Serie 5 -
Ad Una Mente
Fra Dio E L'Uomo
STUDIO
3
IL
MEDIATORE DELL’AD-UNA
MENTE
L’UNIGENITO
“V’e un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio
e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso per prezzo di
riscatto” (1
Timoteo 2: 5/6).
Nella misura in cui valutiamo l’opera
dell’espiazione — la nostra riconciliazione con Dio, ed il sacrificio
per il peccato con il quale detta opera è compiuta — apprezzeremo,
altresì, Colui che il Padre scelse perchè costituisse la propiziazione
per i nostri peccati: il
nostro Restauratore o Donatore di vita.
Così, prima di rispondere alla domanda: —chi è questo Unigenito
che Jehovah Dio ha sovranamente innalzato e, per la sua grazia, è
divenuto il nostro Redentore e Salvatore, è necessario che ammettiamo la
nostra ignoranza sul soggetto e l’impossibilità di pervenire ad una
conclusione diversa da quella che la Parola di Dio ci fornisce.
In secondo luogo, è opportuno che, proprio all’inizio della
nostra ricerca, ricordiamo la testimonianza dell’apostolo sulla
grandezza di questo Mediatore e sull’onore che Gli è dovuto.
Egli afferma che “Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato
un nome che è al di sopra d’ogni nome, afinchè nel nome di Gesù si
pieghi ogni ginocchio.” É
scritto altresì: “affinchè tutti onorino il Figliuolo come onorano il
Padre.” — Filippesi 2: 9; Giovanni 5: 23.
Nell’investigare scrupolosamente le Scritture, onde
rilevare ciò che esse insegnano e ciò che non insegnano in riguardo al
nostro Signore Gesù, riteniamo la loro testimonianza veramente esplicita,
armoniosa e soddisfacente. Innanzitutto
esporremo in forma sinottica ciò che riteniamo sia l’insegnamento
scritturale, le cui prove forniremo più oltre.
1) Il
nostro Redentore esisteva quale essere spirituale prima che “fu fatto”
carne e dimorò tra gli uomini. [70]
2) Sia
in quel tempo, che successivamente, Egli fu appropiratamente conosciuto
come “un dio,” un potente. Come
Capo degli angeli e prossimo al Padre, Egli fu conosciuto come
“Arcangelo” (angelo o messaggero superiore), il cui name, “Micael”
significa: “colui che è
come Dio” o “il rappresentante di Dio.”
3) Egli era non solo l’essere più elevato della
creazione di Jehovah, ma anche il primo essere creato, la diretta
creazione, l’Unigenito di Jehovah e, come rappresentante della Sua
potenza, nel nome di Jehovah, creò tutte le cose; angeli, principati,
potenze e tutta la creazione terrestre.
4) Quando
Egli fu fatto carne, e divenne il nostro Redentore, ciò non costituì un
obbligo, ma un atto volontario: il
risultato della Sua perfetta armonia con il Padre e l a sua gioiosa
condiscendenza nel compiere ogni ordinamento della divina volontà, che
Egli aveva imparato a rispettare ed amare, come la vera essenza di
giustizia, sapienza ed amore.
5) Quella
umiliazione alle condizioni umane, non doveva essere considerata come
perpetua, ma cessò quando nostro Signote — quale essere umano — diede
se stesso per il nostro riscatto o prezzo corrispondente.
Per tale motivo, la sua risurrezione dai morti non ebbe luogo in
carne, e, come afferma l’Apostolo, “messo a morte quanto alla carne,
ma vivificato quanto allo spirito” (1 Pietro 3: 18).
6) Alla
sua risurrezione gli venne concessa non solo la natura spirituale, ma
anche il più alto onore: essere
partecipe della natura divina, la quale rappresenta il grado più
alto della natura sprituale stessa, che comporta il possesso
dell’immortalità. Fu questo il premio che il Padre gli diede per la sua fedeltà.
7) É
questo grande Essere, così supremamente esaltato ed onorato da Dio, che
noi, con diletto, onoriamo, adoriamo e serviamo con parole, opere,
propositi, spirito, come lo stesso Padre celeste. [71]
TESTIMONIANAZA
SCRITTURALE RIGUARDANTE
IL FIGLIUOLO DI DIO
Consideriamo ora le evidenze scritturali che provano
queste affermazioni. Cominciamo
dal primo capitolo dell’Evangelo di S. Giovanni.
Ivi nostro Signore, nella sua esistenza preumana viene presentato
come “la Parola” (Greco,
“Logos”): “Nel
principio la Parola era.” Il
Dr. Allessandro Clarke, in riguardo a questa parola “Logos,” disse:
“Questo termine avrebbe dovuto essere lasciato non tradotto per la
stessa ragione che non sono stati tradotti i nomi “Gesù” è
“Cristo.” Ogni
appellativo del Salvatore del mondo mette in evidenza la caratteristica
peculiare della sua personalità, natura od opera.
Così, il titolo “Logos,” che significa “una parola,” una
parola detta, parlare, eloquenza, dottrina, ragione o facoltà di
ragionare, è appropriato a Lui.” L’Evangelista,
nella sua epistola, in rigaurdo al nostro Signore Gesù, usa di nuovo lo
stesso titolo, chiamandolo “Parola di vita” o “Logos di vita”
(1. Giovanni 1:1).
Il titolo “Parola di Dio,” “Logos di Dio,” è
molto appropriato a descrivere l’importante opera o ufficio, del nostro
Signore, prima della sua venuta nel mondo.
Il Logos fu la diretta espresione creativa del Padre
celeste, mentre tutte le altre espressioni della divina Sapienza, Potenza
e Bontà furono fatte per mezzo del Logos.
É detto che in tempi antichi taluni re facevano indirizzare ai
loro sudditi, per procura, i loro discorsi.
Il re sedeva dietro una grata, non visto, mentre la sua
“parola” o portavoce, nel davanti, riceveva i suoi suggerimenti e li
trasmetteva al pubblico. Tale oratore veniva chiamato “il Logos del re.”
Che la leggenda sia vera o meno non ha importanza, ma essa fornisce
una buona illustrazione dell’uso della parola “Logos” in
riferimento alla essistenza preumana di nostro Signore e Maestro ed al suo
supreme ufficio di rappresentante del Padre, secondo le Scritture ed in
conformità alle prescrizioni richieste per detto ufficio. [72]
É il caso di rilevare che Giovanni, scrivendo sotto
ispirazione, afferma che “nel principio era la Parola, e la Parola era
con IL Dio, e la Parola era UN Dio.”
Questa è la traduzione letterale dal Greco, confermata da chiunque,
studiosi o no del Greco. L’articolo
greco “ho,” in questo versetto, precede la prima parola “Dio,” ma
non precede la stessa parola quando è citata la seconda volta, indicando
con ciò intenzionalmente Dio, il Padre e Dio il Figlio in un caso in cui
la eliminazione dell’articolo lascerebe il lettore nella confusione,
Lo stesso avviene nel versetto 2, dove l’articolo precede anche
il nome di “Dio,” L’intero
verso si legge perciò così: “Nel
principio era la Parola, e la Parola era con (ho Theòs) il Dio, e la
Parola era (Theòs) il Dio, e la Parola era (Theòs) un Dio.
Essa era nel principio con (ho Theòs) il Dio.” — Giovanni1:1.
A quale “principio” qui si allude?
Certo non è al “principio” della esistenza di Jehovah, Il Dio,
il Padre; perchè Egli è “ab eterno in eterno” e non ebbe mai
principio (Salmo 41: 13; 90: 2; 106: 48).
Ma l’opera di Jehovah ebbe un principio e ad esso qui ci si
riferisce — il principio della creazione.
La dichiarazione, così compresa, presuppone che nostro Signore Gesù,
nella sua esistenza preumana, come “Logos,” fu con il Padre proprio al
principio della creazione di Dio. Questo
conferma l’ispirata dichiarazione dell’Apostolo, il quale afferma che
nostro Signore è non solo “il Capo del Corpo, la Chiesa”
ed il “primogenito dai morti, “ma anche il “principio” di
tutta la creazione “onde in ogni cosa abbia il primato.”
Ecco le sue parole: “.
. . il quale (Cristo) è
l’immagine dell’invisible Iddio, il primogenito d’ogni creatura;
poichè in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla
terra; le visibili e le invisibili; siano troni, siano signorie, siano
principati, siano podestà; tutte le cose sono state create per mezzo di
lui ed in vista di lui; ed egli è avanti ogni cosa, e tutte le cose
sussistono in lui” (Colossesi
1: 15/18). Ascoltiamo pure le
parole della profezia che si riferisce all’Unigenito e che dichiara non
solo la sua prossima esaltazione quale Re dei re della terra, ma lo
descrive come l’Essere primogenito di Jehovah, dicendo:
“Il altresì lo farò il primogenito, il [73] più eccelso dei re
della terra” (Salmo 89:
27). Si noti, altresì, che il nostro Signore (riferendosi alla
sua propria origine), si dichiara come “il Testimonio fedele e verace; il
principio della creazione di Dio”
(Apocalisse 3: 14).
In armonia con il concetto della preminenza di nostro
Signore, sin dal principio come “il primogenito di ogni creatura,” e
per il fatto che Egli fu il “Logos” o l’espressione del Padre
celeste, in ogni sua azione, è la seguente dichiarazione
dell’Evangelista: “ogni
cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle
cose fatte è stata fatta” (Giovanni 1: 3). Quale magnifica idea della maestà dell’Unigenito Figliuolo
di Dio, il Logos! Sotto il
profilo della sua originale grandezza e preminenza, noi ricaviamo una
visione più chiara di qualsiasi altra dalle parole dell’Apostolo:
“essendo ricco, s’è fatto povero per amor vostro, onde,
mediante la sua provertà, poteste diventar ricchi”
(2 Corinzi 8: 9). Da
queste parole possiamo notare quanto Egli fosse ricco in onore e gloria, e
ciò che chiese quando prego, dicendo:
“Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo
presso di te avanti che il mondo fosse.” (Giovanni 17: 5).
Benchè ogni punto connesso con il divin piano di redenzione sia
meraviglioso e sorprendente nelle manifestazioni dell’amore, della
misericordia e simpatia divine per la decaduta razza umana, tuttavia da
questo punto di vista tutto è ragionevole ed armonizza con le
dichiarazioni ed i caratteri divini.
Coloro che ritengono che Gesù non sia esistito prima
di nascere bambino a Bethlehem, hanno una conoscenza molto ristretta del
piano divino per il succorso umano. Per
essi è impossibile armonizzare le Scritture sopraindicate e molte altre
ancora, relative alla gloria che nostro Signore aveva insieme al Padre,
prima che il mondo fosse, con il suo infimo abbassamento e la umiliazione
di se stesso, fino a prendere una natura di poco inferiore a quella degli
angeli, L’esposizione biblica elimina tutte le irragionevoli e false
teorie umane, le quali, pur volendo onorare il Figliuolo, sono andate
tanto oltre, che hanno disonorato la Parola di Dio e degli Apostoli, la
quale dichiara che il Figliuolo è stato generato dal [74] Padre e che il
Padre è più grande del Figliuolo. Le
false interpretazioni hanno avvolto nelle proprie inestricabili spire, ed
in tutte le direzioni, i suoi milioni di aderenti.
“—essa soddisfa le nostre aspirazioni come
nessun’altra cosa possa fare.”
La dichiarazione secondo cui nostro Signore Gesù fu il
principio della creazione di Dio, e perciò esistette lungo tempo prima di
farsi uomo ed essere il nostro Redentore, è pienamente confermata dalle
varie Scritture, tra le quali prendiamo la seguente affermazione;
“Dio ha mandato il suo Unigenito Figliuolo nel mondo, affinchè
per mezzo di Lui vivessimo” (1 Giovanni 4: 9). Ecco
una delle dichiarazioni più positive:
Egli fu il Figliuol di Dio prima di venire nel mondo e, come tale,
gli venne affidato un’opera, da portare a termine nel mondo.
Non bisogna trascurare il fatto che nella citazione suindicata, il
“Logos” viene chiamato “l’Unigenito Figliuolo” di Dio.
Da tale espressione possiamo dedurre che il “Logos”
stesso, fu l’unica e diretta creazione di Dio, o Colui che fu generato
dal Padre, mentre tutti gli altri figli di Dio (angeli e uomini), vennero
creati per mezzo del “Logos.” Da
ciò la logicità e veridicità della dichiarazione, la quale afferma che
Egli è l’Unigenito Figliuolo di Dio.
Consideriamo un’altra affermazione biblica:
“Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il
mondo, ma perchè il mondo sia salvato per mezzo di lui”
(Giovanni 3: 17). Anche
in questo caso l’esistenza preumana di Gesù viene messa in relazione ad
una missione da compiere,. Queste
dichiarazioni relative al “Logos” sono in armonia con gli avvenimenti
narrati dall’Evangelista, il quale dichiara:
“Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il
mondo non l’ha conosciuto.” Ed
ancora: “La Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo tra
noi, piena di Grazia e di verità; e noi abbiamo contemplata la sua gloria,
gloria come quella dell’Unigenito venuto da presso il [75] Padre”
(Giovanni 1: 10/14). Le affermazioni di nostro Signore sulla sua esistenza
preumana, sono indubitabili. Egli,
in nessuna occasione, dichiarò che Giuseppe fu suo padre e non affermò
giammai che la sua esistenza ebbe principio quando nacque sulla terra, ma
si riferì all’Eterno sempre come al Padre suo.
Si notino le sue Parole: “Come mai dite voi a colui
che il Padre ha santificato e mandato nel mondo, che bestemmia, perchè ho
detto: Son Figliuolo di Dio?” (Giovanni 10: 36). Ed a Maria, sua madre terrena, disse: “Perchè mi cercavate?
Non sapevate ch’io dovea trovarmi nella casa del Padre mio?”
(Luca 2: 49). Ai
discepoli dichiarò: “Io son disceso dal cielo”; “io sono il pane
della vita ch’è disceso dal cielo” (Giovanni 6: 38, 51).
Molti, ai suoi giorni, non credettero a quelle parole e molti,
altresì, non vi credono neppure oggi, ma ciò non toglie che esse siano
delle verità e tali rimangano. Alcuni
di coloro che l’intesero, dissero: “come può essere questo?”
E diversi suoi discepoli dissero altresì: “Questo parlare è
duro; chi lo può ascoltare?”
Ma Gesù, conoscendo i loro mormorii, rispose:
“Questo vi scandalizza? E
che sarebbe se vedeste il Figliuol dell’uomo ascendere dov’era prima?
. . . E allora molti suoi discepoli si trassero indietro” (perchè Egli
sostenne la sua origine celeste) — Giovanni 6: 60/66.
Ai Farisei Gesù proclama la stessa verità e dice loro:
“Io . . . So donde son venuto, e dove vado . . . Io sono di lassù . . . io non sono di questo mondo . . . Io
son proceduto e vengo da Dio, perchè io non son venuto da me, ma è Lui
che mi ha mandato . . . ” Allora
i Giudei gli dissero: “Sei tu forse maggiore di Padre Abramo?” Gesù rispose: “Abramo, vostro padre, ha giubilato nella
speranza di vedere il mio giorno; e l’ha veduto e se n’è rallegrato”
(Abrahamo vide il giorno di Cristo con gli occhi della fede, fiducioso
nelle divine promesse riguardanti il Messia.
Probabilmente vide il giorno del suo sacrificio, tipificato
nell’offerta di Isacco, suo unico figliuolo, ma con certezza vide il
glorioso, futuro giorno del Messia, il millennio e le sue benedizioni su
tutte le famiglie della terra, per mezzo della promessa progenie.
E non meraviglia la gioia che egli [76] provò, quando, con
l’occhio della fede, vide la citta celeste, la nuova Gerusalemme, la
Chiesa glorificata, la classe del regno; vide, altresì, la città futura
— il mondo benedetti dal regno di Cristo
(Ebrei 11: 10/16; 12: 22; 13: 14).
“I Guidei gli dessero: Tu non hai ancora cinquant’anni e hai
veduto Abramo? (Abrahamo era
morto da duemila anni!). Gesù
disse loro: in verità, in verità vi dico: Prima che Abramo fosse nato,
io sono” — Giovanni 8: 14, 23, 42, 58.
Non c’è nessun errore in queste parole, nè la
Scrittura afferma che l’esistenza dell’Unigenito, dal tempo che iniziò
con “il principio della creazione di Dio,” cessò sul Calvario e nei
tre giorni successivi, poichè al termine di questi, Egli venne
risuscitato dai morti per non morire mai più, non avendo più la morte
alcun potere su Lui (Romani
6: 9). Il particolare della sua nascita, come essere umano “di
poco inferiore agli angeli,” onde divenire offerta per il peccato
dell’uomo, non provocò la morte della sua vita spirituale che aveva
precedentemente alla sua venuta all’esistenza umana quale bambino Gesù,
ma semplicemente un trasferimento della sua vita da una natura più alta,
quella spirituale, ad una più bassa, quella umana.
Da ciò le parole di Gesù: “prima che Abrabamo fosse nato io
sono” come per significare che non vi fu mai una cessazione della
sua esistenza e, identificando così, positivamente, Gesù, Figliuolo di
Dio nella carne, con il “Logos” esistente prima della creazione.
Vero è che la testimonianza di Gesù non venne accettata da molti
dei suoi ascoltatori, come avviene anche oggi.
V’è una perversa disposizione che guida l’umanità e
l’induce a rigettare la chiara affermazione della Parola di Dio, e
preferisce considerare Gesù come un membro della decaduta razza umana o
come il suo proprio padre. Solo
gli umili ricevono con mansuetudine la parola “che è stata piantata”
in loro e che li rende veramente intelligenti e pronto a ricevere la
testimonianza della Parola di Dio (Isaia 61: 1; Giacomo 1: 21).
E come coloro che, ascoltando il Maestro, rigettavano la sua
testimonianza e gli lanciavano delle pietre, così oggi, alcuni di coloro
che ascoltano la verità non [77] solo la rigettano, ma sono pronti a
scagliare, e le scagliano simbolicamente, le loro pietre verso quanti
accettano e diffondono la Parola, nella sua simplicità.
E il motivo è da ricercarsi nel fatto che, come a quel tempo,
anche oggi essi non conoscono nè il Padre, nè Figliuolo, come dovrebbero
e nella misura in cui si sono rivelati loro.
Le parole di nostro Signore sono quanto mai indicative:
“niuno conosce appieno il Figliuolo se non il Padre; e niuno conosce
appieno il Padre se non il Figliuolo, e colui al quale il Figliuolo avrà
voluto rivelarlo” (Matteo
11: 27), Il mondo non lo
conosce; non conobbe la sua origine nè la sua umiliazione in proprio
favore. Quando consideriamo
il lungo tempo trascorso tra il principio della creazione di Dio nella
persona di nostro Signore ed il tempo della sua manifestazione in carne,
durante cui Egli fu con il Padre, “presso di lui come un artefice . . .
Del continuo esuberante di gioia,” non possiamo meravigliarci se il
Figliuolo conosceva il Padre, come non lo conoscevano nè i suoi discepoli,
nè il mondo, mentre noi impariamo a conoscerlo a mezzo della sua Parola
rivelatrice e dal Suo meraviglioso piano delle età.
Ascoltiamo ancora le sue parole: “Padre giusto, il mondo non
t’hà conosciuto, ma io t’ho conosciuto”
(Giovanni 17: 25).
La Chiave di questa meravigliosa conoscenza delle cose
celesti viene fornita dalla dichiarazione che segue: “Colui che vien dalla terra è della terra e parla
com’essendo della terra; colui che vien dal cielo è sopra tutti. Egli rende testimonianza di quel che ha veduto ed udito”
(Giovanni 3: 31/32). Nessuna
meraviglia, dunque, se i suoi oppositori si domandavano l’un ‘altro:
“onde ha costui questa sapienza e queste opere potenti?”
(Matteo 13: 54). La sua conoscenza delle cose celesti e le sue personali
relazioni con il Padre, gli diedero la pienezza della fede nelle sue
promesse e lo resero capace, come uomo perfetto, di vincere il mondo, la
carne ed il diavolo, e compiere l’estremo sacrificio per i nostri
peccati. Perciò il profeta scrisse di Lui: “Per la sua [78] conoscenza, il mio servo, il giusto,
renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità” (Isaia 53: 11).
Attualmente, soltanto coloro che camminano per fede,
alla luce della Parola di Dio, possono conoscere il Padre ed il Figliuolo
e dare una giusta valutazione della grande opera di’adunamente che essi
compiono insieme in favore dell’umanità, ma al proprio tempo, dopo la
scelta ed il completamento della Chiesa, allorchè questa, quale sposa
dell’Agnello, sarà associata con lui nella gloria, ed il Regno sarà
instaurato, la conoscenza dell’Eterno riempirà tutta la terra e la
potenza del Padre, che per mezzo del Logos ha creato tutte le cose, sarà
esercitata dal Salvatore nell’opera di restaurazione e di
perfezionamento di tutti coloro, che, dopo aver ricevuto il privilegio di
conoscere Iddio, si sottometteranno ai suoi voleri.
Così che, il definitivo potere di nostro Signore, sarà altresì
eguagliato e portato ad esempio del suo potere non solo come Agente della
Creazione di Jehovah, ma anche come suo Agente nella resturazione e
benedizione del mondo adempiendo così il detto del Salmista: “Tu hai la
rugiada (freschezza, vigore) della tua giovinezza.” — Salmo 110:3.
Ascoltiamo le parole che Gesù disse a Nicodemo, quando
questi volle conoscere alcune cose celesti, mentre non aveva cognizione
nemmeno di quelle terrene: “Nessuno
è salito in cielo, se non cului che è disceso dal cielo: Il Figliuol
dell’uomo.” Nostro
Signore continuò ad illustrare a Nicodemo il provvedimento che Iddio fece
per il mondo, affinchè questo non perisca, ma abbia vita eterna, dicendo:
“Poichè Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo
unigenito Figliuolo, affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia
vita eterna.” — Giovanni 3: 13/16.
Il “LOGOS,” il principio della creazione di
Dio, chiamato anche da Isaia “Ammirabile, Consigliere, l’Iddio
forte” ecc. (Isaia 9: 6),
lo troviamo anche descritto da Salomone, che lo presenta come la sapienza,
con tutti i dettagli, che armonizzano [79] con l’esposizione fatta
dell’Evangelista (Giovanni 1: 1, 18), come segue:
“L’Eterno mi formò al principio de’ suoi atti,
prima di fare alcuna delle opere sue, ab antico.
Fui stabilita ab eterno, dal principio, prima che la terra fosse.
Fui generata quando non c’erano ancora abissi, quando ancora non
c’erano sorgenti rigurgitanti d’acqua.
Fui generata prima che i monti fossero fondati, prima
ch’esistessero le colline, quand’egli ancora non avea fatto nè la
terra nè i campi nè le prime zolle della terra coltivabile.
Quand’egli disponeva i cieli io ero là; quando tracciava un
circolo sulla superficie dell’abisso, quando condensava le nuvole in
alto, quando rafforzava le fonti dell’abisso, quando assegnava al mare
il suo limite perchè le acque non oltrepassassero il suo cenno, quando
poneva i fondamenti della terra, io ero presso di lui come un artefice,
ero del continuo esuberante di gioia, mi rallegravo in ogni tempo nel suo
cospetto.” Proverbi 8:
22/30
In aggiunta a quanto abbiamo detto sul LOGOS
— che fu non solo il principio della creazione di Dio ed il
primogenito, ma anche il suo Unigenito Figliuolo mentre tutte le altre
creazioni vennero all’esistenza da lui e per mezzo di lui — troviamo
una bellissima e corroborante dichiarazione nelle seguenti parole di
nostro Signore: “Non temere;
io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente; e fui morto, ma ecco son
vivente per i secoli dei secoli.” Ed
ancora: “Queste cose dice
il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita”
(Apocalisse 1: 17/18; 2-8). In
nessun altro senso o maniera il “LOGOS” fu la “SOLA” e
diretta creazione di Dio, mediante cui tutte le altre cose furono
create: cioè il primo e
l’ultimo della creazione di Dio. Ogni
altra veduta sarebbe perciò non corretta ed in contrasto con tutte le
Scritture sopracitate.
“IL LOGOS
E’ STATO FATTO CARNE ED HA
ABITATO PER
UN TEMPO FRA
NOI”
— Giovanni 1: 14 —
Riguardo all amnifestazione in carne di nostro Signore,
il pensiero comune è espresso usualmente nella parola INCARNA- [80]
ZIONE. Essa
però completamente errata e antiscritturale.
La teoria dell’incarnazione sostiene che il corpo umano di
Gesù, nato da Maria, fu semplicemente un involucro del corpo sprituale.
Per ciò il pensiero legato alla vita terrena di Gesù, in accordo
con tale teoria, è che nostro Signore, durante la sua vita terrena, era
un essere spirituale proprio come prima dell’incarnazione, e che usò il
corpo nato da Maria conosciuto come l’uomo Cristo Gesù, come un velo od
un medium per comunicare con l’umanità, nella stessa maniera in
cui, ai tempi antichi, alcuni angeli erano apparsi in forma umana ad
Abrabamo, a Manoah, a Lot e ad altri (Genesi 18: 1/2; 19: 1; Giudici 13:
9/11, 16). A motivo di questa
erronea concezione, molte idee confuse e antibibliche si sono sviluppate
in riguardo ai vari avvenimenti della vita di Gesù.
Eccone una: la stanchezza fisica di Gesù non era reale, ma
fittizia, poichè, essendo un essere spirituale, non poteva essere
soggetto a stanchezza. La logica di questa teoria porterebbe a concludere che anche
le preghiere di nostro Signore furono fittizie poichè se Egli era Dio,
sarebbe stato come pregare se stesso, mentre era solo una quistione di
forma, per esercitare una certa impressione sui discepoli e su tutti
coloro che lo circondavano. La
stessa teoria fa supporre che anche la morte di nostro Signore fu solo
un’apparenza poichè, essendo Dio Padre, e quindi eterno, non poteva
morire. Anche l’agonia ed
il grido “mio Dio, mio Dio, perchè mi hai abbandonato?”
erano, altresì, apparenza e tale era anche la morte stessa,
generata allo scopo di impressionare coloro che lo avevsno veduto ed udito. Così, la conclusione logica è che in realtà non vi fu una
morte per il peccato dell’uomo, ma solo un’apparenza, un effetto
spettacolare, una rappresentazione drammatica e teatrale, un inganno
prodotto per un buon proposito e per influenzare favorevolmente la
simpatia e la sensibilità dell’umanità.
Tutto ciò è un errore e si oppone violentemente alla
verità sul soggetto, com’è presentato nella Parola di Dio.
La dichiarazione scritturale non è che nostro Signore asunse un
corpo carnale, [81] come involucro di quello spirituale, come fecero
alcuni angeli anticamente, ma che mise da parte o, come rende il testo
greco: “spogliò se stesso” della sua natura preumana e prese la
nostra natura umana e, come afferma lo stesso testo, “il LOGOS
è stato fatto carne.” Ed
in tutto ciò non vi fu finzione o frode alcuna; non umiliò se stesso
solo in apparenza, mentre in realtà riteneva la sua gloria e la sua
potenza; non divenne povero per amor nostro, per rimanere ricco nella più
alta natura spirituale per tutto il tempo: non fu semplicemente posto in
un involucro come in una livrea di un servo.
No, Egli divenne un uomo — “Cristo Gesù uomo, il
quale diede sè stesso qual prezzo di riscatto per tutti.” — 1.
Timoteo 2: 5
Più oltre, quando considereremo in particolare la
caratteristica della sua opera redentrice, noteremo che fu assolutamente
necessario che Egli divenisse uomo — nè più nè meno che un uomo
perfetto — in quanto fu un uomo che, avendo peccato, aveva bisogno di
essere redento. E la legge
divina richiede che solo la vita di un uomo può pagare il prezzo della
redenzione per la vita di un altro uomo.
“Per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo
di un altro uomo è venuta la risurrezione dai morti”
(1. Corinzi 15: 21). Ma
nessuno fraintenda come se volessimo sostenere che, il nostro Redentore,
divenne uomo come noi, carico di colpe e di imperfezioni ereditarie.
Al contrario, la stessa Parola di Dio dichiara che egli fu
“santo, innocente, separato dai peccatori.”
Ebrei 7: 26, 28; Luca 1: 35
La sua separazione dai peccatori è uno dei punti
difficili per molti. Come
poteva Egli essere uomo e nello stesso tempo libero dalla corruzione
ereditaria da cui è affetta l’intera famiglia umana?
Noi speriamo di dimostrare esattamente come ciò potè essere, e
come fu realizzato nel piano divino; ma vogliamo innanzitutto imprimere
nella nostra mente il fatto che un uomo imperfetto, un colpevole, uno che,
per ereditarietà fa parte della razza adamica, la cui vita era parte
della nostra vita, non poteva essere il nostro redentore,
Vi erano tanti uomini peccatori, e non era necessario che Iddio
mandasse il suo Figliuolo perchè fosse [82]
un altro peccatore.
V’erano molti uomini imperfetti e disposti a dare la loro vita,
per adempiere la volontà de Padre. Questo
è pienamente confermato nell’XI Epistola agli Ebrei ove è detto
che molti considerarono la loro vita di nessuna importanza per la loro
fedeltà al Signore. Tuttavia,
ciò che realmente necessitava, non era un qualsiasi sacrificio per il
peccato, ma un SACRIFICIO SENZA PECCATO che avesse così pagato la
penalità dei peccatori. E
poichè “non v’è alcun giusto, neppure uno,” in quanto “tutti
hanno peccato e son privi della gloria di Dio,” per tale ragione, come
le Scritture nuovamente dichiarano, “nessuno . . . può in alcu modo
redimere il fratello, nè dare a Dio il prezzo del riscatto d’esso”
(Romani 3: 10, 23; Salmo 49: 7).
Ed àppunto perchè non v’era alcun uomo in grado di redimere il
mondo, Iddio provvide uno che era potente e capace a salvare anche da una
condizione estrema, tutti coloro che vanno al Padre per mezzo di Lui. —
Salmo 89: 19; Isaia 63: 1; 59:6; Ebrei 7: 25
Noi abbiamo bisogno di vedere chiaramente, se possibile,
in che modo nostro Signore Gesù potè assumere la natura umana, divenendo
membro di essa, per mezzo di Maria, sua madre, senza partecipare in alcun
modo alla sua corruzione, senza ereditare la macchia del peccato, la
maledizione e la morte. Se in
alcun modo o grado Egli avesse partecipato alla VITA di Adamo, ciò
lo avrebbe posto sotto la SENTENZA DI MORTE ed in tale condizione
non avrebbe potuto avere alcun diritto a quella vita che Egli avrebbe
dovuto dare come prezzo di riscatto, per liberare padre Adamo e tutta la
sua posterità dalla sentenza di morte imposta dalla divina giustizia. Questo soggetto, noi ci proponiamo di sviluppare nel capitolo
che segue. Ivi cercheremo di
dimostrare che nostro Signore Gesù non fu, in alcun modo o grado,
contaminato dalle umane imperfezioni, attraverso sua madre. [83]