Studies in the Scriptures

Tabernacle Shadows

 The PhotoDrama of Creation

 

Serie 5 - Ad Una Mente 
Fra Dio E L'Uomo

 

 STUDIO 11

LO SPIRITO SANTO DELL'AD-UNA-MENTE
PRESUNTE OBBIEZIONI IN ESAME

 

A causa della traduzione delle Scritture (Versione comune e Versione riveduta), effettuata da Trinitariani, molti passaggi sono stati falsati o storpiati, e perciò risulta un'apparente disarmonia fra alcuni di questi e l'esposizione precedente del soggetto, che discuteremo, in conformità alle Scritture e ad un giusto raziocinio, circa lo Spirito Santo del Padre, il quale, nell'agire per mezzo del Figliuolo, nel popolo di Dio, è lo Spirito dell'ad-una-mente. A tale scopo, noi citeremo ora una varietà di testi biblici, i quali potrebbero verosimilmente dare adito a produrre confusione nello spirito di molti. Esaminiamoli insieme, con lealtà di cuore verso la Parola di Dio e desiderosi d'essere guidati dallo Spirito della Verità; poi passeremo ad altri aspetti del soggetto i quali non potranno essere compresi bene, prima che queste pretese obiezioni siano eliminate.

"NON SPEGNETE LO SPIRITO"
I TESS. 5:19

Spegnere significa cessare di far ardere o brillare: noi spegniamo, infatti, un fuoco o una lampada. Il termine greco, tradotto per "spegnere," si trova otto volte nel Nuovo Testamento e, in ognuno dei casi, si riferisce all'estinzione di un fuoco o d'una luce. Imprimiamo nella nostra mente questo concetto e ricordiamoci che. possedendo lo Spirito Santo, o Spirito di Dio, dal quale siamo illuminati, siamo indicati qual "luce del mondo" (Matt. 5:14); e l'Apostolo vuol dire che, qualora dovessimo essere sedotti dalle attrattive del mondo o dallo spirito mondano, incorreremmo nella estinzione (in noi) della luce delle disposizioni Sante (o Spirito di Dio), che non potremo più far brillare in altri. Questa espressione di nostro Signore, infatti, armonizza in pieno con quanto abbiamo [239] ora esposto: "Se dunque la luce che è in te è tenebre (si spegne), esse tenebre quanto grandi saranno!" (Matt. 6:23)

"NON CONTRISTATE LO SPIRITO SANTO DI DIO
COL QUALE SIETE STATI SUGGELLATI PER
IL GIORNO DELLA REDENZIONE"
EFESINI 4:30

Suggellare significa marcare o designare. Infatti, i figli di questo mondo si possono distinguere da alcune caratteristiche mentre i figliuoli di Diole nuove creature in Cristo—da altre. Il contrassegno della prima di queste classi è individuabile nello spirito (mentalità, disposizione, volontà) del mondo; per l'altra classe, il suggello, o marchio, è lo Spirito (mentalità, disposizione, volontà) di Dio. A partire dal momento della vera consacrazione a Dio, si constatano gli indizii, i marchi o il suggello dello Spirito di Dio, nelle parole, i pensieri, la condotta. Tali caratteristiche divengono di più in più distinte mano a mano che la nuova mentalità cresce in grazia, in conoscenza ed in amore. In altri termini, Lo Spirito (mentalità) di Dio diviene la nostra mentalità, il nostro spirito, nella misura in cui abbandoniamo la nostra volontà umana, o spirito del mondo, e ci sottomettiamo in ogni cosa alla volontà o Spirito di Dio. In tal senso, noi siamo esortati a permettere, o a lasciar radicare in noi la stessa mentalità che aveva Gesù Cristo: quella mentalità o disposizione a non adempiere altra volontà se non quella del Padre. Da ciò consegue che la nostra nuova mentalità, o nuovo spirito, è Santo, poiché è diretto da Dio. Nel testo in esame, l’Apostolo ci esorta di non violare alcunché che fa parte del nostro patto; né far alcuna cosa di natura che possa intristire la nostra nuova disposizione o opprimere la nostra coscienza, qualora non avessimo compiuto il nostro dovere, oppure una qualsiasi azione che potrebbe offuscare la nostra coscienza di nuove creature in Cristo. Non contristate lo Spirito Santo, la santa disposizione di Dio che è in voi ed è il vostro suggello di filiazione divina. [239]

"LO SPIRITO DI VERITÀ"

"Lo Spirito della verità . . . non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà le cose a venire" —Giov. 16:13.

Questo passaggio è stato già esaminato all'ottavo capitolo, ma occorre ora riesaminare alcuni dettagli complementari. I discepoli, come Ebrei ed uomini "naturali," avevano considerato gli eventi dal punto di vista terreno, per cui si attendevano una liberazione umana ed un regno terreno, retto da uomini decaduti. Gesù aveva parlato loro del Regno di Dio, ma fino ad allora non aveva spiegato loro che egli stesso avrebbe dovuto morire, né che avrebbe dovuto abbandonarli, per recarsi in un paese lontano a ricevervi l'autorità del Regno, onde ritornare per stabilire il suo Regno e glorificare i suoi fedeli con lui quali coeredi in tal Regno (Luca 19:12). Per consolarli della delusione che procurò con la sua dichiarazione, egli li assicurò che non sarebbero stati abbandonati, ma, siccome il Padre le aveva inviato un'opera, cosi, durante la sua assenza, il Padre stesso avrebbe inviato un altro Consolatore nel suo nome, o come suo rappresentante in quel tempo. Essi non dovevano intendere con ciò che il futuro Consolatore sarebbe stato un altro Messia, o un differente istruttore, perciò disse: "Egli non parlerà da per se stesso"; egli non insegnerà indipendentemente ed in contraddizione con gl'insegnamenti miei che già avete ricevuti, "ma testimonierà di me."

In altri termini, questo Consolatore sarà semplicemente un canale di comunicazione fra il Padre e me stesso, da una parte, e voi, miei fedeli discepoli, dall'altra: lo Spirito della Verità, qual mio rappresentante, formulerà con più dettagli e porterà alla vostra attenzione più particolarmente, diverse verità che io vi ho già esposte, ma che voi non siete ancora preparati a capire chiaramente e che, d'altronde, non ancora conviene che comprendiate [240] sino a che io non abbia deposto il vostro riscatto; e sia salito alla presenza del Padre e gli abbia presentato questo riscatto in vostro favore. Allora, d'accordo con il Piano del Padre, io potrò, per mezzo del Consolatore, comunicarvi le cose spirituali, per le quali non ancora siete preparati ed alle quali, ora, non essendo ancora riconciliati, non avete diritto. Allorché verrà il momento convenevole, in cui comprenderete le cose future, questo Spirito del Padre, il mio Spirito, inviato in mio nome e quale risultato della mia opera redentrice, vi guiderà passo per passo, verso la totale comprensione di quanto è necessario e convenevole per la vostra intelligenza. "Egli (lo Spirito Santo, influenza o potenza del Padre) mi glorificherà, con ciò che è mio, e ve lo annunzierà." "Tutto ciò che ha il Padre io l'ho (i Suoi Piani ed i miei sono in perfetta unione); perciò io vi dico che egli riceverà del mio e ve lo annunzierà."

In conseguenza, voi non dovete attendervi un nuovo insegnamento, differente dal mio, ma, piùttosto un'esposizione ed un'istruzione più dettagliata, nel quadro del mio insegnamento, poiché tutte le istruzioni, del Consolatore che viene, saranno in armonia con le mie e destinate a mostrarvi più completamente che io sono il Messia. Voi non potrete più dubitare della Verità degli insegnamenti di questo Consolatore, poiché egli è lo Spirito stesso della Verità e viene dal Padre. Questo Spirito di Verità sarà il mio messaggiero per comunicarvi le mie dottrine e mostrarvi le cose da venire. —Giov. 16:13.

Così è, in effetti, poiché lo Spirito della Verità ha fatto comprendere sempre meglio alla Chiesa, lungo tutto il corso di quest'èra dell'Evangelo, le sofferenze di Cristo e la necessità per ogni membro del Suo "Corpo" di parteciparvi; ha, pure, indicato sempre meglio il sentiero che dobbiamo prendere per seguire il nostro Signore e Redentore; ci ha mostrato quanto è alta la gloria della Sua ricompensa e qual privilegio è il nostro nel "divenire eredi di Dio e coeredi di Gesù Cristo, nostro Signore, se soffriremo [241] con Lui, affinché possiamo essere anche glorificati con Lui." Jéhovah, il Padre di tutti, è l'Autore di tutta questa verità; perciò tutto ciò che abbiamo ricevuto in questa èra, proviene da Lui; è ugualmente Lui che concede ogni dono perfetto ed ogni grazia eccelsa. Questa Verità Egli ce l'ha inviata per mezzo di canali preparati da lungo tempo: per mezzo degl'insegnamenti profetici e tipici del passato, che resero chiare le parole ispirate di Gesù dei Suoi Apostoli; nel ricevere lo Spirito Santo nel nostro cuore ponendo la nostra condotta in armonia con la Parola ed il Piano del Padre. Egli ci ha permesso d'apprezzare le cose di Dio che Egli riserva per coloro i quali l'amano, nonché di camminare per la fede e non per la vista.

"MA IL CONSOLATORE, LO SPIRITO SANTO
CHE IL PADRE MANDERÀ IN MIO NOME"
GIOV. 14:26

Noi abbiamo già esaminato, all'ottavo capitolo, il termine ingannatore "gost" (adoperato nelle versioni inglesi), ma ora noi rileviamo la dichiarazione che lo Spirito Santo deve essere inviato dal Padre e ciò sta ad indicarci che si tratta di un'influenza, o potenza, interamente emanata dal Padre e non estrinsecata da un'altra entità uguale in potenza ed in gloria, come falsamente affermano i credi umani. Tutte le iniziative di Dio sono interamente sotto il suo controllo, come del resto, le nostre; perciò è detto che Egli "avrebbe inviato" il Suo Spirito o, come s’è espresso il Profeta: "Io porrò il mio Spirito in te." Inoltre, è dichiarato che lo Spirito Santo è stato inviato in nome di Gesù, esattamente come un servitore è mandato in nome del padrone, per una commissione, e non in nome proprio. Noi abbiamo quì un'altra contraddizione della concezione antibiblica circa i tre Iddii eguali in potenza e gloria. La superiorità del Padre vi è nettamente in [242] risalto: lo Spirito Santo è lo Spirito, la potenza, l'influenza del Padre: esso è inviato sulle istanze ed in nome del Redentore nostro, Gesù. Perché. in nome di Gesù? Perché l'intera opera della redenzione e della restaurazione dei peccatori, l'opera intera della Riconciliazione (ad-una-mente) è stata affidata al Figliuolo e lo Spirito Santo del Padre costituisce il canale per mezzo del quale il Figliuolo opera, per accordare le benedizioni acquistate col suo prezioso sangue.

Allorché lo Spirito Santo scese su nostro Signore al suoi batesimo, al tempo della sua consacrazione, costituì una consolazione, una grande benedizione, ma ciò significava anche, per Lui, il sacrificio ad ogni aspirazione ed ogni speranza terrena, onde assicurare l'esecuzione del Piano divino. Se nostro Signore avesse avuto altre disposizioni di spirito, fosse stato ostinato ed egoista, le direttive dello Spirito Santo, in luogo di consolarlo, lo avrebbero tormentato; il suo cuore sarebbe stato pieno di scontento, amarezza e di ribellione. Così è per il popolo del Signore: più l'uomo "naturale" può discernere i pensieri del Signore, più egli diviene infelice e malagevole, giacché li trova in opposizione di quelli del proprio spirito, con la propria volontà e le disposizioni che si contrappongono. Ma per la nuova creatura in Cristo, di cui è morta la propria volontà, e cerca conoscere quella del Padre, onde adempierla, la chiara comprensione della volontà e del Piano del Padre e la direzione della provvidenza divina—collegata agli insegnamenti della Parola di Dio—costituiscono la più veritiera consolazione, fonte di gioia, pace e soddisfazione, anche in mezzo alle tribolazioni ed alle persecuzioni. In armonia a questo concetto, e la dichiarazione dell'Apostolo Paolo, sul soggetto della Parola di Verità, il cui Spirito deve necessariamente essere ricevuto ed apprezzato per beneficiare della consolazione: "Perché tutto quello che fu scritto per l'addietro, fu scritto per nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e mediante la consolazione delle Scritture, noi riteniamo la speranza" (Romani 15:4). [243]

"RIPIENI DELLO SPIRITO SANTO"

"E tutti furono ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo spirito dava loro d'esprimersi" (Atti 2:4).

Questo testo descrive una duplice operazione dello Spirito Santo: (1) Fu la mentalità, la disposizione, lo Spirito di Dio che agì nei discepoli come Spirito di filiazione, introducendo nei loro cuori una intima attrazione ed il contatto col Padre e col Redentore glorificato. (2) Lo Spirito Santo, potenza o influenza di Dio, agì anche su essi concedendo dei doni miracolosi e speciali, onde dare una testimonianza al mondo e per instaurare la Chiesa. Come sarebbe irragionevole, al massimo estremo, di raffigurarsi un Dio che s'introducesse in persona in un sol uomo, tanto più sarebbe assurdo di credere in un Dio che, in persona, entrasse in centinaia, migliaia o milioni d'individui; mentre è del tutto assennato pensare che la potenza dell'Altissimo; la potenza ed influenza di Jehovah possa essere trasfusa in e su centinaia, migliaia o milioni d'individui, senza che ciò possa impedire in qualsiasi modo la presenza di Jehovah sul trono dell'universo.

MENTIRE ALLO SPIRITO SANTO

"Ma Pietro disse: Anania, perché ha Satana riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritenere parte del prezzo dei podere?" (Atti 5:3).

Satana riempì il cuore di Anania nella stessa maniera in cui Iddio riempì il cuore dei suoi, per mezzo del Suo Spirito, della Sua influenza. Lo spirito di Satana è uno spirito di cupidigia e d'egoismo per cui non esita ad ingannare per raggiungere i suoi scopi. Pietro che aveva ricevuto un "dono" speciale "nel discernere gli spiriti," era in grado di leggere nei cuori, leggere i pensieri e, quindi, conoscere che Anania e Saffira agivano disonestamente nel pretendere di compiere ciò che, in realtà, non compivano. [244]

Si rileverà, su tal soggetto, che l'Apostolo adopera i termini "Dio" e "Spirito Santo" d'una maniera intercambiabile, dicendo, al verset­to 3, che avevano mentito allo Spirito Santo ed al quattro che avevano mentito a Dio. Il concetto è lo stesso nelle due citazioni. Lo Spirito Santo di Dio, che agiva negli Apostoli, era, nel senso più assoluto, il rappresentante di Dio, per cui, mentendo agli Apostoli—i quali rappresentevano Iddio ed il Suo Spirito Santo, Anania e Saffira, mentivano a Dio ed al Suo Spirito Santo di cui Pietro era l'agente ed il rappresentante.

TENTARE LO SPIRITO SANTO

"Ma Pietro a lei (Saffira): "Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore?" (Atti 5:9).

Bisogna comprendere questo testo nella stessa maniera del precedente, però questo stesso spirito, quì, è denominato "lo Spirito del Signore"; probabilmente, quindi, l'Apostolo volle designare con esso Gesù Cristo. Noi possiamo celermente individuare la ragionevolezza di questo concetto. Lo Spirito del Padre, lo Spirito Santo, era specialmente nella Chiesa, rappresentato dal Signore o Capo della Chiesa stessa. che agiva per mezzo dello spirito del Suo ”Corpo" e, in questo caso particolare, per mezzo del Suo Apostolo, ispirato e spinto dallo Spirito.

IL PECCATO CONTRO LO SPIRITO SANTO

"Chiunque parla contro il figliuolo dell'uomo sarà perdonato; ma a chiunque parla contro lo Spirito Santo non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello a venire" (Matt. 12:32).

Coloro che considerano lo Spirito Santo come un Dio in persona, separato e distinto dal Padre e dal Figliuolo, deducono tale preteso assunto dal considerare lo Spirito Santo molto più importante del [245] Padre o del Figliuolo; ma, come già abbiamo messo in rilievo, le Scritture riconoscono, in tutta la loro stesura, un solo Dio, il Padre, a cui appartiene ogni cosa e che è al di sopra di tutti e di tutto; ed un solo Signore, Gesù Cristo per il quale vi sono tutte le cose e che viene dopo del Padre, innalzato a tale posizione dalla potenza del Padre. Lo Spirito Santo emanò dal Padre per mezzo del Figliuolo, per cui, se fosse stata una persona non avrebbe potuto essere loro superiore per quanto noi abbiamo acclarato che nello Spirito Santo non s'individua niun'altra entità ed è, invece, lo spirito di una persona, o essere, lo Spirito dell'Eterno, la Sua influenza, il Suo potere e, in tal senso, Egli stesso il rappresentante d'ogni saggezza, di tutta la sua maestà, di tutta la Sua potenza e di tutto il Suo amore. Esaminiamo, dunque, ciò che significa questo passaggio:

Dal contesto rileviamo che nostro Signore Gesù Cristo aveva appena estrinsecata questa potenza divina, o Spirito santo, donatogli dal Padre, per cacciare un demone. I Farisei, che presenziarono al miracolo, non potendolo negare, cercarono di sminuirne l'importanza, insinuando che lo aveva effettuato avvalendosi della potenza di Satana. In risposta, Gesù rivendicò chiaramente che la potenza da lui impiegata era la sua propria ed affermò di essersi servito della potenza, o influenza, divina, dicendo: "Io scaccio i demoni per mezzo dello Spirito di Dio." In seguito Egli li rimproverò perché malignamente attribuivano un'indiscutibile opera buona ad una cattiva origine, tanto più che nell'esplicazione di tale opera non esisteva alcuna traccia di peccato, d'egoismo, né di ambizione. Egli li definì una generazione di vipere, così abbarbicati alle tradizioni della loro chiesa, da aver ridotto il loro spirito del tutto accecato, rispetto alle verità più semplici e manifeste. Era, infatti, del tutto evidente che la potenza, o influenza, che si era impossessata del meschino, era satanica e maligna, per cui qualsiasi potenza da contrapporlesi, non poteva trovarsi in armonia con tale malvagia disposizione e, quindi quei dottori erano inescusabili, nel presumere, senza alcun dato di fatto, che [246] il miracolo fosse stato compiuto per la potenza di Satana.

Nostro Signore dimostrò, inoltre, che essi non avevano bestemmiato intenzionalmente contro Jehovah, né contro di lui, in particolare, ma, invece, avevano bestemmiato contro la Santa potenza, o Spirito Santo che agiva nella sua persona. L'addebito d'aver mal compreso e mal raffigurato l'Iddio invisibile sarebbe stato per loro una ben leggiera offesa; aver parlato male di nostro Signore Gesù, attribuendogli moventi per i quali cercasse d'usurpare un trono ed elevarsi al potere, avrebbe costituito un'offesa comparativamente leggiera: cioé quella di giudicare tali moventi secondo il loro spirito permeato di ambizione, orgoglio ed egoismo. Ma la loro condotta era stata peggiore, poiché, dopo essere stati testimoni della manifestazione della potenza divina nel compimento di una buona azione per liberare un loro simile dal nefasto potere di Satana, il bestemmiare contro questa santa potenza denotava un grado di malignità ed animosità di cuore assai più profondo di quello che li avrebbe animati per effettuare le altre due offese precitate.

Nostro Signore dimostrò loro che, come nella loro ignoranza ed accecamento avevano potuto interpetrare male le sue parole ed i suoi sforzi; così avrebbero potuto interpetrare male molte azioni di Dio ed averne parlato male; ma, dopo essere stati una volta testimoni della potenza di Dio in contrasto diretto con la potenza del diavolo, essi ne avevano parlato male e ciò indicava indiscutibilmente che il loro cuore era nelle più empie condizioni che si potessero immaginare. I peccati commessi per ignoranza possono essere perdonati agli uomini—saranno perdonati agli uomini—poiché l'ignoranza trae origine dalla caduta e che un riscatto è stato dato per tutti coloro che ebbero parte della caduta e delle sue maledizioni. Al contrario, i peccati contro le manifestazioni evidenti della grazia divina non possono essere attribuiti alla debolezza della carne ed alla eredità, ma debbono essere, a buon diritto, addebitati ad un cuore deliberatamente malvagio: e ciò è imperdonabile. [247]

Il male volontario, intenzionale, non sarà mai perdonato né in questa Età, né in quella prossima. Iddio non vuol forzare gli uomini a porsi in armonia con Lui, ma, dopo averli riscattati, Egli concederà a tutti l'opportunità di venire a conoscenza della Verità e di essere testimoni della bontà di Dio per l'opera del Suo Spirito Santo: allora, chiunque persisterà nel restar fuori dell'armonia delle leggi divine, darà la prova d'essere un peccatore volontario. un avversario cosciente della Santa potenza di Dio. Per codesti, l'Eterno non ha riservata grazia alcuna.

Che gli scribi ed i Farisei abbiano avuto o no un apprezzamento sufficientemente chiaro della Santa potenza di Dio, per rendersi passibili della seconda morte, avendola qualificata qual potenza diabolica, noi non possiamo giudicarlo. Noi non lo possiamo, poiché siamo incapaci di leggere nei loro cuori e perché nostro Signore non ha stabilito in pieno il Suo giudizio in proposito, allora. Se noi fossimo certi che essi peccarono contro la chiara luce e, cioè, al più alto grado, contro la potenza di Dio, noi non avremmo più speranza per essi e dovremmo solo attenderci che essi abbiano a perire nella seconda morte, per aver rigettata volontariamente la grazia di Dio. Se, intanto, essi non riceverono una luce ed una conoscenza sufficiente, né ebbero un contatto sufficiente con la Santa potenza di Dio, onde la loro prova fosse completa, occorrerà che essi passino, in fin dei conti, per una prova totale, prima d'incorrere nella punizione totale, la Seconda Morte.

Ma ogni peccato contro lo Spirito Santo, contro la piena luce e la conoscenza della potenza divina è imperdonabile, poiché è volontario. Se si trattasse di un peccato deliberato contro una qualsiasi quantità di luce, ne risulterebbe dei "colpi," una punizione; se si tratta d'un peccato volontario contro una più grande misura di luce ed una più grande grazia ricevuta per mezzo della Santa potenza di Dio, ne risulterà una più grande misura di "colpi"; ma, se la trasgressione è stata commessa in piena ed intera concezione del bene e del male, con uno spirito di opposizione pienamente cosciente, alla Santa potenza di Dio, essa [248] comporterà la distruzione eterna, la Seconda Morte, il salario completo del peccato. Il perdono dei peccati, ottenuti per il riscatto, copre i peccati dovuti all'ignoranza o alle deficienze risultanti dalla caduta, ma non quelli personali, volontarii, deliberati contro la luce. Noi non dobbiamo dimenticare, intanto, che molti dei peccati parzialmente volontarii comportano anche una certa misura di debolezza, proveniente dalla caduta, o dall'ignoranza dei principii del bene, o da ambidue le inefficienze. Proporzionalmente al quantitativo d'ignoranza o di debolezza, ogni peccato è perdonabile, mediante la grazia di Dio in Cristo—per la fede nella sua riconciliazione e la sua accettazione, e nella misura in cui ogni peccato volontario, intenzionale, è imperdonabile—ma deve necessariamente essere espiato con una punizione, per de "colpi," purché, ripetiamo, questo peccato abbia elementi suscettibili di perdono; poiché se non ve ne sono è punito con la morte, la distruzione.

Visto sotto questa visuale, ogni peccato volontario è un peccato contro la luce, contro lo Spirito Santo di Verità ed un tal peccato non è giammai perdonato.

"LO SPIRITO DISSE A FILIPPO: ACCOSTATI
E RAGGIUNGI QUESTO CARRO"
(ATTI  8:29)

Nulla, in queste parole, nè nel contesto, implica la necessità di un altro Dio. Al contrario, sussistono tutte le condizioni e l'armonia col resto delle Scritture è mantenuta, allorché comprendiamo che il Signore, per il Suo Spirito—influenza, o potenza—avvertì e diresse Filippo ad accostarsi al carro dell'eunuco. Noi ignoriamo il modo in cui lo Spirito Santo diresse Filippo, né sarebbe saggio speculare su tal soggetto. Il nostro Dio, ha, a Sua disposizione, dei mezzi illimitati, per comunicare ai Suoi figliuoli i proprii desiderii. —Compulsate il versetto 39.— [249] 

"LO SPIRITO GLI DISSE: ECCO TRE
UOMINI CHE TI CERCANO"
ATTI 10:19

La risposta, fatta alla precedente obiezione è applicabile anche a questo caso. Per noi ha poca importanza saper come la potenza, l'influenza, lo Spirito di Dio s'indirizzò a Pietro per comunicargli questa informazione. C'è sufficiente di sapere che il Signore diresse l'Apostolo in tal maniera da fargli discernere chiaramente ed esattamente ciò che ci mostro il seguito del racconto.

"LO SPIRITO SANTO DISSE: METTETEMI A PARTE
BARNABA E SAULO PER L'OPERA ALLA
QUALE LI HO CHIAMATI"
ATTI 13:2

Quì, come in altre circostanze, lo Spirito Santo impiega la forma d'espressione personale e maschile, secondo il nostro testo. Nulla si può obiettare a ciò, poiché Iddio si serve dapertutto della forma d'espressione personale e maschile, parlando di se stesso. Una tale forma d'espressione non è meno appropriata quì nel parlare della potenza di Jehovah e dell'informazione che Egli dava. Non ci è detto in che maniera lo Spirito Santo comunicò ("disse"), o indicò, di appartare Paolo e Barnaba. Sappiamo, però, bene che tutti i membri del popolo consacrato al Signore sono chiamati dal Suo Spirito per essere dei ministri o dei servitori della Verità e, in rispondenza delle loro capacità e delle occasioni di servizio che loro si presentano, devono essere dei servitori fedeli ed attivi. Le Spirito dice a tutti coloro, nella chiamata generale: "Perché state 'quì senza far nulla? . . . Andate anche voi nella mia vigna." Delle attitudini speciali e delle occasioni favorevoli devono essere [250] considerate come una chiamata speciale del Signore per lavorare maggiormente nell'opera pubblica del servizio della Verità. Ma, se i talenti che possedevano Paolo e Barnaba dovevano essere considerati quali confermanti la loro inclusione nell'appello generale, indirizzato anche ad essi, onde si utilizzassero tali spe­ciali talenti, è probabile che lo Spirito Santo—per l'occasione-inviò uno dei "doni" che operavano nella Chiesa—il dono della profezia—per indicare la volontà del Signore, circa Paolo e Barna­ba, poiché leggiamo: "Or, nella chiesa d'Antiochia . . . alcuni profeti" —Atti 13:1.

Noi dobbiamo, tuttavia, ricordarci delle parole dell'Apostolo ai Galati (1:1) sul soggetto della sua chiamata al ministerio. Egli dichiara che la sua autorità veniva dal Padre e dal Figliuolo, ma non parla per nulla dello Spirito Santo, quale un altro Iddio uguale. dicendo: "Paolo, apostolo, non dagli uomini, né per mezzo d'alcun uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti." Se lo Spirito Santo era una persona, se era l'Iddio il cui speciale ufficio consisteva nel nominare i ministri della Verità (come generalmente si pretende), il dimenticare di menzionare lo Spirito Santo sarebbe stato del tutto illogico, nonché irragionevole; ma, allorché comprendiamo bene in che consiste lo Spirito Santo—influenza, potenza, autorità—e, cioè, lo Spirito del Padre e del Figliuolo, o d'ambidue congiuntamente, per la unicità dei loro disegni, allora tutto risulta ragionevole ed armonioso.

"POICHÉ È PARSO BENE ALLO SPIRITO
SANTO ED A NOI"
ATTI 15:28

Gli Apostoli si riunirono in conferenza per rispondere ai quesiti della Chiesa d'Antiochia, circa le obbligazioni cui erano tenuti coloro i quali non erano Ebrei per nascita, verso il patto giudaico o Patto della Legge. Noi siamo certi che la decisione presa non [251] consistette nel giudizio degli Apostoli solamente, ma che esso fu corroborato in qualche modo dal Signore, ed essi ebbero la prova che la loro decisione corrispondeva ai pensieri del Signore, allo Spirito del Signore ed alla volontà del Signore.

L'apostolo Giacomo, il principale oratore dell'assemblea, indica il modo in cui fu riconosciuta la volontà, o pensiero di Dio, e noi troviamo che tal modo costituisce il metodo raccomandato all'intera Chiesa e che è impiegato ancora oggi dai fedeli, cioè: approfondire il sondaggio delle Scritture alla luce della provvidenza divina. Il pensiero del Signore sul soggetto egli lo individuò nel rilevare le speciali direttive provvidenziali elargite a Pietro, nel dirgli l'andare da Cornelio, il primo Gentile convertito; poi cita una profezia non compiuta che conferma la sua deduzione. Egli e tutti i convenuti della Chiesa accettarono la conclusione, dedotta dalle considera­zioni, quale risultato dell'insegnamento dello Spirito Santo. (Compulsare Atti 15:13-18).

"VIETATO DALLO SPIRITO SANTO
D'ANNUNZIAR LA PAROLA IN ASIA"
ATTI 16:6

La forma dell'espressione, quì adoperata, sembrerebbe implicare l'opinione comune, per la quale lo Spirito Santo fosse una persona che parlasse, impedisse, eccetera. Pertanto, un esame di questo testo, alla luce del suo contesto, dimostra il pieno accordo con tutto ciò che noi abbiamo esaminato sul soggetto: esso corrobora il pensiero che lo Spirito Santo e la Santa influenza o potenza di Jehovah, Dio e di nostro Signore Gesù Cristo estrinsecano la volontà del Padre e del Figliuolo, onde portarla alla attenzione dei consacrati—sotto qualsiasi forma.—Non ci è detto specificatamente come l'Apostolo ed i suoi compagni furono impediti di continuare l'opera di predicazione in Asia, ma è manifesto che vi furono impediti o che non fu loro permesso per delle circostanze sfavorevoli che glielo vietarono. Intanto, poco importa come ne [252] furono impediti; l'insegnamento risiede nei rilevare che Iddio stesso dirigeva la Sua opera e che la linea di condotta seguita dagli Apostoli, nonché ogni direttiva, erano sotto il controllo divino; poichè, essi. in quanto servitori, erano diretti dallo Spirito del Signore il quale impiegava all'uopo un potere invisibile.

In ogni caso, noi possiamo essere sicuri che la direttiva dell'Eterno era più che una semplice impressione mentale dell'Apostolo. Un esempio di uno dei mezzi impiegati dallo Spirito, in simili circostanze, per trasmettere le sue direttive, ci è dato dal contesto: Paolo, di notte, ebbe una visione: un uomo macedone gli stava avanti, pregandolo e dicendo: "Passa in Macedonia, ed aiutaci." Subito dopo aver avuto la visione essi cercarono di partire per la Macedonia, nella sicurezza che il Signore li aveva chiamati ad evangelizzarli (v. 9). Queste diverse transazioni ci dimostrano che i metodi, con i quali Iddio dirigeva ed insegnava in quei giorni, non erano molto differenti dagli odierni per guidare i Suoi servitori. Tutte queste istruzioni indirette ed impersonali sono convenientemente descritte come provenienti dallo Spirito Santo, influenza o potenza del Signore. Se un angelo avesse trasmesso il messaggio, come per Pietro allorché era in prigione (Atti 5:19; 12:7), o se nostro Signore si fosse indirizzato direttamente a Paolo, come fece sul cammino verso Damasco (Atti 9:4; I Cor. 15:8), questo evento non sarebbe stato attribuito allo Spirito Santo, o potenza del Signore, ma al Signore stesso o all'angelo.

"LO SPIRITO SANTO MI ATTESTA IN OGNI CITTÀ
CHE LEGAMI ED AFFLIZIONI MI ASPETTANO"
ATTI 20:23

Nulla quì avvalora il pensiero per il quale lo Spirito Santo abbia una personalità. Al contrario, quale esempio dei mezzi per i quali la Santa volontà, o lo Spirito Santo di Dio, informava Paolo dei legami che lo attendevano a Gerusalemme, rilevate il racconto [253] d'una di queste occasioni di testimonianza a Cesarea. Nella Chiesa di questa località c'era un membro a nome Agabo il quale aveva il dono della profezia comune a quei tempi. Ecco ciò che trascriviamo dal racconto: "—Agabo— venuto da noi, prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e disse: Questo dice lo Spirito Santo: così legheranno i Giudei a Gerusalemme l'uomo di cui è questa cintura e lo metteranno nelle mani dei Gentili" (Atti 21:11). Gli amici della causa cercarono prima di dissuadere l'Apostolo a recarsi a Gerusalemme, ma egli decise che in niuna maniera si sarebbe immischiato contro il programma che il Signore aveva stabilito per lui, dichiarando che, anzi, non solo era pronto ad essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme, per il nome del Signore Gesù. (Si noterà, quì, che l'Apostolo non menzionò lo Spirito Santo, né dichiarò che era disposto a morire per il nome dello Spirito Santo.)

Allorché gli amici di Cesarea costatarono la fermezza dell'Apostolo, dissero: "Sia fatta la volontà del Signore." Così, in ogni occasione, la testimonianza dello Spirito Santo fu accettata dalla Chiesa primitiva come costituente la volontà di nostro Signore Gesù, la quale era anche quella del Padre —Atti 21:10-14.

LO SPIRITO SANTO ISTITUISCE
DEI SORVEGLIANTI

"Badate a voi stessi ed a tutto il gregge, in mezzo ai quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio" (Atti 20:28).

Queste parole furono indirizzate agli Anziani della Chiesa di Efeso. L'Apostolo richiama quì l'attenzione sul fatto che la loro posizione nella Chiesa come servitori della Verità, non era solo una semplice nomina, proveniente da essi stessi, oppure semplicemente una nomina loro conferita da un riconoscimento della [254] Chiesa; ma che, nella questione della loro scelta, il Signore aveva operato per mezzo del suo Spirito Santo. Egli voleva far loro comprendere che tutto il valore della loro carica proveniva dal fatto che essa era riconosciuta da Dio e che essi erano dei servitori della Chiesa, designati dal Signore, per mezzo del suo Spirito Santo, o influenza, che aveva tutto giudato, diretto e sorvegliato nella questione della loro elezione. Altrove, l'Apostolo, indiriz­zandosi alla Chiesa e non al mondo, dice: "A ciascuno in Cristo è data la manifestazione dello Spirito per l'utile comune. Per cui Iddio ha piazzato gli uni nella Chiesa: dapprima gli Apostoli, in secondo luogo i profeti, in terzo luogo i dottori. . . . Vi sono diversità nelle operazioni, ma sempre lo stesso Dio che opera in tutto (ogni cosa), in (fra) tutti." —1 Cor. 12:6, 7, 28.

In questa esposizione, l'Apostolo mostra che la designazione di tutti i servitori della Chiesa proviene da Dio per mezzo della manifestazione del Suo Spirito Santo; e non è un opera separata dello Spirito Santo, al di fuori del Padre e del Figliuolo. Dio, in Cristo, sorveglia gli affari del Suo popolo, della Chiesa, per mezzo del Suo Spirito, la Sua Santa potenza, la quale agisce con onnipotenza ed onniscienza, in tutto il Suo Universo. E ciò contraddice la pretesa concezione per la quale lo Spirito Santo sarebbe una persona, e mostra che l'opera fu compiuta dal Signore per mezzo del Suo Spirito Santo. Gli Anziani della Chiesa s'erano consacrati al servizio dell'Eterno e furono scelti sotto la direzione dello Spirito Santo, per essere ministri, istruttori, anziani della Chiesa, a causa delle loro capacità e dei talenti speciali, in conformità della volontà —o spirito, o disposizione, o disegni—di Dio. Per quanto chiamati ad una carica da strumenti umani, essi avevano accettato il servizio quale proveniente da direzione e designazione divine, e dovevano, in conseguenza, rendersi conto delle responsabilità derivanti dalla loro posizione. [255]

LO SPIRITO SANTO INSEGNA

"A noi Iddio le ha rivelate per mezzo dello Spirito perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio . . . delle quali noi parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito" (1 Cor. 2:10, 13 e contesto).

Questa citazione scritturale, come già abbiamo accennato, prova che allorquando lo Spirito Santo di Dio è ricevuto dai Suoi figliuoli, Egli dispone, prepara il loro spirito, onde renderlo capace di comprendere il Suo piano. Infatti, nel venire in piena armonia con Dio, per mezzo della Sua Parola Verità, per lo spirito o significato reale di questa Parola, siamo resi atti a comprendere le cose profonde di Dio. Si rileverà che quì l'Apostolo pone in contrasto "Lo Spirito che viene da Dio," il quale opera in noi, con lo "spirito del mondo," dimorante nell'uomo naturale, influenzandolo. Come è chiaro che lo spirito del mondo non è una persona, ma una mentalità, o disposizione od influenza mondana; lo stesso, lo Spirito di Dio, presso i suoi figliuoli, non è una persona, ma la Santa mentalità, o influenza o disposizione di Dio in essi.

"LE COSE DELLO SPIRITO DI DIO"

"Or l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia; e non le può conoscere, perché le si giudicano spiritualmente" (1 Cor. 2: 14) .

Ecco una dichiarazione consistente e pienamente in armonia con tutto ciò che abbiamo esaminato. L'uomo, che è ripieno dello spirito mondano, non è proporzionalmente preparato a discernere ed apprezzare le cose profonde di Dio, nascoste e gloriose, "le cose che Iddio ha riservate per coloro che lo amano." Queste cose profonde, o, come Gesù le definisce "perle," non sono per coloro che hanno le caratteristiche dei "pòrci," né per gli egoisti, ripieni dello spirito di questo mondo, ma per coloro i quali sono purificati dal lavaggio d'acqua, dalla Parola; che sono condotti verso il [256] Signore dalla fede nel Suo prezioso sangue e santificati: interamente consacrati all'Eterno. A coloro, Iddio gradisce rivelare le Sue cose profonde, cioè, tutte le ricchezze della Sua grazia, poco a poco, e di mano in mano che i differenti dettagli della verità divengono del "cibo per il tempo convenevole."

Ciò costituisce una prova cruciale, come ognuno può discernere. Essa distingue in maniera decisiva, l'uomo decaduto dalla nuova creatura, quella spirituale. Chiunque non conosce le verità spirituali più profonde, manca certamente della testimonianza (o prova) che abbiamo menzionata, la quale costituisce il segno della filiazione e, cioè, della sua parentela con il Padre e la sua fedeltà in essa. Coloro che sono indifferenti alle cose che l'Apostolo menziona quì, "le cose che Iddio riserva per coloro i quali lo amano," hanno, in questa dichiarazione, l'indicazione che la causa della loro indifferenza è da ricercarsi nella mancanza dello Spirito dell'Eterno. Pertanto, noi abbiamo conosciuto degl'istruttori titolari della Chiesa, i quali non solo ammettevano la loro ignoranza di queste cose, ma si vantavano anche di tale ignoranza. Essi proclamavano, così, che non avevano la mentalità di Dio, né conoscevano i Suoi Piani e provavano di non aver molto del Suo Spirito, lo Spirito della Verità, ed ancora che non potevano possedere gran che della Verità. Noi abbiamo quì la pietra di paragone la quale sta ad indicarci se possediamo lo Spirito e, cioè, se siamo in grado di discernere ed apprezzare le cose di Dio, che sono nascoste al mondo, allora "Iddio ce le ha rivelate per mezzo del Suo Spirito."

UNA UNZIONE DA PARTE DEL SANTO

"Voi avete un’unzione dalla parte del Santo e voi conoscete ogni cosa."

"L'unzione che avete ricevuta dimora in voi, e non avete bisogno che alcuno v'insegni; ma siccome l'unzione sua v'insegna ogni cosa, ed è verace, e non è menzogna, dimorate in lui come essa vi ha insegnato" (I Giov. 2:20, 27). [257]

Questi termini unzione e ungere rammemorano, a coloro che hanno studiata intelligentemente la Bibbia, il ricordo dell'olio Santo d'unzione versato sulla testa a ciascun dei Sommi Sacerdoti e dei Re che si successero in queste due cariche, vigenti in Israele. Siccome Israele era un tipo del "vero Israele di Dio," così, i suoi sacerdoti ed i suoi re erano dei tipi del Cristo, il Sommo Sacerdote e Re antitipo. Come i loro sacerdoti e re erano unti con "l'olio santo d'unzione,"' per significare la loro entrata in funzione, così, nostro Signore Gesù fu unto dallo Spirito Santo al tempo della Sua consacrazione. Egli divenne, così, l'Unto di Jehovah.

La chiesa eletta è chiamata ad essere un "Sacerdozio regale" (sacerdoti—re) sotto la condotta del suo Signore e Testa, membri del Corpo dell'Unto (il Cristo).'' Lo Spirito Santo d'unzione venne su nostro Signore Gesù al suo battesimo nel Giordano. Allorché fu risuscitato dai morti dallo Spirito Santo, o potenza del Padre, "con tutta l'autorità nel cielo e nella terra" (Matt. 28:18; Efesini 1:19, 20), egli "sparse" questo Spirito Santo d'unzione, con l'approvazione del Padre, come olio d'unzione—antitipo sui rappresentanti della Sua Chiesa alla Pentecoste. Ivi (teniamo presente il tipo) l'olio d'unzione discese dalla "Testa" sul Suo "corpo," la Chiesa, giacché i fedeli, dimoranti nel corpo, furono considerati nella Parola divina, quali gli "stessi eletti" di Dio, unti da Lui (in Cristo) per governare e benedire il mondo, dopo essere stati prima "insegnati da Dio," sotto la direzione dello Spirito d'unzione.

ll significato del termine unzione (e di quello greco chrisma, dal quale trae origine) è dolcezza, untuosità, lubrificazione. Secondo le usanze del tempo, racchiudeva anche l'idea di un gradevole odore, di profumo. Perciò tale termine stava ad indicare, con beltà ed efficacia, l'effetto della bontà divina, per la Sua influenza, su coloro ai quali veniva concessa questa unzione: santità, dolcezza, pazienza, affetto fraterno, insomma, amore! Qual dolce profumo emana, su tutti coloro che la ricevono, questa unzione dello Spirito Santo di amore! Per quanto sgradevole, [258] grossolano, o ignorante possa essere l'uomo esteriore, "il vaso terrestre," egli assorbisce rapidamente l'influsso che addolcisce e purifica il cuore col tesoro della nuova volontà interiore: tesoro unto per mezzo dello Spirito Santo e collegato armonicamente con "tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama" —Filippesi 4:8.

Il significato racchiuso in questi termini "unzione" ed "ungere" sono in pieno accordo con l'esatta concezione dello Spirito Santo: vale a dire che è un'influenza di Dio, un invisile potere divino, esercitato tramite i suoi precetti, le sue promesse, o in qualsivoglia maniera giudicata adatta da Colui che è infinitamente saggio e potente. Questi termini, intanto, non racchiudono certo l'idea di una persona. Come potremmo, infine, essere unti con una persona?

Qualcuno forse potrebbe suggerire che nell'espressione "un'unzione'' dalla parte di Colui che è santo non devesi ravvisare l'unzione, ma Colui che è santo, il quale rappresenta lo Spirito Santo. Noi rispondiamo: no! Colui che è Santo è il Padre. Pietro, nel descrivere la benedizione della Pentecoste, dichiarò che essa fu "sparsa" o versata—come un olio di unzione, ma non come una persona, che sarebbe stata inviata a loro. Parlando di Gesù, egli disse: "Avendo ricevuto dai Padre lo Spirito Santo promesso (in Gioele) egli ha sparso ciò che voi vedete ed intendete—la potenza o influenza miracolosa che si manifestò diversamente, nel vivificare, le idee, in lingue di fiamma ed in diverse lingue parlate da uomini ignoranti. La profezia di Gioele dice ancora: "Io spanderò il mio Spirito." Può qualcuno pretendere sensato un tal linguaggio, nel riferirsi ad una persona? Che questa persona fosse data dal Padre al Figliuolo e, poi, sparsa o versata, vista ed intesa come essendo "questa"? No, di certo. Sicuramente, un tal linguaggio sarebbe irriverente nei riguardi della terza persona; d'una terzapersona facente parte d'una trinità d'Iddii "eguali in potenza ed in gloria." [259]

Il punto, intanto, che meraviglia qualsiasi, perché troppo stupefacente, è che coloro i quali hanno questa unzione "conoscono ogni cosa." Quanti, fra il popolo dell'Eterno, hanno provato la certezza assoluta che essi non "conoscono ogni cosa" e, di conseguenza, hanno dubitato di aver ricevuta l'unzione dello Spirito Santo! Come è semplificato i1 problema allorché si traduce: "Voi avete l'unzione dalla parte del Santo e tutti voi lo sapete" (Diaglott). Certo, in verità, tutti i veri figliuoli di Dio conoscono benissimo la differenza, fra la mentalità (o cuore, volontà) naturale ed il nuovo cuore (mentalità, disposizione) governato dall'amore e dalla dirittura.

Quanti figliuoli di Dio, fra i migliori ed i più umili, hanno letto con stupore "l'unzione che avete ricevuta dimora in voi e voi non avete bisogno che vi si insegna!" Oimé! essi hanno dichiarato: noi non abbiamo ricevuto una tale unzione, poiché noi abbiamo grandemente bisogno che qualcuno c'insegna e sappiamo che quasi tutto ciò che conosciamo, lo abbiamo appreso per mezzo di agenti umani. Queste anime candide si sentirebbero grandemente abbattute e scoraggiate in ragione della loro dirittura, se non avessero costatato che i migliori fra i santi di loro conoscenza avevano avuto anche essi bisogno d'istruttori umani e li apprezzavano. In definitiva, certe persone, meno oneste, meno candide, meno sante, si sforzano d'illudere ed ingannare delle altre, dando a credere che non hanno appreso nulla dagli uomini, e che quanto hànno appreso è stato loro insegnato dall'ispirazione diretta dello Spirito Santo. Esse non percepiscono, così comportandosi, d'avanzare la pretesa per cui stabiliscono l'infallibilità dei loro pensieri e delle parole, nel senso più assoluto. Esse mancano, così, di percepire che quegli errori nei loro pensieri, nelle loro parole e nei loro atti, sorti dalla loro pretesa ispirazione plenaria dello Spirito Santo, arrivano a rendere responsabile lo Spirito Santo di Dio delle loro follie. [260]

Questo passaggio, preso alla lettera, contraddice la testimonianza generale della Scrittura. L'apostolo Paolo non menziona, fra i doni, dello Spirito alla Chiesa: gli Apostoli, i profeti (oratori), pastori, i dottori (istruttori), gli evangelisti? Perché, dunque, sarebbero stati erogati tali doni se i membri della Chiesa non avessero avuto alcun bisogno d'un altrui insegnamento? Cosa dice l'Apostolo circa la ragione di erogare questi doni speciali alla Chiesa? Ascoltatelo: "per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministerio, per l'edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza del Figliuolo di Dio" —Efes. 4:11-13; compulsate 1 Cor. 12:28-31.

Non può supporsi che l'apostolo Giovanni contraddicesse Paolo e gli altri Apostoli, tutti istruttori, che insegnavano alla Chiesa, ad individuare quale era la scelta dello Spirito, nei riguardi dei pastori, degli istruttori e dei sorveglianti e ad onorare coloro i quali avevano così "il governo" della Chiesa e dovevano vegliare all'interesse delle anime, dovendone render conto al Signore (Ebrei 13:17). Era, senza dubbio, in pieno accordo con il parere dell'apostolo Paolo, che la Chiesa aveva bisogno di scegliere, perché fossero suoi servitori, degli uomini "adatti ad insegnare," "idonei ad un sano insegnamento, sia nell'esortare che nel rifiutare i contradittori" e, quando ciò era necessarrio, di "riprendere pungentemente, onde restassero sani nella fede." La Chiesa doveva riconoscere dei vice—pastori i quali non fossero dei "signori sull'eredità di Dio," ma "pascolassero il gregge" col cibo del tempo convenevole, ed essa doveva evitare degli istruttori le cui orecchie sono sollecitate dalle adulazioni e dall'ottenere popolarità. —1 Pietro 5:2-4; 1 Tim. 3:2; 2 Tim. 2:25; Tito 1:9, 13.

Inoltre, Giovanni stesso era un istruttore, e, nella sua stessa Epistola, egli insegnava ciò che, lui e noi, apprezziamo quale prodotto d'una sana dottrina, adatta ad insegnare. Siamo sicuri che niun lettore degli scritti di Giovvanni potrebbe dedurre da essi che egli li considerasse semplicemente delle ordinarie lettere, sprovviste di dottrina e d'insegnamento. Non comincia egli la sua [261] Epistola col dire: "Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo veduto . . . noi l'annunziamo (insegniamo) anche a voi; affinché voi pure abbiate comunione con noi? (1:3)." Egli dice ancora: "Io vi scrivo queste cose (per insegnarvi) affinché non pecchiate" (2:1). "Io vi scrivo un nuovo comandamento (insegnamento)" (2:8). "Figliuoletti, nessuno vi seduca (ma ascoltate il mio insegnamento: chi opera la giustizia è giusto" (3:7). Noi siamo da Dio; chi conosce Iddio ci ascolta (obbedisce alle nostre istruzioni, ai nostri insegnamenti)" (4:6). E ancora: "lo vi scrivo queste cose, alfine che voi sappiate" (5:13). Egli termina l'Epistola, con un importantissimo insegnamento, dicendo: "Figliuoletti, guardatevi dagli idoli (non permettete ad alcuna persona, né ad alcuna cosa di soppiantare Iddio nel vostro affetto a nella vostra venerazione)."

Ordunque, essendo acclarato che l'Apostolo non può essere compreso nel senso di esprimere che la Chiesa non ha bisogno d'istruttori umani, ma, invece, riconosce negli istruttori umani gl'intermediarii adoperati dallo Spirito Santo, specialmente "stabiliti nella Chiesa," per il servizio stesso, che può egli voler dire con queste parole: "Voi non avete bisogno che alcuno v'insegni" e "la stessa unzione v'insegna ogni cosa?" Si troverà subito la risposta a tal quesito, nell'esaminare il contesto alla luce dei rilievi già discussi.

Gli eruditi suppongono che questa Epistola sia stata scritta nell'anno 90 della nostra èra. A tale epoca, il Cristianesimo era assurto ad una grande importanza nel mondo. Esso aveva radunato il "resto" d'Israele secondo la carne, s'era attirato l'odio e la persecuzione della maggioranza del popolo accecato e si era propagato dapertutto, nel mondo civilizzato d'allora. Innumerevoli attrattive del cristianesimo valsero ad interessare i filosofi greci del tempo i quali cercarono divenire dei filosofi cristiani e dei cristiani filosofi, nel sostenere sempre le loro concezioni, checome Paolo disse—"falsamente si chiama scienza" (1 Tim. 6:20). Questi filosofi erano ben disposti a considerare Gesù quale uomo [262] di bene, un saggio dottore, ma non qual Figliuolo di Dio, che aveva lasciata una natura spirituale, "una forma divina" e s'era "fatto carne," onde divenire il Redentore dell'uomo e l'autore della vita eterna per tutti coloro che lo avrebbero ubbidito. Pertanto, essi insegnavano una vita futura, una vita eterna, e erano felici di rilevare che i Cristiani insegnassero lo stesso: con la differenza che i loro filosofi (Platone ed altri) insegnavano che la vita eterna è una qualità umana, un potere insito nella razza umana, e, cioè, l'impossibilità di morire —l'immortalità—; mentre i Cristiani insegnavano che la vita eterna non era inerente all'uomo, ma un dono di Dio, per Cristo, destinata solamente a coloro i quali accettavano Cristo—Rom. 2:7; 5:15, 21; 6:23; 2 Cor. 9:15.

Questi filosofi, praticamente, dicevano ai Cristiani: noi siamo felici d'incontrar della gente così rispettabile, sensibile e libera come voi; Il vostro grande Istruttore, Gesù, vi ha liberati, di certo, da numerose costumanze e superstizioni degli Ebrei e ne siamo lieti; però voi siete ancora succubi in una certa maniera, di una schiavitù. Allorché avrete esaminati i nostri precetti filosofici, voi avrete ancor più libertà e vi accorgerete di aver serbate molte cose comuni agli Ebrei le loro speranze in un regno messianico, le loro idee peculiari d'un sol Dio e circa il vostro Maestro Gesù, qual unico figliuolo di Dio ecc., voi, ben presto le abbandonerete, in virtù delle nostre teorie filosofiche 2 Pietro 2: 19; Giuda 4.

L'Epistola di Giovanni è scritta per fortificare i Cristiani contro queste dottrine sovversive. Egli, nel cap. 2:24, li esorta a restar saldi agl'insegnamenti che hanno intesi dal principio ed a considerare quelli propinati dai filosofi quali menzogne e tutti questi falsi istruttori come dei rappresentanti dell'anticristo di cui avevano spesso sentito dire che si sarebbe manifestato nella Chiesa (2 Tess. 2:3-7; I Giov. 2:18) Giovanni, infatti dice: "Vi ho scritto queste cose intorno a quelli che cercano di sedurvi (che cercano d'allontanarvi da Dio), versetto 26.

Dipoi, seque l'espressione particolare del versetto 27 che discuteremo e parafraseremo anche: [263]

Ma, diletti, i veri figliuoli di Dio non possono essere sedotti da alcuna di queste filosofie; poiché per noi non v'è alcuna filosofia che possa prendere il posto di Cristo, nel nostro cuore; né alcuna teoria riuscirebbe a porre in dubbio la pienezza e l'esattezza del gran messaggio che abbiamo ricevuto quale Evangelo di nostro Signore Gesù Cristo il diletto del Padre, l'Unto del Padre. Oltre al carattere ragionevole della "fede una volta data ai santi," considerate il meraviglioso effetto di questo messaggio in voi; esso è stato accompagnato dai "doni" miracolosi delle "lingue," dai "miracoli," eccetera, ciò che, secondo le teorie filosofiche in oggetto, sarebbero imitate dai fachiri dell'Oriente. Ma, oltre ciò, voi avete un'altra testimonianza nel vostro cuore nella unzione la quale ha trasformata e rinnovata la vostra mentalità, producendo nella vostra vita giornaliera, i frutti dello Spirito di santità che i fachiri non possono imitare ed i filosofi, che vorrebbero sedurvi, non possono negare.

Su questi fondamenti della nostra religione vale a dire che Gesù Cristo non era un impostore, ma il Figliuolo stesso di Dio, e nostro Redentore, e che la vita eterna non può ottenersi se non mediante la vitale unione con Lui voi non avete bisogno d'istruttori, di questi falsi dottori, né tampoco, dei miei. Sinquando lo Spirito Santo d'amore alberga in voi, esso sarà per voi un protettore contro ogni teoria blasfema ed anticristiana. Per quanto ricorderete che "la pace di Dio, la quale sorpassa ogni intelligenza," venne nei vostri cuori, in seguito all'accettazione di Gesù, qual Figliuolo di Dio e sola potenza di Dio per la salvezza; così esso Spirito vi manterrà saldi su tale posizione. E costaterete anche che questo stesso principio (di lealtà allo Spirito Santo d'amore ricevuto per mezzo del Padre e del Figliuolo) vi sarà utile per provare ogni cosa, poiché quale siasi contraddittore o misconoscente di questo Spirito d'amore è uno spirito empio, un falso insegnamento. Rammemoratevi che, secondo i suoi insegnamenti, se vogliamo ottenere qualche ricompensa, è necessario che "dimoriamo in Lui": poiché abbandonare Cristo significa abbandonare tutto. [264]

DEI SOSPIRI INEFFABILI

"Ma lo Spirito intercede egli stesso per noi, con sospiri ineffabili: e colui che investiga i cuori conosce quale sia il sentimento dello Spirito" (Rom. 8:26, 27).

Questa espressione, destinata a far comprendere ai figliuoli di Dio l'amore e la sollecitudine del Padre celeste per loro, è stata mal compresa da molti. Costoro dicono che lo Spirito Santo sospira (o geme) per loro presso il Padre e alcuni cercano persino esprimere in maniera audibile questi sospiri: altri suppongono che i propri sospiri sieno d'aiuto allo Spirito Santo, che non può esprimere i suoi: ma non sanno in che misura. In verità, sarebbe strano, se lo Spirito Santo fosse una persona e, come pretendono i catechismi, "uguale in potenza" al Padre ed al Figliuolo, che trovasse necessario indirizzarsi al Padre ed al Figliuolo in favore del popolo di Dio con dei sospiri ineffabili. Nostro Signore Gesù ha detto che noi possiamo andare direttamente a Lui e direttamente al Padre, assicurandoci, nel dirci: "Il Padre Egli stesso vi ama." Tuttavia, da questo passaggio che esaminiamo, alcuni hanno dedotto l'idea che noi abbiamo bisogno d'andare dal Padre e dal Figliuolo per mezzo dello Spirito Santo, come mediatore, ed egli sospirerebbe ed intercederebbe per noi, onde fossimo accetti al Padre ed al Figliuolo. Questa concezione s'inquadra bene nella confusione d'idee che regna sul soggetto dello Spirito Santo e delle sue funzioni.

Tale interpetrazione appare ancora più falsa se riflettiamo al fatto, che dei sospiri, i quali non possono essere espressi, non sono più dei sospiri, poiché ciò che non è emesso non è un sospiro. Questo passaggio apparirebbe ugualmente strano ed incongruente se dovessimo ammettere che lo Spirito Santo, l'influenza e l' onnipotenza di Jehovah, fosse incapace d'esprimersi intelligentemente. Noi sappiamo che nelle ère passate, il pensiero, la volontà lo Spirito di Dio sono stati espressi con abbondanza dalle parole e dagli [265] atti dei profeti, per cui non possiamo supporre che Iddio abbia oggi meno potenza o capacità di prima. Cosa vuole, dunque, significare questo passaggio biblico "Lo Spirito intercede egli stesso per noi, con sospiri ineffabili?"

L'errore commesso è da reperirsi nel supporre che è lo Spirito di Dio che supplica. Invece, lo spirito che intercede per noi è il nostro proprio spirito, lo spirito del santo che supplica Iddio e che, spesso, non riesce a spiegarsi efficientemente. Una scorsa al testo, col suo contesto, giustifica pienamente questa interpetrazione. L'Apostolo scriveva, al giusto, circa il sovraccarico dei peccati dell'umanità, sospirante nelle sue catene. Egli ci assicura che essa sarà liberata dalla schiavitù, allorquando la Chiesa, i "figliuoli di Dio," guidati dal Capo della loro Salvezza, sarà stato glorificato (versetti 19-21). Egli passa, in seguito ai sospiri del mondo, alla condizione attuale della Chiesa, nella quale noi, sospiriamo: "ma, anche noì, che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo"versetto 23 —.

La mentalità (o lo spirito), rinnovato o trasformato, dei membri della Chiesa mentalità una volta mondana ora è santa e spirituale, però, il nostro corpo è ancora umano e conserva le imperfezioni adamiche, per le quali, come nuove creature, siamo oppressi dalla carne e sospiriamo, dopo la liberazione promessa che ci condurrà alla rassomiglianza di Cristo, alla prima risurrezione. L'Apostolo spiega che, per la fede, noi possiamo considerare come morto il corpo terrestre e considerarci quale nuove creature perfette e stimarci anche come salvati ora "salvati nella speranza'' (versetto 24). Poi, avendo mostrato come possiamo considerare noi stessi, ci spiega che, dal punto di vista di Dio, noi siamo contati come degli esseri "nuovi," "santi," "spirituali;" e ci mostra che Dio, vedendoci sotto tale aspetto, riconosce non la carne, le sue debolezze ed imperfezioni, ma lo spirito, le disposizione, le intenzioni, la volontà: "la nuova creatura," consacrata al Suo servizio. Iddio sa quando il nostro santo spirito (buova mentalità) è ben [266] disposto alle debolerre della carne e ci giudica secondo lo spirito.

Ora fu il nostro generamento dello Spirito, la nostra adozione d'una nuova volontà, interamente consacrata all'Eterno, che ci condusse alla nuova parentela con Dio e ci apportò queste nuove speranze di cui ci allietiamo: così "Lo Spirito (nuova mentalità, santa) c'è d'aiuto (supplisce) alle nostre infermità (corporali), poiché noi non sappiamo (nemmeno) ciò che dobbiamo chiedere convenientemente (ancora incapaci di procedere come vorremmo); ma lo spirito stesso (la nostra mentalità santa) intercede ("per noi" è omesso nei più antichi MSS), per mezzo di sospiri ineffabili (in parole): e colui il quale sonda i cuori (Iddio) sa qual'è il pensiero (greco: phronema), inclinazione del (nostro) spirito, poiché questi (il nostro spirito) intercede per i santi, secondo la volonta di Dio."

In altri termini, Iddio prende piacere ad accettare i desiderii del cuore dei Suoi figliuoli, espressi, sia in preghiera, sia nel servizio, malgrado le imperfezioni della loro carne, del loro vaso terrestre: E, in verità, Egli accetta questi desiderii dei loro cuori.

Come è gioioso per noi, nella nostra ignoranza e debolezza, che il nostro Padre celeste accetta le intenzioni del nostro cuore, al posto delle nostre parole, poiché, frequentemente, i suoi figliuoli gli hanno rivolto delle domande ben goffe! Noi pensiamo a ciò ogni volta che ci capita sentire dei cristiani pregare Iddio affinché voglia battezzarli dello Spirito Santo e del fuoco. La preghiera è innalzata con buona coscienza e col desiderio di ottenere solamente una benedizione, ma non comprendendo il passaggio biblico che egli cita, colui che fa questa richiesta, domanda, in fatto, una benedizione, seguita da una maledizione. Giovanni Battista, in effetti, predisse che Cristo avrebbe battezzato con lo Spirito Santo e col fuoco. Parte della "benedizione," riferentesi a questa predizione, venne su la Chiesa, che attendeva alla Pentecoste, e, più tardi, su tutto il fedele "rimanente" d'Israele, ma l'ultima parte fu compiuta sulla nazione ebrea rigettata, per mezzo del battesimo di fuoco, di [267] distruzione, e di angoscie per cui il loro Stato fu completamente eliminato nell'anno 70 dopo G.C. Nella Sua infinita bontà. Iddio non esaudisce le preghiere dei suoi figliuoli, allo stato espressivo da essi adoperato, ma secondo le intenzioni del loro cuore, accorda loro solo la benedizione.

Alcuni cadono in fallo, per la trappola loro tesa dall'Avvessario, in conseguenza di qualche debolezza della carne decaduta, per cui arrivano quasi scoraggiati al trono della grazia per la preghiera, incapaci d'esprimersi con parole, sospirano solo, nel proprio spirito, a Dio, "essendo oppressi." Pertanto, il Padre celeste non esige che la loro invocazione sia espressa in termini esatti e convenevoli, per poterli intendere: Egli risponde con misericordia ai desiderii del loro cuore, ai sospiri, inespressi, con i quali cercano la Sua benedizione, la Sua consolazione. Egli risponde alle preghiere inespresse, accorda la benedizione e la forza, facendo comprendere che ha perdonato.

Tale è quì la dimonstrazione dell'Apostolo in questo testo e contesto; e si rilevi che egli la riassume dicendo: "Che diremo noi, dunque? (Considerando il fatto che Dio ha tutto disposto in nostro favore, ignorando le nostre debolezze e le nostre imperfezioni le quali sono contrarie alla nostra volontà e non vengono stimate quali essendo nostri atti, né tenendo conto della presentazione difettuosa delle richieste, né della incapacità d'esprimere i nostri desiderii, disponendo tutto al contrario, per benedirci secondo lo spirito delle nostre disposizioni, poiché noi siamo incapaci, persino, di dare un espressione ai nostri sospiri nelle preghiere imperfette, noi concluderemo): "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" versetto 31. —

COME LO SPIRITO BIASIMA IL MONDO

"E quando sarà venuto (lo Spirito della verità) convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, e al giudizio" (Giov. 16:8). [268]

Noi abbiamo già considerato la ragione per cui è applicato allo Spirito di verità il pronome maschile, in quanto rappresenta Iddio che è maschile. Ora, esamineremo questo testo che alcuni impiegano per provare che lo Spirito Santo agisce nei peccatori per riformarli. Noi sosteniamo che simile opinione è totalmente inesatta, poiché le Scritture, convenevolmente comprese, insegnano che lo Spirito Santo è concesso solamente ai credenti consacrati e, di conseguenza, non potrebbe agire nei miscredenti, come generalmente si pretende. Al contrario, i figli di questo mondo hanno lo spirito del mondo, mentre solo i figliuoli di Dio hanno lo Spirito Suo, lo Spirito Santo, i suoi pensieri, la Sua disposizione, o volontà, "Lo spirito del mondo" o "spirito carnale" è inimicato con Dio. Colui che possiede lo spirito carnale non può conoscere le cose dello Spirito di Dio, poiché esse possono discernersi solo spiritualmente e, quindi, solo da coloro che posseggono lo Spirito Santo. Perciò, ovunque noi lo troviamo, lo Spirito Santo d'armonia con Dio e di obbedienza alla Sua volontà ed alla Sua provvidenza, sta a dimostrarci la rigenarizione, il generamento alla nuova vita. L'Apostolo ce lo conferma, dicendo: "Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non è di Lui." Coloro i quali non hanno lo Spirito di Cristo e, quindi, non gli appartengono, formano il mondo in generale: non sono di Cristo, perché non hanno ricevuto lo Spirito del Padre.

Lo Spirito di Dio, manifestato dai suoi frutti e dalla testimonianza data dalla Sua Parola, costituisce la prova che siamo stati generati. È per tutti evidente che lo Spirito Santo di Dio, che agisce nella Chiesa, non ha nulla di comune con quello che anima il mondo; lo Spirito di Dio non risiede in alcun senso in coloro in cui albergano le disposizioni del mondo, della carne e, in conseguenza, le Scritture li designano quali "figliuoli dell'ira," "figliuoli di questo mondo," e "del loro padre, il diavolo." Purtuttavia, noi non dobbiamo dimenticare che lo "Spirito di Verità," lo "Spirito d'amore," ha modificato considerevolmente lo spirito del mondo, in modo che, se questo spirito è sempre uno spirito delle tenebre, dell'egoismo e carnale, tuttavia, in una certa maniera, il mondo [269] imita qualcuna delle grazie dello Spirito Santo, per quanto in modo formale ed esteriore. In effetti, sarebbe ben strano che le beltà dello Spirito di Santità, permeate di dolcezza, bontà e pazienza non facessero alcuna impressione ai non generati.

Alcune persone del mondo coltivano queste grazie dello Spirito, poiché "dicono" che fanno parte delle comodità della vita, sono rilievi di buona educazione eccetera. E molti, il cui cuore è completamente in disaccordo con i principii dello Spirito di Santità, imitano queste grazie e si costituiscono una vernice, una indoratura superficiale, atta a coprire il vile metallo d'una natura depravata, non generata, non santificata, egoista ed in disaccordo con Dio ed il Suo Spirito di Santità. Noi, dunque, dobbiamo stabilire una distinzione molto netta fra coloro che indorano in superficie la loro condotta e coloro il cui cuore è stato trasformato dallo Spirito dell'Eterno. Solo questi ultimi sono i figliuoli di Dio che hanno il Suo favore e che, ben presto, saranno benedetti e glorificati.

Ora, si presenta la questione: Se lo Spirito dell'Eterno non è comunicato che a coloro i quali gli appartengono per la fede in Cristo e la consacrazione, cosa voleva dire nostro Signore dichiarando che lo Spirito della Verità convincerebbe il mondo del peccato, della giustizia e del giudizio a venire?

Noi comprendiamo agevolmente il senso delle parole di nostro Signore ricordandoci, che, secondo le sue dichiarazioni, i suoi discepoli sui quali scenderebbe il Suo Spirito Santo e vi dimorerebbe riccamente, nella misura delta loro fede ed obbedienza, dovevano essere la luce del mondo. È questa luce di verità, propagata dalla Chiesa, convertita veritieramente, sul mondo e sugli appartenenti della chiesa nominale, aventi lo spirito del mondo, che agisce per biasimare le tenebre. Nostro Signore, dopo essere stato unto dello Spirito di Dio, ha detto di se stesso: "Io sono la luce del mondo" e anche: "Mentre io sono nel mondo, io sono la luce del mondo" (Giov. 8:12; 9:5). E, indirizzandosi alla Chiesa di questa età dell'Evangelo, disse: "Voi siete la luce del mondo" . . . "Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini" (Matteo 5:14-16). [270]

L 'Apostolo Paolo, indirizzandosi allo stesso corpo di Cristo, disse: "già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Con­ducetevi come figliuoli di luce" (Efes. 5:8; 1 Tess. 5:5). Disse anche "Poiché è Dio (lo Spirito di Dio, lo Spirito di verità) che risplende nei nostri cuori affinché noi facessimo brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio" (2 Cor. 4:6). Così, noi rileviamo che è la luce della Verità di Dio, lo Spirito Santo, o Santa disposizione, brillante nei nostri cuori che illumina il mondo e, di quì l'esortazione: "Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, affinché siate irreprensibili e schietti, figliuoli di Dio senza biasimo in mezzo ad una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari del mondo" (Filippesi 2:14, 15).

Noi vediamo anche che lo Spirito Santo risplende sul mondo, non direttamente, ma per riflesso. Non è lo lo Spirito di Dio che gli è comunicato ed agisce in lui, ma è lo Spirito Santo di Dio che, agendo nei figliuoli di Dio, che sono suggellati di lui, fa splendere la luce sulle tenebre del mondo.

L'Apostolo ci da una indicazione sulla maniera in cui il mondo dev'essere ripreso dallo Spirito di Santità, nella Chiesa consacrata, dicendo: "conducetevi come figliuoli di luce . . . e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi piuttosto riprendetele . . . poiché tutto ciò che è manifesto, è luce" (Efesini 5:8, 11, 13). La luce della verità di Dio è l'espressione dei Suoi pensieri, del Suo Spirito: allorquando essa brilla in una vita santificata, essa è lo Spirito Santo, biasimante le tenebre del mondo, che indica a coloro che reperiscono questa luce, ciò che è il peccato in contrasto con la dirittura. Dopo essere stato illuminato così, il mondo arriverà a convincersi dell'esistenza di un giudizio futuro in cui la dirittura riceverà ricompensa ed il peccato punizione. Una vita pia è quasi sempre biasimata dagli empii, anche se non hanno da poter suffra gare con alcuna parola di verità il loro biasimo.

Poiché lo Spirito Santo, nei figliuoli di Dio, condanna lo spirito empio ed egoista di coloro dai quali sono circondati, l'Apostolo [271] sollecita i santificati a rammemnorarsi che essi costituiscono delle epistole viventi, conosciute e lette da tutti gli uomini (2 Cor. 3:2). La Chiesa giustificata e santificata, camminando sulle orme di Cristo è stata sempre una luce nel mondo: anche se la sua luce non è riuscita sempre a esercitare l'influenza che avrebbe desiderata infondere, come del resto avvenne a Gesù, per cui dichiarò che tutti coloro i quali avevano lo spirito delle tenebre lo odiavano di più in quanto esso spirito delle tenebre era condannato dal suo Spirito di luce. È per questa ragione che non solo il Signore, il grande Portator di Luce, fu perseguitato e messo a morte, ma lo stesso tutti gli altri apportatori di luce che camminano sulle sue orme devono anche avere la loro parte alle persecuzioni e sofferenze Giov. 16:3; Rom. 8:17, 18.

Mentre che la missione principale della Chiesa è risieduta nel compito di svilupparsi, "edificando voi stessi nella vostra santa fede" (Giuda 20), essa ne ha pure avuta un'altra da esplicare, cioè, quella di rendere testimonianza alla Verità, far splendere la luce e disapprovare il mondo. Questa disapprovazione s'è indirizzata necessariamente più a coloro che si proclamano cristiani, che a quei che sono apertamente deI mondo, anche ai giorni di nostro Signore, in cui la luce fu proiettata su coloro i quali pretendevano essere pii e santi e rifuggenti dalle tenebre. Nostro Signore ci avvertì della necessità di far splendere ininterrottamente la nostra luce, dicendo: "Se la luce che è in te è (diviene) tenebre, quanto grandi saranno queste tenebri!": tanto per l'essere personale di colui dal quale si è dipartita la luce, quanto per tutti coloro del mondo, nei quali essa si è oscurata. Satana non riporta una più grande vittoria di quella che ottiene allorché perviene a sedurre un'anima che era stata, ad un dato momento, illuminata e santificata dalla Verità. L'influenza di una tale anima per il male è più che raddoppiata. "Colui il quale crede d'essere in piedi, stia in guardia perché non cada" e si rammemori che il porre la "sua fiaccola sotto il moggio" costituisce l'avviarsi sicuro verso le tenebri. [272]

"DA QUESTO CONOSCETE LO SPIRITO DI DIO"
E LO SPIRITO DELL'ANTICRISTO
1 GIOV. 4:2, 3; 2 GIOV. 7

"Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni Spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne, è da Dio: e ogni spirito che non confessa Gesù non è da Dio: e quello è lo spirito dell'anticristo."

Nulla dovrebbe essere più chiaro per ogni spirito intelligente che l'Apostolo non fa allusione ad una persona ma ad una influenza, una dottrina, un insegnamento. Il contesto (versetti 1 e 3) mostra, senza alcun dubbio possibile, che quanto vuol dire l'Apostolo sta nel rilevare che i figliuoli del Signore devono fare la discriminazione fra le dottrine che sono presentate loro quali prodotti della Verità; occorre che essi "provino gli spiriti" onde assicurarsi che siano Santi o malvagi, di Dio o del Maligno, se è lo Spirito di Verità o lo spirito dell'errore. Ambidue sono stati presentati per mezzo dei profeti o istruttori. Nostro Signore, gli Apostoli ed altri, seguendo le loro traccie, seminarono la Verità o semenza di "grano" che generò dei credenti consacrati ad una nuova vita ed allo Spirito di Santità. Il nemico ed i suoi servitori seminarono l'errore o la semenza di "zizzania" che introdusse nella Chiesa nominale (o campo di grano) una moltitudine di "zizzania" che non avevano lo "Spirito di Cristo," ma uno spirito modificato, raddolcito (lo spirito del mondo). Perciò chiunque si presenta per insegnare e pretende essere un servitore della Verità in possesso della santità di spirito, deve essere messo alla prova per sapere se predica la Verità o l'errore. La Parola di Dio deve essere la pietra di paragone la quale permetterà di accettare chiunque come un veritiero istruttore o rigettarlo qual falso istruttore: "poiché parecchi falsi profeti sono venuti nel mondo.'' [273]

L'Apostolo indica un assaggio di carattere generale per far riconoscere la vera fede dalla falsa, i veri istruttori dai falsi, lo Spirito di Verità e lo spirito dell'errore lo Spirito Santo di Cristo, che conduce alla verità integrale e lo spirito empio dell'Anticristo che mena a tutti gli errori, distruggendo la fede una volta donata ai Santi e riuscendo a volte di ottenere il rinnegamento del nostro riscatto per mezzo del prezioso sangue di nostro Signore (2 Pietro 2:1) — Questo assaggio è l'accettazione o la negazione della venuta del Messia nella carne, ch' è stato ed è ancora un assaggio sicuro quello del riscatto, stabilito con una delle sue forme, per cui: ogni dottrina che nega il riscatto costituisce un nemico attivo della Verità ed è anti (contrario) Cristo e perciò è francamente malvagia; essa non è da Dio, qualsiasi beneficio possa avere in se; essa è pericolosa: poiché solo la dottrina che confessa il riscatto è essenzialmente esatta è "da Dio" e conduce alla giusta via.

Di buon'ora l'Avversario iniziò l'attacco alla vera fede esposta dal Signore e dagli Apostoli e sotto due punti di vista, che tutte e due negavano che Gesù era venuto in carne.

(1) Le filosofie pagane (contro le quali L'Apostolo Paolo mise anche in guardia Timoteo (1. 6:20, 21) pretendevano che Gesù era realmente un grande profeta, un grande istruttore, e lo ponevano alla pari dei loro filosofi; ma sostenevano che egli non era, in nulla, più degli altri figliuoli di Dio, né il Messia degli Ebrei ed attribuivano le speranze e le profezie di costoro all'ambizione ed all'orgoglio, strettamente nazionale, da cui erano spinti a considerarsi come la nazione divinamente favorita. Perciò essi negavano l'esistenza preumana di nostro Signore e negavano anche che sia venuto in carne e sia differente dai membri della razza decaduta, pur ammettendo che ne era un brillante modello.

(2) Secondo il suo costume, abituale, l'Avversario cominciò di buon'ora ad opporre l'uno all'altro i due errori estremi, onde, nella lotta fra essi, la Verità, che si trovava a mezza strada, potesse essere lasciata indifesa e, quindi, dimenticata, Perciò, egli fece [274] sorgere, su tal soggetto, l'altro errore, diametralmente opposto, col quale pretendeva e pretende ancora, che il Messia non era affatto un uomo, ma lo stesso Iddio, il Padre, il quale, durante un certo tempo, si sarebbe fatto passare per un essere di carne pur conservando realmente tutti i suoi poteri divini — servendosi di quel corpo di carne come d'un abito o travestimento, per nascondere la sua gloria e permettergli far rilevare che piangeva, aveva fame e sete, e morisse. Tale concezione nega, anch'essa, che il Messia venne in carne, che' "egli fu fatto carne." — Giov. 1:14.

Allorquando, ai nostri giorni, volgiamo lo sguardo nostro in giro, restiamo ben sorpresi di rilevare che la maggioranza dei cristiani si attaccano all'una od all'altra falsa dottrina, opposte allo Spirito di Verità, e appartenenti all'Anticristo; rispetto agli altri cristiani, essi sono, in generale, tutti in fatti, nella confusione — ingarbugliati — senza nozioni chiare sulla Verità, circa tal questione e, in conseguenza, essi non sono saldamente fondati sul riscatto. ln effetti, tutti coloro i quali non comprendono chiara­mente che "la Parola (Logos fu fatta carne) e che divenne" l'uomo Cristo Gesù, sono anche incapaci d'apprezzare il riscatto (prezzo corrispondente) al pari di coloro i quali considerano Gesù come un uomo imperfetto, generato in carne da un padre terrestre. Così, noi rileviamo che il semplice assaggio esposto dallo Spirito Santo per mezzo dell'Apostolo è solo un assaggio di dottrina, vale a dire che occorre discernere quelle che sono di Dio e del Suo Spirito Santo, e quelle che appartengono a Satana ed allo spirito dell'anticristo.

Mentre esaminiamo questi testi, rileveremo anche un'obiezione presentata contro la traslazione delle nostre versioni comuni e dimostreremo l'invalidità d'essa: indicando le ragioni del nostro asserto. Principalmente, il critico che solleva l'addebito non ha una conscenza sufficiente delle regole grammaticali e sintattiche greche per atteggiarsi a critico. Egli pretende: che:

(1) i termini greci, resi in questi due testi con la locuzione "è venuto" significano "venente;" [275] 

(2) che, per tale cambiamento, le parole dell'Apostolo significherebbero che ogni insegnamento il quale nega la seconda venuta di nostro Signore, in carne, proviene dallo spirito dell'anticristo.

A questa presunzione, noi replichiamo:

(1) È esatto che il termine erchomai, radicale derivante da eleluthota (1 Giov. 4:2) ed erchomenon (2 Giov. 7) significano venuta o arrivo, ma la questione di sapere, se la venuta di cui si discute, è un avvenimento passato o futuro, deve essere determinato dalla costruzione della frase — esattamente come noi possiamo impiegare il termine "venuta," applicandolo ad eventi del passato o dell'avvenire come ad esempio: "I cristiani credono, in generale, alla prima venuta di nostro Signore, ma non così generale la sua seconda venuta." Il contesto prova, al di ià di ogni dubbio, che è fatta allusione ad un avvenimento del passato, giacché è detto: "poiché molti seduttori" sono venuti: ed è molto evidente che le due dichiarazioni si riferiscono alla stessa cosa.

(2) Questa pretenzione è avanzata da certuni che hanno uno scopo determinato nel sostenere che il testo si riferisce ad un avvenimento futuro, per cui pretendono che nostro Signore non è "cambiato" alla natura divina, quindi, ancora nella carne, e continuerà ad essere un uomo, un essere umano, carnale, con le stimmate delle sue sofferenze umane, durante tutta l'eternità. Essi negano le numerose dichiarazioni bibliche (o, per lo meno non ne tengono conto) "che Iddio lo ha sovranamente innalzato;" "Il Signore è questo Spirito" e "Se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così" (Fil. 2:9; 2 Cor. 3:17, 5:16). Il desiderio di quella gente di trovare nella Bibbia delle dichiarazioni atte a convalidare la loro posizione irragionevole ed antiscritturale la induce in errore per questi passaggi. In verità, noi possiamo dire che la grande maggioranza dei cristiani sostiene questa erronea opinione e, molti, in essa, che l'avvalorano, sono quasi tutti coloro i quali non hanno dovuto (o potuto) giammai occuparsi della traduzione delle Scritture. [276]

Intanto, noi rinsalderemo la nostra posizione, citando le critiche di questi testi, estese dal Prof. J. R. Rinehart, Dottore in filosofia, professore al Colleggio (Presbiteriano de Cumberland) di Waynesburg. Dopo aver citato i testi di 1 Giovanni 4:2 e 2 Giovanni 7, il professore Rinehart dichiara:

"(1) Le citazioni che precedono sono dell'Emphatique Diaglott di Wilson e sarebbero estratte dal testo originale greco del Nuovo Testamento. Il termine eleluthota è l'accusativo, maschile singolare, del secondo participio passato del verbo erchomai, che ha con questo verbo lo stesso rapporto di ogni altro participio passato con il suo verbo. Egli è legato al verbo homologie in una maniera indiretta ed esprime un tempo finito, passato, in conformità alla sintassi greca ordinaria Goodwin's Greek Grammar: 1588, 1288.

"La traduzione seguente della prima citazione è, dunque, essenzialmente corretta. Ogni spirito che confessa che Gesù è venuto in carne, è da Dio."

"(2) Il termine erchomenon, nella seconda citazione, è all'accusativo, maschile singolare del participio presente del verbo erchomai; esso sottostà alle stesse regole di sintassi del termine precitato. Il suo rapporto con eiselton per homologountes, così bene anche col contesto, giustifica la traduzione con un tempo, al passato. lbid, 1289.

"La traduzione corretta della seconda citazione è, dunque, la seguente: "Poiché molti seduttori sono apparsi nel mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne."

Non si troverà giammai un ellenista per contestare questa definizione, anche se dovesse credere alla seconda venuta di nostro Signore, in carne, e potrebbe perciò avere una preferenza ad una costruzione favorevole alle sue concezioni.

Infine, noi rileviamo, dunque, che, per credere realmente al riscatto, è assolutamente necessario per noi di confessare che Cristo venne in carne alla sua prima venuta; la negazione di tale [277] evento significa la negazione del riscatto (poiché altrimenti, egli non potrebbe dare un prezzo corrispondente o equivalente, per l'uomo), così, tutti coloro i quali credono che Cristo è un uomo, dopo la sua risurrezione e che verri una seconda volta come uomo, negano il riscatto; poiché, se nostro Signore è sempre un uomo, ossia egli non diede la sua umanità per il nostro riscatto, oppure la diede durante tre giorni e, poi la riprese, egli riprese il prezzo della redenzione e, così, annullò il riscatto. Ma, al contrario, il riscatto fu definitivo: l'umanità da nostro Signore non fu giammai ripresa: Iddio ha sovranamente innalzato nostro Signore e gli ha dato un nome ed una natura al di sopra degli Angeli, d'ogni principato e potenza e d'ogni nome che si nomina (eccetto solo quello del Padre). Egli, ormai, non è più un uomo, né simile a noi, in alcuna maniera. Quanto a noi, se saremo fedeli, saremo "cambiati" e resi simili a lui, perché lo vedremo com'egli è." 1 Giov. 3:2.

VIVIFICATI DALLA SUA PAROLA

Ogni membro della vera Chiesa, durante l'Età Evangelica, in connessione alla sua chiamata e sviluppo, è stato ed è ancora oggi vivificato in una vita di attività, a cui è stato condotto dalla Parola di Dio. Nel Salmo 119:25, leggiamo: "l'anima mia è attaccata alla polvere; vivificami, secondo la tua Parola." E solo a mezzo di tale preziosa Parola il grande Piano di Dio da essa rivelato e l'insuperabile speranza, prestabilita dall'Evangelo che il Signore vivifica il Suo popolo a vita ed attività. Perciò ci occorre che la Sua Parola sia da noi studiata e meditata giornalmente, onde essere guidati da essa discernere direttamente l'insegnamento, concernente la Sua volontà nelle svariate esperienze, che incontriamo.

Così, la nostra mente elabora le numerose promesse di grazia ed aiuto, e ci assicura di poter fermamente fondare nella gloriosa speranza, predispostaci dall'Evangelo. Sono tali i modi e le maniere, per i quali s'intende che la Bibbia (la Parola di Dio) ha dei vivificanti effetti, sulle Nuove Creature in Cristo. [278]

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