Serie 5 -
Ad Una Mente
Fra Dio E L'Uomo
STUDIO
2
L'AUTORE
DELL'AD-UNA-MENTE
Jehovah Iddio attribuisce a se l'autorità del gran
piano dell'adunamente che, come abbiamo messo in evidenza nel
primo capitolo di questo volume, è in corso di progressivo sviluppo, il
cui principio risale al Calvario e non sarà completo che alla fine
dell'età millenniale, quando il Signore Gesù Cristo, il Mediatore dell'Adunamente,
consegnerà al Padre il dominio della terra restaurata e pienamente
subordinata a Lui. Numerose dichiarazioni
delle Scritture, armonizzano con ciò; per esempio: "lo sono Jehovah,
il tuo Dio, il Santo d'Israele, il tuo Salvatore." E di nuovo:
"Io sono Jehovah, e fuor di me non v'è Salvatore." ... "Io,
Jehovah, sono il tuo Salvatore, lo, il Potente di Giacobbe, sono il
tuo Redentore." ... "Io sono
Jehovah, il tuo Dio fin del paese
d'Egitto, e tu non devi riconoscere altro Dio fuori di me, e
fuori di me non c'è altro Salvatore." ... "All'Iddio
unico, Salvatore nostro per mezzo di
Gesù Cristo nostro Signore, sia gloria, maestà,
forza e podestà, da ogni eternità, ora e per tutti i secoli." ..."Perchè
abbiamo posto la nostra
speranza nell'Iddio vivente ch'è
il Salvatore di tutti gli uomini, principalmente dei credenti" (Isaia
43:3/11; 60:16; Osea 13:4; Giuda 25; I Timoteo 4:10; Tito
1:3; 2:10).
L'Onnipotente Jehovah è dunque il Salvatore e
l'Autore del gran piano di salvezza, che mette ad esecuzione a mezzo
dei Suoi rappresentanti ed agenti volontari. Se questo pensiero
fosse pienamente accettato, forse servirebbe molto bene a fugare le false
concezioni nella relazione tra il
Padre ed il Suo celeste Figliuolo in riguardo alla
salvezza dell'umanità. In tal caso crollerebbe la blasfema concezione
ritenuta da un considerevole numero di persone che si professano
cristiane, e cioè: che il Padre celeste, sempre adirato, cerca di
distruggere o tormentare i peccatori, mentre il celeste Figliuolo,
nostro Signore Gesù Cristo, pieno d'amore e di miseri [20]
cordia (requisiti che secondo tale
teoria, il Padre non possederebbe), intervenne e
soddisfece l'ira del Padre, col ricevere il colpo
mortale al posto dell'uomo. Ora Jehovah è placato, solo perchè,
essendo giusto, non può richiedere nuovamente ciò che è già stato
pagato a mezzo del sangue prezioso di Gesù. Quanto più rapidamente
questa erronea e terribile concezione viene dimostrata falsa e
dimenticata da coloro che la ritengono, tanto più migliora la prospettiva
del loro progresso nelle cose spirituali, nella conoscenza, nella grazia e
nell'amore del vero Dio.
Una corretta conoscenza di tale soggetto, dimostrerà
come il Padre celeste è perfetto in tutti gli attributi che
costituiscono la sua eccelsa nobiltà di carattere: perfetto nella Sua giustizia, talchè la
giusta sentenza della Sua santa legge non può essere violata nemmeno
da Lui stesso; perfetto in sapienza in quanto i suoi piani ed ordinamenti non soltanto in riguardo alla creazione dell'uomo, ma
anche in riferimento alla sua salvezza, alla sua Espiazione, ecc., furono
tutti completi sin dal principio, e che nessuna contingenza o
fallimento sarebbe stato possibile, nè implicava necessità alcuna di
cambiamento nel suo piano, proprio com'è scritto: "Io, Jehovah, non
muto" e "il Signore che fa tutte queste cose, le quali a Lui son
note abeterno"; perfetto
anche nel Suo amore, tanto che non potrebbe
esservi amore più grandè e tuttavia così perfettamente bilanciato ed in armonia con gli altri attributi, in virtù dei quali
Egli potè salvare i peccatori mediante un giusto proponimento della
Sua onniscienza; perfetto, altresì, nella sua potenza, talchè tutti
i suoi buoni propositi, i suoi benevoli intendimenti, il suo giusto piano,
i suoi amorevoli disegni completamente coordinati, saranno realizzati affinchè producano i risultati originariamente prestabiliti,
proprio com'è scritto: "Così è della mia parola, uscita dalla
mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senz'aver compiuto quel
ch'io voglio, e menato a buon fine ciò per cui l'ho mandata" (Isaia
55:11; Malachia 3:6; Atti 15:18).
Pertanto, quando dal punto di vista delle Scritture, intendiamo che
lo stesso grande Jehovah è l'Autore della salvezza, realizzata [21] nel nostro Signore Gesù, questa cognizione ci
induce ad onorare ed amare con maggior pienezza ed appropriatamente il
nostro Potente Dio, mentre non diminuirà in noi l'onore, l'amore, la stima e la riverenza che
giustamente nutriamo per il nostro Signore e
Salvatore Gesù Cristo. In tal senso vediamo nel celeste Figliuolo l'immagine
del Padre, e lo riconosciamo quale "Messaggero del Patto,"
per cui tutte le benedizioni promesse da Jehovah saranno concesse
all'umanità, e senza di Lui niuna delle promesse benedizioni sarà
possibile ottenere. In armonia con il pensiero che in tutte
le cose il nostro Signore Gesù funziona come rappresentante del
Padre, Jehovah, nell'opera di salvezza, interpretiamo le dichiarazioni
scritturali che seguono:
"Ma quando la benignità di DIO, NOSTRO SALVATORE
e il suo amore verso gli uomini sono stati manifestati,
Egli ci ha salvati ... mediante il
lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, ch'Egli ha copiosamente sparso su noi per mezzo
di Gesù Cristo nostro Salvatore." Tito 3:4/6
"Esso (Gesù) ha Iddio esaltato con la sua
destra, costituendolo Principe e Salvatore, per dare
ravvedimento ad Israele, e remissione de peccati." Atti
5:31
"E noi abbiamo veduto e testimoniato che IL PADRE HA MANDATO
IL FIGLIUOLO, per essere il Salvatore del mondo." I Giovanni 4:14
"Paolo, apostolo di Cristo Gesù per comandamento di DIO NOSTRO
SALVATORE e di Cristo Gesù nostra speranza." I
Timoteo 1:1
"Questo è buono ed accettevole nel cospetto di
DIO NOSTRO SALVATORE.... Poichè v'è un solo
Dio e un solo mediatore tra Dio e
gli uomini, Cristo Gesù uomo." (I Timoteo 2:3/5)
Si notino, inoltre, le parole di nostro Signore Gesù
sullo stesso soggetto: "Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel
mondo per giudicare il mondo, ma perchè il mondo sia salvato
per mezzo di Lui." Giovanni 3:17 [22]
"Io non posso far nulla da me stesso; come odo,
giudico." Giovanni 5:30
"Come il Padre mi ha mandato, anche io mando
voi (i discepoli)." Giovanni 20:21
"Ma quant'è a quel giorno e a quell'ora
nessuno li sa, neppure gli angeli nel cielo, NE' IL
FIGLIUOLO, ma solo il Padre." Marco 13:32
"Non sta a voi sapere i tempi ed i momenti che
il Padre ha riserbato alla sua propria autorità." Atti 1:7
"Le opere che fo' nel nome del Padre mio, son
quelle che testimoniano di me." Giovanni 10:25
"Ecco, io mando su voi quello che il Padre mio
ha promesso." Luca 24:49
"Io son venuto nel nome del Padre mio.” (Giovanni
5:43)
"Le cose dunque che dico, così le dico, come
il Padre me le ha dette." (Giovanni 12:50)
"II Padre è maggiore di me." (Giovanni
14:28)
"Io salgo al Padre mio e al Padre vostro,
all'Iddio mio e all'Iddio vostro." (Giovanni 20:17)
"DEGNO E' L'AGNELLO CHE E' STATO IMMOLATO"
Il nostro Signore Gesù, nell'ultimo libro della
Bibbia, "La Rivelazione di Gesù Cristo, CHE DIO GLI HA DATO PER MOSTRARE
Al SUOI SERVITORI" (Apocalisse 1:1), fornisce una
bellissima figura del soggetto dell'Adunamente illustrante il piano
generale della redenzione dell'uomo del peccato e dellamaledizione.
Ciò è posto in evidenza nel V° capitolo dell'Apocalisse,
dove il Padre celeste, "l'Antico dei giorni," "il Vegliardo,"
è assiso sul trono celeste ed ha nella mano un libro
scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette suggelli. Tale libro,
che rappresenta il Suo piano, prima conosciuto da Lui solo e
ritenuto dalla sua potenzanella sua propria mano-fino a quando qualcuno
fosse stato trovato degno di conoscerlo, per divenire il
suo esecutore, quale onorato agente e rappresentante di Jehovah. La
figura [23] simbolica dimostra, altresì, che nessuno,
all'infuori del nostro Signore Gesù, il quale soffrì per noi la morte sul
Calvario, Lui "giusto per gl'ingiusti, affinchè potesse
addurci a Dio," era stato degno di prendere il piano
divino nelle sue mani e conoscerne il contenuto.
Quando il nostro Signore Gesù manifestò lealtà ed
ubbidienza al Padre celeste, con l'umiliarsi e prendere il
posto del peccatore, soffrire l'ignominiosa morte della croce, in tal modo
dimostrò di essere degno di ricevere piena fiducia e la confidenza del
Padre. L'Apostolo descrive precisamente tale condizione di Gesù, in Filippesi
2:9/11, quando scrive: "E' PERCIO' che IDDIO lo ha sovranamente
innalzato e gli ha dato il nome ch'è al di sopra di ogni nome, affinchè nel nome
di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli,
sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo
è il Signore, alla gloria di Dio Padre." A tal punto, la figura
descritta in Apocalisse 5:9/13, già da noi considerata, presenta il nostro Signore Gesù come l'Angello che è stato immolato ed a cui
venivano rivolte le seguenti parole di ossequio: "Tu sei degno di
prendere il libro e d'aprirne i suggelli, perchè sei stato immolato e
hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d'ogni tribù e lingua e popolo
e nazione." In tal modo viene prefigurata l'esaltazione del
Rappresentante del Padre celeste, il "Messaggero (Servitore) del
Patto." A motivo della sua umiltà e della sua completa sottomissione
ed ubbidienza alla volontà del Padre, Gesù venne ritenuto degno di sedere sul trono con Lui, e con ordine del Padre stesso,
la proclamazione fu fatta per mezzo delle moltitudini celesti:
"Degno è l'Agnello che è stato immolato DI RICEVERE la
potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l'onore e la gloria
e le benedizioni" e, finalmente, "tutte le creature"
afferreranno il concetto che l'Eterno
ha supremamente innalzato il suo Unigenito
Figliuolo fino al punto di nominarlo suo associato nel Regno, al
che tutti danno la loro approvazione, gridando: "A Colui
che siede sul trono (dell'universo-Jehovah) e all'Agnello siano
le benedizioni e l'onore e la gloria e l'imperio, nei secoli dei [24]
secoli!" Nessuna meraviglia, dunque, se ci vien
detto che da ora innanzi, "tutti onorino il Figliuolo come
onorano il Padre" perchè il Padre lo ha così
divinamente innalzato, Giovanni 5:23
L'Apostolo dichiara che la glorificazione di Gesù
fornisce una illustrazione della legge divina del "chi si
abbassa sarà innalzato." Dobbiamo notare tuttavia che questa figura simbolica
(vrs. 13) dell'esaltazione di nostro
Signore Gesù Cristo alla gloria, onore, potenza e dominio, non implica nessuna abdicazione da parte del Padre al
trono dei cieli in favore dei Figliuolo, nè che Padre e Figliuolo
siano una medesima persona, in quanto nell'illustrazione le
sue persone sono separate e distinte: il Padre, come sempre, il datore
di vita, che ha il primo posto in onore e lode. E questo ci rammenta
di nuovo le parole di Gesù: "Io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che sia dato a me" (Luca
22:29). Ed ancora Egli dice ai suoi fedeli seguaci: "A chi vince
io darò di seder meco sul mio trono, come anchio ho vinto e mi son posto
a sedere col Padre mio sul suo trono." Apocalisse 3:21
Che l'intera opera di redenzione appartenga al Padre che la esercita
per mezzo del suo Figliuolo, lo conferma la dichiarazione dell'Apostolo,
il quale afferma che Dio "in quest'ultimi giorni ha parlato a noi
mediante il suo Figliuolo, ch'Egli ha costituito erede di tutte le cose mediante il quale pure ha creato i mondi, il quale ...
quand'ebbe fatta la purificazione dei
peccati, si pose a sedere alla
destra della Maestà (Jehovah) nei luoghi altissimi, diventato così di
tanto superiore agli angeli." Ed ancora dice di Lui: "Abbiamo
un tal sommo Sacerdote, che si è posto a sedere alla destra del
trono della Maestà nei cieli (Jehovah), ministro del Santuario e del vero
tabernacolo, che il Signore (Jehovah) e non un uomo ha eretto."
Lo stesso Apostolo così continua: "Questi (l'uomo Gesù), dopo
avere offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si
è posto a sedere alla destra di Dio." (Ebrei 1:2/4; 8:1; 10:12) L'Apostolo
ci esorta indi a perseverare "riguardando a Gesù, Duce e perfetto
esempio di fede, il quale, per la gioia che gli era posta [25]
d'innanzi, sopportò la croce sprezzando il
vituperio, e s'è posto a sedere alla destra del Trono di
Dio"; ed infine ci invita a considerare "l'Iddio
del nostro Signore Gesù Cristo,
il Padre della gloria" e "qual sia verso di noi che crediamo, l'immensità della
sua potenza, la qual potente
efficacia della sua forza EGLI HA
SPIEGATA IN CRISTO, quando lo
risuscitò dai morti e lo fece sedere
alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato
e autorità e podestà e signoria, e d'ogni altro nome che si
nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire. Ogni
cosa gli ha posto sotto i piedi." Ebrei 12:2;
Efesi 1:17/22. Anche l'apostolo
Pietro dichiara che nostro Signore Gesù, "essendo andato
in cielo, è alla destra di Dio, dove gli angeli, principati e
potenze GLI SON SOTTOPOSTI (I
Pietro 3:23)
Tutte queste varie Scritture, indicano molto
chiaramente la grandissima esaltazione del nostro Signore Gesù come PREMIO DEL PADRE per la sua
meravigliosa ubbidienza e manifestazione dello
spirito del Padre d'amore, nel sacrificare se stesso in favore
dei peccatori; ma nessuna di esse
indica che il Signore Gesù fu il Padre,
nè che fu esaltato prendendo il posto del Padre sul trono celeste,
onde ricevere le manifestazioni di affetto e di adorazione delle
sue creature intelligenti. Al contrario, presentano espressamente
il Padre celeste come Colui che è superiore in
onore e potenza, come il
Benefattore che grandemente glorificò ed esaltò il Figliuolo, facendolo
sedere alla sua destra, o posto di supremo favore,
onde condividere con Lui il trono o dominio del regno
celeste, affinchè angeli e
tutte le moltitudini celesti gli siano
sottoposti. Infatti, in riguardo
all'eccelsa esaltazione di Gesù a
tanta suprema potenza
concessagli dal Padre, viene usato un linguaggio così
marcato che in un punto l'ispirato scrittore ritenne
molto appropriato richiamare
l'attenzione sul fatto che niuna di queste
dichiarazioni di esaltazione
implica una qualsiasi uguaglianza col
Padre, che è molto più elevato
di Lui; perciò, parlando del regno
Millenniale di Cristo, dice:
"Poichè bisogna ch'egli regni finchè abbia
messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico [26]
che sarà distrutto, sarà la morte. Difatti, Iddio
(il Padre) ha posto ogni cosa sotto i piedi di esso (il Figliuolo); ma
quando dice che ogni cosa gli è sottoposto, è chiaro che Colui
(il Padre) che gli ha sottoposto
ogni cosa, ne è eccettuato. E quando
ogni cosa gli sarà sottoposta (al figliuolo), allora
anche il Figliuolo stesso sarà sottoposto a Colui che
gli ha sottoposto ogni cosa, affinchè Dio (il
Padre) sia tutto in tutti." Î Corinzi 15:25/28
"COLUI CHE HA VITA IN SE STESSO"
L'Onnipotente Iddio ha un nome appropriato per
manifestarsi ed è Jehovah, che significa "Colui che ha vita in
se stesso" o "l'Immortale." Così leggiamo nella
dichiarazione fatta a Mosè: "Io apparii ad Abrahamo, ad Isacco e a Giacobbe,
come l'Iddio onnipotente (l'unico e
potentissimo Dio), ma non fui conosciuto da loro sotto il mio nome di Jehovah" (Esodo 6:3). Con
questo nome "Jehovah" Iddio fu conosciuto, da quel
momento in poi, dal suo popolo, ed esso
viene riportato centinaia di volte in tutto il Vecchio
Testamento, ma a causa di errate traduzioni, questo nome viene
confuso con la parola "SIGNORE." Ciò può essere facilmente riconosciuto,
essendo riportato in lettere maiuscole quando si riferisce
al sacro nome di Jehovah.
Così, nel primo comandamento dato ad Israele, il
Signore disse: "Io sono Jehovah, l'Iddio tuo ... non avere altri dii (altri potenti)
nel mio cospetto ... perchè io,
Jehovah, l'Iddio tuo, sono un
Dio geloso." Esodo 20:2/5
Anche Mosè disse: "Ascolta, Israele: Jehovah, l'Iddio tuo, è l'UNICO
Jehovah; tu amerai dunque Jehovah il tuo Dio con tutto il
tuo cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze." Deuteronomio
6:4/5. Questo è il passo delle
Scritture che nostro Signore Gesù considerò come l'essenza della verità.
Quando gli fu chiesto qual fosse il più grande dei comandamenti. Egli
rispose citando quella Scrittura:
"Questo è il grande e primo comandamento: ama il
Signore (Jehovah) Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l'anima
tua e con tutta la mente tua." Matteo 22:38. E di nuovo [27]
leggiamo: "Io sono Jehovah; tale è il mio nome;
ed io non darò la mia gloria ad un altro. (Isaia
42:8). E non manchiamo di afferrare dal contesto la
positiva dichiarazione che il nome "Jehovah" è
esclusivamente quello del "Padre degli astri luminosi presso il
quale non c'è variazione nè ombra prodotta da rivolgimenti" Giacomo 1:17, nè
che detta dichiarazione è preceduta dalla profetica
proclamazione del Messia come l'onorato ed eletto "servo,"
dicendo:
"Ecco il mio servo, IO LO SOSTERRÒ; il mio
eletto in cui si compiace l'anima mia; io ho messo il mio spirito su
lui, egli insegnerà la giustizia alle nazioni, ... Egli non verrà meno e non s'abbatterà
finchè abbia stabilita la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno
fiduciose la sua legge. Così parla
Iddio, Jehovah: Io, Jehovah,
t'ho chiamato secondo giustizia, e ti prenderò per la mano, ti custodirò
e farò di te l'alleanza del popolo, la luce delle nazioni, per aprire gli occhi dei ciechi, per trarre dal carcere i prigioni,
e dalle segrete quelli che giacciono nelle tenebre. Io sono Jehovah;
tale
è il mio nome." Isaia
42:1/8
IL NOME "JEHOVAH" APPLICATO SOLO
AL PADRE DELLA GLORIA
Spesso il nome "Jehovah" viene applicato dalle Scritture al nostro
Signore Gesù ed è perciò che alcuni pensano che esso non sia il nome
speciale del Padre celeste. Questo è un errore. Per il bene comune, noi
esamineremo i passi che alcuni presentano per suffragare questa
loro pretesa, e dimostreremo che essi non contraddicono le Scritture, le quali dichiarano che è il nome proprio e
speciale del grande "IO SONO."
1) Il testo che alcuni presentano come prova che il
nome Jehovah può essere propriamente esteso anche a Gesù Cristo,
dice: "Ecco, i giorni vengono, dice Jehovah, quand'io farò
sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da re e
prospererà, e farà ragione e giustizia nel paese ... e questo sarà il nome col quale [28] sarà chiamato: IL SIGNORE NOSTRA GIUSTIZIA."
Geremia 23:5/6
E' evidente, che questo testo si riferisce al nostro
Signore Gesù e al suo regno Millenniale; anche nel testo ebraico è
usata la stessa parola Jehovah - TSIDKENU. Qual'è la
spiegazione? Semplicemente questo: i traduttori, spinti dallo zelo di
trovare un passo dove il nome
Jehovah viene associato al nome Gesù, hanno dato una traduzione piuttosto
povera del passo stesso. Non sussiste, invece, alcuna difficoltà se la
traduzione viene fatta nel modo seguente: "E questo sarà il
nome col quale sarà chiamato: Jehovah
nostra giustizia."
E com'è appropriato questo
nome per l'opera e l'ufficio di
nostro Signore Gesù! Non fu Egli manifestato come il
rapresentante della giustizia di Dio, soffrendo la pena prevista dalla
giustizia e la redenzione dell'uomo, affinchè Iddio sia giusto e
giustificante tutti coloro che credono in Gesù? Certo, nessun altro
nome può essere più appropriato.
Non dovrebbe essere taciuto il fatto che proprio lo
stesso nome: JEHOVAH-TSIDKENU, ricorre altre volte nelle stesse
profezie, senza che i nostri amici ne citino i passi per la
nostra attenzione, passi in cui i traduttori non hanno riportato lo
stesso nome in lettere maiuscole, come per evidenziarne la
differenza, come hanno fatto in altri casi. Perchè tutto ciò? Perchè in
tali passi il nome suddetto si riferisce alla Chiesa, la Nuova Gerusalemme:
"e questo è il nome onde sarà chiamato: (Jehovah-Tsidkenu)
L' Eterno nostra giustizia." Gerem. 33:16
Che questo sarà il nome appropriato per la Chiesa glorificata, tutti
possono facilmente rendersene conto: la Chiesa non solo condivide
col suo Signore le sofferenze a causa della giustizia e compie quel che manca delle afflizioni di Cristo, nella propria carne
(Colossesi 1:24; 1 Pietro 5:9), ma
condivide, altresì, tutta la gloria del suo Signore. Come una
moglie condivide gli onori ed il nome
del marito, così anche la Chiesa porta il nome di Cristo perchè i suoi membri son altresì membri del corpo di Cristo. Apocalisse
3:12; 19:7; 21:9 [29]
Nè questi sono i soli casi in cui il nome Jehovah
viene usato per comporre un altro nome. Infatti, il monte ove
Abrahamo stava per offrire Isacco, il cui sacrificio Dio lo sostitui
con quello di un montone, fu chiamato da Abrahamo "Al
Monte di Jehovah sarà provveduto" (Genesi
22:14). Mosè nominò un altare che egli edificò: "Jehovah
è la mia bandiera" (Esodo
17:15). Gedeone edificò
un altare a cui pose nome: "Jehovah
Pace" (Giudici 6:24). Ezechiele
profetizzò di una città futura e la denominò "Jehovah
è quivi." (Ezechiele 48:35).
2) — Si
sostiene che Dio apparve ad Abrahamo (Genesi 18:1) ed a Mosè (Esodo
3:3/15), non direttamente, ma per mezzo di Cristo Gesù
nella sua condizione pre-umana, per cui il nome usato, sarebbe il
suo. Noi rispondiamo che tale ragionamento è del tutto infondato,
in quanto, se il nome fosse applicato ad altra persona, questo
starebbe ad indicare che essa sarebbe
altamente stimata da Jehovah che, in quelle occasioni, trattò
effettivamente Gesù come suo sovrintendente o rappresentante-autorizzato
ad esercitare la potenza divina. In Esodo 3:2, è scritto che colui
che rappresentò Jehovah ed usò il suo nome, "IO SONO" fu un
"ANGELO (Messaggero) DI JEHOVAH." Che quell'altissimo
Messaggero fu "La Parola" a cui si riferisce Giovanni 1:1,
il nostro Signore Gesù nella sua esistenza
preumana, non lo dubitiamo nemmeno per un momento.
Tuttavia, anche il più alto ed onorato messaggero, non dev'essere
confuso con Colui che egli rappresenta e nel cui nome parla, la
cui potenza esercita e conferisce anche a Mosè.
3)—Isaia 40:3
si riferisce alla missione di Giovanni Battista, dove dice:
"Preparate nel deserto la via di Jehovah." Qui ci vien chiesto di
considerare come una prova che Gesù è solo un'altro nome di Jehovah.
Rispondiamo nuovamente che non è così! Gesù fu
veramente il Servitore onorato dall'Eterno e il suo rappresentante
tra gli uomini,
nel senso pieno della parola; tuttavia, egli stesso
dichiarò: "Il Padre mi ha mandato," "Come odo, giudico,"
"Il Padre mio...è più grande di tutti." E noi dobbiamo credere ad un tale
Messaggero. Il fatto è che Giovanni Battista prefigurò [30] nel grande Messaggero, l'intera Chiesa nella carne, la quale, a suo tempo,
costituirà il Cristo capo e corpo, nella gloria spirituale, la cui opera
sarà un altro passo in avanti, nella grande opera di preparazione
della Via di Jehovah, per fare della terra lo sgabello dei suoi
piedi. E quando quest'opera sarà completa, alla fine del Millennio,
allora sarà adempiuta anche la profezia. Vedansi I
Corinzi 15:24/28; Giovanni 6:57; 5:30; 10:29
4) — L'apostolo Paolo
parla di nostro Signore Gesù come del "Signore della gloria"
(I Cor. 2:8), e ci esorta a
considerare ciò come prova che
egli si identifica col Padre, Jehovah, e ciò perchè nel
Salmo 24:7/10 è definito il "Re di gloria." Rispondiamo che un
argomento così debole serve solo a provare la debolezza della teoria
che essi vogliono sostenere. Nostro Signore Gesù, durante l'età
Millenaria sarà veramente la Maestà, il Signore della gloria, in
quanto impugnerà lo scettro della terra nel nome e con la potenza
di Jehovah. Lo stesso ispirato apostolo, nella sua epistola, definisce
Gesù "il Signore della gloria" e dimostra chiaramente che,
quando il suo regno giungerà alla più alta gloria, egli lo rimetterà
nelle mani del Padre "che ha posto ogni cosa sotto i piedi di
esso ... affinchè Dio sia tutto in tutti."
5) — In due descrizioni profetiche del Regno millenariodi Cristo, è
detto: "Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte (Regno) della casa
di Jehovah si ergerà sulla vetta dei monti, (governerà su altri regni)
. . . e molti popoli v'accorreranno, e diranno: Venite, saliamo
al monte di Jehovah ... egli ci
ammaestrerà intorno alle sue vie, e noi cammineremo per i suoi
sentieri ... Egli giudicherà tra
nazione e nazione." Isaia 2:2/4; Michea 4:1/3
Poichè Cristo deve regnare, giudicare e possedere
il Regno durante il Millennio, si ritiene che il nome Jehovah in questa
profezia debba riferirsi a Cristo. Ma anche qui noi rispondiamo che non è
così! Deve ritenersi ben fermo nella mente che tutte le benedizioni
vengono dal Padre anche se largiti attraverso il Figliuolo
(I Corinzi 8:6). Il Signore Gesù ci insegnò a
pregare in tal senso:
"Padre nostro che sei nei cieli . . . il tuo regno venga; [31]
sia fatta la tua volontà anche in terra com'è fatta
nel cielo." (Matteo 6:10) Lo stesso è dimostrato anche in
Michea 4:8, dove il Cristo ("Capo e Corpo" — la Nuovo
Gerusalemme) è paragonato ad una "Torre del Gregge" da cui verrà
l'antico dominio, perduto da Adamo nell'Eden,
riconquistato da Gesù sul Calvario.
6) — "Ma
da te, Bethlehem Efrata ... uscirà colui
che sarà il dominatore in
Israele, le cui origini risalgono ai TEMPI ANTICHI, AI GIORNI ETERNI." (Michea 5: 1). Si pretende che noi accettiamo
questa citazione come prova che Gesù fu Jehovah, perchè nel verso citato
è detto "ai giorni eterni" ed anche perchè, Mosè, riferendosi
a Jehovah, disse di lui: "Ab eterno in eterno, tu sei Dio."
(Salmo 90:1/2). Noi rispondiamo che questa è una conclusione
irragionevole e contraddittoria non solo per centinaia di casi nei
quali il nome di Jehovah è riportato, ma anche in relazione al
significato che esso ha nel contesto. Leggendo un po' più avanti, Michea 5:3, rileviamo che la dichiarazione precedente si riferisce al
Messìa: "Egli starà là e pascerà il suo gregge (il gregge di Jehovah-Salmo
23:1) colla forza di Jehovah, COLLA MAESTA' DEL NOME DI JEHOVAH, DEL SUO DIO.
Nulla di più esplicito potrebbe dirsi sul soggetto. E
allora qual'è il significato di Michea 5:1? La dichiarazione può
essere ben compresa nel modo seguente: "le cui origini
risalgono (furono predette) ai tempi antichi, ai giorni eterni" nel senso che la sua venuta
come Messìa fu prevista e preordinata nel piano divino.
7) — Anche la
profezia di Isaia 25:6/9, riferita al regno Messianico,
viene considerata come prova che il nome Jehovah è applicabile al nostro
Signore Gesù, in quanto è dichiarato che "Jehovah ... preparerà su questo monte
(regno) a tutti i popoli un convito di
vini vecchi, e cibi succulenti pieni di midollo . . . annienterà per sempe la morte, e il Signore Jehovah asciugherà le lagrime
da ogni viso."
A tale interpretazione noi rispondiamo di no, in
quanto essa è ben lontana dal costituire una prova in tal senso.
Innanzitutto è da notare che colui che parla in questo passo è il
nostro Signore, [32] il Cristo glorificato, e la sua opera dell'età
millenniale è brevemente riassunta nel primo verso dello
stesso capitolo: "O Jehovah, tu sei il mio Dio; io t'esalterò (ti
onorerò), celebrerò il tuo nome." Questo sarà il risultato del
regno Millenario, alla fine del quale tutte le creature, compreso il Figliuolo, saranno
completamente soggetti al Padre, la
cui potenza, operante in Cristo, assoggetterà tutte le cose terrestri e celesti a Lui. Il Messìa viene sulla terra come
il potente Servitore di Jehovah, il Vicereggente, l'Emmanuale ("Dio
con noi"). Questa verità
viene confermata con assoluta certezza dall'apostolo Paolo il quale,
infatti, dopo aver citato questa
profezia, puntualizzando gli avvenimenti più salienti che culminano con la distruzione della morte adamica, durante il Millennio,
conclude: "Ringraziato sia Iddio che ci dà la vittoria
(liberazione e trionfo) per mezzo del
Signor nostro Gesù Cristo." (1
Corinzi 15:57)
8) — Ci si
chiede di considerare, come prova che il nome Jehovah appartiene
giustamente al nostro Signore Gesù per il fatto che Egli è
nominato: "Ammirabile Consigliere (o guida, o modello miracoloso), Dio potente, Padre
dell'eternità, principe della pace." (Isaia 9:6)
Più oltre esamineremo questa Scrittura nel suo
pieno significato, perciò qui ci limitiamo ad affermare che questo non
giustifica l'applicazione del nome Jehovah al nostro adorabile
Signore e Maestro, Gesù. Si noti, comunque, che se tale fosse stato il
pensiero del profeta, sarebbe stato il posto adatto per applicare il nome "Jehovah"
insieme agli altri titoli. Al contrario, è dichiarato nel verso che
segue: "Questo farà lo zelo di Jehovah degli eserciti.” (verso 7).
9) — "Dite
alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio! Ecco il Signore
(Adonai) Jehovah viene con potenza, e col suo braccio Egli domina. . . . Come un pastore, egli pascerà il suo gregge." (Isaia
40:9/11)
Viene affermato che in questo passo il nostro
Redentore è chiamato Jehovah, ma la nostra risposta è ancora negativa
poichè [33] è chiamato il "braccio" di Jehovah, come
in altri passi è chiamato il "potente braccio di
Jehovah" o Colui a cui il Padre "ha sottoposto ogni
cosa" fino a quando abbatterà ogni autorità e potenza che si oppone a
Jehovah ed alle sue giuste leggi, e farà della terra lo sgabello
dei suoi piedi. Al Padre sottometterà ogni cosa, Lui compreso
(I Corinzi 15:24/28; Matteo 12:20).
Altre scritture, nelle quali Gesù è profeticamente
rappresentato come il "braccio destro" o lo potenza di
Jehovah, sono:
"Chi ha creduto a quel che noi abbiamo annunziato (predicato) e
a chi è stato rivelato il braccio di Jehovah? (durante la presente era,
pochi furono coloro i quali si resero
conto che il Braccio del Signore
non fu molto grande ecc.). . . . Egli
fu disprezzato ed abbandonato
dagli uomini...." (Isaia 53; Giovanni 12:38)
"Le isole spereranno in me, e confideranno nel mio
Braccio." Isaia
51:5/9
"Jehovah ha snudato il suo Braccio
santo agli occhi di tutte le nazioni (all'atto di stabilire
il suo Regno) ; e tutte le estremità
della terra vedranno la
salvezza del nostro Dio." Isaia 52:10
"... E un redentore verrà a
Sion e per quelli di Giacobbe che si
convertiranno dalla loro rivolta, dice Jehovah." Isaia 59:15/20
"Allora il suo Braccio (di
Jehovah) gli è venuto in aiuto." (idem)
10) — In Giovanni 12:41 leggiamo: "Queste
cose disse Isaia perchè vide la gloria di lui e di lui parlò."
Ci si chiede se queste parole si applicano ad Isaia 6:1. Rispondiamo di si,
precisando, tuttavia, che la parola ebraica "SIGNORE," nel suddetto verso, è
ADONAI, ed è nostra convinzione che il nome "Jehovah" non può
applicarsi appropriatamente ad altri, all'infuori del Padre celeste,
anche se può essere talvolta applicato ai suoi messaggeri, quando
agiscono per Lui e rappresentano il suo Nome.
Non mettiamo nemmeno in discussione il fatto che
ADONAI alcune volte si riferisce ad uno dei tanti titoli del Padre celeste,
ma affermiamo che in questo testo non si applica al Padre, ma al
Figliuolo. La stessa parola ADONAI si riferisce a Cristo ed al [34] suo regno Messianico, nel Salmo 2:4: "Il Signore
(Adonai) si befferà di loro.
Allora parlerà loro nella sua ira e nel suo furore li renderà smarriti.... Il Signore (Jehovah) mi disse: Tu sei il mio
Figliuolo, oggi io t'ho generato."
Qualcuno potrebbe obbiettare che l'ADONAI di Isaia 6:1 deve riferirsi
alla stessa persona di Jehovah del verso 3/5. Rispondiamo
ancora, no; il "Messaggero del Patto," il rappresentante di
Jehovah può
degnamente essere salutato con lode nel nome del Padre che Egli
rappresenta. Si noti che nel verso 8 non è Jehovah che dà il messaggio
e pronuncia il giudizio, ma ADONAI, perchè il Padre "ha
dato tutto il giudizio al Figliuolo" (Matteo 23:34/36; Giovanni 5:22/27)
Un altro esempio che si riferisce al nostro Signore Gesù, in stretta connessione con il nome
"JEHOVAH" ed un'altra parola usata nell'Ebraico, ma tradotta
"SIGNORE" nella nostra comune versione della Bibbia si riscontra nella dichiarazione di Malachia
3: 1/3: "Ecco, io vi mando il mio messaggero; egli preparerà la via
davanti a me. E subito il Signore (Adon, della stessa radicale della parola ADONAI) che voi cercate, l'Angelo del Patto, che voi
bramate, entrerà nel suo tempo. Ecco, ci viene, dice Jehovah degli
eserciti ... e purificherà i
figlíuolì di Levi, e li depurerà come si
fa dell'oro e dell'argento; ed essi offriranno all'Eterno offerte con giustizia."
Un'altra referenza dello stesso tipo, molto familiare, si trova nel mirabile
Salmo messianico, che dice: "Tu
sei bello, più bello di tutti
i figliuoli degli uomini; la grazia è sparsa sulle tue
labbra; perciò Iddio ti ha
benedetto in eterno.... Il tuo trono, o Dio, è per ogni
eternità; lo scettro del tuo regno è uno scettro di dirittura. Tu
ami la giustizia e odii l'empietà. Perciò Iddio, l'Iddio tuo,
ti ha unto d'olio di letizia, a
preferenza dei tuoi colleghi (seguaci)." Lo stesso Salmo, continua
parlando della Chiesa, chiamandola "figliuola
del re," così, come altrove è chiamata la "Sposa,"
la "moglie dell'Agnello,"
esortandola a riverire il Re suo Signore: "E il Re porrà amore alla tua bellezza; poich'egli è il tuo
Signore [35] (ADON-non Jehovah) prostrati dinanzi a lui." Salmo
45:1/11; Ebrei 1:8/9; I Corinzi 11:3; Efesi 5:23; Giovanni
5:23.
11) — Ci si
chiede di considerare Isaia 8:13/14 come prova che
il nome Jehovah è appropriatamente applicabile al nostro Signore Gesù.
In esso leggiamo: "Jehovah degli eserciti, quello santificate! Sia
lui quello che temete e paventate!" Ma l'enfasi è data sul verso che
segue il quale, senza specificare a chi si riferisce, dichiara: "Egli
sarà un santuario, ma anche una pietra d'intoppo, un sasso d'inciampo per
le due case d'Israele." Noi non possiamo accettare queste
parole come pretesa prova; notiamo, anzi, nel contesto una terza persona, oltre Jehovah ed il Profeta: il nostro Signore Gesù, che
dice: "chiudi questa testimonianza, suggella questa legge fra i
miei discepoli. Io aspetto Jehovah.... Ecco me, ed i figliuoli che Jehovah
m'ha dati." (Isaia 8:16/18 cfr. Ebrei 2:13)
12) — Il Salmo
110 è dato come prova che il nome JEHOVAH è
giustamente applicato dalle Scritture al nostro Signore Gesù. Noi
rispondiamo che nessuna pretesa potrebbe essere più lontana dal vero di questa. Infatti, esso prova precisamente il contrario: "Jehovah
ha detto al mio Signore (ADON) : siedi alla mia destra, finchè
io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi.... ADONAI estenderà da Sion lo scettro della sua (di Jehovah) potenza:
Signoreggia in mezzo dei tuoi nemici." E di nuovo: "Jehovah
ha giurato, e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno, secondo
l'ordine di Melchisedec." Salmo 110:1,
4, 5
Chi non vede che la persona qui riferita è esaltata
alla destra di Jehovah, ad una posizione di favore speciale, e che vien
fatto sacerdote
di un nuovo ordine, è certamente accecato dal pregiudizio.
Rimandiamo costoro alla interpretazione del Maestro che applica
quelle parole a se stesso, come essendo il Signore (ADON) di Davide,
esaltato dal suo Signore (JEHOVAH). Matteo 22:44/45
L'apostolo Pietro, parlando sotto influenza dello
Spirito Santo, il giorno della Pentecoste, fornì la medesima
interpretazione, [36] mentre l'apostolo Paolo si riferì ad esse
attribuendole la stessa importanza. Fatti Ap. 2:34;
Ebrei 1:13; 10:12/13
13) — Poichè il
nostro Signor Gesù è conosciuto come il grande Maestro,
vien detto che egli adempì la profezia: "Tutti i tuoi figliuoli
saran discepoli di Jehovah." (Isaia
54:13). A contraddire questa interpretazione ci riferiamo al Signore Gesù
stesso, il quale, in un suo discorso, citò espressamente quelle
parole ed affermò chiaramente che Egli non era nè pretendeva essere
Jehovah in detta profezia. Ecco le sue parole: "E' scritto nei
profeti: E saranno tutti ammaestrati da Dio. Ogni uomo che ha udito il
Padre ed HA IMPARATO DA LUI, viene a me." Giovanni 6:45
Il Padre stesso, il grande Jehovah, non solo è il donatore della Legge,
ma è anche il grande Maestro di essa. Il suo grande piano per
la salvezza dell'umanità, sarà considerato da tutti i suoi figliuoli intelligenti
come l'esemplificazione più meravigliosa della giustizia, dell'amore
e della sapienza, perfettamente armonizzate insieme, ciascuna
secondo la propria inviolabile perfezione.
Per incarico del Padre celeste, nostro Signore Gesù fu ed è tutt'ora
il grande Maestro, al di sopra d'ogni altro. Questo è precisamente ciò
che il nostro caro Redentore insegnò. Infatti, Egli dichiarò
pubblicamente che i suoi insegnamenti li aveva appresi dal
Padre, quando disse: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che
mi ha mandato. Se uno vuol fare la volontà di Lui, conoscerà se
questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio ...
chi cerca la gloria di COLUI CHE MI HA MANDATO, egli è verace." ...
"La parola che voi udite
non è mia, ma è del Padre, che MI HA MANDATO....
Poichè le parole che tu (Padre) mi hai date, le ho
date a loro.... lo ho dato loro la TUA parola.... Santificali nella
verità: la TUA parola è verità." Giovanni 7: 16/18; 8:38; 14:24;
17:8, 14, 17
Nello stesso modo il Signore dette mandato a dei maestri speciali,
gli Apostoli, e ad altri ancora nella Chiesa, perchè fossero maestri,
assistenti, pastori, ed istruttori del suo gregge: "Pasci le mie
pecore ... pasci
le mie pecorelle.... Badate a voi stessi e a [37] tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo
vi ha costituiti vescovi, per pascere la Chiesa di Dio, la quale
egli ha acquistata col proprio sangue.''
(Giovanni 21: 17, 18; Atti 20:28). Eppure niuno di quei maestri fu
chiamato ad insegnare la propria dottrina, in
quanto sarebbe stato nient'altro che "sapienza di questo mondo."
Il popolo di Dio è stato insegnato da Jehovah e
nessuno può essere un vero maestro se non sa presentare agli uomini le parole, il piano ed
i caratteri di Jehovah come altrettanti stendardi di sublimi verità. Ed
in ciò essi richiamarono necessariamente attenzione sulle dottrine di
Cristo, su quelle digli Apostoli, le quali tutte, non sono altro che
espressioni ed insegnamenti delle grandi ed eterne leggi
del Padre.
Contrariamente a molti di coloro che oggi si presentano come Maestri,
nè il nostro Signore Gesù, nè i suoi Apostoli, pretesero o
cercarono tale originalità; si notino le umili parole di nostro Signore
Gesù, al pari delle quali non ve ne sono di più belle: "Io non fo
nulla da me, ma dico queste cose SECONDO CHE IL PADRE
M'HA INSEGNATO" (Giovanni
8:28). Possiamo, dunque
meravigliarci se ad uno che è trovato da Jehovah tanto umile e leale,
viene concessa tanta gloria ed onore da essere esaltato
alla sua destra? Che gli ammaestramenti di nostro Signore Gesù furono da Lui ben ricevuti e compresi, ce ne dà conferma l'ispirata
testimonianza che dice: "Benchè fosse Figliuolo, imparò l'ubbidienza
dalle cose che soffrì." Ebrei 5:8; Filippesi 2:8
Per mezzo dei suoi profeti, il Signore presentò
inoltre Gesù come il grande Maestro, designato da Lui, Jehovah, il supremo Maestro e
da Lui stesso ammaestrato, affinchè potesse essere un "misericordioso e fedele sommo sacerdote" per l'umanità ed il
degno "Duce della loro salvezza." Per questo era
necessario che egli fosse perfetto anche nell'esperienza delle cose che
avrebbe sofferto (Ebrei 2:9, 10). Si
noti come la profezia che segue, afferma
chiaramente che nostro Signore sarebbe stato insegnato da
Jehovah ed avrebbe bene appreso la lezione, e manifestato il suo
amore per la legge e obbedienza al Legislatore: "Il Signore [38] Jehovah (Adonai Jehovah) m'ha dato una lingua esercitata perch'io
sappia sostenere con la parola lo stanco; egli risveglia, ogni
mattina, risveglia il mio orecchio perch’io ascolti, come fanno i
discepoli. Il Signore, Jehovah (Adonai Jehovah) mi
ha aperto l'orecchio, ed io non
sono stato ribelle e non mi sono tratto indietro (dai
suoi insegnamenti ). Io ho
presentato il mio dorso a chi mi percoteva, e le mie guance a chi mi
strappava la barba; io non ho nascoto
il mio volto all'onta e agli sputi.'' Isaia 50:4/6; 53:11; Matteo 26:67; 27:26, 30
Su tale soggetto leggiamo ancora nella parola della
testimonianza di Dio, in riguardo alla preparazione del nostro
Signore Gesù al grande ufficio di Reale e Sommo Sacerdote dell'umanità:
"Lo spirito di Jehovah riposerà su lui:
spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e
di timore (riverenza) di Jehovah. Respirerà come profumo il
timore di Jehovah, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze
stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia,"
poichè Egli è stato percosso a motivo delle nostre infermità, per
cui può soccorrere tutti coloro che vanno a Dio per mezzo di Lui:
la sua Chiesa, oggi, e tutto il mondo, durante il suo regno Millenario.
Isaia 11:1/ 10; Ebrei 2:18
I1 Messìa viene ancora profeticamente presentato
mentre dice: ''TU MI MOSTRERAI (mi darai conoscenza del) il
sentiero della vita.... Io benedirò JEHOVAH che mi consiglia."
Questa espressione viene citata
dall'Apostolo, che lo applica al Salvatore: "l'uomo
Cristo Gesù" (Salmo 16:7, 11 ). Così, da queste profezie viene
la dichiarazione dell'Evangelista, che scrive: "E il bambino (Gesù)
cresceva e si fortificava, essendo pieno di sapienza; e la grazia
(le benedizioni ) di Dio era
sopra di lui.... E Gesù
cresceva in sapienza e in statura, e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini."
Luca 2:40, 52
Avendo esaminato i testi biblici considerati i più
forti sul soggetto, siamo certi ora che le Scritture non autorizzano
l'uso del grande nome JEHOVAH, come titolo per chiunque altro
essere [39] all'infuori del nostro Padre celeste; siamo altresì
certi che costoro restringono l'uso di esso, privandone l'applicazione ad
altri casi.
Tutto può essere considerato come un'appropriata decisione dell'Altissimo, affinchè Egli sia il centro di ogni
autorità, sapienza, giustizia, amore
e potenza; perchè questa è verità, e qualunque altro modo di vedere non solo non sarebbe verace, ma sarebbe anche
malvagio ed ingiurioso. Nelle sopra citate Scritture e dalle parole
di nostro Signore Gesù e degli Apostoli che Egli
stesso istruì con le parole
della propria bocca prima, e con l'ispirazione dello Spirito Santo, alla Pentecoste, abbiamo notato che niuno di essi
ha insegnato che il Padre celeste ed il Figliuolo sia una stessa persona
(essere), e tanto meno uguali in potenza e gloria, per cui tutto
quanto viene dichiarato nei vari credi e catechismi umani, sono
senza divina autorità.
Tuttavia, la grandezza del suo supremo Servente, 1'
"Angelo del Patto" in cui Egli prende il suo compiacimento,
non ingelosì il Padre celeste, che lo innalzò,
anzi, supremamente in dignità e potenza. Ascoltiamo le parole
di Gesù: "In verità, in verità io vi dico che
il Figliuolo non può da se stesso far cosa alcuna, se non la vede
fare dal Padre; perchè le cose che il Padre fa, anche il
Figlio le fa similmente. Poichè il Padre ama il Figliuolo,
e gli mostra tutto quello che Egli fa; e gli mostrerà
delle opere maggiori di queste, affinchè ne restiate
meravigliati. Difatti, come il Padre risuscita i morti e li
vivifica, così anche il Figliuolo vivifica chi vuole.
Oltre a ciò, il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il
giudicio al Figliuolo, affinchè tutti onorino il Figliuolo come onorano il
Padre. Chi non onora il Figliuolo non
onora il Padre che l'ha mandato." (Giovanni 5:19/23)
Solo quando la nostra mente è rischiarata dalle dichiarazioni delle
Scritture in riguardo al grande AUTORE del piano di Adunamente,
Jehovah, si potrà discernere la distinzione fra Lui
ed il Suo onorato Servitore, "l'Unigenito del Padre," il
suo "diletto Figliuolo," e
noi saremo adeguatamente preparati a comprendere la
filosofia dell'Espiazione stessa. Una gran confusione di mente [40] regna attualmente in moltissimi Cristiani in
riguardo al Padre ed al Figluiolo, perchè essi ignorano completamente la
dottrina dell'Espiazione e per tale motivo sono in pericolo
di far perdita della loro fede in questa importantissima e
fondamentale dottrina della divina rivelazione.
L'apostolo Paolo presenta in modo chiaro e
convincente, il soggetto della relazione tra il Padre ed il
Figliuolo riguardo alla nostra
redenzione, quando afferma che "non c'è alcun Dio fuori d'un solo ... per noi c'è un Dio solo, il Padre, dal quale sono tutte le
cose, e noi per la gloria sua, e un sol Signore, Gesù Cristo, mediante
il quale sono tutte le cose, e mediante il quale siamo noi." (I
Corinzi 8:4, 6.) Ciò vuol dire che vi è un solo eterno ed onnipotente
Dio, autore e origine di tutte le cose, al quale noi apparteniamo, e vi è un solo Signore Gesù Cristo, mediante il quale il Padre
celeste opera nei riguardi dei vari aspetti del suo piano. Mediante
lui solo abbiamo remissione dei peccati, per la fede nel suo sangue, e accesso al Padre, e alla grazia nella quale ci troviamo e
ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio. Romani 5:1
UNA TRADIZIONE DEI PADRI SOSTENUTA DA UNA
CONTRAFFAZIONE E INTERPOLAZIONE
Mentre ci riserviamo di considerare al capitolo
successivo la grandezza e il valore del Signor Nostro Gesù
Cristo, che ha compiuto l'intera opera di Espiazione, nonchè il grande onore e la dignità
conferitagli non solo dopo la redenzione del mondo, ma che aveva anche
prima, cerchiamo di comprendere chiaramente alcuni caratteri del
grande Autore del piano. Ma poichè il pensiero generale
della Christianità è molto perplesso sul contenuto della cosidetta
"dottrina della Trinità," dottrina che i suoi strenui difensori
ammettono di NON COMPRENDERE, nè di saper spiegare, allora è opportuno
esaminare quei testi della Scrittura che
si suppone diano coloritura e forza a quella dottrina
di uomini, che
non trova nessun appoggio nella Parola di Dio. Abbiamo già [41] richiamato l'attenzione sui vari passi scritturali
che con efficacia dichiarano che v'è un solo Dio onnipotente, non due,
tre o più. Nelle pagine che seguono, richiameremo l'attenzione
sul fatto che la parola “TRINITA” o alcun'altra di significato
equivalente, ricorrono nelle Scritture e che non esiste alcuna
dichiarazione alla quale si possa, anche irragionevolmente, attribuire
una qualche analogia con essa. Infatti, coloro che sostengono
quella dottrina, cercando di spiegare i loro propri pensieri, si
aggrovigliano disperatamente insieme ai loro ascoltatori. All'unisono,
essi dichiarano che vi è un solo Dio (e le Scritture enfatizzano
questo punto in modo così positivo, che è impossibile ignorarlo) e
nello stesso tempo ve ne sono tre, in quanto sono impegnati a sostenere quella teoria
dalla ''tradizione dei padri,'' trasmessa loro dal papato primitivo.
Ma come potrebbero esservi TRE dii e
contemporanemente un SOLO Dio? Se vi sono tre dii, "UGUALI in
potenza e gloria,'' come dichiara il catechismo, non è vero, come viene
affermato, che vi è un sol Dio. Se vi è solo un Dio ''il Padre,
dal quale sono tutte le cose,” come afferma S. Paolo;
e se, come Gesù stesso dichiarò, il Padre è più grande del suo onorato Figliuolo; se il Padre risuscitò il
suo diletto Figliuolo dai morti e l'esaltò, l'onorò, e gli assegnò un
Regno; se alla fine il Figliuolo rimetterà il Regno nelle mani del
Padre, affinchè il Padre sia ''tutto in tutti,'' allora non può esser
vero che vi siano più dei uguali in potenza. Tuttavia, nel capitolo
che segue, noi proveremo conclusivamente che nostro Signore
Gesù Cristo è un Dio, però mentre egli è da essere onorato lo stesso del Padre che lo esaltò, anche varie citazioni Scritturali
propugnano esservi un solo Dio.
Onnipotente e Padre il Padre di
tutti. Così l'Apostolo dichiara: ''Il capo della donna è l'uomo,
il capo dell'uomo è Cristo e il capo di Cristo è Dio.'' (I Corinti 11:3)
Vi è una sola dichiarazione nelle Scritture, che
sembra voglia debolmente sostenere la dottrina di una Trinità di dei,
ma quel testo è dichiarato spurio e considerato come una
interpolazione da [42] molti studiosi. Infatti, esso viene omesso nella
Versione Riveduta, anche se i traduttori della stessa, per quanto
sappiamo, furono tutti trinitariani e come tali, avrebbero avuto tutto
l'interesse di considerare per buoni quei versi, come unico sostegno
scritturale (in quel caso un sostegno molto imperfetto), per scrupolo di coscienza
non potettero.
Non sarebbero nemmeno degni di biasimo i traduttori delle nostre comuni versioni per
avere inserito quelle interpolazioni in quanto, al tempo in cui i
manoscritti vennero tradotti, sarebbe stato impossibile
conoscerne i passi spuri. In seguito
vennero scoperti centinaia di antichi manoscritti greci i quali,
comunque, anche se non anteriori al settimo secolo dell'era Cristiana, non contenevano nessun
accenno che potesse favorire la Trinità. Questi motivi, pienamente
confermati dagli studiosi che rispecchiavano senza dubbio la tendenza
delle denominazioni, provocarono l'inserimento di
quelle parole spurie nel Sacro Testo, per dare fondamento alla dottrina
della Trinità, in un tempo in cui la discussione dottrinale imperversava
nella Chiesa, e quando i difensori di essa, erano perplessi di
fronte ai loro oppositori, in quanto non avevano alcuna chiara
argomentazione da opporre, per sostanziare la loro teoria. Non v'è dubbio che le parole spurie furono aggiunte da qualche più che
zelante monaco il quale, considerandosi più che certo sulla veridicità
della dottrina, pensò che lo Spirito Santo avesse omesso di precisare il particolare nella Bibbia; le sue intenzioni furono
di aiutare Dio e la verità nel rendere più chiara l'esposizione biblica,
senza rendersi conto della frode che commetteva. Dovette pensare
che Iddio non ci abbia fornito una completa rivelazione, sufficiente
"perchè l'uomo di Dio sia pienamente fornito per ogni buona
opera'' e che, pertanto, ha bisogno di essere chiarito ed integrato;
e tale suggestione che parve giustificare un errore fu una frode, anche se
compiuta con l'intento di fare del bene e rettificare
la svista dell'Onnipotente. Il monaco che commise tale errore,
probabilmente al principio del settimo secolo circa dell'era Cristiana,
avrà molto da rispondere per avere alterata la Parola di [43] Dio, e per la malefica
influenza che quella alterazione produsse tra il popolo
di Dio il quale, nella ricerca della verità sul soggetto, venne sviato dalla sua frode.
La spuria interpolazione si trova in I Giovanni 5:7
e consiste nelle seguenti aggiunte: "IL
PADRE, LA PAROLA E LO SPIRITO SANTO; E QUESTI TRE SONO
UNA STESSA COSA. TRE SONO ANCORA QUELLI CHE TESTIMONIANO SOPRA
LA TERRA." Se queste parole vengono omesse, il testo
è semplice, può essere facilmente compreso ed è pienamente in accordo
con tutto il rimanente delle Scritture, mentre se esse rimangono
nel Testo, producono confusione, come si è verificato nei secoli
scorsi. Infatti, con quelle aggiunte il significato del Testo è che il
Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, concordano nel rendere
nominalmente testimonianza nei cieli, che Gesù è il Cristo. Quale
assurdità! Chi è lì, nel cielo, ad ignorare che Gesù è il Cristo? A
chi sarebbe allora necessario la testimonianza del Padre, del Figliuolo e dello Spirito
Santo? A nessuno. Fu invece conveniente all'Avversario
al fine di corrompere la verità, e nel traduttore trovò un servitore
volenteroso.
La Versione Riveduta ed in genere tutte le altre moderne traduzioni, tra
le quali: la "Enfatic Diaglott," la "Young," la
"American Bible," omettono tale versetto. Una delle recenti
versioni, a proposito della
interpolazione, dice in una nota in calce:
"Questo testo, concernente la testimonianza nel
cielo, non si trova in nessuno dei manoscritti greci anteriori
al quinto secolo. Non è citato da alcun scrittore ecclesiastico Greco, nè dagli
antichi Padri latini, i quali, nel trattare il
soggetto, avrebbero facilmente potuto sfruttare l'autorità di quel passo, il
che prova, che esso è spurio."
Il Commentario Critico di Lang, riferendosi a tale
versetto spurio, dice:
"Queste parole mancano in tutti i Codici Greci,
compreso il Codice Sinaitico (il più vecchio manoscritto Greco)
e in tutte le versioni antiche,
compresa la Latina, anteriormente [44] all'ottavo secolo; mentre vi si trovano solo in tre
dei manoscritti del periodo successivo. Nondimeno, le
controversie trinitariane non sono riferite neanche da un solo
dei Padri Greci, o da alcuno dei Padri
della Vecchia Chiesa Latina." La Concordanza Greco-Inglese di
Hudson, dice:
"Le parole non si trovano in messuno dei MSS. Greci anteriori
al 15° secolo."
I versetti sono considerati una interpolazione dai
seguenti studiosi di chiara fama della
Bibbia: Sir Isaac Newton, Benson, Clark, Horne, Griesbach,
Tischendorf, Tregelles, Lachman, Alford,
ecc.—Quest'ultimo
scrisse:
"A meno che non ci si lasci guidare dal puro
capriccio anzichè da un sano senso critico, in questo sacro
Testo, non vi è ombra o ragione alcuna per supporre che dette parole siano genuine."
Il Dott. Costantino Tischendorf, scrive:
"Che queste aggiunte spurie debbano continuare ad essere pubblicate
come facenti parte della prima epistola, io
considero la cosa come una
empietà."
Il Prof. T. B. Wolsey, si chiede:
"Verità ed onestà non richiedono che un
simile passo venga tolto via dalla nostra Bibbia Inglesepasso che Lutero
non inserì
nella sua traduzione, e che non apparve nella Bibbia tedesca se
non cinquant'anni dopo la sua morte?"
Il Dott. Adamo Clark, commentando lo stesso passo,
afferma:
"E’ possibile che questo verso non sia
genuino, in quanto manca in tutti i manoscritti precedenti l'invenzione
della stampa, eccetto uno solo: il Codex
Monfortii, nel collegio della Trinità di Dublino. Gli
altri che lo omettono ammontano ad almeno centododici, mentre non è
riportato in ambedue le copie Spiriache, in quelle Arabe, Etiopiche,
Copte, Sahadiche,
Armene, Slave ecc., in una parola manca in tutte le vecchie
Versioni ad eccezione della "Vulgata"; ed anche in molte
copie di questa, debitamente rivedute, non viene [45] riportato. Manca, infine, in tutti gli scritti degli
antichi Padri Greci e in quasi tutti quelli Latini."
Giovanni Wesley, il fondatore del Metodismo, si provò
a sostenere la dottrina della trinità, eppure in uno dei suoi
sermoni su questo soggetto, citò le parole di Serveto:
"Io sono scrupoloso nell'usare la parola `Trinità' e `Persone' perchè non
trovo talitermini nella Bibbia";
e a detta citazione, aggiunse: "Io insisterei solo sulle parole dirette non spiegate, come si trovano nel Testo." Egli
elaborò la dottrina della Trinità in quanto credeva che questo verso
spurio fosse genuino, in relazione alle positive ricerche su antichi
manoscritti della Bibbia di recente acquisizione. Per esempio, al
tempo della preparazione della nostra Bibbia, versione comune
(A.D. 1611), i
traduttori ebbero solo il vantaggio di consultare
otto manoscritti greci e tutti di data posteriori al decimo secolo.
Ora, invece, ve ne sono circa settecento, alcuni dei quali, come il Codice
Sinaitico e quello Vaticano n. 1209, sono antichissimi e risalgono
all'anno 350 A.D.
CIÒ CHE LE SCRITTURE INSEGNANO SULL'UNITÀ
DEL PADRE E DEL FIGLIUOLO
Una distinzione precisa deve essere tenuta in debito
conto fra una confessione di fede nella Trinità e una
confessione di fede fra il Padre celeste-l'Eternoil
Figliuolo celeste e lo Spirito Santo. La dottrina della Trinità
professa che il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo sono "un solo
Dio," uguali in gloria ed in potenza," secondo
quanto è dichiarato nei credi delle Chiese. La Bibbia, mentre mostra
un'assoluta UNIONE fra il Figliuolo e lo Spirito Santo,
nelle varie parti del grande Piano di salvezza, positivamente contraddice
il pensiero che il Padre ed il Figliuolo sono uno in persona, e
nega che essi sono uguali in maestà e potenza, eccettocome
dimostrato primache il Padre ha glorificato il Figliuolo, esaltandolo
altamente e dandogli un nome al di sopra di ogni [46] altro nomefuori del Suo istituendolo Suo agente e rappresentante, nell'erogare
"tutta la potenze in cielo ed in terra." Tutte le varie Scritture
sono concordi nel dichiarare: che il Padre mandò il Figliuolo
nel mondo; e che il Figliuolo, "per la gioia che gli era posta
innanzi, sopportò la croce sprezzando il vituperio"; che Egli fu
l'Unigenito Figliuolo di Dio; e che, dopo aver compiuta l'Opera che
il Padre gli ha data a fare, egli stesso si sottometterà a Lui, acciocchè
il Padre sia tutto in tutti; e ancora la dichiarazione, diggià
espressa, che il Figliuolo con letizia e pienezza attestò che egli "venne
dal Padre suo" e che "venne per fare non la sua propria volontà,
ma la volontà del Padre" e che la potenza che egli usò non
era la sua propria, ma quella del Padre. Dichiarò pure: "il Padre
è più grande di me," e la
dichiarazione della profezia, in cui
è detto che egli è il Messaggiero: l'Angelo del Patto e non il
"Fattore del Patto," insieme con quanto è ripetuto nel Nuovo Testamento,
dove dice che egli è il Mediatore fra Dio e l'uomo, l'uomo
Cristo Gesù, che diede se stesso in riscatto per tutti. Queste varie
Scritture armonizzano fra loro ed insegnano una distinzione nella
essenza della gloria fra il Padre celeste ed il Figliuolo celeste; ma
in un'assoluta e profonda unità nei piani, nella volontà e nei propositi:
e ciò perché fu ben degno di essere l'esecutore del gran Piano
dell'Eterno, in quanto non aveva una volontà propria perché la
rinunziò, per fare quella del Padre, in tutti i particolari. —Giov. 6:38-39.
Inoltre, gli stessi termini "Padre" e
"Figliuolo" implicano una differenza e contraddicono il
pensiero della Trinità e unità di esseri, perché Padre significa
DONATORE DI VITA, mentre Figliuolo significa colui che
riceve la vita. L'Eterno non ricevette la vita da nessuno; Egli è la
sorgente di vita, non solo del nostro Signore Gesù, suo Unigenito
Figliuolo, ma ancheper mezzo di Luidi tutte le altre sue creature. Tutto ciò è in
pieno accordo con le Scritture che
stanno a capo di questo capitolo, nelle quali l'Apostolo
chiaramente nega che il Padre ed il Figliuolo sono uno in essere e potenza,
dicendo: "Per noi c'è un solo Dio, il Padre, [47] dal quale sono tutte le cose ... e un solo
Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose."
ll lettore di elevato senno potrà subito notare
l'armonia biblica e la semplicità delle vedute qui presentate, mentre la dottrina della Trinità,
ammessa da tanti, non può essere ragionata nè spiegata in
modo accessibile a tutti. I suoi più famosi difensori l'ammettono anche
e, invece di sforzarsi a spiegarla, eludono ogni discussione che
la concerne, pretendendo esimersi da discutere su ciò che deve essere
considerato un "grande ed inspiegabile mistero." Però, strano
a dirsi, questa dottrina di tre Dii in un UNO, oltre a mancare di
ogni fondamento, si oppone alla Bibbia, dalla Genesi all'Apocalisse,
direttamente ed indirettamente, ed alla stessa ragione, per la sua inconcludenza. Intanto, è ancora fortemente radicata
in varii strati della Cristianità e
anche fra i protestanticioè coloro i quali professano
la massima fede nella Bibbia e protestano contro qualsiasi insegnamento che non si fondi in essa. —Perché? Lo spieghiamo: queste
assurdità costituiscono dei misteri oscuri per il quale
Satana, a mezzo del Papato, ha offuscata la Parola, il carattere
ed il Piano di Dio. Perciò è scritto: "l'Iddio di questo mondo ha
accecato le menti, affinchè la luce
dell'evangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio, non risplenda
loro" (II Cor. 4:4). Satana
diffuse sul povero mondo cecità e veli dottrinali,
consigli oscuranti e misteri
falsificati, per impedire di pervenire ad una chiara concezione della
Verità a coloro che cercano Iddio.
Ma come potrebbe Satana interessarsi ad
aggiungere dello splendore alla gloria di Nostro Signore Gesù
Cristo? Non è stata la sua opera sempre contro quella di Gesù? Certo che è stata sempre
questa la linea di condotta di Satana: travisare la verità della
Bibbia e far apparire gl'insegnamenti d'essa contraddittori, per impedire
all'umanità di rilevare l'immensa bellezza, ragionevolezza ed armonia di
cui si compone il Piano di Dio e la Sua Parola. Tutte le
assurdità che Satana può introdurre nelle vedute umane riguardo
al Creatore gli sono utili per riuscire ad allontanare dal [48] servizio a Dio coloro che vi
si erano dedicati; e proporzionatamente alla misura, in cui riesce a rendere i credi degli uomini irragionevoli,
corrisponde quella in cui perviene a distruggere la vera fede, fra
coloro che promuovono i credi, forgiandoli di credulità e superstizioni.
Così, per secoli, l'avversario ha operato, e con
buona riuscita, a privare la Chiesa di elementi dotati d'un indole
ragionevole, trasformandoli in una classe di creduloni e
superstiziosi. Egli ha coperte e nascoste alcune delle più preziose verità
con degli errori repulsivi, causando un rallentamento del progresso
al popolo di Dio, secondo la gravità dell'errore. Però, grazie a Dio, viviamo nel
giorno in cui il velo dell'ignoranza sta per dissolversi ed il popolo
di Dio si accinge a rinnegare i credi inventati per la loro schiavitù,
durante le età oscure, ed a mirare direttamente alla Parola
di Dio. Ma, ahimè, troppo tardi, per i savii del mondo specialmente: i quali, associando i credi con la Bibbia, rinnegando i
primi, rinnegano anche la seconda e, invece di cercare la luce della
Parola di Dio, sono proclivi ad ignorarla o rigettarla, fondandosi
nella filosofia del mondo, nelle loro convinzioni e filosofie.
Ecco perché l'alta critica, l'evoluzione, la scienza cristiana, la teosofia
ed altre teorie denegatrici della Bibbia, oggi, progrediscono rapidamente,
mentre i vecchi credi si frantumano o sono completamente abbondonati. Solo
comparativamente, pochi hanno appreso, con
lo studio, che lo sbaglio non è nella Bibbia, ma nei credi, e cercano
la "via antica" e "la fede, una volta e per sempre, tramandata
ai Santi" (Geremia 6:16; Giuda 3).
Però, come avrebbe potuto la dottrina della Trinità allargarsi così
grandemente fra dei cristiani, se gl'insegnamenti della Chiesa primitiva
non vi avessero concorso? Non è essa una delle vecchie dottrine
che andò estendendosi avanti il terzo secolo? Noi rispondiamo
di si, poiché la dottrina della Trinità cominciò ad essere
propagata nel secondo e terzo secolo. Deve essere evidente, a
chiunque s'approfondisce nello studio delle Scritture, con mente chiara
e senza pregiudizii, che la dottrina della Trinità non fu [49] accettata in niuno aspetto e misura, durante il
primo secolo, poiché ci è dimostrato dagli scritti degli Apostoli, nel
Nuovo Testamento. La dottrina della Trinità emerse, in modo naturale
nel principio, per la combattività di pochi promotori.
Gli Apostoli, nei loro insegnamenti, lungo il corso
del primo secolo, posero in evidente rilievo che Cristo non fu certo il
Padre e nemmeno l'Eterno, ma il
"Figliuolo" dell'Eterno, il "Messia mandato nel mondo per benedirlo e per stabilire il Regno di Dio, onde
istituire l’Ordine al posto del peccato e del disordine. La acclamazione
di Gesù Cristo quale Figliuolo di Dio suscitò contrarietà e dissensi:
alcuni dichiararono Gesù un impostore; altri che fu solo un uomo
buono; altri che fu di nascita miracolosa, ma non aveva una preesistenza, come Figliuolo di Dio, nel Piano spirituale, ma
divenne Figliuolo di Dio nel piano umano, per poter redimere l'umanità
e, ora, altamente esaltato, tanto che tutti sono tenuti ad onorare
"il Figliuolo anche lo stesso del Padre." Ma, come ben sappiamo,
la disposizione dell'uomo a combattere induce ad esagerare. Perciò,
coloro che negarono le varie vedute false, prospettate
circa nostro Signore-per eccesso di zelooltrepassarono quanto
si erano prefissi di dimostrare, fino al punto di asserire che Egli
era addirittura il Padre, l'Eterno stesso.
Il dizionario religioso, di cui il Rev. Dott. Lyman
Abbott, professore trinitariano, fu uno dei compilatori ed
editori, alla pagina 944, dice:
"Fu circa al principio del quarto secolo che la
veduta trinitariana cominciò ad essere elaborata e formulata in dottrina. Fu,
poi, fatto uno sforzo per conciliarla con la credenza della
Chiesa in un solo Dio ... e, da tale sforzo, nella risoluzione
del problema scaturì la dottrina della Trinità, la qualepoirisalta
nell' "indoismo" ed è discernibile nella mitologia persiana,
egiziana, romana, giapponese, indiana ed in quella greca."
Nei tempi antichi, presso tutte le nazioni,
esistette la credenza in diverse deità, ad eccezione della nazione
d'Israele che credeva [50] in un solo Dio, l'Eterno. Come ben si sà, la
mitologia greca è piena di deità, ognuna delle quali
ha in sostanza, un ugual potere. Per le precitate nazioni,
l'adorazione e la fede, nutrita dagli Ebrei in un solo Dio era considerata
ridicola, sopratutto perché non ammettevano
la scarsità degli Dei. Perciò la veduta trinitariana trovò
facile accesso nelle menti dei Gentili convertiti e costituì un
compromesso fra l'usuale veduta del mondo definita "politeismo"
(credenza in varii Dei) ed il "monoteismo" (credenza in un solo
Dio), professato dagli Ebrei. La Teoria assertrice di tre Iddii in
uno, fusenza dubbioconsiderata un'opera magistrale dei Teologi, per
la quale gl'innumerevoli Giudei convertiti, poterono ottenere
un ravvicinamento con il sentimento generale dei Gentili, che
desideravano accattivarseli e condurli verso la Chiesa. Lo stesso
fine si propose la "Mariolatria," con l'adorazione della Vergine
Maria, introdotta per assimilare la superstizione, prevalsa per
secoli fra i pagani, nell'adorazione delle Dee Isis, Venere, Minerva
ed altre, le quali hanno avuto milioni e milioni di adoratori. È necessario rilevare, che al tempo della propagazione di queste
dottrine, i conduttori della Chiesa avevano abbandonata la speranza
che nutrivano nel ritorno di Cristo, il quale doveva instaurare il suo regno, e ne avevano adottata un'altra: quella-cioè-di convertire
il mondo e stabilire una gerarchia della Chiesa, sulla terra,
o Regno di Dio, con un Capo, o Papa, il quale avrebbe regnato in luogo di Cristo, come suo vice regente.
L'accettazione generale della dottrina della Trinità
e la tenacità con la quale è sostenuta, è basata sulle paura
superstiziosa inculcata dal clero romano (e più tardi anche da
quello protestante) della pena di torture eterne in cui incorre chiunque
osa negare la
Trinità. Nello stesso tempo è ammesso che la dottrina è INCOMPRENSIBILE,
perciò, in verità, nessuno la crede, poiché non si può
aver fede in ciò che non risalta dalla Parola di Dio, nè ha alcuna attendibilità
scritturale. Varie dottrine e pratiche, sia dei
cattolici che dei protestanti, negano la dottrina della Trinità. Ad
esempio quasi tutti i protestanti pregano il Padre "nel nome [51] di Gesù" "per amor di Gesù," ecc;
riconoscendo, in tal modo le due separate Entità e non Una
in Uno: I cattolici romani similmente riconoscono la distinzione di persona e pregano i
Santidi grado inferioreonde intercedino
presso Maria per loro, affinché ella
interceda presso Gesù, che-a sua voltainterceda per loro presso
il Padre.
Così, rinsaldati in queste dottrine, ricevute dal Papato durante le ère
oscure, e dal protestantesimo, poi, queste
incomprensibili e antibibliche credenze dottrinali sono ritenute
ancora fermamente come una prova di ortodossia. Chi si rifiuta di credervi è considerato
eretico, non solo dalla Chiesa di Roma, ma anche dall' "Alleanza
Evangelica," la quale costituisce la somma autorità fra i
Protestanti. La Verità, però, il cui potere è supremo, prevarrà, poiché
Iddio ha permesso a
coloro che formano il Suo popolo e si attengono
ai Suoi limpidi insegnamenti ed alla fede in Lui e nella Sua
Parola, di stilare testi di carattere indiscutibili nella loro lineare e
luminosa chiarezza. In conseguenza, i cercatori di Verità sono incoraggiati
a sostenere e trattare onestamentecon se stessi e con gli
altrila Parola del Padre celeste: Unica a poterci rendere savii e
condurci alla Salvezza. Rammentiamoci, perciò, che la Verità solo
santifica, mentre gli errori tendono e conducono al male.
DIO, IL PADRE, E DIO, IL FIGLIUOLO
Questo è il punto appropriato per porre in esame
alcune Scritture ritenute, da alcuni favorevoli alla dottrina della
Trinità, per quanto, nulla in esse sta
minimamente a dimostrarlo.
(1) È detto che si parla di Gesù come di Dio e che
vi è un solo Dio; così, Dio il Padre e Dio il Figliuolo devono
essere due nomi riferentisi allo stesso Essere. Esaminiamo questa
asserzione alla luce della divina Parola. Epur non ammettendola sotto
niuno aspettocerchiamo di essere chiari e precisi, consci
che ci troveremo in un certo svantaggio, poiché tutti i
traduttori del Vecchio [52] Testamento non sono stati esatti, o uniformi, nel
riportare i nomi delle Deità (*)
(*)Nota: E
apparente che i Trinitariani, i quali tradussero la Bibbia
nella cosìdetta "VERSIONE COMUNE" temettero, in tutti i
casi, di rendere il termine "Eterno" nell'assillo che il popolo consolidasse
l'opinioneche i teologi negano e-cioè-che il nome dell'Eterno appartiene
solo al grande "I0 SONO," il Padre. Lo stesso, la
traduzione Inglese del Leeser-che fu stilata per gli Ebreicopre
la parola, forse per tema che dei Giudei avessero potuto incorrere in
errore, per le poche volte che la parola è usata.
I Giudei
preferiscono usare la parola Signore, nella speranza che i loro
correligionarii comprendino che il termine SIGNORE è applicabile
solo all'Eterno e così porre in rilievo il risentimento contro
coloro i quali, parlando di Gesù dicono "nostro Signore e Salvatore"
esecondo lorocosì definendolo, bestemmiano.
1
traduttori trinitariani, invece, preferiscono usare la parola Signore al
posto di Eterno, acciocché i Cristiani, abituati ad usare il termine
Signore, per indicare il nostro Salvatore Gesù, nel leggere il
Vecchio Testamento, possono pensare che ad Egli e, non al
Padre l'Eterno usualmente si voglia riferire.
DEITÀ DEL VECCHIO TESTAMENTO
(1) Il nome Eterno è usato appropriatamente quattro
volte e solo dove fu impossibile far diversamente: in Esodo
6:3; Salmo 83:18; Isaia 12:2; 24:4. È tradotto "Dio"
298 volte e più di 5.000 volte "Signore."
(2) Il termine ADONAI, generalmente tradotto Signore è
una volta tradotto Dio.
(3) Il titol ADON è tradotto Sir, Maestro e Signore.
(4) Il termine ELOHIM (modificato in ELOAH, o ELAH e EL) occorre più di 2500 volte,
e, molto frequentemente si riferisce all'Eterno, però, in molti casi e
senza improprietà, è usato per indicare
altri, perciò daremo indicazioni atte a dimostrare a chi si riferiscono,
dando delle illustrazioni scritturali, le quali, per i fatti [53] cui si riferiscono, serviranno a porre in chiaro che
ELOHIM significa potente: ed è giustamente riferibile
all'Eterno, in quanto Egli è OMNIPOTENTE. E' applicato a degli Angeli, perché
sono potenti, in quanto è dimostrato dalle loro visite agli uomiri (ricordate
nel Vecchio Testamento) nelle quali dimostrarono la potenza loro concessa
dal Padre. L'Eterno e l'Onnipotente dal quale
erano stati comandati. Uomini grandi ed influenti furono pure
indicati col termine ELOHIM (potente).
Questi sono dei fatti e le citazioni della Bibbia-versione
comune li confermano, permettendoci di rilevare l'esattezza
e la consistenza delle Scritture nel riferirsi a nostro Signore Gesù
Cristo, come Dio (ELOHIM) e come Maestro e Signore (ADON), nonché,
come mio Signore (ADONAI) e mai come l'Eterno.
ELOHIM (potente) tradotto "ANGELI"
Salmo 8:5 "Tu (Eterno) l'hai fatto poco minor
degli Angeli (ELOHIM) e l'hai coronato di gloria ed onore." Ora,
che questa sia un'esatta traduzione di ELOHIM è dimostrato dal
fatto che l'ispirato Apostolo lo ha tradotto in greco ANGELOS, allorchè riferisce
il modo in cui nostro Signore umiliò se stesso dicendo: "tu
l'hai fatto di poco inferiore agli Angeli." (Ebrei 2:7-9)
ELOHIM (potente) tradotto DEI
Riferendosi ai falsi iddii dei pagani il termine
ELOHIM (potente) è usato 196 volte e ciò è appropriato perchè
essi erano ritenuti potenti ed influenti dai loro credenti.
L'Eterno (l'OMNIPOTENTE), l'ELOHIM
contrasta con altri
ELOHIM (potenti)
Salmo 86:6-8 "Porgi l'orecchio, o Eterno, alla mia preghiera, ...
non v'è nessuno pari a te fra gli Dei (ELOHIM-potenti), o Signore."
Salmo 50:1 "Il POTENTE, l'ETERNO, (l'Iddio degli
Dei - [54] EL-ELOHIM — il potente dei potenti) ha parlato."
Salmo 29: 1 "Date
all'Eterno, o figliuoli dei potenti (EL-Dei), date all'Eterno gloria e forza!
Date all'Eterno la gloria dovuta al suo
nome; adorate l'Eterno, con santa magnificenza."
Genesi 17:1 "L'Eterno gli apparve e gli disse: lo
sono l'Iddio Onnipotente; (EL).
Esodo 15: 11 "Chi è pari a te fra gli Dei (EL-potenti), o Eterno?
Genesi 14:22 "Abramo
rispose:... ho alzato la mia mano all'Eterno, l'Iddio altissimo, (EL)
padrone dei cieli e della terra."
Salmo 96:4 "L'Eterno
è grande e degno di sovrana lode; Egli è tremendo sopra tutti gli Dei
(ELOHIM-potenti).
Gli esempii avanti elencati debbono essere più che
sufficienti, ma molti altri ne può trovare chi lo desidera.
ELOHIM APPLICATO AGLI UOMINI
Delle già menzionate 196 traduzioni
del termine ELOHIM in Dei, probabilmente, metà d'esse si riferiscono ad
uomini (alcuni dei forti; a certi re, principi, nobili eccetera). Ora, però, indicheremo
che, in alcuni casi, ELOHIM è applicato al popolo di Dio.
In Genesi 23:6, Abrahamo
fu dichiarato ELOHIM, ed il termine nella bibbia fu tradotto
POTENTE. Versione comune "Tu sei fra noi un principe (ELOHIM) di
Dio."
In Esodo, 7:1, Mosè è
chiamato Dio (ELOHIM) di Faraone: "Io ti ho stabilito Dio
per Faraone."
In Esodo, 21:6, i giudici (governatori
e potenti) in Israele, ebbero il titolo
di ELOHIM: "Faccialo il Signore comparire davanti ai giudici
(ELOHIM) — versione Diodati —.
In Esodo, 22:8, "Se
il ladro non si trova, facciasi comparire il padrone
della casa davanti ai rettori" (ELOHIM), v. DIODATI.
In Esodo, 22:28, "Non
dir male dei rettori (ELOHIM) e notisi come l'Apostolo — agli Atti
23:5 — sanziona tale traduzione.
I SANTI CHIAMATI "ELOHIM"
Nel Salmo 82:6-7: "IO
ho detto: voi siete Dii (ELOHIM), —potenti), siete tutti figliuoli dell'Altissimo,
nondimeno morrete [55] come gli altri uomini (morte letterale) e cadrete come qualunque altro
dei Principi (Capitani)." I Santi devono morire tutti, ma, come
Gesù Cristo il loro "Capo," sacrificandosi al pari di Lui, e non
come Adamo che morì per il suo peccato.
Questo passo fu citato da Gesù ed applicato a coloro i
quali ricevettero la Parola di Dio dalle sue labbra (coloro che ebbero orecchi
"da udire") e ancora si applica alla stessa classe(*). "Diletti,
ora siamo figliuoli di Dio," riconosciuti come tali, sperando nella
grazia divina di essere "fatti partecipi della natura divina."
—Giov.
10:34-35; 1 Giov. 3:2; 2 Pietro 1:4).
(*) Nota. Nel Salmo 82, sembra esservi un
riferimento a Gesù-come divinamente stabilito: Liberatore e Guidice
della Cristianità, ora, nel tempo della "parousia." Noi
applichiamo a Lui queste parole: "Levati,
o Dio, (ELOHIM, Cristo), (assegnato dal Padre per giudicare il mondo-ora-)
giudica la terra, (le nazioni, i
potenti, ed i principi d'infra i finanzieri, i politicanti e l'ecclesiasticismo)
poichè tutte le nazioni hanno da essere la tua eredità."
Dapprima, nello stesso Salmo, è rappresentato nell'atto di rimproverare
detti principi delle nazioni, però essi non danno orecchio,"
non conoscono e non intendono; camminano nelle tenebre; (per quanto
riguarda quale potrà essere il risultato della loro pratica) tutti i
fondamenti della terra (società) sono smossi. "La sua decisione
consiste nel costatare l'inutilità di rattoppare le
presenti istituzioni, le quali, tutte devono, necessariamente, essere
"dissolte," per sostituirle con il nuovo cielo e la nuova terra (nuovo
ordine sociale-mondo-). Poi, i versetti 6 e 7 sono in dirizzati
ai suoi fedeli "il piccolo gregge." Quando essi saranno raccolti
tutti insieme-quando, cioè, tutti i componenti della "eletta Chiesa"
saranno morti ossia passati all'altra parte del veloallora sarà
detto a Cristo: "Levati, o Dio, (ELOHIM) giudica la terra; poichè
tutte le nazioni hanno da essere la tua eredità. Allora Egli avrà
da stabilire il Suo Regno il quale eserciterà il giudizio, e "un tempo
di distretta tal che non ebbe mai simile, dacchè esiste nazione,"
servirà per abbassare i prodi, esaltare gli umili ed, intro [56] durre i "tempi
di restaurazione" da lungo promessi da Dio per mezzo dei
Santi Profeti— (Atti 3:19-23).
ELOHIM tradotto "GRANDE-FORE" eccetera.
Questo vocabolo è stato alcune volte tradotto in
"spavento; lotta, grande, potere eccetera," in connessione a
eventi o cose inanimate; come "lo spavento (ELOHIM) si
sparse"—1 Samuele 14:15—"Io
ho sostenuto con mia sorella lotte (ELOHIM) di Dio"—Genesi
30:8—" è come le montagne (EL) di Dio-Salmo 36:6—"I più
forti (EL) fra i prodi"—Ezechiele 32:21—"ora
è in poter (EL) mio di farti del male"—Genesi
31:29.
DIO E SIGNORE, NEL NUOVO TESTAMENTO
Nel Nuovo Testamento la confusione avviene per l'uso
di poche parole. Perciò possiamo affermare che non esiste
niuna differenza nei due termini "Signore" e
"Dio," usati per distinguere il Padre dal
Figliuolo. Spesso la distinzione è individuata dal giudizio del lettore
ed è indicata dalla forma della locuzione, specialmente in una
sentenza greca ove il termine THEOS, nella traduzione, è preceduto dall'articolo e da un
effetto contrastante come "L'Iddio," con "un Dio." Una illustrazione di quanto avanti rilevato è in
Giovanni, 1:1 : "la
Parola era con Dio (ho Theos) e la Parola era Dio (un Dio: Theos)."
Lo studioso, però, meticoloso e libero da
pregiudizii, non incontrerà difficoltà nell interpetrazione dell'Apostolo.
Infatti, il detto greco è così esplicito da far meravigliare della
ragione per cui non è stato notato prima.
Nel Nuovo Testamento il termine "Dio" è
tradotto da quello greco "Theos" e può riferirsi a Dio, il
Padre, a Dio, il Figliuolo, nostro Signore, Gesù; o a
falsi dei, senza notevole variazione.
Il titolo "Signore" indifferentemente a
chi si riferisce, sia L'Eterno o Cristo; uomo, o Angelo, è
la traduzione del vocabolo greco "KURIOS" che
significa Maestro o Signore. Eccezione è fatta a cinque citazioni, ove
Signore è tradotto dal termine greco DES- [57] POTES, che, più appropriatamente, dovrebessere
tradotto "Sovrano" o Autocrate." Riportiamo i casi:
(1) Luca, 2:29 "Ora, mio Signore, (despotes) tu
lascia andare in pace il tuo servo."
(2) Atti, 4:24-26 "Signore, (despotes) tu sei
colui che ha fatto i cieli e la terra . . . I principi si son raunati assieme contro al Signore,
(Kurios) e contro al suo Unto."
(3) 2 Pietro, 2:1 "... eresie
di perdizione, e rinnegando il Signore
(despotes), che li ha riscattati."
(4) Giuda, 4 "empi che volgono in dissolutezza
la grazia del nostro Dio (despotes) e negano il nostro padrone e Signore Gesù Cristo.
(5) Apocalisse, 6-10, Fino a quando, o nostro
Signore, (despotes) che sei Santo e verace, non fai tu giudizio e
non vendichi il nostro sangue? ..."
Rabboni (Maestro) è tradotto una volta sola
"Signore" in Marco, 10:51.
ADORA IL SIGNORE IDDIO TUO E SERVI LUI SOLO
(Matteo 4: 10)
Alcuni affermano che l'accettazione di Gesù ad essere adorato, stia a
significare che Egli è l'Eterno. Il versetto, di cui al titolo, da adito
a considerare erroneo adorare qualsiasi altro che non sia l'Eterno. Noi,
invece, riteniamo che non è così. Tale interpetrazione
è contraria al significato racchiuso nel versetto ed in contraddizione
con gl'insegnamenti di altri passi biblici. Il decreto dell'Eterno
riguardo a Cristo "Tu sei il mio Figliuolo, oggi ti ho generato,"
era diggià stato ricordato dai Profeti, come anche l'altro: "si prostrano dinanzi a lui tutti gli Dei." —Salmo 2:7;
97:7; Ebrei 1:5-6. Nostro Signore Gesù sapeva ciò, come
sapeva anche che degli Angeli, messaggieri dell'Eterno, furono
adorati, perché rappresentanti del Padre: dei quali egli stesso ne era
stato fatto Capo (Messaggiero, l'Unigenito Figliuolo, il
Messaggiero del patto, colui che il Padre aveva santificato e mandato
nel mondo), [58] conseguentemente, sapeva che
chi onorava lui, onorava anche il Padre.
Infatti, le sue parole lo confermano: "Chi non onora il Figliuolo non
onora il Padre, che l'ha mandato" (Giovanni 5:23).
Il verbo greco, tradotto, "adorare," nel
Nuovo Testamento, "PROSKUNEO" significa "baciare La
mano" in segno di riverenza.
La parola tradotta "adorazione" nel
Vecchio Testamento "shawkaw" significa prostrarsi e, quindi,
implica riverenza. La parola occorre 170 volte e, per metà si
riferisce all'adorazione di Dio. Però non si rileva, perché è stata tradotta
per "prostarsi;" abbassare se stesso, far riverenza, ossequiare
eccetera, allorquando si riferisce ad
omaggi resi ad uomini di gran rilievo. Diamo alcuni esempii:
Abrahamo prostrò se stesso (shaw-kaw) fino a terra,
e disse: "Deh! Signore mio, (Adonai) ...lasciate che vi
porti un pò d'acqua e lavatevi i piedi; e riposatevi sotto quell'albero." Queste
parole ed azioni ebbero luogo mentre egli ancora pensava che essi erano
semplicemente "tre uomini" (Genesi 18:2-4). Abrahamo s'inchinò
(shaw-kaw) dinanzi al popolo del paese di Canaan (Genesi
27:7-12).
Isacco benedisse Giacobbe, dicendo "le nazioni
s'inchinino (shaw-kaw) davanti a te (Genesi 27:29).
"Davide s'inchinò (shaw-kaw) con la faccia a
terra e si prostrò! (1 Samuele 24.9).
Abigail..."gettandosi con la faccia a terra
(shaw-kaw) si prostrò davanti a lui" (I Samuele 25:23) e di
nuovo al versetto 41 ai servi di Davide.
La donna di Tekoa si gettò con la faccia a terra e si
prostrò (shaw-kaw) a Re Davide. E Joab fece lo stesso (si
prostrò-shaw-kaw). (II Samuele 14:4-22)
Mefibosheth ... venne a Davide,
si gettò con la faccia a terra e si "prostrò"
(shaw-kaw) dinanzi a lui (II Samuele 9:6).
Da tutti questi versetti citati chiunque rileverà che la proibizione
[59] di cui al primo Comandamento "non ti prostrare (shaw-kaw) dinanzi
a tali cose e non servire loro" non voleva essere intesa quale
una proibizione di riverenza, omaggio, eccetera, a persone onorabili
per senso o posizione di alto grado che erano loro state conferite.
Né deve essere opinato che i Giudici incorressero in errore nel
riverire (shaw-kaw) gli Angeli loro inviati dall'Eterno, e riconoscibili per i messaggi Suoi, di cui erano latori. Il Comandamento
vieta l'adorazione delle immagini e quella tributata ad altri Dei.
Questo l'Eterno non può tollerare. Perciò non vi fu infrazione da
parte di quei Giudei i quali, riconosciuto in Gesù l'inviato di Dio,
gli tributarono riverenza ed ossequii: comportamento-allora e
semprepiù che appropriato per tutti coloro i quali riconoscono nostro
Signore Gesù per quello che Egli si presentòil Figliuolo di
Dio.
Infatti, possiamo essere certi che quei Farisei, che
scagliarono delle pietre a Gesù per ucciderlo, sol perché
aveva proclamato di essere il Figliuolo di Dio, non si sarebbero trovati
in una terribile posizione, buttando le pietrenon solo contro a Gesù-anche
ai suoi adoratori, considerandoli idolatri, secome
popolo-avessero optato per la giusta interpetrazione dell'adorazione
(proskunes).
È fatta eccezione ad adorare solo nel caso in cui
l'uomo al quale sono resi riverenza ed ossequii, fosse riconoscibile
quale rappresentante di un falso Dio, falso
Cristo o anti-Cristo. L'omaggio al Papa, a nostro avviso, costituirebbe
una erronea idolatria, poiché egli, nel suo ufficio, pretende
di essere il "Vicario di Cristo." Fu per questa ragione che
nostro Signore Gesù Cristo rifiutò di riconoscere
Satana e la sua grande potenza nel mondo. E, allorquando questi gli
propose che avrebbe cooperato a stabilire il suo Regno, se si fosse
inclinato a lui e lo avrebbe adorato, rigettò subito la proposta,
dichiarandogli che era in pieno accordo con l'Eterno Iddio e la profetica
dichiarazione: "Adora il Signore Iddio tuo e servi Lui
solo" e, giacché tu sei il suo oppositore volontario, io non posso
adorare te ed i tuoi metodi, né posso servire la tua causa e
cooperare con te. Le nostre cause sono completamente separate e [60] distinte ed io non avrò nulla a che fare con te.
(Matteo 4:10; Deuter. 10:20-21.)
Se Gesù, invece di presentarsi come il Figliuolo di
Dio e suo servente, si fosse presentato quale oppositore dell'Eterno, allora l'omaggio
reso avrebbe costituita una irriverenza verso il Padre ed
un atto peccaminoso, o idolatra. Invece, mentre Egli accettò le riverenze,
qual Figliuolo di Dio, dichiarò positivamente e pubblicamente
"il Padre è più grande di me" ed insegnò ad i suoi discepoli
di pregare il Padre dicendo: "in verità, in verità, io vi dico che
quel che chiederete al Padre in
mio nome, Egli ve lo darà" (Giovanni 16:23).
IO ED IL PADRE SIAMO UNO
Giov. 10:30
Questo versetto è considerato una evidenza, dalla quale risulta che
a nostro Signore spetta il titolo di Eterno e che Egli è contemporaneamente
il Padre ed il Figliuolo, o che Egli non ebbe mai un Padre, né fu mai Figliuolo.
Avendo delle vaghe e misteriose idee circa la "Trinità,"
un rimarchevole numero di
altrettanti popoli intelligenti non individuano che possa esistere un
altro modo di unità al di fuori di quella personale. In tutti gli
altri usi del termine "unità" l'idea che esso
racchiude è "armonia" e, cioè, unità di piani, di propositi,
di volere e
di mente. Come e quanto una teoria possa oscurare le menti
ottenebrandole è molto bene illustrato da Gesù che spiega la maniera per
cui il Padre e lui sono UNO. L'unità qui espressa indica
quella intesa quando Egli, rivolgendosi al Padre, disse: "Io
non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per
mezzo della loro parola: che siano tutti uno; come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch'essi siano in noi ... affinché
siano uno come noi siamo uno; io
in loro e tu in me, acciocché siano
perfetti nell'unità" (Giov. 17:20-23).
L'unità della Chiesa, per la quale il Signore prega,
è in special modo dichiarata la stessa unità che esiste fra il
Padre ed il Figli [61] uolo; l'unità di detta Chiesa è unità di mente e non unità personale, ed e così chiaro per tutti che
non occorre più discuterne. Evidentemente,
l'idea del Redentore racchiude unità di cuore, di propositi, di
volontà e di fini fra i suoi seguaci: l'identica unità, insomma, che
esisteva ed esiste fra il Padre e Lui. Essa doveva formarsi, fra i
componenti della Chiesa, nella stessa maniera in cui si era formata fra il
Padre ed il Figliuolo, Il quale fu UNO col Padre, perché accettò
in pieno la Sua volontà dicendo "non la mia, ma la Tua volontà sia
fatta." Perciò tutti i membri della Chiesa possono giungere alla perfetta
armonia (unità), col Padre e con il Figliuolo, annullando la
propria volontà ed accettando quella del Padre e quella del Figliuolo,
Cristo. Così, e solo così, la Chiesa potrà perfezionare ed
ottenere quell'unità per cui Gesù pregò il Padre onde, uguale a
quella che aveva concessa a lui, la volesse
concedere anche ai membri della
Chiesa, di cui egli era il Capo. È ben strano il tentativo
di alcuni, tendente a distorcere queste chiare parole di nostro Signore, per avvalorare l'irragionevole ed antisritturale dottrina
della Trinità: tre Dii in un essere. Rilevasi, invece, la ragione—volezza,
la limpidità e l'armonia esistente nell'unità
scritturale dello Spirito del
Padre, del Figliuolo e della Chiesa.
CHI HA VEDUTO ME HA VEDUTO IL PADRE
A Gesù, dopo che dichiarò di essere "la Via, la
Verità e la Vita e che niuno uomo avrebbe potuto venire al Padre, se
non per mezzo di lui e che chi avrebbe
conosciuto lui, avrebbe conosciuto anche il Padre, Filippo chiese:
"Signore, mostraci il Padre e ci basta." Egli disse: "Da tanto tempo sono con voi e tu non m'hai conosciuto,
Filippo? Chi ha veduto me, ha veduto il Padre; come mai dici tu: Mostraci
il Padre? Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è
in me? Le parole che io vi dico non sono di mio; ma
il Padre che dimora in me fa le opere sue" (Giov. 14:7-10).
Ci è richiesto di considerare questa dichiarazione di Gesù quale prova
che Egli è l'Eterno-e non il Figliuolo dell'Eterno-e, come tale,
il nome "Eterno" è applicato appropriatamente a Lui. Però [62]
non è rilevato che il contesto dimostra una netta
distinzione fra il Padre ed il Figliuolo, la quale è tanto nitida da
non prestarsi, né dar adito che si possa ragionevolmente usarla
dandole il senso che i Trinitariani
cercano attribuirle. Che cosa intendeva Gesù che noi comprendessimo
da queste parole sue "chi ha veduto me, ha veduto il
padre?" Rispondiamo: Egli volle farci comprendere l'impossibilità per l'uomo (essere di carneterrestre) di vedere Iddio il quale
è un essere spirituale. Infatti, ascoltate in quali precisi termini
l'apostolo Giovanni lo attestò: "Nessuno ha mai veduto Iddio; l'unigenito
Figliuolo, che è nel seno del Padre, è quel che l'ha fatto conoscere" (Giov. 1:18). L'Apostolo volle far comprendere ciò che Iddio dichiarò a Mosè "Niuno uomo può vedere la mia faccia
e vivere" per cui, se il Padre volesse presentarsi all'umanità, lo
potrebbe (volendolo) : o per aprire miracolosamente gli occhi
dell'uomo, onde discerna la gloria spirituale (esponendo così l'uomo
alla morte) ; o manifestandosi in un corpo di carne. In tal modo l'uomo
potrebbe discernere qualcosa del Suo carattere per contatti e
rapporti personali.
E non fu esattamente questo procedimento, che Iddio usò? La mente
e la volontà di Dio furono pienamente
rappresentate nel Suo Unigenito
Figliuolo Gesù, quando fu fatto carne e dimorò fra gli uomini.
Così, egli costituì la più vicina, positiva e migliore rappresentazione di Dio, che fu possibile concedere all'umanita. Nel vedere
e conoscere intimamente Gesù, Filippo e gli altri Apostoli conobbero
il Padre, nel senso più assoluto e possibile, in cui l'umanità avrebbe potuto vederlo. Essi Lo videro, in tale senso
assoluto e possibile, perché il Padre
si compiacque di rivelare se stesso all'umanità.
Non vi fu mai, non può esservi mai, né vi sarà mai una più
chiara, assoluta e completa manifestazione di Dio agli uomini, di
quella operata nella persona di Gesù Cristo. Ecco perchè l'Apostolo
dice: "Siamo sempre esposti alla morte per amore di Gesù, onde
anche la vita di Gesù sia manifestata nella nostra carne mortale"
(II Corinzi 4:11 ) .
Un uomo perfetto è una perfetta immagine dell'invisibile
Dio e, [63] perciò, la migliore concezione o illustrazione che
potrebbe essere presentata. Così, durante il Millennio, gli Antichi
Dignitarii perfetti saranno i
migliori rappresentanti del Padre celeste, del celeste Figliuolo e della celeste Sposa
di Cristo, fra gli uomini. Chi vedrà loro, vedrà Iddio manifestato nella
carne-l'immagine di Dio, nella carne.
A questa sublime condizione, l'intera creazione, gemente e
travagliata per sei mila anni, sarà privilegiata: allorquando i Dignitarii—a
quel tempo, carnalmente rappresentanti del Regno-saranno Principi
su tutta la terra e ministreranno sotto la guida del Real
Sacerdote, Cristo Gesù, ed i Suoi "fratelli," sotto Sacerdoti. —Salmo
45:16.
"BEATO E UNICO SOVRANO,
IL RE DEI
RE E SIGNORE DEI SIGNORI,
IL QUALE SOLO POSSIEDE L'IMMORTALITÀ."
1 TIM. 6:15-16
Questo versetto è considerato atto a significare
che alla Sua apparizionenel Suo secondo avvento-Gesù dimostrerà, o
farà conocere, al mondo la grandiosità del Padre celeste.
Però, benchè tale veduta abbia un aspetto ragionevole, noi siamo proclivi a considerare
attiva l'applicazione di questa dichiarazione, alla gloria ed onore
di Cristo, a cominciare dal principio dell'età Millenniale. È
vero che Egliper tutti coloro i quali accettano le sue vie ed
insegnamenti-otterrà che riconoscano anche il Padre, l'Eterno Iddio;
però, ciò non avverrà alla Sua apparizione, ma alla chiusura del
Suo Regno, quando Egli sottoporrà se stesso "a Colui che gli ha
sottoposta ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti" (I Corinzi 15:24-28).
Applicare questo versetto al Padre, equivarrebbe negare che nostro
Signore Gesù possegga l'immortalità, mentre le Scritture insegnano
esplicitamente che Egli insieme a tutti coloro i quali condivideranno
la Prima risurrezione-otterranno l'immortalità, allo stesso modo
in cui il Padre, che ha vitainerente
(vita in sé stesso, [64] cioè, immortalità), ha dato al Figliuolo di avere
vita in se stesso (immortalita) (I Corinzi 15:42-44, 53, 54; Giov. 5:26).
Se, invece, queste Scritture son applicate al
Figliuolo, sembrano corrispondere perfettamente a tutte le condizionipur non ignorando
il Padre né provando che nostro Signore Gesù Cristo sia Il
Padre Eterno; ed in casi simili é da rammentarci le invariabili regole
stabilite dall'Apostolo, cioè che, nelle comparazioni, onori, eccetera, menzionati rispetto al Figliuolo, il Padre è sempre eccettuato,
quale Essere inespressibilmente superiore a qualsiasi comparazione. Egli
si esprima in questi chiari termini: "Quando dice che
ogni cosa gli è a Gesù sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa ne è eccettuato" e, quindi, non può essere
considerato sottoposto, o
soggetto al nostro Signore Gesù ed alle varie
potestà che Egli gli ha conferite. L'Apostolo precisa: "E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà
sottoposto a Colui che gli ha sottoposta ogni cosa ... (I
Corinzi 15:27-28).
Un'altra dichiarazione della gloria del Regno di
nostro Signore Gesù, concessagli dal Padre, la riscontriamo in
questo versetto: "Egli è il Capo di ogni principato e d'ogni
potesta" (Colossesi 2:10). Da ciò rileviamo che l'Autorità ed il Governo
del Padre non risultano mai
contrastanti con quelle del Figliuolo: perchè l'ultimo
è UNO col Primo ed è il Suo rappresentante.
NON REPUTÒ RAPINA ESSERE UGUALE A DIO
Ai Filippesi, 2:6, (Versione Riveduta) l'Apostolo presenta una
sconcertante dichiarazione, allorquando dice che Gesù "non reputò rapina
l'essere uguale a Dio." Anzitutto, dovrebbe essere rilevato che
questo versetto non avvalora la dottrina della Trinità, è che Gesù è il Padre, l'Eterno: poichè, se cosi fosse, donde potrebbe essere
tratto il senso di reputare rapina: o di considerare uno stato uguale? I
due termini "rapina" ed "uguale" indicano ed insegnano
positivamente che il Padre ed il Figliuolo non sono un essere solo, ma
due. E quanto sembra strano che le parole dell'Apostolo, sul [65] soggetto, siano tanto differenti da quelli di Gesù
stesso. Infatti, Egli disse: "Il Padre è più grande di
me" e, altrove: "Io da me stesso,
non posso far niente." Perciò noi chiediamo: come poteva avvenire
che, più tardi, perdesse la sua umiltà e si dichiarasse uguale al
Padre?
In secondo luogo, vogliamo far rilevare come questa
veduta è in conflitto con la lezione che l'Apostolo cerca
inculcare. Voleva forse l'Apostolo che la Chiesa potesse pretendere
d'avere la gloria e gli onori del Padre e-forse-anche gli onori dell'Uno e
dell'Altro? Certo, no! poiché egli insorge contro la vanagloria
e propugna l'umiltà e la sottomissione, insegnando che ognuno
deve stimare il suo
simile meglio di se stesso. Per documentare ai suoi lettori
che questa umiltà di mente fu sempre praticata da
Gesù, egli dice: "conviene che in voi sia lo stesso sentimento, il quale ancora
è stato in Cristo Gesù." Se il
sentimento o la mente di Cristo fosse stata
di cercare la gloria del Padre e non considerarla una rapina, allora
la stessa mente o sentimento nella Chiesa di Cristo significherebbe
che ognuno di noi dovrebbe cercare di carpire tutta la gloria
e l'onore possibile di ottenere e considerare ciò il proprio corso
da seguire per manifestare la stessa mente e disposizione di Cristo.
Ma questo è tutto un errore, deriva da un'erronea traduzione, che,
in se stessa, è molto meschina perché da l'impressione completamente
opposta al significato espresso chiaramente dal l'Apostolo.
Il termine greco harpgmos,
tradotto "rapina,"
occorre una sola volta nel Nuovo
Testamento per indicare un'acquisizione illegale, però il significato della frase dell'Apostolo viene capovolto
dal mal ordinamento del periodo.
Il suo pensiero avrebbe potuto essere
tradotto quasi con le stesse parole e darne il significato opposto,
come ad esempio: "il quale reputò rapina essere uguale a
Dio." Così, il corso di Gesù sarebbe stato in
contrasto con quello di Satana,
il quale provò di usurpare la posizione e la gloria di Dio. —Isaia 14:12-14. — Difatti,
l'Apostolo esprime chiaramente i sentimenti di Cristo, nel
contesto che precede, allorché dice: [66]
“... non facendo nulla per spirito di parte o per
vanagloria": poiché egli, sapendo che Cristo era molto umile di mente esortava ad imitarlo, per calcare le sue
orme. Notinsi le seguenti traduzioni del
termine harpagmos, preferite da
eminenti scolari di varie denominazioni:
Clark: "Non pensò essere un senziente
desiderio essere uguale a Dio." Wakefield:
"Non fu ardente a ritenere d'essere uguale a Dio." Stuart: "Non
riguardò come oggetto di sollecitante desiderio essere uguale a
Dio."
Rutherham: "Non una cosa da confiscare e stimarsi d'essere uguale
a Dio." Versione riveduta inglese: "Il quale, essendo in forma
di Dio, non contò essere il caso di considerarsi uguale a
Dio."
Sharpe: "Pensò ... non una cosa confiscabile l'essere uguale a Dio."
Neeland: "Non fu ardente a considerarsi uguale a
Dio."
Dikenson: "Non si sforzò per essere uguale a
Dio."
Turnbull: "Non meditò l'usurpazione di essere uguale a Dio." L'ultima
definizione è la migliore che s'accorda con il contesto ed è la
traduzione eseguita nell' "Enfatic Diaglot" da cui riportiamo l'intero
versetto qui appresso: "Colui che, pur essendo in forma di
Dio, non meditò l'usurpazione di essere uguale a Dio, ma rivestì se
stesso, prendendo forma di servo."
Queste traduzioni presentate sono rispondenti, non
solo con i fatti del caso, ma anche con l'argomento dell'Apostolo, il
quale fa parte integrante d'esso. Amplificando il senso delle precitate traduzioni rileviamo che,
quando Gesù fu un essere spirituale-quando
aveva la forma e la natura come quella di Dionon fu di spirito
ambizioso, né desideroso di usurpare l'autorità, la potenza, la
gloria e gli onori divini. Non fu, insomma, dello spirito di Satana, che
provò di esaltare se stesso, dicendo: "Io mi innalzerò simile all'Altissimo."
Per quanto Gesù occupasse la più alta posizione celeste-prossima
al Padre-Egli fu tanto umile di mente che, in obbedienza alla volontà del Padre, si svestì della gloria, maestà [67]
e delle sue condizioni spirituali, per divenire un
essere d'una natura a più basso livelloquella umana-"un pò
inferiore agli Angeli." L'Apostolo procede a dimostrare
che non fu solo questa umiltà che Egli esercitò, poiché, più tardi, ne
manifestò un'altra molto più grande, quando, come uomo,
fu sottoposto alla morte ignominiosa, sulla Croce. L'Apostolo dichiara che
l'abbassamento e l'umiltà, esplicate da Gesù, erano in stretta
relazione con l'ubbidienza totale alla divina volontà, perciò seguita a
porre in risalto questo concetto: "Per la qual cosa, (a causa di
questa dimostrazione di lealtà, umiltà, ed ubbidienza fino alla morte) Iddioil Padre
lo ha sovranamente innalzato, e gli ha dato un nome ch'è sopra
ogni nome; acciocché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle Creature celesti, terrestri e sotterranee; e che ogni lingua
confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre"
(Ebrei 2:7-9; 1 Timoteo 2:5-6; Filippesi 2:9-11).
Così rileviamo che il testo, invece di avvalorare la dottrina della Trinità,
la sfalda completamente ed inquadra l'armonia dell'intera Parola
di Dio, con massima ragionevolezza, senno e buon senso.
Completati i delineamenti del nostro soggetto
perveniamo ad un più intenso apprezzamento della infinita altezza e
profondità dell'Entità e supremazia del
Padre celeste, del Suo carattere e del
Suo Piano. Una più grande devozione, superiore a quella che nutrivamo,
albergherà nei nostri cuori, per il Suo eccelso Figliuolo, la cui
incommensurabilità d'amore, lealtà, e fede nella sapienza del Padre ci ha magistralmente ricompensati con grazia e potenza. Rigioiamo,
quindi, nell'onorare il Figliuolo come onoriamo il Padre. E, dopo pieno ed
esplicito esame della rivelazione dataci dalla
Parola di Dio, in perfetta rispondenza con l'ispirata testimonianza
dell'Apostolo, ripetiamo quant'egli scrive: "Nondimeno, per
noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi, per
gloria sua, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il Quale
sono tutte le cose, e mediante il quale siam noi" (1 Corinzi 8:6).
"Benedetto sia Iddio, Padre del Signore nostro,
Gesù Cristo, il [68] quale ci ha benedetti d'ogni benedizione spirituale,
nei luoghi celesti in Cristo. Siccome in Lui ci ha eletti, prima della
fondazione del mondo, affinché fossimo Santi ed irreprensibili dinanzi a
Lui nell'amore, avendoci predestinati ad essere adottati,
per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figliuoli ... affinché l'Iddio del Signor nostro,
Gesù Cristo, Il Padre della gloria, vi dia lo spirito di sapienza e di
rivelazione per la piena conoscenza di LUI (Efesi 1:2,
3, 17).
DI
TE SEMPRE HO BISOGNO
Di Te sempre ho bisogno,
Benigno Redentor;
Niun'altra voce amica
Da pace al cor!
coro
Di Te, di Te ho bisogno:
Oh, vieni vieni a me:
Ed or mi benedici;
Io vengo a Te.
Di Te sempre ho bisogno
Ti piaccia rimaner;
Con Te la tentazione
Perde il poter... —coro.
Di Te sempre ho bisogno
Nel gaudio e nell'affan:
Se Tu non vieni presto
Si vive in van! — coro.
Di Te sempre ho bisogno,
O Santo d'Israel;
Oh fammi tuo per sempre,
Emmanuel! ... — coro. |
[69]