima vivente, (essere umano), l’ultimo Adamo è spirito vivificante.  Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma primo ciò che è naturale; poi viene ciò che è spirituale”  (1 Corinzi 15:45-48).

È vero che Gesù, nei giorni in cui fu nella carne, venne identificato con il primo Adamo e la sua razza, e quale progenie d’Abrahamo  (Ebrei 2:16) e che fu fatto per un poco inferiore agli Angeli — per soffrire, per la grazia di Dio, la morte per tutti gli uomini.  — Però, avendo raggiunto questo obiettivo, fu risuscitato dalla morte e fatto partecipe della natura divina e Redentore della famiglia umana, ma non più un membro d’essa, non più inferiore degli Angeli e terreno, ma il celeste Signore, il secondo Adamo, l’Esserre spirituale e Donatore di vita.

Il primo Adamo fu la radice originale dalla quale fu prodotta tutta la famiglia umana, per cui Gesù, nella carne, figlio di Maria, figliuolo di Davide, figliuolo di Abrahamo, fu un ramo—o progenie—di Adamo  (ma come già detto, per la vita proveniente dal cielo, fu separato dai peccatori).  Fu il sacrificio proprio, quale uomo,  (in ubbideinza al Piano del Padre) che, non solo gli procurò la propria esaltazione alla natura divina, ma gli diede anche agio di riconquistare per Adamo e la sua razza.  Così, il prezzo di riscatto, pagato da Gesù, valse a riottenere i diritti ed il posto di Adamo, per cui nostro Signore divenne il secondo Adamo.  E, nel dare la sua vita umana per quella di Adamo, diede anche la possibilità di costituire [124] una razza che Egli avrebbe potuto produrre nel corso naturale, acciocchè, al tempo dibito, avesse potuto accettare nel seno della famiglia di Adamo, chiunque Egli vuole, come suoi figliuoli, rigenerandoli e dando loro vita eterna sotto termini ragionevoli.  Così, Egli non è più un rampollo della radice di Jesse e Davide, poichè — in se stesso — Gesù è la radice, preparata per dare nuova vita e sentimento all’umanità  (Adamo, Abrahamo, Davide e tutti gli altri rami e rampolli, danneggiati dal peccato del mondo e che accetteranno i termini del nuovo Patto).

Nel modo in cui Gesù, dapprima, durante questa età evangelica, operò nella sua chiesa, opererà durante l’età millenaria, con tutti coloro i quali lo accetteranno.  La sua prima opera per la Chiesa è stata ed è giustificazione, al livello di vita umana, in armonia  comunione con Dio:  la stessa che godè il perfetto uomo Gesù, prima del suo battesimo e consacrazione a morte; lo stesso che godè il perfetto uomo Adamo, prima della sua trasgressione:  con la differnza che la loro perfezione fu originale, mentre la nostra è soltanto per riconoscimento nei meriti di Gesù.  Ecco perchè le Scritture dichirano che siamo “giustificati per fede.”

Gesù rappresenta se stesso e la sua Chiesa, come una vite, e ci fornisce l’illustrazione dei tralci e delle radici.  Adamo e la sua razza furono la vite i cui tralci originali, allorchè furono infettati dal virus del peccato, produssero frutto malsano e morte.  Gesù divenne un nuovo tralcio, che, innestato nella vite adamica, produsse un frutto differente.  È una peculiarità della vite che, se il tralcio è sepolto, diviene vite.  Durante questa età evangelica, la sua Chiesa è composta dai suoi tralci, i quali, al pari di Lui, producono frutti di santità  (Rom. 2:22), essendo la loro nuova vita attratta a Lui.  Comunque, da tutti i tralci di questa età è richiesto, non solo di “portare frutti come tralci, nello stesso modo in cui Egli li portò, ma di essere, come Lui, pure sepolti, per divenire — come Lui — parte della vite che, durante l’età Evangelica rinvigorerà e sosterrà la rigenerata razza umana.

La decaduta vite, Adamo, e la sua compagna Eva, generarono la famiglia umana nel peccato e nella morte.  Il secondo Adamo, Cristo, e la Sua Chiesa, avendo acquistati i diritti del primo e di [125] tutta la sua razza, saranno provvisti del diritto di regenerare tutti gli ubbidienti volontari.  Tale Opera, agli Atti 3:19-23, è definita “restaurazione” che significa riacquisto, per coloro che ne saranno degni, dei privilegi terreni perduti dal primo Adamo:  il quale diverrà, così, la vite del Signore e l’umanità restaurata proterà frutti alla gloria e lode di Dio.  Sia ben chiaro, però, che il privilegio, nel devienire la vite, è ristretto in Cristo — Capo e Corpo — “eletti, secondo la preordinazione del Padre, in santificazione di spirito ad ubbidienza,” durante questa età Evangelica  (1 Pietro 1:2).  Davide e gli altri dignitari del passato, i quali morirono, prima che il tralcio fosse sepolto e divenuto vite, non potranno giammai devenire parte della vite, nè lo potranno divenire i fedeli dell’età Millenaria.  Comunque, tutti saranno ottimamente soddisfatti, quando otterrano la sua somiglianza, sia essa terrena o celeste.  L’umanità sarà privilegiata, nell’ottenere la somiglianza del perfetto uomo Gesù Cristo, il tralcio Santo, mentre la Chiesa, la Sua Sposa, il Suo Corpo, i suoi fedeli sot-sacerdoti, che al presente compiono ciò “che resta ancora a compiere delle sofferenze di Cristo” e saranno piantati (o sepolti) al pari di Lui, alla somiglianza della Sua morte, “porteranno l’immagine del Celeste”  (1 Cor. 15:48-49; Ebrei 11:39-40).

IL  PADRE  DELL’ETERNITÀ

“Il suo sarà nome sarà chiamato:  l’Ammirabile, il consigliere,
l’Iddio forte, il Padre dell’Eternità, il Principe della Pace”
(Isaia 9:5)

Abbiamo diggià notato l’appropriatezza del titolo “l’Iddio forte,” conferito a Gesù ed opiniamo che saranno pochi coloro i quali contesteranno che, d’infra i componenti delle famiglie di Dio, Egli sia l’Ammirabile; nè alcuno potrà contestargli i titoli di Consigliore e Maestro e — ad onta che il suo regno avrà inizio in un tempo di incidental distretta, alla fine delle attuali istituzioni — niuno potrà [126] contestare il titolo di “Principe della pace” a Colui che stabilirà una pace duratura sulle basi di giustizia, in conformità del carattere e del Piano di Dio.

Ora passiamo ad esaminare il titolo “Padre dell’Eternità,” sicuri di porre in luce quanto sia significativo ed appropriato, al pari degli altri.  Esso non contraddice il contenuto delle Scritture, nelle quali Gehovah è dichiarato “Il Padre Eterno,” L’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo — come l’Apostolo ce lo presenta — (1 Pietro 1:3); ma, invece, la Bibbia pone in risalto il senso per cui questo titolo viene conferito a Gesù, al suo secondo avvento, indicando che Egli sarà il Padre della razza umana, rigenerata durante il millennio.  Questo titolo equivale semplicemente agli altri che diggià abbiamo elencati ed esaminati:  Signore di Davide; e dell’umanità; la nuova vite; il secondo Adamo e, quindi, il Padre dell’Eternità, che sta ad indicare il Padre che dà la vita eterna.

Giachè Gesù comprò il mondo, a costo della sua vita e, giacchè per tale acquisto divenne il loro Signore, Redentore e donatore di vita, ne consegue che Egli non avrebbe potuto assumere un nome più appropriato di quello di cui al titolo “Padre dell’Eternità”:  in quanto il significato intrinseco del termine Padre è quello di donatore di vita, quella vita che Egli donerà al mondo, a mezzo del processo della risurrezione, la quale comporta la rigenerazione, o rinascita.  La vita, dunque, per il mondo, verrà direttamente da Gesù, in quanto, come vedremo nelle pagine che seguono, Egli comprò e pagò il pieno prezzo della Giustizia, secondo il divino ordinamento.  Purtuttavia, allorchè il processo di restituzione sarà completato, la famiglia umana, restaurata, riconoscerà Gehovah come la grande sorgente di vita e benedizioni, l’Autore del gran Piano di Salvezza eseguito da Gesù, il gran Padre e Signore sopra tutti  (1 Cor. 15:24-28; 3:23; Matteo 19:28).

In pieno accordo, con quanto finora abbiamo esaminato, è la seguente dichiarazione profetica, che — per secoli— ha resi perplessi saggi e refrattarii, scolari e commentatori, nonchè numerosi studenti.  La riportiamo in testa al capitolo che segue.

 “I  TUOI  FIGLIUOLI  SARANNO  IN  LUOGO  DEI  TUOI PADRI;
TU  LI  COSTITUIRAI  PRINCIPI  SU  TUTTA  LA  TERRA”
(Salmo 45:16)

I Profeti ed i Patriarchi — principalmente quelle dell’albero genealogico da cui discese nostro Signore per mezzo di Maria — sono stati onorati col titolo di “Padri,” progenitori di Cristo, come rileviamo dal testo sopra citato, in cui Davide è indcato quale radice da cui ha tratto origine il Messia e che esso Messia dovrebbe essere figliuolo di Davide.  Però, quando la Chiesa, il Corpo di Cristo, sarà completo ed unito a Gesù, il Capo in gloria e Padre dell’eternità darà inizio alla rigenerazione del mondo e tutto sarà cambiato e, quindi, diverso. Coloro che, dapprima, furono i padri:  come Abrahamo, Isacco, Giaccobbe, Davide, non ebbero vita nel vero senso della parola, poichè furono membri della razza adamica, condannata a morte.  Quando Gesù fece parte della nostra umanità e fu identificato quale progenie di Davide e di Abrahamo e compì l’opera di redenzione, essa si applicò non solo al mondo, in generale, ma anche a questi suoi progenitori secondo la carne.  Egli comprò tutti, e niuno può ottenere vita (perfetta, completa, eterna) se non per mezzo suo.  L’Apostolo, infatti, ci dice:  “chi crede nel Figliuolo ha vita eterna, ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita . . . (Giov. 3:36).  Così, Abrahamo, Isacco, Giacobbe, Davide e tutti i Profeti e l’umanità devono ricevere la vita eterna da Cristo:  poichè, fuori di Lui, vi è solo la condanna.  Perciò è indiscutibile che, quando al tempo determinato da Dio, essi saranno risuscitati dalla morte, ciò avverrà per mezzo di questo Gran Donatore di vita, Gesù, il quale diverrà il loro Padre e, cioè, Colui che donerà loro la vita.

Qui occorre notare, però, che la Bibbia pone chairamente in risalto che il Padre celeste è il genitore nella rigenerazione dei componenti della Chiesa — la Sposa di Cristo.  La dichiarazione biblica, che riportiamo, pone in evidenza questo soggetto, trattato da Pietro 1-1:3. Essa dice:  “Benedetto sia L’Iddio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, il quale, nella sua gran misericordia ci ha fatto rinascere . . . ad una speranza viva. . . . ”  Giovanni (15:18) [128] afferma che siamo nati da Dio (generati da Lui) e l’apostolo Paolo, poi, esclama: “. . .  nondimeno, per noi c’è un solo Iddio, il Padre . . . ”  (1 Cor. 8:6) e, ai Romani, 8:15, ci fa rilevare:  “Avete ricevuto lo spirito d’adozione, per il qual gridaimo:  Abba! Padre!”  Gesù, nostro Signore, dopo la sua risurrezione testifica lo stesso concetto allorchè dice:  “va ai miei fratelli e dì loro che io salgo al Padre mio ed al Padre vostro, e all’Iddio mio ed all’Iddio vostro”  (Giov.20:17).  Giovanni dice ancora (1:12-13):  “Ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, i quali credono nel suo nome, Egli ha data questa ragione, d’essere fatti figliuoli di Dio; i quali, non di sangue, nè di carne, nè di volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.”  Giacomo, poi, parlando del Padre dei lumi, dice:  “Egli ci ha di Sua volontà generati, mediante la Parola di Verità, affinchè siamo, in certo modo le primizie delle Sue creature”  (1:18).

Infatti, tutto ciò, che concerne la Chiesa, indica che i fedeli dell’età dell’Evangelo non sono i Figliuoli di Cristo, ma Figliuoli di Suo Padre, generati dallo spirito del Padre alla stessa nautura del Padre, intenti a divenire “credi di Dio” e coeredi “di Cristo, se pure soffriamo con Lui, affinchè siamo anche glorificati con Lui”  (Romani 8:17).

Al contrario, invece la nostra relazione con Gesù è specificamente e ripetutamente indicata nelle Scritture qual quella di fratelli e non di figliuoli.

L’Apostolo, parlando della Chiesa dice che “Egli (Gesù) non si vergogna a chaimarli fratelli,” come profeticamente da lui era stato detto:  “Io predicherò il Tuo nome ai mici fratelli.  Io ti salmeggero in mezzo alla radunanza.”  Ed ancora:  “Ecco me ed i fanciulli che Iddio mi ha donati;” questi sono “i molti figliuoli che Iddio ha predestinati ad essere conformi all’immagine del Suo Figliuolo, onde Egli sia il primogenito fra molti fratelli”  (Rom. 8:29; Ebrei 2: 0-13).

Quest’Opera di dare vita al mondo, in generale, è differita sinquando il corpo del Donator di vita è completo e fino a che i “fratelli,” con il loro Signore, e Redentore saranno ricevuti dal Padre, com Figliuoli di gloria ed entrati nell’Opera di restaura- [129] zione.  Financo nel caso in cui quelli del mondo (come gli Antichi Dignitari) saranno trovati fedeli e perciò provati da Dio, non potranno ricevere vita, prima che il corpo dell’antitipico Mosè (il Cristo) sia completato (Atti 3:22-23).  Infatti è scritto:  “Avendo Iddio provveduto qualche cosa di meglio per noi (i vincitori dell’era evangelica, cioè, il Corpo dell’Unto, il Cristo) acciocchè non pervenissero al compimento senza di noi”  (Ebrei 11:39-40).

Da questo punto di vista di redenzione in Cristo Gesù, in contrapposizione con quello per cui Adamo, in seguito alla sua disubbidienza, perdette l’autorità e la signoria sulla terra (redenta poi da Cristo col suo prezioso sangue), rileviamo che il titolo di Donator di vita e Padre della famiglia umana che accetterà le benedizioni di restaurazione, sotto i termini del nuovo Patto, è ben appropriato, oltre a porci in condizione d’individuare come la radice e la progenie di Davide può esser “ilo Figliuolo di Davide, il Padre di Davide ed il Signore di Davide.”

In connessione a quanto sopra enunciato, potrebbe esserci chiesto:  come si può ammettere che i componenti della Chiesa di quest’età dell’Evangelo, parte del mondo, e, quindi “figliuoli dell’ira, come tutti gli altri” (Efesi 2:3), in bisogno, come tutti gli altri, di ottenere il perdono per i  peccati per i meriti della grande espiazione, possono — sensatamente — essere, in gusto senso, separati e distinti dal mondo, tanto da essere designati “figliuoli Di Dio,” mentre gli altri del mondo devono essere designati figliuoli del Donatore di vita, il Cristo?

La distinzione risiede nel riconoscere che il mondo, non solo ha ottenuto i diritti alla vita, acquistatigli da Gesù, ma anche gli ubbidienti, d’infra l’umanità, avranno detta vita per i meriti di Gesù, restaurata per mezzo del processo graduale, che avrà luogo durante l’età Millenniale.  La Chiesa, invece, non riceve la restaurazione alla vita perfetta umana, comprata da Gesù per l’umanità, in genere.  I credenti dell’Età Evangelica non sono attualmente restaurati all’umana perfezione, ma, semplicemente, riconosciuti degni di tal beneficio e — come l’Apostolo afferma — “giustificati per fede,” ma non di fatto.  Ora, l’essere riconosciuti perfetti per fede, risiede nel proposto specifico, per il quale essi possono sacrificare [130] La loro vita umana, con tutti i diritti ed i privilegi inerenti al servizio divino, onde ricevere — in contracambio — la speranza d’aver parte alla natura divina.

La vita sulla terra e le benedizioni su d’essa furono perdute da Adamo e le stesse — e non altre — riavrà l’uomo redento da nostro Signore allorchè procederà a lor favore, durante il tempo della restaurazione.  Ma la Chiesa  (il Corpo, la Sposa di Cristo) è chiamata prima, qual classe speciale “eletta,” chiamata alla celeste vocazione, onde, i componenti d’essa siano coeredi di Gesù Cristo, loro Signore e Redentore.  Come Gesù offri il Suo perfetto sacrificio— l’uomo Cristo Gesù — e fu premiato, ottenendo la natura divina, così ai credenti dell’età evangelica sarà permesso di offrire i loro imperfetti esseri  (giustificati o riconosciuti perfetti, per i meriti del prezioso sangue di Gesù)  sull’altare di Dio:  onde, rigenerati dallo spirito, siano in grado di divenire “Nuove Creature,” figliuoli dell’Altissimo “accetti quali fratelli di Gesù, membri del Real Sacerdozio, del quale Gesù è il Sommo Sacerdote.”

Costoro sono attratti dal Padre.  E non dal Figliuolo — come avverrà al resto dell’umanità durante l’Età Millenniale (compulsare Giovanni 6: 44 e 12:32).  Coloro che il Padre attira a Cristo, Egli  —quale fratello maggiore — li riceve come “fratelli” e li assiste lungo il cammino da essi intrapreso, seguendo le Sue orme, nella via stretta del suo sacrificio, fino alla morte.  Così essi sono considerati morti in Cristo e riconosciuti quali co-sacrificatori Suoi e degni di essere coeredi nel Regno Suo e cooperatori nel benedire il mondo e dare la vita enterna a tutti coloro che la meriteranno.  Costoro —come disintamente ci è detto andranno compiendo, nella carne, “ciò che resta ancora a compiere delle afflizioni di Cristo”:  onde “se abbiamo costanza nella prova, con lui altresì regneremo” afferma l’Apostolo (2 Timoteo 2:12; Col. 1:24).  Così la posizione della Chiesa è, in particolar modo, differente da quella del mondo, in generale, essendo la loro chiamata, celeste ed il premio (alla natura divina) anch’esso celeste (2 Pietro 1:4).

Questo è il gran “mistero,” o secreto, il quale, come l’Apostolo ce lo descrive, costituisce la chiave, senza la quale è impossibile comprendere le promesse e le profezie della Parola di Dio (Colos- [131] sesi 1:26).  Il Padre celeste s’è proposto la creazione di una razza umana un pò inferiore agli Angeli ed adattati sulla terra in una condizione paradisiaca.  Egli conosceva anticipatamente i risultati della caduta el l’opportunità di manifestare in essa la divina giustizia, il divino amore, la sua sapienza, la sua potenza.  Perciò, nel preordinare per il Suo Unigenito Figliuolo (il Logos) l’opprtunità di provargli la sua fedeltà ed i suoi principii di giustizia e divenire il Redentore dell’uomo; l’erede di tutte le ricchezze della grazia divina ed il Capo sopra tutto, prossimo a Lui ed alla Sua Destra, onde avesse la preminenza su tutte le cose; designò, pure, che l’umanità, in generale, fosse prima rialzata dal loro Redentore, il quale farebbe la scelta di un “Piccolo Gregge,” secondo il carattere e la fedeltà che avrebbero dovuto dimostrare i componenti, ai quali, poi, serabbe stato conceso di essere coeredi dell’Unigenito Figliuolo ed a Lui associati, nel Regno:  al di sopra degli Angeli, principati e potenze e di ogni nome che è nominato.

In armonia a quanto è stato detto, l’Apostolo dichiara che noi siamo “eletti, secondo la preordinazione di Dio Padre, in santificazione di spirito”  (1 Pietro 1:2) e Paolo corrobora questo concetto, dicendo:  “Coloro che Egli ha innanzi conosciuti, li ha eziandio predestinati ad essere conformi all’immagine del Suo Figliuolo, acciocchè egli sia il primogento, fra i molti fratelli.”  Altrove, egli dichiara ancora che desidera che gli occhi del nostro comprendimento siano illuminati “acciocchè sappiate qual’è la speranza della sua vocazione, e quali sono le ricchezze della gloria, concernente la sua eredità nei luoghi santi, e qual’è, inverso noi che crediamo, l’eccellente grandezza della sua potenza.”  Egli dichiara che tanta misericordia ci fu concessa senza alcun merito, dicendo:  “Eziandio, mentre eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo, e con lui ci ha fatto sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù.  Acciocchè mostrasse nei secoli a venire le excellenti ricchezze della sua grazia, in benignità verso noi, in Cristo Gesù . . . conciossiacchè noi siamo la fattura d’esso, essendo creati in Cristo Gesù a buone opere”  (Efesi 1:17-19; 2:4-10, versione Diodati). [132]

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