Serie 5 -
Ad Una Mente
Fra Dio E L'Uomo
STUDIO
9
LO SPIRITO
DELL'AD-UNA-MENTE
BATTESIMO-TESTIMONIANZA
SUGGELLO
"E
come il giorno della Pentecoste fu venuto, tutti erano insieme
nel medesimo luogo, e subito si fece dal cielo un suono
come di vento impetuoso che soffia ed esso riempì
tutta la casa ov'essi sedevano. E apparvero loro delle
lingue di fuoco che si dividevano, e se ne posò una su
ciascuno di loro. E tutti furono ripieni dello Spirito
Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo
che lo Spirito dava loro d'esprimersi" —Fatti Apostolici 2:1-4.
Il giorno della Pentecoste si annovera fra i più notevoli che la storia
abbia registrati: poichè indica che il nostro Redentore apparve
innanzi a Dio per noi, quale Sommo Sacerdote (Mediatore) ed offrì al
Padre i meriti del suo sacrificio — terminato
sul calvario, cinquanta giorni prima — che il
Padre aveva appieno accettato e che, da allora in poi, gli Apostoli, e i credenti i quali avevano
accettato Gesù, desiderosi di avvicinarsi al Padre e divenire
figliuoli
di Dio (Giov. 1:12) erano
riconosciuti tali, come lo
Spirito Santo quel giorno testificò. Perciò essi furono dotati dello "Spirito di figliolanza," poichè entrarono a far
parte della famiglia di Dio.
Tale evento assunse il massimo rilievo, in quanto
fu ben chiarito e provato che gli Apostoli, ed i credenti, ricevettero
lo Spirito Santo: lo Spirito del divin favore nei loro cuori,
e che tale evento ha costituito una visibile manifestazione ed una prova soddisfacente per loro — e per noi — che Iddio ha accettato appieno
la Chiesa — quali
figliuoli e coeredi di Cristo. [184]
Eppure, in tutta questa narrazione non appare, in
alcun modo, la necessità di pensare che lo Spirito Santo possa
essere una persona separata dal Padre e dal Figliuolo. Al
contrario, la costatazione che lo Spirito Santo fu ricevuto da loro tutti,
per se stessa implica che lo Spirito Santo non è una persona, ma
un'influenza, una potenza, estrinsecata da una persona: la
Potenza, o influenza di Dio, adoperata nella mente e nei cuori di questi
suoi nuovi figliuoli. Tale chiarificazione serve a rendere con maggiore
evidenza i doni varii
di Spirito e potestà, concessi agli Apostoli per trasfondere in loro
l'energia atta a rinvigorire ed allargare la loro
influenza.
Ed è per questo che l'Apostolo dice che il Signore
"ha fatto dei doni agli uomini." (Efesini 4:8). Il gran dono che costituiva il
prezzo per la Redenzione di
tutta l'umanità — la Sua propria vita — era diggià stato dato ed una
parte del gran numero dei redenti — un piccolo gregge — l'ebbe nel special modo di
poter divenire coeredi di Cristo e, cioè socii nel Suo
Regno. La selezione dei primi, fra costoro, ebbe inizio dal momento in cui attesero per dieci giorni
sull'alto solaio, le benedizioni della Pentecoste, tempo
in cui essi furono riconosciuti degni. Fu il Padre che riconobbe
allora la Chiesa di Cristo, nell'impartire loro lo Spirito Santo (Sua influenza e potenza), che costituì la riconciliazione dei
credenti. Così, da allora in poi, non furono più considerati come
peccatori e stranieri ne quali servienti, ma come figliuoli e fatti "partecipi dei doni celesti." Siamo edotti che lo
Spirito Santo — l'influenza Santa, o potenza Santa — che emanava dalla fonte originale del Padre, — fu trasfusa in modo appropriato
da questi tanto onorati di Dio — Cristo Gesù, Signore e Capo — a mezzo di cui
tutte le benedizioni di Dio sono venute e verranno.
L'apostolo Pietro, parlando sotto l'influsso dello
Spirito Santo, su questo soggetto, disse che Egli venne dal Padre e
dal Figliuolo." Egli (Gesù) dunque, essendo stato esaltato alla
destra di Dio, e avendo dal Padre lo Spirito
Santo promesso, ha sparso quello che
ora vedrete ed udite" (Atti 2:33). Rilevando da questo evento
l'accettazione della Chiesa, da parte di Dio, costatiamo
[185] che senza esso non avremmo avuto prova alcuna che il
Padre ha accettato il sacrificio di nostro Signore per la
nostra giustificazione.
A questa comune, erronea e completamente
antiscritturale, idea, che frastorna le menti di molti premurosi
Cristiani, facciamo rilevare che tale aspettazione, non è giustificata
da alcuna promessa dataci nella Parola di Dio, mentre è completamente varia con
i divini ordinamenti in essa descritti. Dovrebbe essere notato che le
Scritture fanno menzione di solo tre battesimi dello Spirito Santo e che la necessità
dei precitati non nè indica altri, dopo.
Detti tre battesimi costituiscono parte o divisione dell'unico battesimo:
(1) il battesimo del nostro Signore Gesù Cristo; (2) il battesimo
della Pentecoste; (3) il battesimo di Cornelio, il primo Gentile,
convertito ed accettato da Dio come figliuolo—. Ora esaminiamo
questi battesimi di Spirito, nel loro ordine.
(1) Il battesimo dello Spirito Santo su nostro
Signore Gesù, non solo era e fu necessario per se stesso, acciocchè
Egli avesse potuto essere partecipe della potenza di Dio, come
Suo agente e come interessato alla Sua eredità ed al Suo
rigeneramento alla natura divina, ma fu anche appropriato per dare una
manifestazione o riconoscimento di lui, atto a permettere che
altri fossero stati in grado di conoscerlo quale unto di Dio. Tale
manifestazione ebbe luogo a mezzo di una colomba che discese
e si posò su di lui. Non deve essere interpetrato che il popolo
in generale vide tale manifestazione del favore divino, perchè fu
Giovanni Battista,
colui che espletava l'opera di ravvedimento in Israele ed era riconosciuto
qual profeta — un servitore di Dio — che, presente alla discesa
dello Spirito su Gesù, diede testimonianza dell'evento e lo espresse in
questi termini: “io non lo conoscevo, ma Colui che mi ha mandato a
battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo
Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza
con lo Spirito Santo. E io ho veduto ed attestato che questo è
il Figliuolo di Dio" (Giov. 1:33).
(2) Il battesimo della Chiesa alla Pentecoste — come Giovanni
spiega — doveva
essere fatto da Cristo, "Egli è quel che bat [186] tezza con lo Spirito Santo." E. Pietro, come è
stato detto, ce lo conferma allorchè dice: "Egli (Gesù) . . . ha sparso quello che ora voi vedete ed udite." Egli è il
solo che può battezzare perchè ha
redento il mondo, per cui sparse tutto il suo prezioso sangue. E,
dacchè niuno va al Padre se non per Lui, e che il Padre non giudica
alcuno, avendo dato il giudicio al Figliuolo; e giacchè il Figliuolo,
supremamente esaltato, agisce come rappresentante del Padre
ad introdurre alla piena comunione con Lui tutti coloro che
vanno al Padre per mezzo di Lui. Così abbiamo notato che il
battesimo della Chiesa con lo Spirito Santo fu necessario, come testimonianza e, nella stessa maniera fu necessario che il battesimo
di Gesù con lo Spirito Santo, fosse una testimonianza, o testificazione.
Il vento impetuoso che imperversò nel luogo e le
lingue come di fuoco che si posarono sopra ognun di loro (probabilmente
sopra gli undici Apostoli solo, designati ad essere
i rappresentanti del Signore e gli oratori dello Spirito Santo, — leggasi il Versetto 14 —) non furono lo
Spirito Santo, ma una manifestazione,
atta a
presentar l'invisibile ai loro sensi. Lo stesso per la colomba, vista
da Giovanni. Non fu lo Spirito, ma una manifestazione ai suoi sensi. Essa, emblema di pace e purità rappresentò ottimamente
la pienezza dello Spirito d'amore di Jehovah, per Gesù; e
così le “lingue come di fuoco, che si dividevano," rappresentano la missione degli Apostoli, i quali, sotto la guida dello Spirito Santo,
testificarono essere suoi testimoni — (Atti 2:32;
3:15; 5:32; 10:39; 13:31).
(3) Una
speciale manifestazione della potenza divina, connessa all'accettazione
di Cornelio, primo gentile convertito, fu necessaria perchè — fino a quel tempo — i Gentili erano stati esclusi
e inaccettabili a Dio, anche come semplici servi e, quindi, i Giudei non avrebbero creduto che i Gentili fossero stati accettati
da Dio, almenochè una chiara manifestazione di Dio non fosse stata
concessa per dimostrare che anche i Gentili erano divenuti
accettevoli a Lui, all'alta posizione di Suoi Figliuoli. [187]
Abbiamo già detto che non faceva parte del programma
divino la concessione ad alcun Gentile ad essere accettevole a Dio, prima dell'espirazione
delle settanta settimane.” Questo periodo di favore
Giudeo espirò tre anni e mezzo dopo la Pentecoste; allora i convertiti infra i Gentili, avrebbero potuto entrare a far parte dei
coeredi (uguali) con i convertiti Giudei ma, non essendo il tempo
ancora maturo, tal favore non potè essere dimostrato nella Pentecoste. E, dal punto di vista del radicato e profondo pregiudizio
Giudeo, incluso quello degli Apostoli, fu appropriatissimo che
l'accettazione di Cornelio fosse manifestata ai sensi degli Apostoli,
nelle stesse evidenze manifestate alla Pentecoste. E
nè è
necessario supporre che, essendosi posate su Cornelio le “lingue come
di fuoco,” agissero anche sui convertiti dal Giudaesimo e dessero lo
stesso frutto, in doni spirituali, ricevuto da tutti quelli della
Pentecoste.
E in qual altro modo avremmo potuto conoscere che anche
i Gentili erano accettevoli al Signore? Se il battesimo
dello Spirito e le altre benedizioni della Pentecoste
fossero stati concessi solo alla progenie naturale d'Abrahamo avremmo
potuto restare in dubbio per tutta l'età evangelica, riguardo alla
nostra posizione nel popolo di Dio, noi che — per natura — siamo Gentili. Però
per il battesimo dello Spirito Santo, sceso su Cornelio, il Signore
manifestò chiaramente che, d'allora innanzi, non sarebbe esistita più
alcuna differenza fra Giudei e Gentili, servi o liberi, maschi o femmine,
per quanto riguardava l'accettazione di Dio in
Cristo Gesù. Niuno era accettevole da per se stesso, per la propria
giustizia, e solo coloro che andarono e sarebbero andati al Padre per
mezzo dell'amato Figliuolo, Egli li avrebbe accettati — I Corinzi 12:13. —
Oltre questi tre battesimi dello Spirito Santo, di cui abbiamo parlato,
non esiste alcun altro riferimento sul soggetto, nelle Scritture:
conseguentemente, il pensiero di molti del popolo del Signore,
d'aspettare e pregare per un altro battessimo o ripetizione di
quello dello Spirito Santo, non è giustificato ed è completa- [188] mente non necessario, perchè quell'uno battesimo della
Pentecoste, seguito da quello su Cornelio, completa ogni
aspettazione in proposito. Tal battesimo non venne solo su gl'individui
che gioirono di benedizioni, ma,
rappresentativamente, venne pure sulla
Chiesa, l'intero Corpo di Cristo. Il fatto che quest'opera, rappresentante la chiesa fu divisa in due parti — la prima sui credenti
Giudei alla Pentecoste, l'altra sui primi Gentili convertiti, nella casa
di Cornelio — è in
armonia con la dichiarazione di nostro Signore Gesù
all'Apostolo Pietro sul soggetto, prima della sua
crocifissione, quando gli disse: “Io ti darò le chiavi del Regno dei cieli”
(Matteo 16:9). Una chiave indica il potere di chiudere ed aprire,
e chiavi — al plurale — implica che le porte da aprire sarebbero state più d'una. Difatti, vi furono solo due
porte da aprire e, quindi, l'apostolo Pietro fu colui che usò
ambidue, dando principio all'opera della Chiesa: prima fra i Giudei e,
poi, fra i Gentili, precisamente come il Signore aveva predetto.
Egli usò la prima chiave alla Pentecoste, in cui fu il
principale oratore che introdusse le nuove dispensazioni dello Spirito ai
tremila presenti, che subito credettero e perciò entrarono per la
porta — Atti
2:37-41. — Di nuovo,
al proprio tempo, quando l'Evangelo doveva essere
predicato ai Gentili, il Signore, in accordo alla promessa fattagli, mandò
Pietro ad esplicare quell'opera iniziale, dicendo a Cornelio
di mandare per Pietro ed a Pietro di andare a casa di
Cornelio, onde predicare le parole dell'Evangelo a lui ed alla sua casa.
In queto frangente nel quale Pietro usò la seconda chiave,
aprendo la porta dell'Evangelo ai Gentili, Iddio testificò il fatto per
la miracolosa manifestazione del suo Santo Spirito su Cornelio e
su gli altri consacrati Gentili insieme a lui.
Il pensiero appropriato riguardo al battesimo dello
Spirito Santo, risiede nell'atto di versare o spandere sopra — ungere nel senso completo — in modo da coprire tutte le
parti del corpo e, perciò, può giustamente essere designato quale una immersione o “battesimo.”
Questa stessa unzione o battesimo dello Spirito, è continuata e continua
sulla Chiesa per tutta l'èra Evangelica: [189] coprendo, permeando, santificando, benedicendo, ungendo
tutti coloro che entrano a far parte dell'unto "Corpo"
di Cristo, 1a Chiesa. E così continuerà
fino a che l'ultimo membro della Chiesa riceverà la piena unzione.
L'apostolo Giovanni parla anche lui di questo battesimo,
classificandolo "unzione" ed esprimendosi in questi
termini: "l'unzione che avete ricevuta da Lui dimora in voi"
(I Giov. 2:27; Salmo 133:2). Egli non parla come di diverse unzioni
ricevute, ma dell'unzione — d'una — come per indicare che più d'una non è necessaria,
ma superflua e disarmonica con il divino
ordinamento.
Dal punto di vista divino, l'intera Chiesa è
considerata come uno — uno
completoe lo è in quanto l'Apostolo dice: “Siccome il Corpo è
uno ed ha molte membra, . . . così
ancora è di Cristo . . . Voi siete il Corpo di Cristo, e
membra d'esso, ciascuno per parte sua” (I Corinzi 12:12,27). In
armonia con tale concetto le Scritture insegnano che, per quanto
il Signore ci considera individualmente, pure la nostra posizione
al cospetto del Padre, non è unitaria, ma — come
membro — fa parte
dell'unità, la quale è in Cristo, Capo e Corpo. Perciò
siamo edotti che, dopo aver creduto, il nostro passo è quello di
far parte del Corpo di Cristo — essere battezzati
nel suo corpo.
Quì non discuteremo il battesimo in generale. Lo
lasceremo ad un altro esame, ma faremo notare che i credenti sono
invitati ad essere battezzati in Cristo, onde poter entrare ed aver
parte nel suo battesimo dello Spirito Santo. Non essendo lo
Spirito Santo una persona, ma una potenza posseduta dalla Chiesa,
tutti coloro che desiderano aver parte a queste benedizioni
devono entrare in questa Chiesa, il Corpo di Cristo. Altrimenti non è
ottenibile. Con ciò non intendiamo dire di divenire membri del corpo
di quella cattolica romana o del corpo dei Metodisti;
Presbiteriani; Luterani o qualsiasi altro. Intendiamo
riferirci ai membri dell'Ecclesia, riconoscibili per la
possessione dello Spirito Santo di amore, attestato
dai varii frutti e testimonianze che abbiamo diggià messi in rilievo. [190]
Coloro che divengono realmente uniti con Cristo — e così anche uniti
con tutti gli altri membri del Corpo di Cristo — non hanno bisogno di pregare per le
benedizioni Pentecostali presenti o
future, ma possono dare uno sguardo retrospettivo alle benedizioni
Pentecostali originali ed alle benedizioni che scesero su Cornelio,
quali evidenze, che il Padre, a mezzo di Cristo, ha accettato
la Chiesa come un Corpo intero, nell'ordinamento divino,
e certo che tutti saranno appieno soddisfatti. Noi non diciamo che il Signore si dispiace con coloro i quali per le vedute erronee
chieggono numerose Pentecoste, anzi supponiamo che Egli
li commisera, in considerazione della loro ignoranza, e senza alterare i Suoi piani e ordinamenti eroga loro ugualmente le Sue
benedizioni, connesse alla loro erronea aspettazione: eccetto lo Spirito
della comunione celeste, per il quale essi gemono.
È strano rilevare che questi cari amici i quali
continuamente pregano per il battesimo dello Spirito, non hanno
mai notato che niuno degli Apostoli pregò per avere altre
Pentecoste, nè istruirono la Chiesa a pregare per esse.
Forse questi amici si credono più saggi degli ispirati Apostoli o
più santi e più ansiosi nel voler essere ripieni dello Spirito?
Noi speriamo che essi non abbiano tale presunta immaginazione e che il
loro sentimento sia quello di piccoli, mancanti di conoscenza, i quali, a
volte, spensieratamente, chieggono ai buoni genitori impossibili e mai
promesse benedizioni,
che — di conseguenza — non potranno mai ottenere.
IL BATTESIMO DELLO SPIRITO SOPRA OGNI CARNE
“E dopo
questo avverrà che io spanderò il mio spirito sopra ogni
carne” (Gioele
2:28)
Lo Spirito Santo dovrà funzionare qual canale della
riconciliazione fra Dio e la razza peccatrice, redenta dalla
preziosa vita di Gesù Cristo. Come l'obiettivo del sacrificio di
Cristo risiede nell'aprire la via per la quale Iddio potrà essere
giusto ed in grado di giustificare coloro che credono in Lui e
che cercano di [191] venire al Padre per mezzo di Lui, lo stesso è per
la sua Opera, quale Sommo Sacerdote, per cui restaurerà a piena
comunione con Dio tutti coloro della razza redenta che
desiderano, per la piena conoscenza loro concessa e l'opportunità
offerta, di ritornare a Lui. Abbiamo notato che l'opera di ripristino
della decaduta razza umana all'armonia con Dio, si effettua in due
mezzi e due tempi: (1) dalla Chiesa, durante l'età evangelica;
(2) da tutti coloro che lo vogliono, del resto dell'umanità,
durante la prossima età millenniale.
Abbiamo pure rilevato che la base per ristabilire
l'armonia con Dio risiede nel perdono che Egli concede o nel
scusare il peccato e permettere — pur essendo ancora peccatori — di ritornare nel Suo favore,
ma, nell'escludere i peccati dalla loro vita, accettare di vero
cuore il livello della giustizia divina, cercando di ottenere, a mezzo
del canale designato, e sotto la sopraintendenza di Cristo, lo
Spirito Santo, la mente, la volontà, la disposizione del Padre
celeste, atte a riformare la loro mente, volontà e disposizione:
onde trasformarla al perfetto rinnovamento. Questo è il programma
divino per la Chiesa ed anche il programma di Dio, che, per
mezzo di Cristo, si prefigge la riconciliazione del mondo con se,
durante la prossima età. Neanche un iota della legge di Dio sarà
modificato; il peccato e l'imperfezione non saranno scusati nè
ammessi come perfezione e giustizia.
Tutta l'umanità sarà sotto la cura del Cristo e da
esso sarà riformata e restaurata all'immagine di Dio, perduta
da padre Adamo per la sua trasgressione. Il mondo sarà
riportato in armonia con Dio; l'influenza satanica che lega ed
acceca l'umanità oggi, sarà rimossa — 2 Cor. 4:4; Apoc. 20:2, — e l'umanità liberata dalla influenza dello
spirito di seduzione, errore, ignoranza e
superstizione, beneficierà dell'influsso che erogherà lo Spirito di
Verità, amore e giustizia. Così, il cuore degli uomini si svuoterà dell'ira
della malizia, dell'odio della discordia e dell'orgoglio, poichè
a mezzo di Cristo, lo Spirito Santo di Dio sarà concesso all'umanità:
primo, per darle la luce; secondo, per concederle [192] aiuto, assistenza e forza, onde superare ogni imperfetta tendenza; terzo,
per istruirla e guidarla a ritornare all'immagine e somiglianza
di Dio, perduta a causa della disubbidienza di Padre Adamo.
Mentre queste future benedizioni e privilegi per il
mondo sono gloriose e rallegrano i nostri cuori più di qualunque altro
comprendimento
che il popolo di Dio ha ricevuto in ogni altro tempo, esse non offrono
nessun conforto ai nemici del Signore o a coloro cui è stata data l'opportunità
di ricevere il Suo Spirito e di essere ripieni
d'esso e l'hanno rifiutato. Lo Spirito Santo di Dio sarà versato
su ogni carne, però non sarà d'alcuna utilità a coloro che
non gioiranno in esso e per esso perchè non profitteranno nè
useranno la sua efficacia e privilegio. Lo stesso è necessario per
i credenti di questa età, che sono benedetti e cosparsi dallo Spirito
Santo, per farne uso — onde
consacrare se stessi e cibarsi della verità — acciocchè abbiano lo
"Spirito di Verità." Quando il Grande Profeta e Donatore di
vita, il Sommo Sacerdote, secondo l'ordine di Melchisedec
(Cristo, capo e corpo completo), starà per
benedire il mondo, sarà di benedizione a tutti coloro i quali
ascolteranno le parole di quel profeta e, ubbidendolo, otterranno le benedizioni di
vita eterna; mentre la distruzione per la seconda morte sopravverrà a
tutti coloro che rifiutano ascoltarlo,
secondo come è scritto: "E
avverrà che ogni anima la quale non
avrà ascoltato quel profeta sarà del tutto distrutta di fra il popolo"
(Atti 3:23).
E da notarsi che la profezia di Gioele è espressa
in senso inverso all'adempimento, poichè le benedizioni su ogni carne sono
indicate per prima e quelle della Chiesa per ultimo.
Indubbiamente, quest'ordine d'indicazione fu un disegno speciale
del Signore, come per nascondere qualcosa del glorioso aspetto
delle Sue meravgliose promesse, onde al tempo della fine, fosse poi compreso.
— Daniele 12:9-10. — Infatti, benchè la profezia è
stata letta e riletta per secoli, il suo intrinseco significato non potè essere scoperto, fino
a che venne il tempo voluto da Dio. Durante
questa età dell'Evangelo Iddio ha cosparso il Suo Spirito [193] sopra i suoi servienti e le sue servienti soltanto,
ed è stata benedetta l'esperienza di tutti coloro che l'hanno ricevuta e, perciò, immersi
nel Corpo di Cristo e fatti partecipi dell'unzione dei figliuoli.
A questo proposito si riferì l'Apostolo Pietro, nel suo discorso della Pentecoste. Egli citò ambidue le parti della profezia,
però, sotto la guida dello Spirito Santo, non espose, nè
illumino, la prima parte d'essa e ciò perchè il tempo debito per essere
compresa non ancora era venuto. Così, invece di spiegare la
differenza fra lo spirito cosparso sui servienti e le servienti, durante
questa età ("in quei giorni") e lo Spirito Santo che sarà cosparso
sopra ogni carne "nel futuro" (l'età
a venire), riferendosi allo
Spirito Santo che scese su lui e gli altri credenti, disse: "questo
è quello che fu detto per mezzo del profeta Gioele" — cioè, una parte di quanto
esponeva la profezia, la quale si completerà allorchè lo Spirito sarà
cosparso su ogni carne e ciò non ancora è avvenuto ed il Profeta lo fa
rilevare, indicando altri particolari che non ancora hanno avuto il loro adempimento, cioè:
il sole che sarà mutato in tenebre e la luna in sangue; il grande
e glorioso giorno del Signore: tutti eventi i quali, benché molto
prossimi, non hanno avuto ancora il loro adempimento, il giorno dell'ira
di Dio, il quale separa il cospargimento dello Spirito
sulla Chiesa — i
"servienti e le servienti" di questi giorni; da quello
su "ogni carne," che è ancora futuro.
Come abbiamo già fatto rilevare, non vi sarà
differenza fra lo Spirito di Dio, cosparso sul mondo nell'età a venire, e
quello che Egli ha cosparso sulla Chiesa in questa età, poiché
è lo stesso Spirito di
Verità, di Giustizia, di Santità di Armonia con Lui. Quello
Spirito, o influenza, che Egli esercita a favore della giustizia,
beneficenza e verità. Eppure, non è lo stesso in tutti i particolari.
Ricevere ora lo Spirito, significa vivere in armonia con Dio ed in
conflitto col mondo. Ed è per questa ragione che coloro i quali lo
ricevono, ora, e camminano in armonia con esso, sono istruiti
ad attendersi persecuzioni ed opposizioni dalla vasta maggioranza,
la quale non ha ricevuto ancora lo stesso Spirito. [194]
Nell'età a venire, il ricevere lo Spirito Santo non
causerà persecuzioni, poiché il governo e l'ordinamento di
quelle età sarànno molto diversi degli attuali in cui Satana
è il principe di questo mondo; mentre allora lo sarà Cristo, in
tutto, e dapertutto. In effetti, oggi, la maggioranza dell'umanità è
sotto l'influenza di Satana — volontariamente
o no, coscientemente o no — mentre, nell'età
a venire, il mondo intero sarà sotto l'influenza di Cristo e del Suo
giusto governo e la Verità, libera e comune a tutti, vigerà e
rifulgerà nei cuori d'ogni indiduo, dal più piccolo al più grande. E,
giacché la legge dell'età a venire sarà legge di giustizia, di
verità e di benevolenza, — emanazione
del Regno di Dio — coloro i
quali entrano nell'armonia di quel governo e delle sue leggi,
riceveranno lo Spirito di Verità e non riceveranno più persecuzioni,
ma sperimenteranno favori e benedizioni, progredendo in
esse, nella proporzione in cui riceveranno lo Spirito di Santità.
Durante l'èra millenaria, possedere lo Spirito
Santo non significherà generamento dello Spirito ad una natura spirituale, come è
stato durante questa età, né significherà un'accettazione di far parte
alla coeredità di Cristo nel Regno. Tale promessa appartiene
solo a questa età, alla classe dei servienti e delle servienti, i
quali ricevono lo Spirito Santo e ad esso ispirano le proprie azioni,
durante questa età, quando — in conseguenza dell'attuale e
prevalente male, sono sottoposti ad essere perseguitati
per ragion di giustizia. Perciò
su essi "lo Spirito di gloria, lo Spirito di
Dio, riposa" (I Pietro 4:14).
Possedere lo Spirito Santo, durante l'età
millenniale significherà semplicemente, che il possessore d'esso è
entrato in armonia con Cristo, il Mediatore, ed ha ottenuto che uguale
armonia con Dio gli abbia
concesso di ricevere le benedizioni, le quali non comportano il cambiamento della
natura umana a quella divina, ma ad una restaurazione
di tutto ciò che fu perduto
a mezzo del fallo del primo Adamo
(Atti 3:19-21). La possessione dello Spirito Santo
dei precitati costituerà l'evidenza dell'opera di rigenera- [195] mento alla perfezione della natura umana, "comprata"
per loro dal secondo Adamo, a mezzo del suo gran sacrificio, che
avendo avuto principio in loro, se
continueranno a meritare tale rigeneramento, otterranno infine, la
restituzione alla perfezione umana ed alla
somiglianza del divin Padre.
Dobbiamo pure rammentare che le benedizioni di
Cristo — rigeneratore del mondo — da lui erogate durante l'età
millenniale, saranno benedizioni "comprate" per loro,
col Suo sacrificio sulla Croce. E, come 1' "uomo
Cristo Gesù" diede se stesso quale prezzo corrispondente per
l'uomo Adamo, cui fu inflitta la condanna, lo stesso fu per i
diritti umani — diritti di vita, privilegi,
Regno adamico — comprati
pure col Suo sacrificio per il peccato. E la totalità di quanto fu
perduto che dovrà essere restaurato nel rigenerato mondo del Rigeneratore
o Padre, Gesù, nostro Signore —
il secondo Adamo — (Efesini
1:14; Atti 3:19-23).
Che Gesù non sia stato il secondo Adamo, mentre era
ancora nella carne, ma lo è quale essere spirituale (sin
dalla Sua risurrezione), non implica che Egli, quale secondo padre
della razza, darà vita spirituale all'umanità nel suo rigeneramento.
Invece, dobbiamo
rammentarci che il concetto, insito nel termine "padre" è semplicemente "donatore
didvita" indifferentemente a qual natura. Così, nella creazione di
padre Adamo, egli è denominato un
figliuolo di Dio, perché creato, nel morale, a somiglianza ed immagine di Dio, ma non nella Sua natura: perché sappiamo che
fu formato dalla terra — natura terrestre — mentre Iddìo è spirito. I
principii che sottolineano la natura di questa potenza per la quale Iddio, come
donatore di vita è divenuto il Padre di tutta
la creazione, per mezzo del suo attivo agente, nostro Signore Gesù,
sono particolarmente presentati nel capitolo che segue, dal
titolo "l'Immacolato." Noi richiamiamo l'attenzione su d'esso, semplicemente
per evitare d'incorrere in errori d'interpetrazione. Il divino
proposito, connesso alla creazione del mondo, dell'uomo quale suo abitante
e signore, degli animali inferiori quali suoi soggetti,
non è stato per nulla cambiato, benché fu permessa la [196] caduta dell'uomo, in seguito alla sua disubbidienza.
Il piano originale resta sempre intatto, come dalla sua concezione. Dopo
che i malefici tentativi di Satana nel volerlo intralciare, saranno annientati, il Piano di Dio, come originalmente preordinato, sarà appieno
compiuto, a mezzo di Cristo. La Chiesa di questa età, che
— come abbiamo già detto — sarà altamente esaltata e
glorificata quale sposa e coerede di Cristo, è una
eccezione alla restaurazione dell'umanità, poiché — scelta per uno speciale
proposito e particolarmente provata, sperimentata, adattata e preparata per l'alta
esaltazione della coeredità di Cristo — ha ottenuto il cambiamento
alla natura divina “Al di sopra di quella Angelica e di ogni principato,
podestà e potenza.”
Comunque, per quanto sia fuori luogo pregare
invocando un nuovo e mai promesso battesimo,
dello Spirito Santo, ci è insegnato a cercare di
pensare e pregare per ottenere lo Spirito Santo, quale soddisfacente
porzione d'Esso.
PREGANDO PER LO SPIRITO SANTO
"Se
voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai
vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste
darà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano (Luca
11:13)
Benché “tutte le cose sono per il Figliuolo,”
pure quì, come in tutte le altre cose. Egli dà gloria ed onore al
Padre, come sorgente di ogni benedizione. L'intera Opera di
redenzione e di riconciliazione procede dal Padre a mezzo del Figliuolo.
Gesù dichiarò che piacque al Padre
di darci un'abbondante Spirito di Santità, e cercarlo e chiederlo come
una suprema benedizione. Circa quanto
ci bisogna giornalmente sulla terra, nostro Signore ci disse che il nostro Padre celeste conosce le cose di cui abbiamo
bisogno. Egli conosce meglio di noi le benedizioni terrene che possono
esserci d'aiuto e quelle che possono esserci dannose. Perciò
non occorre — come ai non rigenerati ed ai
pagani — di [197] pensare e pregare per le benedizioni terrene; ma al
pari di coloro che sono entrati nella relazione di figliuoli,
dobbiamo con essi far affidamento nella provvidenza del Padre e,
sicuri che Egli ci concederà ciò che è il migliore, possiamo
riposare in noi stessi soddisfatti in tal fede ed in tali promesse.
Al Padre è gradito che desideriamo e chiediamo
sempre più dello Spirito Santo — una
disposizione in piena armonia col Suo Spirito. — E, a tutti
coloro i quali nutrono tal desiderio e glielo esprimono, Egli lo concederà:
e provvederà anhe di coordinare gli
eventi della loro vita in modo che ricevino senza intoppi lo Spirito,
onde divenire vincitori, ripieni in abbondanza del Suo Spirito e
del Suo amore. Quanto abbiamo esposto non fa intravedere
la minima necessità d'un nuovo battesimo dello Spirito Santo.
Il battesimo venne nel principio e, ora, resta solo aprire il nostro
cuore onde lo Spirito d'amore e verità penetri in noi e possa,
così permeare col suo influsso, ogni azione, pensiero e parola. Ma, per
individuare un qualsiasi ostacolo che occlude l'entrata nel nostro
cuore del Suo Spirito e metterci in grado di eliminarlo, occorre l'aiuto
divino: l'opera della sapienza e providenza
divina.
Lo Spirito di Santità, in abbondanza, può esser
concesso solo a coloro i quali lo desiderano ardentemente e, quindi, lo
richieggono con fervore nelle loro preghiere. E per dar adito sicuro che
Esso entri nel nostro cuore e trasformi la nostra vita, la nostra volontà
deve concorrere a liberarlo di tutte le cose del mondo ed approntarlo
a ricevere, nella sua pienezza ciò che viene ed è del Signore.
Perciò Egli vuole che si sviluppino in noi le condizioni di ardente
e puro desiderio — per le
quali Egli ci colma del Suo Spirito di Santità — e sradichiamo, volontariamente
ogni opposizione ed influenza negativa.
Evidentemente, quanto abbiamo espresso racchiude il
pensiero dell'Apostolo, nella preghiera rivolta al Padre celeste a prò
della Chiesa d'Efeso. Egli dice: ... “e faccia si
che Cristo (lo Spirito di
Cristo) abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, (figurativa- [198] mente possa restare supremo governatore e dirigere
in essi ogni pensiero, parola ed azione) affinché essendo radicati e fondati nell'amore,
(nello Spirito Santo, o disposizione santa) siate resi capaci
di abbracciare con tutti i Santi qual sia la larghezza, la lunghezza,
l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo, e di conoscere
quest'amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché giungiate
ad essere ripieni di
tutta la pienezza di Dio” (Efesini
3:17-19). Colui che, ripieno
dello Spirito di Cristo, apprezza anche
appieno l'amore che Egli manifestò, riceverà lo Spirito dal Padre
in piena misura.
L'esame di questo passo Scritturale non dà alcun
adito d'opinare che al Padre celeste potrebbe essere gradevole che i suoi figliuoli
gli chiedessero un altro Dio — una terza persona della trinità,
couguale in divinità. — Tal
pensiero, infatti, è completamente ed in tutti i sensi estraneo al concetto dei
versetti sopracitati: per cui coloro che
dovessero sostenere questa erronea veduta si dimostrano accecati al punto di non vedere né percepire la forza e
bellezza delle mirifiche promesse di Dio. In verità, sarebbe assai
strano se un membro d'una couguale divintà dovesse chiedere
l'autorizzazione ad una terza persona per dare ai suoi figliuoli
del pane dei pesci o uova, come il padre terreno dà ai suoi,
senza chiedere permesso o parere ad alcuno (vedasi versetto 11
in Luca XI). L'intero versetto è coerente nell'indicare nello Spirito
Santo l'essenza dell'influsso divino, concesso in varii modi
per il conforto e per l'edificazione spirituale dei figliuoli di
Dio.
Il testo di questo capitolo stabilisce un paragone fra la bontà dei
padri terreni che danno buon cibo naturale ai loro figliuoli e
quella del nostro Padre celeste che dà il Suo Spirito santo a coloro
che glieLo chiedono. Però, nello stesso modo in cui i genitori terreni pongono il cibo in tavola, onde i figli ne prendino e mangino, —senza forzarli—il Genitore celeste offre ai
componenti della Sua Famiglia spirituale l'approvigionamento
della Sua [199] grazia, senza forzare alcuno a prenderne e cibarsene, poichè occorre
essere affamati ed assetati della Sua provvisione per appetirla,
non dubitando, ma confidando fermamente nella Sua buona
volontà e generosità con le quali ci offre i Suoi ricchi doni. Così,
quando lo invochiamo per ottenere lo Spirito Santo o essere ripieni
del Suo Spirito, dobbiamo, poi, far molta attenzione nell'individuare la provvisione che Egli ci ha concessa, in seguito alle
preghiere da Lui ispirateci.
Tale provvisione la troviamo nella Parola di Verità,
ma non è sufficiente che si trovi lì. Se desideriamo, ad
esempio, riempirci lo stomaco dobbiamo mangiare e, se dovessimo essere
invitati ad un pranzo, per goderne appieno, dovremmo cibarci sufficientemente
delle vivande offerteci, altrimenti se delle pietanze apprestateci
non ne mangiamo resteremo affamati, come se non vi fosse nulla in tavola.
Come il chiedere delle benedizioni per il cibo non ci sfama se non ne mangiamo; così il possedere la Parola di Dio e l'offrire
la preghiera per essere ripieni dello Spirito non ci è sufficiente, poichè
dobbiamo cibarci d'essa Parola di Dio, se vogliamo
estrarne lo Spirito.
Il nostro Maestro disse: “Le parole che io vi ho
dette sono Spirito e vita” (Giov. 6:63). Questo è vero con
tutti coloro che sono ripieni dello Spirito, e come il profeta dicono:
“Tosto che ho trovato le tue parole io le ho divorate.” Geremia 15:16; Apocalisse
10:9. — È assolutamente inutile
pregare “Signore, Signore, dacci lo Spirito” se negligiamo
assolutamente il contenuto della Parola di Verità, per cui siamo stati
ripieni dello Spirito Santo. Se, poi, preghiamo semplicemente per
lo Spirito e non usiamo i propri mezzi per ottenerlo, al meglio
potremo continuare a restare “bambini in Christo,” cercando
di provare la nostra relazione col Signore con dei segni esterni, anziché
a mezzo di una testimonianza che viene dal cuore, dall'interno, per la
Parola di Verità, da Lui provvedutaci. [200]
LA TESTIMONIANZA DELLO SPIRITO SANTO
“Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli
di Dio” (Romani 8:16).
Per il popolo di Dio, poche dottrine sono più
importanti di questa: poiché dipende, in gran parte, da essa il
possedere “la pace di Dio che sopravanza ogni intelletto” (Filippesi 4:7). Come
possono i figliuoli avere
“piena certezza di fede,” (Ebrei 10:22), se
mancano della testimonianza dello Spirito atta a testificare la loro
figliolanza: cioè la loro
adottazione nella famiglia di Dio? Eppure, sono ben pochi coloro i quali hanno una minima concezione
del significato racchiuso nella espressione “testimonianza dello
Spirito.” O quale tipo di esperienze, atte a costituire una testimonianza
dello Spirito e della figliolanza, possono attendersi?
È, perciò, importante chiederci: —Come lo
Spirito Santo rende testimonianza che siamo pervenuti ad-una-mente col Padre, divenuti
Figliuoli di Dio e per la Sua provvidenza siamo preparati alle
gloriose cose che Iddio ha riservate per coloro che Egli ama e che
dovranno essere coeredi di Cristo, nostro Signore, durante il Regno
Millenniale? Pochi altri soggetti hanno assillato le menti dei Cristiani, in generale,
quanto questo concernente “la testimonianza
dello Spirito.” Non conoscendo l'intima essenza della testimonianza
dello Spirito, molti dei migliori d'infra il popolo del Signore ignorano se lo hanno o no. Altri, ripieni più di certezza
che di
conoscenza pretendono di avere lo Spirito di testimonianza e reputano
evidenze i loro gioiosi sentimenti. Però, se costoro sono in buona
fede, presto o tardi dovranno confessare che tale testimonianza
è molto
insoddisfacente,
poiché hanno costatato che, nei momenti
di gran bisogno, non sono stati aiutati. Quando vivono in pace fra
loro; sono in buon stato di salute; in prosperità finanziarie, essi
gioiscono, però, proporzionatamente alla diminuzione di qualcuno
fra questi beneficii la loro gioia si affievolisce e si sentono [201] infelici e perdono ciò che avevano reputato
testimonianza dello Spirito, e, soffrendone, gridano:
Quelle benedizioni che godevo,
quando dapprima trovai il Signore,
dove son esse?
I precitati si sono lasciati guidar male dai loro sentimenti: cioè la
loro letizia li ha condotti più vicino a Dio in un momento in cui—incosapevolmente—si trovavano sotto la guida
dell'avversario, e succubi della tentazione. In tali frangenti devono individuarsi le cause delle
frequenti e subitanee “cadute della grazia" nelle quali s'incorre
con sorpresa propria e degli amici. Ingannati dalla non realizzata testimonianza—che
credevano possedere—furono
presi di sorpresa e caddero facilmente vittime della tentazione, proprio nel
tempo in cui si sentivano “tanto lieti nel Signore." Di nuovo, le
prove e i disappunti della vita, designati ed idonei ad attirarci al
Padre ed a renderci atti ad apprezzare l'amore, la simpatia, e la cura
del nostro Salvatore sono in parte perduti, perché, avendo perduta la
testimonianza del sentimento proprio, nell'erronea convinzione
d'aver la testimonianza dello Spirito, sopravviene la delusione ed il
desiderio di ritornare al buon sentimento. Intanto, avranno perdute molte delle preziose lezioni, ottenibili solo allorquando
si è in seno al Signore ed in comunione, con Lui, nel corso della
vita Gettiseminale.
Un'altra classe di Cristiani, comprendendo la irrealizzabilità della
testimonianza del sentimento proprio, sembra concluda che Iddio ha negato
(almeno a loro) qualche individuabile evidenza del suo favore, una
testimonianza certa su quanto concerne la loro
accettazione quali figliuoli nella Sua famiglia. Il loro
stato nebuloso è espresso
dalla strofa di questo inno:
Quel che da lungo ho sperato sapere,
spesso è causa d'ansietà:
amo io il Signore a dovere,
o solo credo, senza serietà!
[202]
Questa incertezza, in parte, nasce dal malinteso
della dottrina dell'elezione: eppure questi amici sono alquanto imparziali nel concludere
che i loro mutabili sentimenti non potrebbero essere sufficienti
a giudicarsi meritevoli di far parte della divina figliolanza.
Altri, fondandosi su questa dichiarazione della Bibbia che dice:
“a colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace perchè in te confida” (Isaia 26:3), giudicano la loro
figliolanza dalla propria pacificità di mente. Ma, allorquando rilevano
che anche dei pagani e dei mondani posseggono tale pacificità, riconoscono di non esserne meritevoli. Allora, nella tenebrosa
disillusione, esclamano: quant'é facile cader nell'inganno! e sono
tormentati nel pensare che, per caso “avessero aggravato lo Spirito” e tal timore (paura) causa loro tormento.
Persone di gran credulità (erroneamente scambiata con la fede)
immagineranno lo Spirito nell'atto di sussurrare loro e si congratuleranno
con se stessi, anche se più tardi si accerteranno che l'informazione
sussuratagli non era del tutto vera. Altri Cristiani, dotati di più logica mentale, —per cui
non s'ingannano tanto facilmente—restano
perplessi nel rilevare nei loro amici la certezza che
dimostrano nella convinzione di possedere la testimonianza dello Spirito, quando essi non
ravvisano su che la fondano.
Molti cadono in errore per l'erronea veduta di
ravvisare nello Spirito una persona, la quale conferisce una personalità
alla sua testimonianza. Quando si perviene a riconoscere che
lo Spirito è la potenza di Dio o l'influsso che Egli trasfonde,
il soggetto diviene chiaro e la testimonianza dello Spirito sarà
di facile discernimento, e costituirà una benedizione per coloro i quali
individuano la testimonianza e, quindi ne sono accertati; nonché anche
per coloro che, non avendo la testimonianza, saranno accertati
di quanto manca loro e si porranno in grado di ottenerlo: poiché
sanno che senza la testimonianza dello Spirito non possono considerarsi
Figliuoli di Dio in accettevole posizione col Padre.
Ma quale gioia e pace è concessa da Dio a coloro
che ricevono la vera testimonianza: cioè l'esatta esperienza e la maniera come [203] intenderla. Essi, in verità, provano una gioia, nel
dolore; hanno una luce, nelle tenebre; un conforto, nelle afflizioni; una
forza nell'abbattimento. I completi ed espliciti indirizzi
per approfondire questo soggetto si trovano nel meraviglioso libro.
Parola del Padre nostro, la Bibbia. Per essa ed a mezzo della sua
testimonianza, lo Spirito di Dio testimonia allo Spirito nostro.
Qual base ben ferma, o Santi di Dio,
è posta alla fede, nel santo Vangel!
Cos'altro può dir, che disse quel Pio,
a voi, che in Cristo trovaste un ostel?
COME CONOSCERE LA TESTIMONIANZA
DELLO SPIRITO
La mente, o spirito di una persona, può ravvisarsi
nelle sue parole e nella sua condotta, come, del resto, ravvisiamo la
mente e lo Spirito di Dio, dalle Sue parole ed azioni. La testimonianza della Sua
Parola è che Egli “può anche salvare appieno quelli che per mezzo di Lui (Cristo)
si accostano a Dio” (riformandosi per la fede in Gesù, dalle opere
cattive a quelle buone), Ebrei 7:25.
Perciò, coloro i quali cercano la testimonianza dello Spirito, dovrebbero chiedere a se stessi: —Sono stato
io attratto da Cristo? lo riconosco come mio Salvatore
e che solo a mezzo della Sua giustizia posso avere accesso
al Padre celeste, ed essere a Lui accettevole?
Se a tali domande si può rispondere
affermativamente, dovrebbe seguire quest'altra:
—Mi sono
io, in verità, consacrato appieno—la mia
vita, il mio tempo, i miei talenti, la mia influenza, tutto me
stesso—al
Signore?
Se anche a tale domanda potrà rispondere affermativamente, allora
l'indagatore può essere certo che è stato accettato dal Padre, nell'Amato, riconosciuto Figliuolo Suo. Se, dalla indagine dei
sentimenti e desiderii suoi, riconosce che
fida sempre fermamente
nei meriti del sacrificio di Cristo ed ancora è consacrato [204] a far la volontà del Signore, egli può acquistare la
sicurezza che la sua pace e l'affidamento riseggano in lui poiché,
pervenuto a tale armonia e relazione con Dio, Egli ha preso in
pieno il possesso del suo cuore. Questo convincimento che la
grazia di Dio, a nostro prò in Cristo, è costruito dai fatti
della nostra esperienza e fondato sull'inalteribilità del
carattere e della Parola di Dio, non è
mutabile né sostituibile, come sarebbe qualora si fondasse
sulle movibilità dei sentimenti ed emozioni umane. Se, in qualche momento
di depressione psichica, il dubbio ed il timore dovessero introdursi in noi, dobbiamo semplicemente ricorrere alla
nostra “Lampada” (la Parola di Dio), esaminando di nuovo i
fatti ed il fondamento e, se il nostro cuore è ancora lealmente fedele a
Dio, la fede, la gioia, la pace ritorneranno subito a noi; se, invece, la nostra fede nel “prezioso sangue” dovesse perdere il passo
e la nostra consacrazione dovesse affievolirsi gradatamente, allorarendendocene
contopotremo subito provvedere alle riparazioni necessarie per ristabilire la nostra “piena certezza di fede”
(Ebrei 10: 22). Comunque, sia noto che, chiunque desidera la
piena certezza di fede, deve aver “ricevuta la sua testimonianza e
confermato che Dio è verace” (Giov. 3:33); che Nostro Signore non
cambia, ma è “lo stesso ieri, oggi a per sempre.” In tal modo il
popolo di Dio può acquisire la certezza che, una volta entrato nella
condizione del favore divino, può restarvi, finquando i loro cuori si conservano leali a Dio ed i loro desiderii restano in armonia
con la Sua volontà-attenendosi ai Suoi Comandamenti, racchiusi,
nell' amore, verso Lui e gli uomini.
—Ebrei 11:6; 13:8.
Colui che ha proceduto nel modo che abbiamo
specificato, ha la certezza, per la testimonianza della Parola di
Dio, che egli è figliuolo di Dio. E ciò, durante questa età
evangelica, significa che egli è un membro della vera Chiesa, nello stato
di prova—un tralcio
della vite— (Giov.
15:1). A costoro, la Parola di Dio rende testimonianza che sono
associati alla vera Chiesa, che è il Corpo di Cristo.
Tale testimonianza è resa al loro spirito — alla loro mentedallo
Spirito di Dio, che testifica a mezzo della sua Parola. [205]
Lo stesso Spirito di verità ci assicura che, se i
cuori di costoro continuano ad essere fedeli a Dio, sino alla fine
della loro prova, e se con pazienza prendono giornalmente la loro croce, cercando di
seguire con scrupolosità le orme del Maestro, dallo stato di prova
passano a quello di membri della vera Chiesa di Cristo e, in breveseguito il loro corsosaranno cambiati in attuali membri e fatti
partecipi alla Sua risurrezionela prima risurrezione — (Filippesi
3:10).
Comunque, lo Spirito di Dio, a mezzo della Sua
Parola, testimonia con precisa chiarezza che è possibile, per
coloro i quali sono divenuti tralci della vera vite, di incorrere
ad essere tagliati, se dovessero divenire infedeli, nel mancare di
produrre i propri frutti dello Spirito di amore: poiché "ogni tralcio che in me non dà
frutto, Egli (il Padre) lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto
lo rimonda affinché ne dia dippiù" —
ci dice il nostro Maestro — (Giov. 15:1). Lo Spirito di
Dio, mediante la Sua Parola, ci testimonia sui modi e regole in cui il Padre
celeste tratta i Suoi Figliuoli: castighi; mondature; eliminazione di scorie ed
ogni accorgimento, atto a produrre frutti di qualità. Cosi, avendo queste esperienze, dopo essere stati identificati con la
Vite, acquistiamo la testimonianza dello Spirito che siamo ancora
della Vite —riconosciuti, cioè, quali suoi
tralci — ancora sotto la
cura e disciplina del Signore. Se, invece, qualcuno non si è
sottoposto alla disciplina per cui s'è corretto, dopo essere stato identificato con la Vite,
egli manca della testimonianza dello Spirito e, corrispondentemente, sarà
indotto a dubitare che sia ancora nello
stato d'accettazione del Signore.
—Ebrei 12:7
Se tutti fossimo perfetti, assolutamente perfetti e
con prove, il caso sarebbe diverso. Allora Iddio ci amerebbe per la nostra
perfezione
ed armonia con Lui ed i castighi e le amare esperienze sarebbero i segni
del Suo sfavore. Ma, nel nostro stato imperfetto, meno di
quello necessario per giungere il livello di degnità, i nostri cuori, la nostra volontà,
la nostra mente o spirito, trasformati,
qual accettevoli a Dio per i meriti di Cristo, occorre speri [206] mentarci e svilupparci sempre più, onde pervenire alla perfezione. Solo
nella proporzione in cui apprendiamo ad apprezzare la divina
perfezione e le nostre deficienze, possiamo valutare le numerose ed importanti lezioni, che dobbiamo assimilare e le necessità
delle prove ed esperienze da attraversare per ottenere il
perfetto sviluppo, nella somiglianza di Dio.
La Bibbia ci rende edotti che il Padre celeste sta a
preparare un glorioso tempio spirituale, per il quale ed a mezzo
di cui, l'umanità avrà il privilegio di venire
ad-una-mente, riconciliati con se stesso. Nella Bibbia
reperiamo l'ideale del Grande Architetto nel progettato Tempio e che
questo ideale, nella sua completezza, fu rappresentato nella persona
del nostro Signore, "pietra angolare" d'esso Tempio, "conservata nei cieli
per noi." Vediamo ancora, e chiaro, quanto è richiesto a tutti
coloro i quali dovranno essere
accettati per divenire "pietre viventi" di detto tempio, edificati
insieme con Cristo, il Capo, a formare "il Tempio di Dio" a mezzo
del Suo Spirito; e discernereno quanto disarmonica risulta la
nostra ruvidezza naturale, rispetto ai lineamenti armonici di detto tempio,
mirificamente tracciati nella "Pietra angolare." Potremo facimente
rilevare quanto lavorìo di scalpello e monditura occorrerà per
renderci allo stato d'idoneità perfetta, per il posto assegnatoci in esso
ed al quale aspiriamo, per la grazia di Dio. Così, coloro i quali non si sentono atti a ricevere i colpi dal martello e dello scalpello
del Signore, mancano di questa
testimonianza dello Spirito di Dio, testificata dalla Sua Parola che deve giungere a tutti coloro i quali dovranno
essere le pietre viventi del Suo Tempio, insieme con Cristo, loro Pietra
Angolare. Se la divina provvidenza non c'indica "la via stretta"
con un quantitativo di difficoltà, saremmo in condizioni di riposare senza afflizioni e prove e, quindi, non potremmo con certezza
sapere se il Signore tratta con noi come con le pietre viventi,
le quali devono formare parte del tempio —
i figliuoli —
e ciò perché ci manca questa testimonianza della
nostra accettazione, e preparazione. La realizzazione che tale è la
nostra condizione, deve farci
rivolgere prontamente al Signore e chiederGli [207] la ragione per cui non abbiamo tribolazioni ed avversità
ed "esaminare noi stessi" se siamo o no ancora nella fede (2
Cor. 13:5), e se ci sforziamo o no di calcare le orme del
Maestro, in piena consacrazione alla volontà del Padre. Se, invece abbiamo la
testimonianza dello scalpellìo, lucidamento, rimondatura, castigatezza
e disciplina, reputeremo pazientemente, apprezzabilmente e gioiosamente
tali rifiniture (essenziale per raggiungere la meta dell'alta chiamata, in pieno accordo con la testimonianza dello Spirito)
quale evidenze che l'amore del Padre ci cura e, quindi, siamo
Suoi Figliuoli, "eredi di Dio" e coeredi con Cristo per cui "se
pur soffriamo con lui," lo è, affinché siamo anche "glorificati
con lui" (Rom. 8:17).
LA DIFFERENTE SOMMINISTRAZIONE DELLO SPIRITO
"Quale è il figliuolo che il padre non
corregga? Che se siete senza quella disciplina della quale tutti hanno la
loro parte, siete dunque bastardi e non figliuoli" (Ebrei 12:8). Le
afflizioni ed i disturbi vengono sul mondo lo stesso che sui Santi del
Signore, ma non sono i segni di figliolanza, eccetto
per coloro i quali sono consacrati appieno alle opere e
alla volontà del Padre. Lo Spirito e la Parola di Dio testimoniano
solo ai Suoi figliuoli. Neanche le rimondatura e la castigatezza sono
sempre uguali nella famiglia del Signore. Come ai figliuoli terreni sono
indispensabili differenti modi e gradi
di disciplina, lo stesso avviene con i Figliuoli di Dio. Ad
alcuni è sufficiente un semplice sguardo di disapprovazione per emendarli;
ad altri è necessaria una sola parola ammonitrice; mentre per
altri occorre usare la sferza e, in molti casi, ripetutamente,
Come un genitore terreno gioisce immensamente per l'obbediente e pronta
sottomissione del figlio, cui è sufficiente un semplice
sguardo ammonitore per dissuaderlo dal male; così anche il Padre celeste
esprime la sua soddisfazione a coloro che "tremano
alla Sua Parola" (Isaia 66:5).
Costoro cooperano con Dio nello sviluppo del proprio
carattere, e, notando i proprii difetti cercano eliminarli, dando orecchio
[208] alle istruzioni, ammonizioni e repressioni,
provenienti dalla voce direttrice del Padre, di cui cerca sempre la benevole
approvazione. I sentimenti di costoro sono così espressi dal
poeta:
Sole dell'alma mia, Padre diletto,
non sò momento, in cui non t'ho vicino.
Giammai permetti nubi al mio cospetto
nasconder Te, nel mio stretto cammino.
Questa è la classe di persone di cui l'Apostolo scrive dicendo che
"se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati" e, quindi,
avremmo meno castighi dal Signore (I Cor. 11: 31). Per
appartenere a questa classe
occorre piena consacrazione e da essa
sorgeranno i vincitori, considerati degni della coeredità con Cristo, nel Suo Regno. A costoro, ubbidienti e svegli, il Signore dice:
"Io ti ammaestrerò e t'insegnerò la via" . . . , mentre
ognun d'essi gli si rivolge chiedendo: "tu mi condurrari col
tuo consiglio e poi mi riceverai in
gloria" (Salmo 3:8, 73:24). Coloro che possono
essere guidati soltanto con le continue sferzature non saranno della classe dei vincitori, né considerati degni a far parte della
Sposa di Gesù, come è testimoniato dal Signore, a mezzo del
Suo Spirito di Verità
—Apoc.
7:9, 14—.
Occorre tener presente che non tutti i castighi
costituiscono evidenze di colpe o una testimonianza della
disapprovazione divina. Al contrario, invece,—come fu col nostro Signore e con i suoi fedeli seguaci—la divina provvidenza dirige i
fedeli e gli ubbidienti nel sentiero delle sofferenze e del
proprio sacrificio, non come un castigo per una volontà
contraria, ma come una prova e per misura del loro amore a
devozione alla volontà del Padre ed a causa di giustificazione.
Come Gesù soffrì per le nostre trasgressioni e non per le sue,
quando portò i peccati di molti, lo stesso sotto molti aspetti,
i suoi seguaci soffrono, non per le loro malefatte, ma per
quelle di altri e perchécome l'Apostolo dice—sono chiamati a compiere "quel
che manca alle afflizioni di Cristo . . . a prò
del corpo di lui che è la Chiesa" (Colos. 1:24). [209]
CIÒ CHE LO SPIRITO SANTO TESTIFICA
Alla luce di quanto sopracitato, chiunque professa
di essere figliuolo di Dio, esamini indifferentemente se ha, o
no, la testimonianza dello Spirito e se è, o no, figliuolo di
Dio e ripeta soventemente tale esame "vegliando" e
mantenendo se stesso nell'amor di Dio e gioiendo nella testimonianza del
Suo Spirito.
Ci sentiamo d'essere continuamente mondati dal
Signore? Attraversiamo sovente dure esperienze, grandi e
piccole, atte ad allontanare da noi più o meno rapidamente le
tendenze carnali che affiorano nel nostro esere: quali l'ira, la malizia,
l'odio, l'invidia, l'egoismo e tutto ciò che è contrario alla legge ed allo spirito
di vita in Cristo Gesù — lo Spirito d'amore? — Se è così, secondo
quanto possiamo realizzare in questa opera progressiva di
rimondatura, indubbiamente riconosceremo la nostra crescenza nella giusta
direzione — dell'umiltà,
pazienza, gentilezza, amor fraterno, carità. —
Colui che, dopo un accurato esame su tal indirizzo, delineato nella Parola di Dio, può realizzare tali
esperienze nel suo progredire, potrà individuare la continuata accettazione da Dio
dalla costatazione di possedere questa testimonianza
dello Spirito.
Di nuovo, lo Spirito testimonia che "chiunque è
nato (generato) da Dio non pecca" (I Giov. 5:18). Il
figliuolo di Dio potrà essere sopraffatto dagli istinti della sua vecchia natura e trovato in
colpa; avrà potuto errare in giudizio e parole, però giammai volontariamente
trasgredirà la legge divina. Se,
quindi, i nostri cuori possono
rispondere che ci dilettiamo a compiere la volontà divina, che non
vorremmo mai di prosposito violare, né dimenticare,
preferendo assistere all'adempimento della Sua volontà ed alla
realizzazione del Suo Piano a costo di rinunziare ad ogni nostra
umana speranza ed ai più stretti legami del mondo. Allora abbiamo
la testimonianza che il nostro spirito è in accordo con la
testimonianza dello Spirito di Verità, quì descritto, che indica anche
d'essere stati accettati nella famiglia di Dio e risiedervi ancora.
[210]
Lo Spirito, mediante la Parola di Dio, testimonia
che coloro i quali appartengono al popolo del Signore, sono separati
dal mondo e le loro speranze, ambizioni disposizioni di spirito sono differenti.
"Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; ma
perché non siete del mondo, ma io vi ho scelto di mezzo al mondo,
perciò vi odia il mondo," e d'altronde, tutti quelli che vogliono
vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati" (Giov.
15:19; 2 Timoteo 3:12).
Può il nostro cuore testificare che queste parole
rappresentano precisamente le nostre esperienze della vita? Se è così lo
Spirito di Dio di nuovo testimonia al nostro di essere Suoi. E non dobbiamo
dimenticare che nel mondo di cui parlò nostro Signore Egli
indicava tutti coloro che hanno una mentalità mondana e nei quali lo spirito del mondo è ben radicato. Ai giorni di Gesù, infatti,
quanto avvenne nella chiesa nominale Giudea, comprese le
persecuzioni, deve attribuirsi allo spirito mondano dei professori
religionisti. Così non dobbiamo meravigliarci se tutti coloro che
calcano le orme di Gesù sosterranno le stesse esperienze e troveranno
che lo spirito del mondo, nella sua più antagonistica forma,
sarà manifestato in coloro i quali naturalmente dovrebbero infierire meno
degli altri: come ad esempio riscontriamo, ai giorni di
Gesù, in cui la maggiore opposizione fu esplicata dal capo religionista
del tempo di Gesù chiamando il Maestro Beelzebub, capo
dei demoni. Lo Spirito Santo testimonia a mezzo della Parola
del Signore, dicendo: "Se hanno chiamato Beelzebub il padrone
quanto più chiameranno così quei di cada sua" (Matteo 10:25).
Se, perciò, siamo stati mal rappresentati per l'identificazione della Verità e nel modo di osservarla, keperiamo così un'altra
evidenza o testimonianza dello Spirito che ci indica di trovarci
nella giusta via.
Se Gesù avesse dato la mano ai capi del popolo nella
chiesa Giudea e si fosse astenuto di parlare della Verità nell'amore e dal
censurare le false dottrine dei suoi giorni, non sarebbe stato "odiato,"
né "perseguitato" e forse sarebbe stato altamente sti- [211] mato fra gli uomini. Però, come Egli stesso dichiarò,
molto di "quello che è eccelso fra gli uomini, è
abominazione dinanzi a Dio" (Luca 16:15).
Se nostro Signore si fosse astenuto dall'opporsi
alle ipocrisie, vergogne e falsi insegnamenti degli Scribi e dei Farisei,
costoro certamente lo avrebbero lasciato indisturbato, senza
perseguitarlo, né avrebbe sofferto per amore della Verità. Lo stesso
avviene ai suoi seguaci, alla classe composta da coloro che propugnano la
Verità, né hanno lo Spirito e seguono le istruzioni del Maestro, per cui
anche essi incorrono ed incorreranno nelle persecuzioni e nell'odio
lungo il corso in cui faranno splendere la loro luce; ma si
confortino e gioiscano, poiché anche l'Apostolo dice loro: "Se
siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi! perché lo Spirito di
gloria, lo Spirito di Dio, riposa su voi!" (I Pietro 4:14), così essi
hanno questa altra testimonianza dello Spirito per la loro
fedeltà nella via stretta.
Di nuovo, lo Spirito testimonia a mezzo di Gesù,
che chi si vergogna di Lui e della Verità che egli insegnò,
Egli si vergognerà di lui quando sarà venuto nella gloria del Padre
suo con i santi angeli (Marco 8:38). Così, chiunque trova il suo cuore
in tanto amore col Signore e la Sua
Parola e si delizia ad ogni possibile occasione
nel riconoscere in Gesù il suo Salvatore e Maestro e presenta fedelmente
la Parola della sua testimonianza, avrà quest'altra
testimonianza dello Spirito, per cui è riconosciuto Figliuolo
di Dio ed uno dei coeredi del Regno, con Cristo. E avrà buona
ragione di gioire nelle promesse del Maestro, poiché, avendo acquistati tutti i requisiti per essere accettevole a Dio, Egli
sarà lieto di presentarlo al Padre Suo ed ai Suoi Angeli. Coloro
che, invece, non hanno questa testimonianza, perché i loro
cuori hanno vergogna di Lui; di confessarsi suoi seguaci; riconoscere
quali suoi fratelli gli altri membri del Suo Corpo e di confessare le
dottrine che Egli insegnò, avranno la testimonianza
che — persistendo in questa loro
vergogna — il
Signore, nella [212] Sua seconda venuta, si vergognerà di loro e non
confesserà i loro nomi davanti al Padre ed ai Suoi Angeli.
Lo Spirito Santo testimonia, inoltre, che "tutto
quello che è nato (generato) da Dio vince il mondo. E questa è la
vittoria che vince il mondo, la nostra fede" (I Giov. 5:4). Esaminiamo, ora, i nostri
cuori, i nostri spiriti, le nostre menti alla luce di questa testimonianza
dello Spirito Santo. Abbiamo noi raggiunto il livello prestabilito
per essere dei vincitori? Per
raggiungerlo, occorre appartenere
del tutto a Dio e, quindi, fuori d'armonia col mondo: anzi,
in conflitto con esso, le sue speranze, le sue aspettative, le sue
ambizioni, come, del resto, esprime la locuzione "vincitori del
mondo." È ovvio che, per vincerlo, non si può associare ad esso e condividerne i sentimenti e le tendenze.
Prima di stabilire positivamente se siamo o no
vincitori del mondo, indichiamo che non dobbiamo vincerlo con
delle lusinghe; con associarci ad esso nelle sue follie o a qualche
loro principio religioso; inserendoci in qualche loro movimento
d'indole morale o religioso, per insegnare in qualche scuola domenicale,
aiutare i poveri o esplicare qualsiasi altr mandato. In
nessuno di questi modi il Signore testimonia che potremo vincere il
mondo. La Sua dichiarazione è positiva: la vittoria, che si
consegue sul mondo, risiede nella saldeza della nostra fede. Perciò,
lo Spirito testimonia che, per essere vincitori, dobbiamo "camminare per fede e non per
vista." Noi non possiamo guardare le cose visibili e tangibili — popolarità,
presentazioni mondane, esibizionismo denominazionale eccetera — ma dobbiamo guardare (investigare)
quelle invisibili, le cose spirituali poiché
"quelle che si vedono son solo per un tempo, ma quelle che non si
vendono sono eterne" (2 Cor. 4:18). La nostra fede deve essere espressa nelle
seguenti parole:
Preferirei camminar con Dio nelle tenebre
e non con una ciurma, nella luce.
Di nuovo, lo Spirito Santo ci testimonia, mediante la Parola, che
siamo figliuoli di Dio, se non ignoreremo le cose presenti nè
quelle
a venire perché saremo ammaestrati da Dio, per mezzo [213] della sua Parola di grazia, la Parola del Suo
Spirito. Mentre maturiamo e "cresciamo in grazia"
desideremo e cercheremo di ottenere, oltre al latte della
Parola, il "cibo sodo" del quale l'Apostolo
ci dice che "è per uomini fatti; per quelli, cioè, che, per via
dell'uso, hanno i sensi esercitati a discernere il bene dal
male" (I Pietro 2:2; Ebrei 5:13-14). Lo sviluppo nella grazia
dello Spirito, nella fede, conoscenza, continenza, pazienza, pietà,
amor fraterno e carità (amore), ci addurrà ad una più vicina
relazione col Padre e con Gesù e ci renderà abili a comunicare con
essi e ricevere ancor più chiara conoscenza dei Suoi preziosi
Piani, nonché del Suo benevolo carattere.
Riferendosi a tale crescenza, l'apostolo Pietro disse:
"Perché, se questa cose si trovano e abbondano in voi, non vi
renderanno né oziosi
né sterili nella conoscenza del Signore nostro, Gesù Cristo, poiché colui, nel
quale queste cose non si trovano, è cieco, ha
la vista corta . . . perché,
facendo queste cose, non inciamperete giammai, poichè così vi sarà
largamente provveduta l'entrata nel Regno
eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo" (2 Pietro 1:5-11.
Si noti in paragone Giovanni 16:12-15).
Ognuno dovrebbe chiedere a se stesso, se ha, o no,
questa testimonianza dello Spirito, riguardo alla sua
crescenza, quale nuova creatura in Cristo Gesù, e se sta, o no,
sviluppando e maturando in se i frutti indicati dall'Apostolo.
Rammentiamoci anche che la nostra crescenza in amore, ed in tutti i
frutti dello Spirito, dipende largamente dalla nostra
conoscenza. Ogni gradino di conoscenza produce un corrispondente fattore di
dovere ed ubbidienza, e ogni gradino di dovere ed ubbienza,
sorpassato, aumenta il grado della conoscenza: come lo Spirito
testimonia essere
l'esperienza di coloro i quali seguono gl'insegnamenti di Dio nella scuola
di Cristo. Se abbiamo la testimonianza
della crescenza dello Spirito, in grazia ed in conoscenza,
deliziamoci in esse, e seguiamo lo stesso sentiero fino a che ci
porterà, sotto la guida divina, alla perfezione in conoscenza e grazia.
[214]
LA TESTIMONIANZA DELLO SPIRITO, NEL FUTURO
Lo Spirito testimonierà — nell'età che viene — all'umanità riconciliata
con Dio, nello stesso modo, in quanto a maniera,
ma molto diverso per quanto
riguardano i fatti. Coloro che possederanno
lo Spirito non saranno più i pochi servitori e serventi speciali, ma come il profeta dichiarò, "ogni carne" (Gioele
2:28): poiché la testimonianza dello Spirito, allora, non sarà
"chiunque vivrà degnamente evrà persecuzioni" perché non saranno
più permesse persecuzioni. Non si testimonierà più nella "via
stretta" di sacrificio, perché il giorno del sacrificio è passato: "Quivi sarà una strada maestra, una via che sarà chiamata la
via Santa," e in essa non vi saranno delle pietre d'intoppo (Isaia 35:8,
62:10). La testimonianza, allora, sarà che "ogni anima, la
quale non avrà ascoltato codesto Profeta, sarà del tutto distrutta di
fra il popolo; ma i mansueti erediteranno la terra" (Atti 3:23; Salmo
37:7-11). La testimonianza consisterà nell'accertarsi dei meriti
acquisiti dai buoni per benedirli ed individuare le malefatte dei
malvagi per distruggerli. Sarà lo stesso Spirito di Dio, ma sotto
differente amministrazione.
Avendo imparato come lo Spirito Santo "testifica"
e quali sono alcune delle sue testimonianze,
a mezzo della Parola di Dio, in verità le troviamo molto più
soddisfacenti ai tanti timori e dubbi, che sorgevano da speciali condizioni fisiche e mentali,
falsamente scambiate da alcuni quale
"testimonianza dello Spirito Santo." Quì
rileviamo le necessità di richiamare l'attenzione che non tutti i
Cristiani possono avere la stessa testimonianza dello Spirito di
Dio, con lo spirito della loro mente. Tutti i Cristiani di larga esperienza
e sviluppo devono aver testimonianza su tutti questi punti
e gli altri presentati nelle Scritture; pervò vi sono dei Cristiani giovani, che non sono ancora progrediti abbastanza per averle.
Alcuni, probabilmente, possono essere stati generati dal Signore
e, quindi, solo pochi hanno testimonianze. Il gran Vignaiuolo
non s'attende subito frutto dal nuovo e tenero germoglio della vite. [215]
La prima testimonianza che può avere il generato,
circa l'accettazione del Signore a farlo divenire un
tralcio della vera vite e che lo Spirito della vera Vite è in lui,
risiede nel suo desiderio di crescere ed essere come la Vite, onde
portar anche egli frutto. Neanche sarà lungo il tempo in cui si
vedranno il segno delle foglie e delle gemme nei nuovi tralci, cui
seguirà il frutto. Un neonato della famiglia spirituale manifesta la sua relazione
con i più grandi e sviluppati membri della famiglia, non
mangiando un cibo sodo, che potrebbe soffocarlo, ma "con l'appetire il puro latte spirituale, onde per esso crescerà nella salvezza"
(I Pietro 2:2).
Coloro che trovano se stessi in possesso delle
sopradette testimonianze dello Spirito devono corrispondentemente
gioire e, se mancano di certi particolari, devono cercare di svilupparli, acciocché
abbiano, infine, la testimonianza dello Spirito a lor favore in tutti i
punti della testimonianza biblica, rispetto al sentiero e le esperienze
del fedele popolo di Dio. Essi non domanderanno più
a se stessi "Amo io il Signore com'è mio dovere" perché lo sapranno,
avendo acquisita piena certezza di fede e saranno fermamente
radicati e stabiliti in essa. Questo è il divino ordinamento, per cui
saremo liberi da ogni timore "dubbiosi castelli," poiché
la nostra completa fiducia riposa sicura nelle divine promesse, che non falliscono mai. E ciò è vero, tanto nei tempi di
prove ed avversità, che quando gioiamo della luce e del sorriso del
nostro Padre celeste. Il poeta espresse questo pensiero nei seguenti versi:
Se tenebre sembra Sua faccia coprir,
nell'incrollabil sua grazia riposo,
perchè le promesse del Suo pattuir
son luce nel corso tempestoso.
E, quando intorno a me tutt'è terrore,
riposerò nel suo perfetto amore.
[216]
SANTIFICATI DALLO SPIRITO
"Ma
siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati
giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo e mediante
lo Spirito dell' Iddìo nostro" (I Corinzi
6:11)
Santificazione significa essere appartati o separati.
Tutti coloro che sono santificati debbono prima essere lavati o giustificati, sia con i fatti, cioè puliti dal
peccato; o riconosciuti "giustificati
per fede." Una
giustificazione per atti sarà in corso durante il Millennio
sotto l'aiuto del Gran Mediatore e come parte del processo dell'
ad-una-mente. Una giustificazione non meno vitale, benché per
fede, è l'ordinamento che ha operato ed opera ancora, durante questa
età evangelica, nella quale noi, che siamo peccatori per natura, per
l'imperfezione che regna nella carne, siamo riconosciuti puliti o netti,
santi, giustificati, accettevoli a Dio, per la nostra fede in
Cristo quale nostro Redentore. Noi crediamo nella testimonianza biblica
che "Cristo morì per i nostri peccati," come c'insegnano le
Scritture; e, così credendo e desiderando rifuggire dal peccato, siamo accettati da Dio come se perfetti, senza peccati
e come giustificati, per i meriti del Suo prezioso sangue. Giustificati
così, per fede, abbiamo pace con Dio e possiamo avvicinarlo ed essere da
Lui ricevuti, e cominciare a fare opere accettevoli al Padre, per i meriti
di Cristo Gesù. L'evidenza che abbiamo della nostra giustificazione e
santificazione ci viene a mezzo
della sua Parola ed è chiamata "Il suggello" e "la testimonianza
dello Spirito" in noi.
La potenza che ci abilita a vivere secondo la nostra
consacrazione vien trasfusa in noi dallo Spirito, o mente di
Dio, che riceviamo qual risultato della nostra fede in Cristo
e della nostra consacrazione la quale risiede nell'essere "morti con Cristo."
Lo Spirito di verità, che otteniamo a mezzo dello studio della Parola del
Padre celeste, e per lo Spirito d'ubbidienza ad essa, ci fornisce
la forza necessaria per vincere il mondo ed i nostri apostati
appetiti. Così, il testo, sotto esame, dichiara che tutto [217] il nettamento personale, che abbiamo sperimentato,
la nostra giustificazione, l'essere stati appartati a giustizia, la nostra separazione
dal peccato e tutte le vittorie e bendizioni in detta direzione,
le abbiamo ottenuti a mezzo dei meriti di nostro Signore e per lo
Spirito di Santità, Spirito di Dio, che abbiamo ricevuto.
Altre Scritture sono in armonia con quanto abbiamo
espresso. Lo stesso Apostolo nel pregare per la Chiesa in
questi termini: "l'Iddio della Pace vi santifichi completamente"
(Tess. 5:23), non contraddice l'anzidetta
dichiarazione che è lo Spirito di Dio che santifica. E Iddio che
santifica ed il mezzo o canale è il Suo Spirito e non un altra persona.
L'apostolo Pietro dichiara che la Chiesa vien "eletta
(scelta) per santificazione (appartata) dallo Spirito ad ubbidienza"
(I Pietro 1:2). Egli vuol dire
che coloro i quali Iddio riconosce quali
suoi scelti, al presente, e che sono esortati a far della chiamata
"elezione sicura," sono scelti, non arbitrariamente, ma secondo
i principii fissati; cioè: che lo Spirito Santo di Dio (influenza
della Verità), operante su loro li addurrà ad una condizione
di piena ubbidienza (santificazione) alla volontà del Padre ed al Suo Piano provvidenziale, costituendoli così "eletti."
L'apostolo Paolo in un' altra delle Sue Epistole
(Efesini 5:26), attribuisce questa potenza purificatrice e
santificante nella Chiesa, alla Parola di Dio, dicendo:
"Cristo ha amato la Chiesa ed ha dato se stesso per lei, affin di santificarla, dopo
averla purgata col lavacro dell'acqua,
mediante la Parola." Non può supporsi che l'Apostolo voglia contraddire quanto anzidetto, cioè che Iddio santifica
la Chiesa o l'altra dichiarazione con la quale dice che è
lo Spirito di Dio che santifica la Chiesa. Il suo pensiero è chiarissimo,
nè erra in niuna delle istanze in cui afferma che è lo Spirito
di Dio, operante a mezzo della Parola di verità, impartita ai
consacrati, mediante la Parola di Dio, designato a produrre in noi
la nettezza, giustificazione e Santificazione. [218]
Perciò anche Gesù pregò: "Santificali nella
Verità, la tua Parola è Verità" (Giov. 17:17). Possiamo, quindi,
rilevare che le varie citazioni Scritturali, messe insieme,
insegnano tutte che la Santificazione della Chiesa viene adempiuta per lo
Spirito di Verità, impartito ai consacrati, per mezzo dello
Spirito di Dio, che è Provveditore d'esso, per il predesignato
proposito.
Tutti coloro che sono così Santificati, da quel
momento, sono presentati nelle Scritture quali Nuove Creature in Cristo Gesù,
e di loro è detto che sono santificati in Cristo (I
Cor. 1:2). Eppure questa santificazione in
Cristo non è separata dallo Spirito
di Dio, né dalla Parola di Dio: poiché è stato per l'accettazione,
nel divin Piano da Dio provvisto, e per essere stati santificati dallo
Spirito, che diveniamo uno con Cristo, nostro Signore.
Inoltre è detto dalle Scritture che "Colui che santifica e
quelli che sono santificati, provengono tutti da uno; per la qual
ragione egli non si vergogna di chiamarli fratelli" (Ebrei: 2:11).
In definitiva, ecco come siamo" nettati, santificati, giustificati,
nel nome del Signore Gesù e dallo Spirito del nostro Dio" — l'Iddio di
Verità —.
SIATE RIPIENI DELLO SPIRITO
"Siate
ripieni dello Spirito, parlando con salmi ed inni e canzoni
spirituali, cantando e salmeggiando col cuore vostro al
Signore: rendendo del continuo grazie d'ogni cosa a Dio
e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo (Efesini
5:18-20)
In questo passo Scritturale è indicato che il
popolo del Signore può avere, in grado, più o meno elevato, la pienezza
del Suo Spirito. Infatti, "se uno
non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di Lui" (Rom. 8:9). Resta largamente a noi stessi ed all'uso che facciamo di questo mezzo, da
Dio provvistoci, per essere ripieni del
Suo Spirito (della Sua disposizione o influenza), dallo Spirito
della Sua Verità, rivelatoci con il proposito di santificare [219] i nostri cuori e le nostre vite, separandoci da coloro
che hanno lo spirito del mondo.
Né in questi versetti, né in altri, si ravvisa il
pensiero di uno Spirito in persona, ma il contrario. Se i sopracitati testi facessero riferimento
ad una persona, sarebbe inconsistente incoraggiare ad essere
più o meno ripieni dello Spirito. L'azione dipenderebbe dalla grandezza della persona. La concezione che lo Spirito è una persona
uguale all'Altissimo ed una delle persone della Trinità in grado
di entrare nel cuore di un individuo e riempirlo, tutto o in parte, è
inconcepibile. Ma, se e quando, il giusto concetto racchiude
il pensiero della potenza ed influenza di Dio allora si riscontra
che la ragionevolezza dell'esortazione espressa dall' Apostolo è
perfettamente plausibile: poiché noi dobbiamo essere ripieni
dei santi pensieri e disposizioni del nostro Dio, tanto mirificamente
esemplificati nella persona del nostro Redentore, Suo
Unigenito Figliuolo, con l'ubbidienza e devozione per le quali il
Padre lo ha sovranamente innalzato alla Sua destra.
Questo pensiero di essere ripieno dello Spirito Santo è in armonia col suggerimento,
espresso dall'Apostolo in un'altra occasione
in cui paragona i nostri corpi mortali a dei vasi di terracotta,
con delle spaccature, che Iddio permette siano ripieni del Suo Santo Spirito. In considerazione della consapevolezza delle
nostre imperfezioni, e della possibilità di lasciarci abbandonare
dall'influenza ispirata in noi da Dio per mezzo dell'Evangelo,
Egli ci esorta in questi termini: "bisogna che ci atteniamo
vieppiù alle cose udite, che talora non siamo portati via
lungi da esse" e ciò perché abbiamo "questo gran tesoro (lo
Spirito Santo, la rinnovata mente, armonizzata alla volontà di
Dio), in questo vaso di terra" (Ebrei 2: 1; II Cor. 4: 7). Ne
consegue che tutti coloro i
quali vogliono calcare le orme di Gesù,
e condividere le sue sofferenze e la gloria che ne scaturisce, devono
cercare nelle Vie del Signore per essere ripieni del Suo Spirito. In questo proposito, dobbiamo risiedere vicini al Signore
ed ai nostri fratelli e membri del Suo Corpo —
vicini,
in amore, [220] simpatia,
cooperazione —
e
mantenerci, anche, vicini alla Parola: sorgente
dell'influenza santificante per l'intera Chiesa, come Gesù pregò
il Padre
nel
chiederGli: "Santificali nella Tua Verità: la Tua Parola è Verità."
Sarebbe vano cercare d'essere ripieni dello Spirito
Santo, se non ponessimo attenzione agli ordinamenti
provvistici per attuare questo divino proposito e fossimo negligenti della
Parola di Dio e della sua Santificante Potenza. Se fossimo, poi,
negligenti nel pregare trascureremmo un altro privilegio che apporta
tanto aiuto. Se fossimo negligenti nel radunarci con gli
altri del popolo di Dio, con coloro nei quali vediamo il "suggello" dello
Spirito, falliremmo di ricevere i
benefici aiuti, provenienti da "tutte le giunture," incluso
l'aiuto che Iddio ha promesso alla Chiesa intera,
mediante i diversi membri che Egli stabilisce nel Corpo per
l'esposizione della Sua Parola, onde ottenere, così, la potenza Santificante
dello Spirito in essi. (I Cor. 12:25-28; Efesini 4:16).
Ecco perché l'esortazione "siate ripieni dello
Spirito" comporta far uso dei varii ordinamenti che il Signore
provvede per il nostro sviluppo spirituale. Per quanto non possiamo avere
contatto personale col Signore, otteniamo di porci in rapporto
con Lui, per mezzo della preghiera; per mezzo dei membri del Suo Corpo e mediante
la Bibbia. Benché non possiamo aver contatto con gli Apostoli, lo
riceviamo dalle loro parole e dai loro insegnamenti. Se non
possiamo avere contatto e compagnia di persona con i fratelli,
l'abbiamo a mezzo della posta e dalle pagine di stampa. Per poter
essere ripieni dello Spirito del Signore dobbiamo attenerci a
queste sue indicazioni ed istruzioni.
IL SUGGELLO DELLO SPIRITO
"In lui, voi pure, dopo
aver udita la Parola della Verità, l'Evangelo
della vostra salvazione, in Lui avendo creduto, avete ricevuto il suggello
dello Spirito Santo che era
stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità" (Efesini 1:13-14). [221]
Il suggello o marchio, nei tempi antichi, era usato
per varii fini: (1) come firma o marchio di attestazione; (2) per
indicare la proprietà dell'oggetto, su cui si applicava, per
evitare intrusioni di qualcuno che avrebbe preteso appartenergli (esempio in Matteo
27:66; Apoc. 10:4; 20:3).
Nel caso del popolo del Signore, è usato nel primo
dei sopracitati sensi, perché è detto che "sono
suggellati con lo Spirito Santo della promessa."
L'Apostolo non dice, come alcuni suppongono, che siamo stati
suggellati dallo Spirito Santo, come da una persona, la pretesa terza
persona della trinità di couguale divinità, ma "avete
ricevuto il suggello dello Spirito Santo, che era stato
promesso." Pensiero molto diverso, come ognuno può rilevare.
Lo Spirito Santo è dal Padre, che appone il suggello d'esso,
per mezzo di Cristo con lo Spirito Santo, il quale, in se stesso,
funziona da suggello, come è attestato dall'Apostolo in Atti 2:33, in pieno accordo nel rammemorarci come nostro Signore
Gesù fu il primo della casa dei Figliuoli ad essere suggellato;
perciò in Giovanni, 6:27, leggiamo: . . . poiché su
lui, il Padre, cioè Dio, ha
apposto il proprio suggello."
L'espressione "Spirito della promessa," come
le altre "Spirito di Santità;" Spirito di Verità, eccetera,
stanno ad indicare la Santa influenza di Dio e connettono col suggellamento e
la promessa che Iddio ci ha fatta: in
quanto pone in evidenza l'attestazione data nel Patto fra Dio ed il
Suo popolo suggellato che "le
preziose e grandissime promesse" delle "cose che Iddio ha
riservate per coloro che lo amano" sono vere; e che il "suggellato"
erediterà tali promesse benedizioni, dopo che avrà fedelmente
sostenute le prove del suo amore e devozione a Dio.
Paolo, più tardi, nella stessa Epistola, si
riferisce allo stesso suggellamento e lo identifica
"promessa," che si realizzerà nel "giorno
della redenzione" (Efesini 4:30). In altri termini, il suggello
dello Spirito della Promessa, per il giorno della redenzione è solo un
altro modo d'esprimere il pensiero che "la Chiesa avrà i primi
frutti dello Spirito" come se volesse rappresentare la firma [222] a mano, che convalida il contratto fra noi e il
Signore e sta ad assicurarci che, se non veniamo meno, erediteremo in
pieno la promessa.
Questo suggello di pattuita relazione, concernente
figliolanza ed ereditarietà, non è un segno visibile sul
nostro capo, né un marchio che stia ad indicare il favore divino, negli affari terreni o
prosperità mondane: non lo è ora, né lo fu in passato, e molti di
coloro cui furono concessi tale doni miracolosi, mancarono di avere il
suggello e la Testimonianza dello Spirito — Atti 8:13-23; I Cor. 13:1-3). Il
suggello o garenzia dello Spirito, risiede nel cuore
del suggellato, per cui non è noto ad alcuno, oltre lui che lo ha
ricevuto (Apoc. 2:17), e coloro i quali sono in condizioni di
ravvisare i frutti della vita giornaliera: "Colui che con voi ci
rende fermi in Cristo e che ci ha unti, è Dio, il quale ci ha pur
segnati col proprio siggillo, e ci ha data la caparra
dello Spirito dei nostri cuori" (2 Cor. 1:21-29).
Questo suggello di figliolanza è lo Spirito di
amore il quale è uno col Padre
e tutti i suoi Santi ordinamenti, per cui ci sentiamo spinti a
gridare: "Abba Padre" "Io mi diletto a far la tua volontà,
o Dio mio."
Colui che ha il suggello o marchio di figliolanza è l'unico
che, non solo cerca di far la volontà del Padre, ma, nel farla, non
trova "i suoi comandamenti gravosi," ma deliziosi (1 Giov.
5:3).
Lo Spirito di adottazione, o suggello di
riconoscimento di Figliuolo —
il possedimento dei primi frutti, o l'interesse nell'eredità a venire — è una
delle più avanzate testimonianze dello Spirito — vera quintessenza delle
esperienze Cristiane in questa vita. Prima di
pervenire a questa sperimentata posizione, dobbiamo ricevere una parte
dell 'unzione, col venire in contatto con l'unto corpo di Cristo,
la Chiesa e con l'essere generati dallo Spirito di Verità ad una Santificazione dei
nostri spiriti e col conoscere e fare la volontà
del Signore. Questa esperienza avviene, dopo essere stati ravvivati
dallo Spirito di Giustizia e servitù: può paragonarsi alla
costatazione del passaggio dallo stato embrionale al normale, [223] cioè quello per cui Iddio ci riconosce quali figliuoli e per tali ci suggella.
Nel modo in cui tutti i credenti devono cercare di
porsi sotto l'influenza generatrice (per l'unzione) dello Spirito
Santo di Dio, lo Spirito di Verità; così tutti coloro che sono
stati generati in tal maniera, dallo Spirito di figliolanza, devono cercare di giungere alla
posizione di completa armonia col Padre, affinchè Egli possa riconoscerla
e suggellarla. Pervenuti a questa posizione, è necessario
essere molto cauti nell'evitare di danneggiarla, o sfigurare il suggello, nè depreziare il gran tesoro, o trasformare questo Spirito
d'amore, gioia e comunione nello Spirito Santo, in uno spirito di
pesantezza, oscurità e dolore. Mantenere il suggello, ad
ogni tempo, nitido ed immacolato, deve costituire il’costante proposito
di tutti coloro che lo ricevono.
"Perciocche
il Regno di
Dio
non e vivanda, ne
Bevanda;
ma giustizia,
pace
e lietizia nello
Spirito
Santo."
—Romani
14-17—
[224]