Studi
Sulle Scritture
Serie 6 - La Nuova Creazione
STUDIO
5
L'ORGANIZZAZIONE
DELLA NUOVA CREAZIONE
LE
"PIETRE VIVENTI" PER IL TEMPIO SPIRITUALE ─ LA NUOVA
CREAZIONE NOMINALE CONTRO QUELLA REALE ─ IL "MISTERO DI DIO"
E IL "MISTERO DELL'INIQUITÀ" ─ LA GRANDE ORGANIZZAZIONE
DELL'ANTICRISTO ─ LE SCRITTUTE DEGNE DI FEDE ─ LIBERTÀ
PERMESSA AL MONDO E AI DEVOTI DELLA CHIESA ─ ORDINE SCATURITO DALLA
CONFUSIONE ─ "AL TEMPO GIUSTO" ─ "LE
CONCLUSIONI DELLE ETÀ" ─ LA VITE PIANTATA DAL
PADRE─"I DODICI APOSTOLI DELL'AGNELLO" ─ PAOLO
SUCCESSORE DI GIUDA ─ IL NUMERO DEGLI APOSTOLI LIMITATO A DOCICI
─ IL MANDATO APOSTOLICO ─ I CARATTERI FORTI DEGLI APOSTOLI
─ L'APOSTOLO PAOLO "PER NULLA DIETRO" AGLI ALTRI APOSTOLI
─ L'ISPIRAZIONE DEI DODICI ─ SUPERVISIONE DIVINA DEGLI SCRITTI
DEGLI APOSTOLI ─ "SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA"
─ ACCORDO DEI VANGELI ─ CHIAVI DELL'AUTORITÀ ─
INFALLIBILITÀ APOSTOLICA ─ OBIEZIONI CONSIDERATE ─ "UNO
È IL VOSTRO MAESTRO" ─ LA VERA CHIESA È "IL GREGGE DI
DIO" ─ APOSTOLI, PROFETI, EVANGELISTI, MAESTRI ─
L'ORGANIZZAZIONE DA PARTE DEL SIGNORE DELLA NUOVA CREAZIONE ASSOLUTAMENTE
COMPLETA ─ EGLI È ANCHE IL SOPRINTENDENTE ─ DONI DELLO
SPIRITO CESSATI CON IL CESSARE DEL LORO BISOGNO ─ UNITÀ DELLA
"FEDE UNA VOLTA CONSEGNATA AI SANTI" ─ UNITÀ DELLA FORZA,
ANTICRISTIANA ─ VESCOVI, ANZIANI, DIACONI ─ VERO SIGNIFICATO
DI "PROFETA" ─ L'UMILTÀ ESSENZIALE PER ESSERE UNO DEGLI
ANZIANI ─ ALTRE QUALIFICAZIONI NECESSARIE ─ DIACONI, MINISTRI,
SERVITORI ─ MAESTRI NELLA CHIESA ─ MOLTI DOVREBBERO ESSERE IN
GRADO DI INSEGNARE ─ "FRATELLI, NON SIATE MOLTI A FAR DA
MAESTRI" ─ "NON AVETE BISOGNO DI NESSUNO CHE VI INSEGNI"
─ "COLUI CHE VIENE AMMAESTRATO" E "COLUI CHE
AMMAESTRA" ─ IL CAMPO D'AZIONE DELLA DONNA NELLA CHIESA─LE
DONNE COME COMPAGNE D'OPERA ─ "CHE ELLA SI COPRA."
COME LA
Nuova Creazione non raggiungerà la sua perfezione o il suo completamento
fino alla Prima Risurrezione, così la sua organizzazione sarà completa
solo allora. La figura del tempio illustra ciò: come pietre viventi ora
siamo chiamati o invitati a collocarci nel tempio glorioso e, come spiega
l'Apostolo (I Piet. 2:5), andiamo da Gesù che, quale rappresentante del
Padre, foggia, cesella, ci rende adatti e ci leviga per essere collocati
nel Tempio glorioso del futuro, il luogo d'incontro tra Dio e il mondo.
Come nel tipico tempio costruito da Salomone ogni pietra nella cava è
stata resa ben adatta per [196] essere collocata al proprio posto
nell'edificio, così è per noi: tutta la preparazione per diventare
adatti si svolge nella vita presente. Come nel tipo ogni pietra sagomata
è andata a finire al suo proprio posto senza suono di martello, così
nell'antitipo: le pietre viventi, che ora si sottomettono gioiosamente
alla preparazione del Signore, saranno organizzate completamente sotto di
lui quale chiave di volta quando saranno unite a lui al di là del velo,
senza confusione, senza bisogno di sistemazione o preparazione ulteriore.
Tuttavia
le Scritture riconoscono un'interezza o un rapporto di queste pietre
viventi durante il periodo della loro preparazione. Invero, vanno un passo
più in là e riconoscono un'organizzazione
temporanea che permette ad ogni membro del Regno futuro di essere
compartecipe con il grande Maestro e con il Capomastro nel lavoro
preparatorio "di costruzione vicendevole nella santissima fede"
assistendosi a vicenda nel sagomare i caratteri d'accordo con le linee del
modello: nostro Signore Gesù. Mentre procediamo verso un esame minuzioso
delle disposizioni divine per il tempo presente, può essere una sorpresa
per molti scoprire quanto libero arbitrio il Signore ha lasciato
individualmente a ciascun membro della Nuova Creazione. Quando, però,
riconosciamo il fatto che egli sta cercando devoti volenterosi,
sacrificatori volenterosi, che sono spinti dall'amore per il Signore e per
i principî di giustizia a dare la propria vita per i fratelli e per
essere partecipi alla sua opera con lui, allora è chiaro che il piano del
Signore di concedere grande libero arbitrio è il miglior piano, quello
che mette alla prova nel modo più sicuro possibile la lealtà dei cuori,
che sviluppa nel modo più completo possibile il carattere e dimostra la
volontà di ciascuno di seguire con gli altri la Legge dell'Amore, facendo
agli altri quanto desidererebbe fosse fatto a lui.
Tale
libero arbitrio, o libertà relativa, si adatta bene all'obiettivo del
Signore nel tempo presente, vale a dire alla scelta del piccolo gregge, al
suo perfezionamento nel carattere e al suo insegnamento per renderlo il
Sacerdozio Regale del futuro, mentre sarebbe completamente fuori luogo e
insufficiente per l'opera di conversione del mondo che si suppone
generalmente che stia facendo. È a causa di questa dottrina errata, [197]
cioè della supposizione he Dio abbia affidato alla Chiesa il compito di
conquistare il mondo e di soggiogare tutte le cose a se stesso durante
l'età presente che così tante persone dotate di buon senno si sono
stupite della semplicità dell'organizzazione della Chiesa realizzata dal
Signore e dagli apostoli. Vedendo, poi, quanto fosse inadeguata tale
disposizione per la conversione del
mondo, gli uomini si sono messi all'opera per elaborare
l'organizzazione, come si può notare nelle varie istituzioni
ecclesiastiche della Cristianità. Di esse il Papato, una delle
organizzazioni più scaltre e più potenti che si possano immaginare.
Anche il sistema Episcopale Metodista è magistrale, ma su un piano più
alto; controlla una classe differente. È l'organizzazione intera di
questi due grandi sistemi che ha dato loro successo e potere nel "mondo
Cristiano". Vedremo man mano che andiamo avanti che queste e tutte le
"chiese" umane sono alquanto diverse nella loro
organizzazione dalla Chiesa che il Signore ha istituito, che le loro vie
non sono le sue vie, come pure i loro piani non sono i suoi piani; poiché
come i cieli sono più alti della terra, così le vie e i piani del
Signore sono più alti di quelli dell'uomo. (Is. 55:8, 9) Fra breve le
persone sincere vedranno che si sono sbagliate di molto per aver
abbandonato la semplicità di Cristo e aver cercato di essere più
sapienti di Dio nel condurre la sua opera. I risultati mostreranno la
sapienza di lui e la follia dell'uomo.
La Nuova Creazione nominale contro quella reale
Come
con il popolo tipico tutti erano Israeliti in un senso nominale, ma
relativamente pochi "Israeliti veri", così nell'antitipo non
dobbiamo essere sorpresi di trovare una Chiesa nominale, come pure una
Chiesa reale, una Nuova Creazione nominale come pure una Nuova Creazione
reale. Sin dal tempo in cui il Cristianesimo divenne fino ad un certo
punto popolare, "le zizzanie", "il mimetismo del grano",
hanno infestato il campo di grano, simulando di essere grano genuino. Per
quanto possa essere difficile per l'uomo, che non è in grado di leggere i
cuori, discernere il vero dal falso, il grano dalle zizzanie, il Signore
ci assicura che egli conosce i cuori, che: "Il Signore conosce coloro
che sono suoi." Egli, in verità, si aspetta da noi che discerniamo
tra le [198] vere pecore e i lupi, travestiti da pecore, e tra la vera
vite che porta il vero frutto e le spine e i cardi che potrebbero cercare
di farsi passare da membri della Vite vera, e ci dice di farlo. Ma al di là
di questo giudizio generale (un esame senza pregiudizi sul carattere
generale esteriore), il Signore non permette al suo popolo di andare,
dicendo: "Non giudicare nulla prima del tempo." Tra coloro che
voi riconoscete come legittimi rami della Vite non cercate di decidere
quanto tempo dovrebbe essere loro concesso prima di portar frutti maturi.
Dobbiamo lasciare ciò al Padre, al Vignaiuolo, che pota ogni ramo e che
alla fine reciderà ogni ramo o membro che "non porterà frutto".
Pertanto noi lasciamo al Vignaiuolo la potatura della "Vite", la
correzione di ogni membro veramente consacrato della Chiesa di Cristo,
lasciando fare a lui la scomunica, riconoscendo che è stato lui a
piantare ed anche ad innaffiare e che è stato lui a far sì che ogni ramo
della Vite vera germogliasse. Lo spirito della Vite deve essere
riconosciuto in qualche misura in ogni ramo o membro e ciascuno deve
essere incoraggiato e assistito nella sua crescita. L'amore deve essere la
legge tra tutti questi rami; soltanto come la Parola divina viene udita
(non un briciolo oltre la sua autorizzazione) ogni ramo ha il diritto di
criticare, di rimproverare o altrimenti di potare o di fare alcunché
contro un altro ramo. Lo spirito d'amore, invece, deve portare alla
misericordia, alla benevolenza, alla tolleranza e alla pazienza fino ai
limiti estremi permessi dal grande Vignaioulo; che, come abbiamo già
suggerito, sono ampi, senza pregiudizi e ideati per lo sviluppo del
carattere in ogni ramo.
Tutto
ciò è diverso nelle organizzazioni umane nella misura in cui hanno
ignorato o abbandonato la semplicità della disposizione divina. Essi
hanno fatto regole arbitrarie riguardo a chi può essere riconosciuto
membro o ramo della Vite e chi non può essere ammesso alla piena
fratellanza; hanno istituito esazioni finanziarie e varie regole e
regolamentazioni che le Scritture non hanno istituito; hanno dettato
numerosi credi e confessioni di fede che le Scritture non hanno dettato;
hanno prescritto pene per [199] violazioni di tali dettami che le
Scritture non hanno imposto ed hanno fatto dei regolamenti riguardo
all'abbandono della fratellanza, alla scomunica, ecc. contrari a qualsiasi
autorizzazione data alla Vera Chiesa, al Corpo di Cristo, alla Vera Vite,
alla Nuova Creazione.
Abbiamo
già richiamato l'attenzione sul fatto che la Chiesa di Cristo è chiamata
nelle Scritture il "Mistero di Dio"* perché, contrariamente a
quanto ci si aspettava, la Chiesa doveva essere il Corpo
Messianico che, sotto il suo Capo Unto, Gesù, governerà e benedirà il
mondo. Questo mistero, o segreto, ora rivelato ai santi, fu tenuto
nascosto dalle età e dagli ordinamenti passati (Efes. 3:3-6) ed è il
mistero di Dio che si concluderà ora tra breve, nel compimento della
Nuova Creazione, alla chiusura dell'età del Vangelo. Abbiamo richiamato
l'attenzione anche sul fatto che le Scritture si riferiscono a Babilonia
come a un sistema falso (madre e figlie, chi più e chi meno corrotte,
alcune migliori e altre peggiori falsificazioni) e ivi designato il "Mistero
dell'Iniquità". Non si deve intendere che stiamo dicendo che i
fondatori di questi sistemi falsi li hanno organizzati di proposito ed
intenzionalmente con lo scopo di trarre in inganno il popolo di Dio.
Piuttosto dobbiamo ricordarci che è a Satana che viene attribuito nelle
Scritture l'aver "ingannato il mondo intero" su questo argomento;
mutando il male in bene e il bene in male; la luce in tenebra e la tenebra
in luce. Satana "opera al presente nei figli della ribellione"
(Is. 5:20; Efes. 2:2), proprio come ha offerto la sua cooperazione a
nostro Signore Gesù. Gode nel cooperare con tutti i seguaci di Cristo che
riesce a sedurre portandoli via dal cammino nelle orme del Maestro. Come
ha cercato di persuadere nostro Signore che c'erano modi migliori (modi
che comportavano meno sacrificio personale e meno abnegazione di quanto
non comportino le vie del Padre) con le quali poteva benedire tutte le
famiglie della terra, così egli, durante questa età del Vangelo, è
stato intento a persuadere i fratelli veramente consacrati del Signore ad
adottare i suoi piani, cioè a non prestare troppa attenzione ai piani e
alle regole del Padre. Egli li rende oltremodo assennati: fa sentir loro
che essi potrebbero [200] servire il Signore meglio con altri metodi
diversi da quelli indicati dalle Scritture. Li fa inorgoglire con
sentimenti di zelo e di orgoglio nei confronti dei loro sistemi umani, del
lavoro che stanno compiendo e delle organizzazioni cui hanno dato vita.
Con il Maestro l'Avversario non ha avuto successo, visto che la sua
risposta è stata sempre: "Sta scritto." Ma non così con i suoi
seguaci. Molti, molti non danno importanza a ciò che sta scritto;
non danno importanza all'esempio e alle parole del Maestro; non
danno importanza alle parole e all'esempio degli apostoli e sono intenti a
portar avanti per Dio un piano che essi sperano e credono che egli approvi
e di cui sono sicuri che tornerà a vantaggio della sua lode.
__________
*Vol.
I, Cap. v.
__________
Con
quanta meraviglia scopriranno di essersi sbagliati quando, tra breve,
vedranno il Regno come Dio l'aveva originariamente ideato e come da allora
lo ha concretizzato secondo i suoi propri piani! Allora scopriranno come
è meglio fare attenzione alle istruzioni del Signore piuttosto che
cercare di insegnare al Signore, come è meglio compiere la sua opera
seguendo la sua via invece di lavorare per lui in un modo che egli non
riconoscerà. Il successo di questi piani umani, come nel Papato, nel
Metodismo e, proporzioni fatte, in altre denominazioni, fa di questi
sistemi delle "forti illusioni".
Il
Signore non ha interferito con, o non ha ostacolato, la crescita delle
"zizzanie" nel campo di grano durante quest'età del Vangelo.
Anzi, ha avvisato il suo popolo di aspettarsi che entrambi cresceranno
insieme fino al momento del "raccolto" quando egli stesso sarà
presente sovrintendendo alla separazione, raccogliendo il grano nel suo
granaio (la condizione glorificata) e provvedendo a legare in un fascio le
zizzanie per il grande momento dell'afflizione con cui l'età terminerà e
che distruggerà costoro in quanto "zizzanie" o imitazioni
delle Nuove Creature senza distruggerli in quanto esseri umani. Invero,
molte delle "zizzanie" sono rispettabili, morali e "buone
persone", per usare questo termine come lo usa il mondo. Così, anche
tra tutte le religioni pagane ci sono elementi di bontà, sebbene molti di
meno di quanti ve ne siano fra le "zizzanie", che sono stati
grandemente benedetti e avvantaggiati sotto tutti i rispetti a motivo del
loro [201] stretto contatto con il vero "grano" e del loro
discernimento parziale dello spirito del Signore presente in questi ultimi.
Il
Mistero dell'Iniquità ("Babilonia", Confusione, Cristianità)
l'Apostolo Paolo dichiara che stava già iniziando ad operare tra il
popolo del Signore ai suoi giorni; ma la sua azione fu evidentemente solo
tenue fino a dopo la morte di Paolo e degli altri apostoli. Mentre gli
apostoli rimasero con la Chiesa riuscirono ad additare alcuni dei falsi
maestri attraverso i quali l'Avversario cercò in forma privata,
personalmente, in segreto, di introdurre eresie condannabili per
indebolire la fede ed allontanare i fedeli dalle speranze, dalle promesse
e dalle semplicità del Vangelo. (II Piet. 2:1) L'Apostolo Paolo parla
anche di alcuni di costoro in termini generici, all'inizio di queste opere
di iniquità; nomina, però, di persona alcuni di loro: Imeneo, Fileto, et
al., "che per quanto riguarda la verità hanno errato", ecc.
"sovvertendo la fede di alcuni". (II Tim. 2:17) Riguardo a
questi falsi maestri e ai loro errori, mise di nuovo in guardia la Chiesa
mediante gli anziani ad Efeso, indicando specialmente che costoro
sarebbero fioriti dopo la sua morte: lupi rapaci i quali non
risparmieranno il gregge. (Atti 20:29) Quest'ultima avvertenza è
notevolmente in armonia con la predizione di nostro Signore nella parabola
(Mat. 13:25, 39) Nostro Signore mostra chiaramente che questi falsi
maestri e le loro false dottrine sono le agenzie dell'Avversario che ha
seminato le zizzanie tra il grano che egli e gli apostoli hanno piantato.
Egli dice: "Mentre gli uomini [i servitori speciali, gli apostoli] dormivano,
venne un nemico e seminò delle zizzanie."
Non
passò molto tempo da quando gli apostoli si furono addormentati, siamo
sicuri, che lo spirito della rivalità sotto la guida dell'Avversario
condusse passo per passo all'organizzazione massima del grande sistema
dell'Anticristo: il Papato. La sua organizzazione, come abbiamo già visto,
* non fu effettuata istantaneamente, ma gradualmente, cominciando ad
assumere il suo potere verso il quarto secolo. Il grande Anticristo fiorì
con così tanto successo per un certo periodo che tutte le opere [202]
storiografiche scritte da quel periodo in poi fino alla "Riforma"
hanno ignorato praticamente il diritto di ogni persona e di ogni classe al
nome di Cristiano o all'essere considerati ortodossi e fedeli a meno che
non appartenessero o appoggiassero in qualche modo questo sistema
dell'Anticristo. Ad altri non era permesso di esistere se non privatamente
e sotto pena di interdetto, e se c'erano opere storiografiche su di essi,
sembra che venissero distrutte; ma, probabilmente, come coloro che oggi
camminano nella luce della verità presente, i fedeli di quel tempo erano
così irrilevanti in proporzione ai numeri e all'influenza che nessuno
avrebbe pensato che fossero degni di essere menzionati in confronto al
grande sistema di successo al quale tentavano di opporsi e che così
rapidamente salì fino a quel posto influente di potere sia nella sfera
temporale che spirituale.
__________
*Vol.
II, Cap. ix.
__________
Dal
tempo della "Riforma" l'Avversario ha mostrato ancora la sua
astuzia nell'organizzare ogni nuovo inizio (ogni nuovo sforzo per
raggiungere la verità) verso un altro Anticristo; in tal modo siamo
giunti oggi ad avere non solo l'originaria “madre delle prostitute” ma
le sue molte “figlie”.* Tenuto conto di questi fatti non andremo in
cerca di opere storiografiche sulla Vera Chiesa se non di quella che
troviamo nel Nuovo Testamento, che è stata evidentemente conservata fino
a noi con grande sacralità e purezza nonostante un'interpolazione di
circostanza, illustrata in Giov. 21:25 e I Giov. 5:7.
__________
*Vedere
Vol. III, pp. 42, 154, 155.
__________
Tuttavia
richiameremo brevemente l'attenzione su certi fatti che, per noi, non
provano soltanto che le Scritture sono state conservate in relativa
purezza, ma che attestano anche contemporaneamente che i numerosi sistemi
che pretendono di essere stati organizzati dal Signore e dagli apostoli
sono completamente diversi da quello che essi hanno organizzato, il cui
racconto ci viene dato nel Nuovo Testamento.
(1) Se
la Chiesa primitiva fosse stata organizzata secondo la maniera del Papato
o di altre denominazioni di oggi, i documenti sarebbero stati piuttosto
diversi da ciò che sono. Avremmo avuto dei riferimenti all'installazione
dell'apostolato di nostro Signore [203] con grande cerimonia, lui stesso
seduto in qualche posto nello stato di Papa, a ricevere gli apostoli
rivestiti di vesti scarlatte come cardinali, ecc., ecc.; avremmo avuto
leggi e regolamenti severi riguardo al Venerdì, all'astenersi dalla
carne,ecc., qualcosa riguardo all'“acqua santa” aspersa sugli apostoli
o sulla moltitudine e qualcosa riguardo al fare il segno della croce.
Maria, la madre di nostro Signore, non sarebbe stata dimenticata. Ci
sarebbe stato dato un racconto della sua affermata miracolosa concezione
ed ella sarebbe stata annunciata quale "madre di Dio" e Gesù
stesso sarebbe stato rappresentato nell'atto di renderle qualche omaggio
speciale e di dare istruzione agli apostoli di avvicinarsi a lui passando
attraverso di lei. Sarebbero stati dati dei comandi riguardo alle "candele
sacre", quando, come e dove dovrebbero essere state usate; alcune
istruzioni rispetto all'invocazione dei santi; qualche istruzione sulla
"messa" e su come Pietro, incontrandosi con gli altri discepoli,
fu riconosciuto Papa; come si prostrarono davanti a lui e come celebrò la
messa per tutti loro, dichiarando che egli aveva il potere di ri-creare
Cristo nel pane e di sacrificarlo di nuovo per le trasgressioni personali.
Avremmo qualche racconto sulla sepoltura di Stefano; come Pietro e gli
altri "consacrarono" una tomba per lui così da poter giacere
nel "terreno consacrato" e sul fatto che essi gli posero in mano
una "candela sacra" mentre pronunciarono delle preghiere su di
lui. Avremmo avuto delle regole e dei regolamenti riguardo ai vari ordini
del clero e su come i laici non sono affatto tutti "fratelli"
con loro, ma loro subordinati. Avremmo successivamente ordini tra il clero,
superiori e inferiori: Reverendo, Reverendissimo, Molto Reverendo; Vescovi,
Arcivescovi, Cardinali e Papi; e particolari direttive su come ciascuno e
tutti dovrebbero raggiungere le loro posizioni, cercando onore uno
dall'altro, e su chi dovrebbe essere il più importante.
Il
fatto che tutte queste faccende non siano state neppure minimamente
accennate in nessun senso della parola dagli apostoli è evidenza prima facie che i sistemi che affermano o per intero o in parte tali
divisioni della Chiesa, tali autorità, tali funzioni, ecc. non sono stati
organizzati dagli apostoli o sotto la loro guida, né dal Signore che li
[204] ha designati e ha riconosciuto la loro opera. Giovanni 15:16; Atti
1:2; Apoc. 21:14
(2)
Prova, inoltre, che la Bibbia non è stata inventata da questi saggi
organizzatori; poiché se l'avessero creata loro possiamo stare sicuri che
l'avrebbero arricchita abbondantemente di riferimenti come quelli che
abbiamo suggerito.
(3)
Avendo questa autorità ed evidenza che i sistemi della "madre"
e delle numerose "figlie" del tempo presente non sono stati
istituiti dal Signore e dagli apostoli, ma sono stati il risultato delle
corruzioni dei loro semplici insegnamenti e, quindi, istituzioni puramente
umane (tentativi di essere più sapienti di Dio nel compiere l'opera
divina) confidiamo di più nella Parola di Dio e prestiamo la più seria
attenzione perfino ai particolari più piccoli che essa ci pone davanti,
su questo e su tutti gli argomenti.
Durante
i seimila anni della storia del mondo fino al tempo presente, Dio ha
permesso che l'umanità in genere facesse del suo meglio per risolvere i
problemi della vita. L'uomo naturale è stato creato con le qualità
mentali che lo hanno portato ad onorare e ad adorare il suo Creatore;
queste qualità mentali non sono state annientate completamente dalla
caduta: la "depravazione totale" non vale certamente per la
razza in generale. Come Dio ha permesso agli uomini di esercitare le altre
qualità mentali come è loro piaciuto, così ha permesso loro di
esercitare i loro tratti morali e religiosi secondo le loro propensioni.
Si può vedere che a parte Israele naturale, Israele spirituale e le
influenze che ne sono scaturite per il mondo, Dio ha lasciato il mondo da
solo: ha lasciato che facesse del suo meglio per quanto riguarda il
proprio sviluppo, ecc. L'uomo nella sua ignoranza e cecità è per lo più
caduto preda degli espedienti di Satana e degli angeli caduti, che,
mediante varie forme di superstizione, mediante false religioni, magia,
ecc. hanno sviato di gran lunga le masse dalla verità. L'Apostolo spiega
la situazione dicendo che le cose stanno così perché quando gli uomini
conobbero Dio non lo glorificarono come Dio, né furono riconoscenti, ma
divennero vani nelle loro fantasie e il loro cuore stolto si oscurò e Dio
li lasciò fare, permise loro di prendere la strada che [205] preferivano,
perché imparassero certe lezioni connesse alla loro depravazione e
manifestassero mediante la degradazione in cui sarebbero caduti l'eccesiva
peccaminosità del peccato e la mancanza di saggezza nell'aver ascoltato
tutti i consigli eccetto quelli del loro Creatore.
Come
abbiamo già visto, il Signore non intende lasciare l'umanità in questa
condizione debole e degradata; ma mediante la Nuova Creazione, al tempo
giusto, la conoscenza del Signore raggiungerà ciascun membro della
famiglia umana, con piena opportunità di arrivare ad una conoscenza della
verità e a tutte le benedizioni che sono state assicurate mediante la
redenzione. Ma il punto che desideriamo enunciare in modo speciale qui è
che, come Dio ha lasciato così le nazioni non cristiane a se stesse, allo
stesso modo sta lasciando anche la cosiddetta "Cristianità" a
se stessa. Sta permettendo agli uomini che hanno ricevuto una certa luce
di rivelazione divina di usarla come piace loro: perché tentino di fare
qualcosa per migliorare il piano divino, perché organizzino sistemi umani,
ecc. Tutto questo non vuol dire che egli non abbia il potere di
intervenire, né che approvi questi vari espedienti e istituzioni
dell'umanità e dei devoti della Chiesa che sono contrastanti e, più o
meno, dannosi. Queste esperienze costituiranno un'altra lezione, che tra
breve condannerà molti quando riconosceranno il grande esito del piano
divino e vedranno come Dio è andato avanti regolarmente, portando a
compimento i suoi scopi originari, ignorando praticamente i piani e gli
espedienti dell'uomo e ottenendo i suoi risultati a volte parzialmente per
mezzo di essi e a volte completamente in opposizione ad essi. Proprio così
ha fatto alla fine dell'età Ebraica, quando ha permesso a una porzione di
quella nazione di portare a compimento il suo piano di persecuzione e
crocifissione del Signore e dei suoi apostoli. E come alcuni di essi erano
"Israeliti veri", in seguito benedetti, elevati e resi partecipi
delle sofferenze di Cristo di modo che possano fra breve essere partecipi
anche delle sue glorie, allo stesso modo ora ci sono probabilmente "Israeliti
veri" spirituali che, a somiglianza di Paolo, saranno ricuperati
dalle insidie dell'Avversario.
Anche
un altro punto è degno di nota: il Signore ha un tempo speciale per
l'inizio del suo Regno, un tempo speciale, perciò, in cui la sua eletta
Nuova Creazione sarà [206] sviluppata e preparata per il suo servizio; e
sembra che sia stato parte del suo piano che quella luce speciale
risplendesse sull'inizio e sulla fine di questo periodo. L'Apostolo lascia
intendere ciò quando si riferisce a noi: "che ci troviamo agli
ultimi termini dei tempi" . (I Cor. 10:11) È stato nel combaciamento
dell'età Ebraica e di quella del Vangelo che la Via, la Verità e la Vita
si manifestarono dapprima; sono intervenute le "Età Oscure" ed
ora nel combaciamento delle età del Vangelo e del Millennio la luce
risplende come non ha mai fatto prima, sulle "cose nuove e vecchie".
Mentre dobbiamo supporre che a coloro che erano in armonia con il Signore
all'inizio dell'età venne data una luce speciale e che costoro ora, al
termine dell'età, saranno favoriti dalla luce della Verità Presente
affinché siano in tal modo santificati, non dobbiamo pensare che la
stessa misura di luce sia stata necessaria per la santificazione durante i
secoli intermedi, alcuni dei quali sono noti come "Età Oscure".
Non dobbiamo supporre che il Signore abbia mai lasciato se stesso senza
testimoni, per quanto possano essere stati ignorati nelle pagine di storia;
dobbiamo invece considerare questo ignorare come dovuto alla loro relativa
oscurità e al loro non essere in contatto e non gradire i grandi sistemi
anticristiani, anche se si può dare il caso che alcuni di loro siano
stati in quei sistemi. Così la chiamata del Signore, applicabile adesso,
indica chiaramente che dovremmo trovare molti del popolo del Signore dentro
il settarismo, confusi e sconcertati da esso, a Babilonia: "Caduta è
Babilonia la grande." "Uscite da
essa, o popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e
non abbiate parte alle sue piaghe." Apoc. 18:2, 4
Avendo
dato uno sguardo rapido della Chiesa e della sua storia limitata, veniamo
più particolarmente ad un esame della Chiesa come fu istituita
all'origine da nostro Signore. Come non c'è che un solo Spirito
del Signore, che tutti coloro che sono suoi debbono possedere, così non
c'è che un Capo e un centro
della Chiesa, nostro Signore Gesù. Dobbiamo ricordare, tuttavia, che in
tutta la sua opera il Padre fu riconosciuto liberamente e che secondo
quanto egli stesso disse la sua opera fu fatta nel nome del Padre, per
autorità del Padre: "Ogni pianta che il Padre mio Celeste non ha
piantata, sarà [207] sradicata". (Mat. 15:13) La vera Chiesa, la
Nuova Creazione, viene dall'azione del piantare del Padre. Nostro Signore
dice: "Sono la vera Vite, voi siete i rami e mio Padre è il
Vignaiuolo." Più avanti indica che c'è una "Vite della
Terra", una chiesa nominale, una falsa chiesa, che non è stata
piantata dal Padre e che sarà sradicata. Il prodotto della Vera Vite è
l'Amore ed è prezioso per il Padre; ma il prodotto della Vite della Terra
è l'egoismo in varie forme e sarà raccolto alla fine nel grande torchio
del castigo di Dio nel grande tempo dell'afflizione con il quale si
concluderà questa età. Giovanni 15:1-6; Apoc. 14:19
Ogni
studente biblico ha osservato sicuramente che nostro Signore e gli
apostoli non hanno riconosciuto nessuna divisione nella Chiesa ed hanno
ignorato tutto quanto è scisma, sia di nome che di fatto. Con costoro la
Chiesa fu una e indivisibile, come la sua unica fede, il suo unico Signore
e il suo unico battesimo. Se ne parlava da questo punto di vista come la
Chiesa, la Chiesa di Dio, la Chiesa del Dio Vivente, la Chiesa di Cristo,
la Chiesa dei Primogeniti; e gli individui che vi facevano parte erano
chiamati "Fratelli", "Discepoli", "Cristiani".
Tutti questi nomi si usano indiscriminatamente sia per la Chiesa intera
che per i raduni più piccoli, anche di due o tre, per gli individui, a
Gerusalemme oppure ad Antiochia o in altre parti. La varietà dei questi
nomi e il loro uso generale implica chiaramente che non si doveva
intendere nessuno di essi come nome proprio. Erano tutti semplicemene
illustrativi del grande fatto che nostro Signore e i suoi apostoli
continuamente esponevano, vale a dire che la Chiesa (Ecclesia, corpo, compagnia) dei seguaci del Signore è la sua "eletta":
per condividere la sua croce ed imparare lezioni necessarie ora e, fra
breve, per essere associata a lui nella sua gloria.
Questa
abitudine sarebbe dovuta continuare, ma cambiò durante le Età Oscure.
Quando l'errore si sviluppò, ne conseguì lo spirito settario e fecero
seguito le designazioni peculiari: Chiesa di Roma, Chiesa Battista, Chiesa
Luterana, Chiesa d'Inghilterra, Santa Chiesa Cattolica, Chiesa Wesleyana,
Chiesa Cristiana, Chiesa Presbiteriana, ecc. Questi sono contrassegni di carnalità,
come indica l'Apostolo Paolo (I [208] Cor. 3:3, 4); e man mano che la
Nuova Creazione emerge dalle fitte tenebre che per così tanto tempo hanno
ricoperto il mondo viene chiarito ad essa anche questo punto; ed
osservando l'errore e la comparsa del male, essa non solo esce dal
settarismo, ma si rifiuta di essere conosciuta con questi nomi non
scritturistici, mentre spontaneamente risponderà a tutti quelli che sono
biblici.
Esaminiamo
ora i fondamenti della Chiesa unica che ha stabilito il Signore:
I dodici Apostoli dell'Agnello
L'Apostolo
dichiara che nessuno può porre altro fondamento che quello già posto,
cioè Cristo Gesù. (I Cor. 3:11) Su questo fondamento nostro Signore,
quale rappresentante del Padre, cominciò ad edificare la sua Chiesa e,
facendo così, chiamò dodici apostoli, non per caso, ma di proposito,
proprio come le dodici tribù d'Israele non furono dodici per caso, ma in
conformità con il piano divino. Non solo il Signore non scelse più di
quei dodici apostoli per quella posizione, ma non ha dato mai autorità,
da allora, ad altri oltre a questi, escluso il fatto che Giuda, essendosi
rivelato non all'altezza di una posizione tra i dodici, decadde dal suo
posto e fu succeduto dall'Apostolo Paolo.
Notiamo
con che cura il Signore si occupò degli apostoli: la sua attenzione per
Pietro, il suo pregare per lui nell'ora della prova e le sue suppliche
speciali fatte a lui successivamente perché pascesse le sue pecore e i
suoi agnelli. Notiamo anche la sua attenzione verso Tommaso che dubita e
la sua buona volontà di dimostrargli per esteso il fatto della sua
risurrezione. Dei dodici, non perse nessuno eccetto il figlio della
perdizione: la sua deviazione era già nota al Signore ed era stata
predetta nelle Scritture. Non possiamo riconoscere la scelta di Mattia
riportata negli Atti come la scelta del Signore, in nessun senso del
termine. Egli era senza dubbio un brav'uomo, ma fu scelto dagli undici
senza autorizzazione. Essi avevano ricevuto istruzione di trattenersi a
Gerusalemme e di aspettare il dono dall'alto da parte dello Spirito santo
a Pentecoste e fu durante questo periodo di attesa e prima che venisse
conferito loro questo potere che, [209] erroneamente, tirarono a sorte e
scelsero Mattia perché prendesse il posto di Giuda. Il Signore non li
rimproverò per questa ingerenza non pianificata nel suo programma, ma
ignorò semplicemente la loro scelta e a suo tempo presentò l'Apostolo
Paolo, dichiarando: " Egli è un vaso selezionato per me"; e, di
nuovo, abbiamo l'affermazione dell'Apostolo secondo cui egli fu scelto dal
grembo di sua madre per essere un servitore speciale; ulteriormente,
dichiarò di non essere in nulla da meno dei sommi apostoli. Gal. 1:15; II
Cor. 11:5
Da ciò
si vedrà che non siamo affatto d'accordo con i punti di vista del Papato,
della Chiesa Episcopale Protestante, della Chiesa Cattolica-Apostolica e
dei Mormoni, i quali affermano tutti che il numero degli apostoli non fu
limitato a dodici e che ci sono stati successori, a partire dai loro
tempi, che hanno parlato e scritto con pari autorità di quella dei dodici
originali. Noi neghiamo ciò e come prova notiamo come il Signore in modo
particolare scelse quei dodici richiamando alla mente il risalto dato al
numero dodici nelle cose sacre che hanno a che fare con questa elezione; e
oltrepassiamo ogni limite se dirigiamo la nostra attenzione al quadro
simbolico della Chiesa glorificata che ci viene offerto nell'Apocalisse
21. Lì la Nuova Gerusalemme, simbolo del governo del Nuovo Millennio, la
Chiesa, la Sposa unita al suo Signore, è delineata molto chiaramente. In
quel quadro viene fatta più distintamente l'affermazione secondo cui i
dodici fondamenti della Città erano preziosi e secondo cui nei dodici
fondamenti c'erano i nomi scritti dei "dodici apostoli dell'Agnello": né più né meno. Quale prova
migliore potremmo avere che non ci sono mai stati più di dodici di questi
apostoli dell'Agnello e che tutti gli altri, come suggerisce l'Apostolo
Paolo, erano "falsi apostoli"? II Cor. 11:13
Né
possiamo immaginare alcun bisogno di avere più apostoli; poiché li
abbiamo ancora con noi quei dodici (la loro testimonianza e il frutto
delle loro fatiche) in una forma molto più comoda di quella che avevano
coloro che erano personalmente con essi durante il loro ministero. I
documenti del loro ministero li abbiamo con noi; i loro resoconti delle
parole del Signore, dei miracoli, ecc. I loro discorsi sui vari temi della
[210] dottrina Cristiana nelle loro epistole sono nelle nostre mani oggi
in maniera molto soddisfacente. Queste cose sono "sufficienti",
come spiega l'Apostolo "che l'uomo di Dio sia appieno fornito".
Spiegando ulteriormente l'argomento l'Apostolo dichiara: "Non mi sono
tratto indietro dall'annunziarvi tutto il consiglio di Dio." Di
cos'altro c'è bisogno? II Tim. 3:17; Atti 20:27
Immediatamente
dopo i suoi quaranta giorni di meditazione e di prova da parte
dell'Avversario nel deserto e dopo essersi deciso sul corso giusto da
seguire, nostro Signore cominciò a predicare il Vangelo della venuta del
Regno e ad invitare seguaci, che furono chiamati discepoli. È stato da
questi discepoli che egli scelse alla fine i dodici. (Luca 6:13-16) Essi
erano tutti di quelle che verrebbero chiamate condizioni di vita più
umili, diversi di loro pescatori e si dice di loro senza biasimo che i
governanti "avevano capito che erano popolani senza istruzione".
(Atti 4:13) Sembra che i dodici furono chiamati tra i "discepoli"
o i seguaci generici che sposarono la causa del Signore e lo riconobbero
senza lasciare i loro mestieri quotidiani. I dodici furono invitati a
diventare soci nel ministero del Vangelo e i documenti parlano del fatto
che essi abbandonarono tutto per seguire lui. (Mat. 4:17-22; Mar. 1:16-20;
3:13-19; Luca 5:9-11) I "settanta" ai quali fu dato il mandato
più tardi non furono mai riconosciuti come apostoli. Luca ci dà un
racconto particolare della scelta dei dodici informandoci che proprio
prima di questo evento nostro Signore si ritirò su un monte a pregare:
evidentemente per chiedere consiglio al Padre rispetto alla sua opera e
coloro che avrebbero dovuto collaborare con lui in essa. Continuò a
pregare tutta la notte e quando si fece giorno chiamò a sé i suoi
discepoli (in greco: mathetes ovvero studenti o alunni); e fra questi scelse dodici, che
chiamò anche apostoli (in greco: apostolos
ovvero coloro che sono inviati). In tal modo i dodici furono
contrassegnati come separati e distinti tra i discepoli. Luca 6:12, 13, 17
Gli
altri discepoli non scelti in tal maniera per l'apostolato erano anche
diletti del Signore e senza dubbio furono in completo accordo con la
nomina dei dodici, riconoscendo che tale nomina avenne per l'interesse
dell'opera in generale. Non è [211] dichiarato su che basi il Signore
fece la sua scelta; ma abbiamo il documento della sua stessa preghiera per
dire che: "Erano tuoi e tu li hai dati a me"; ed ancora:
"Di coloro che mi hai dato, non ho perso nessuno tranne il figlio
della perdizione" (Giuda). In che senso o in che grado il Padre fece
la scelta dei dodici non importa nulla a noi. Senza dubbio un requisito
che possedevano era l'umiltà; e, senza dubbio, le loro umili occupazioni
ed esperienze di vita precedenti erano state tali da tendere a renderli
non soltanto umili ma anche a portarli ad avere una forza di carattere,
una determinazione, una perseveranza, ecc. ad un livello al quale altre
attività non sarebbero riuscite a portarli in ugual misura. Veniamo
informati del fatto che la selezione dei dodici al tempo in cui ebbe luogo,
invece di aspettare Pentecoste (la data di nascita della Chiesa), avvenne,
in larga misura, allo scopo di permettere a questi dodici di stare insieme
al Signore in modo speciale, di vedere le sue opere, di ascoltare il suo
messaggio, cosí che potessero essere al tempo opportuno testimoni per
dichiarare a noi e a tutto il popolo di Dio di prima mano le magnifiche
opere di Dio e le magnifiche parole di vita manifestate attraverso Gesù.
Luca 24:44-48; Atti 10:39-42
Il mandato apostolico
Non c'è
in alcun luogo il minimo suggerimento fatto agli apostoli o connesso ad
essi, circa il fatto che essi avrebbero dovuto essere signori con il
dominio sull'eredità di Dio; che essi si sarebbero dovuti considerare
diversi dagli altri credenti, esenti dai dettami della legge divina oppure
favoriti in special modo oppure sicuri rispetto alla loro eredità eterna.
Essi dovevano ricordarsi continuamente che "tutti voi siete fratelli"
e che "uno solo è il vostro Maestro, Cristo". Essi si dovevano
ricordare sempre che era necessario che rendessero sicure
la loro vocazione ed elezione; che se non fossero stati ubbidienti alla
Legge dell'Amore e non fossero stati umili, come piccoli bambini, non
sarebbero entrati nel "Regno" in alcun modo. Non furono dati
loro titoli né istruzioni riguardo a uniformi speciali da indossare o a
un aspetto particolare da assumere, ma semplicemente [212] fu data loro
istruzione che in tutte le cose avrebbero dovuto essere esempi per il
gregge; che altri vedendo le loro opere buone avrebbero dovuto glorificare
il Padre; che altri camminando nelle loro orme avrebbero dovuto camminare
anche nelle orme del leader ed infine raggiungere la stessa gloria, lo
stesso onore e la stessa immortalità: essere partecipi della stessa
natura divina, membri della stessa Nuova Creazione.
Il loro
era un mandato di servizio:
dovevano servirsi a vicenda, servire il Signore e dare la propria vita per
i fratelli. Questi servizi dovevano essere resi specialmente in
connessione con la promulgazione del Vangelo. Erano partecipanti della
pre-unzione che era già avvenuta sul loro Maestro: la stessa unzione che
concerne tutti coloro che appartengono alla Nuova Creazione, tutti coloro
che appartengono al Sacerdozio Regale e che è descritta dal profeta con
le parole: "Lo Spirito del Signore è su di me perché mi
ha unto per recare una buona novella agli umili, ... per fasciare
quelli che hanno il cuore rotto", ecc. Is. 61:1, 2; Luca 4:17-21;
Mat. 10:5-8; Mar. 3:14, 15; Luca 10:1-17
Sebbene
questa unzione non sia avvenuta direttamente su di loro fino a Pentecoste,
ne avevano avuto in precedenza un'esperienza preliminare in quanto il
Signore conferì loro una parte del potere del suo santo Spirito, ecc.
quando li inviò a predicare. Ma anche in ciò fu tolta loro un'opportunità
speciale di inorgoglirsi allorché più tardi nostro Signore inviò altri
settanta a compiere un'opera simile e similmente dette loro potere di fare
miracoli nel suo nome. L'opera reale degli apostoli non cominciò, quindi,
nel vero senso del termine finché essi non ebbero ricevuto lo Spirito
santo a Pentecoste. Lí fu conferita loro una manifestazione speciale del
potere divino, non solo lo Spirito santo e i doni dello Spirito, ma anche,
e specialmente, il potere di concedere ad altri questi doni. Da allora,
mediante questo potere nominato per ultimo si distinsero da tutti gli
altri della Chiesa. Altri credenti furono annoverati come membri del corpo
unto di Cristo, resi partecipi del suo Spirito e generati da quello
Spirito alla novità di vita, ecc.; ma nessuno poté avere un dono o una
manifestazione speciale se non conferito attraverso questi apostoli.
Tuttavia questi doni di miracoli, di lingue, di interpretazioni di lingue,
[213] ecc., dobbiamo tenerlo presente, non hanno ostacolato né hanno
preso il posto in alcun modo dei frutti dello Spirito santo che dovevano
essere coltivati e sviluppati da ciascun fedele attraverso l'obbedienza
alle istruzioni divine, man mano che ciascuno cresceva in grazia,
conoscenza e amore. Il conferimento di questi doni, che un uomo può
ricevere e nonostante i quali può risultare come un rame risonante, un
cembalo squillante, contrassegnò nondimeno gli apostoli come i servitori
speciali o i rappresentanti speciali del Signore nell'opera di fondazione
della Chiesa. I Cor. 12:7-10; 13:1-3
Nostro
Signore nello scegliere questi apostoli e nell'istruirli, aveva davanti ai
suoi occhi la benedizione e l'istruzione di tutti i suoi seguaci fino alla
fine dell'età. Ciò è evidente da questa preghiera alla chiusura del suo
ministero, in cui, riferendosi ai discepoli, disse: "Io ho
manifestato il tuo nome agli uomini [apostoli] che tu mi hai dati dal
mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua
Parola. Ora hanno conosciuto che tutte le cose che tu m'hai date, vengon
da te. Poiché le parole [dottrine] che tu mi hai date le ho date a loro
ed essi le hanno ricevute, ... Io prego per loro: non prego per il mondo,
ma per quelli che tu mi hai dato; poiché son tuoi. ...Né prego soltanto
per questi [apostoli] , ma anche per quelli che credono in me per mezzo
della loro parola [l'intera Chiesa del Vangelo]: che siano tutti uno [nello
scopo, nell'amore], come tu, Padre, sei in me e io in te, che anch'essi
siano uno in noi; [poi mostrando lo scopo principale di questa elezione,
sia degli apostoli che dell'intera Nuova Creazione, aggiunse:]che il mondo
[amato da Dio mentre era peccatore e redento dal sangue prezioso] creda
che tu mi hai mandato" a redimerlo e restaurarlo. Giovanni 17:6-9,
20, 21
Gli
apostoli, sebbene persone non istruite, erano evidentemente dei caratteri
forti e sotto l'insegnamento del Signore la loro mancanza di sapienza
terrena e di istruzione fu più che controbilanciata nello "spirito
di una mente sana". Non è strano, pertanto, che [214] questi uomini
fossero uniformemente riconosciuti dalla Chiesa primitiva come guide nella
via del Signore (specialmente istruttori designati) "colonne della
Chiesa", accanto al Signore stesso in fatto di autorità. In vari
modi il Signore li preparò per questa posizione:
Essi
erano con lui in continuazione e pertanto potevano essere testimoni
riguardo a tutti gli affari del suo ministero, del suo insegnamento, dei
suoi miracoli, delle sue preghiere, della sua compassione, della sua
santità, della sua abnegazione fino alla morte ed infine testimoni della
sua risurrezione. Non solo la Chiesa primitiva aveva bisogno di tutte
queste testimonianza, ma tutti coloro che sono stati chiamati dal Signore
da allora ed hanno accettato la sua chiamata alla Nuova Creazione (tutti
coloro che sono fuggiti in cerca di rifugio e hanno fiducia nelle speranze
gloriose imperniate nel suo carattere, nella sua morte sacrificale, nella
sua somma esaltazione e nel piano di Dio che deve compiere) avevano
bisogno proprio di tale testimonianza personale riguardo a tutte queste
questioni, con lo scopo di poter avere una fede forte, una consolazione
forte.
Altri
settanta discepoli furono inviati più tardi, dal Signore, a proclamare la
sua presenza e il raccolto dell'età Ebraica, ma la loro opera fu in molti
rispetti diversa da quella dei dodici. In verità sembrava che il Signore
in tutti i modi distinguesse gli apostoli in maniera così speciale che
noi, con la Chiesa intera, potessimo avere piena fiducia in loro. Solo
costoro furono partecipi insieme a lui dell'ultima Pasqua Ebraica e
dell'istituzione del nuovo memoriale della sua stessa morte; solo questi
furono con lui nel Getsemani; fu anche a questi che egli si rivelò in
modo speciale dopo la risurrezione; e furono questi ad essere usati in
modo speciale come portavoce dello Spirito santo il Giorno della
Pentecoste. Gli undici erano "uomini di Galilea"; come alcuni
che li avevano uditi dissero: Non sono tutti questi Galilei?" Atti
2:7; Luca 24:48-51; Mat. 28:16-19
Sebbene,
come mostrano i documenti, nostro Signore si sia rivelato dopo la
risurrezione a circa cinquecento fratelli, nondimeno gli apostoli
ricevettero un trattamento speciale e furono destinati ad essere gli
specifici "testimoni di tutte le cose ch'egli ha fatte nel paese dei
Giudei e a Gerusalemme; ed essi l'hanno ucciso appendendolo ad un [215]
legno: esso ha Iddio risuscitato il terzo giorno. ...Ed egli ci ha comandato di predicare al popolo", ecc. Atti
10:39-45; 13:31; I Cor. 15:3-8
L'Apostolo
Paolo, sebbene non direttamente un testimone nella stessa misura degli
undici, fu, nondimeno, fatto testimone della risurrezione di nostro
Signore in quanto gli fu concesso un rapido sguardo successivo della sua
presenza gloriosa, come egli stesso illustra la cosa: "Ultimo di
tutti fu visto anche da me, come all'aborto [prima del tempo]." (I
Cor. 15:8, 9) L'Apostolo Paolo non aveva il diritto di vedere il Signore
nella gloria prima del resto della Chiesa al suo Secondo Avvento, quando
tutti i suoi fedeli saranno mutati e resi uguali a lui e lo vedranno così
com'è; ma affinché l'Apostolo possa essere un testimone
gli fu concesso questo rapido sguardo e gli furono concesse inoltre
visioni e rivelazioni più che a tutti gli altri. Pertanto egli fu, forse,
ben ricompensato per la sua previa mancanza di contatto personale con il
Maestro. Né le sue esperienze speciali furono puramente per suo vantaggio
personale; ma principalmente, possiamo presumere, per il vantaggio della
Chiesa intera. Certo è che le esperienze, le visioni, le rivelazioni
peculiari, ecc. concesse all'Apostolo che prese il posto di Giuda, hanno
aiutato di più che quelle di qualsiasi altro apostolo.
Le sue
esperienze non gli hanno permesso soltanto di conoscere ed apprezzare
"le cose profonde di Dio" (perfino alcune cose che non è lecito
proferire (II Cor. 12:4), ma l'illuminazione che esse hanno dato alla
mente dell'Apostolo è stata anche riflessa, attraverso i
suoi scritti, sulla Chiesa dai suoi giorni fino al tempo presente.
È
stato perché l'Apostolo Paolo ha avuto quelle visioni e rivelazioni che
gli fu possibile afferrare la situazione e rendersi conto del nuovo
ordinamento e riconoscere le lunghezze, le ampiezze, le altezze e le
profondità del carattere e del piano divino in modo così chiaro ed è
stato perché si è reso conto egli stesso di queste cose chiaramente che
fu idoneo ad affermarle nei suoi insegnamenti e nelle sue epistole in modo
tale da conferire benedizioni sulla famiglia della fede giù lungo tutta
l'età. In verità, anche oggi, la Chiesa si potrebbe permettere di più
di perdere le testimonianze di qualsiasi altro o di tutti gli [216] altri
apostoli piuttosto che la testimonianza di questo solo. Ciò nonostante,
siamo contenti di avere la testimonianza completa, contenti di poterla
apprezzare tutta, come pure di poter apprezzare i caratteri nobili di
tutti e dodici. Prendete nota della testimonianza che denota il suo
apostolato: prima di tutto, le parole del Signore: "Israeliti veri"
Egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai
Gentili, ai re e ai figliuoli di Israele." (Atti 9:15) La
dichiarazione stessa dell'Apostolo è: "Fratelli, vi dichiaro che il
Vangelo da me annunziato non è secondo l'uomo; poiché io stesso non l'ho
ricevuto, né l'ho imparato da alcun uomo, ma l'ho ricevuto per
rivelazione di Gesù Cristo" (Gal. 1:11, 12); ed ancora dichiara:
"Colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo della
circoncisione [gli Ebrei], aveva anche operato in me per farmi apostolo
dei Gentili." (Gal. 2:8) Non solo il suo zelo per il Signore e i
fratelli e la sua volontà di dare la vita per i fratelli (spendendo tempo
ed energie per le loro benedizioni) sono testimoni del suo essere degno di
venire considerato di rango uguale a quello di qualsiasi apostolo, ma
quando il suo rapporto apostolico con la Chiesa fu messo in dubbio da
qualcuno, egli francamente indicò ciò e la benedizione del Signore
connessa alle sue rivelazioni e ai suoi ministeri, ecc., come prove che
egli non è stato "in nulla da meno" degli altri. I Cor. 9:1; II
Cor. 11:5, 23; 12:1-7, 12; Gal. 2:8; 3:5
Non era
l'intenzione del Signore che gli apostoli dovessero compiere l'opera
semplicemente fra gli Ebrei; i documenti si esprimono proprio in senso
opposto. Egli istruì gli undici dicendo che la sua opera e il loro
messaggio erano, in fondo, per tutto il popolo; ma che comunque si
dovevano trattenere a Gerusalemme finché non fosse conferito loro il
potere e che dovevano cominciare lì la loro testimonianza. Le parole di
nostro Signore furono: "Voi riceverete potenza quando lo Spirito
santo verrà sopra di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta
la Giudea e Samaria e fino all'estremità della terra." (Atti 1:8)
Questa testimonianza continuò non soltanto durante la vita degli apostoli,
ma continua ancora. Essi stanno ancora predicando a noi, stanno ancora
istruendo i fedeli, ancora incoraggiando, ancora ammonendo, ancora
rimproverando. La loro morte non ha fermato il loro ministero. Essi
parlano ancora, testimoniano ancora, sono ancora portavoce del Signore
presso i suoi fedeli. [217]
L'ispirazione degli apostoli
È bene
che abbiamo fiducia negli apostoli come testimoni fedeli, o storiografi, e
che notiamo che la loro testimonianza porti il timbro dell'onestà, nel
senso che essi non hanno cercato ricchezza né gloria fra gli uomini, ma
hanno sacrificato tutti gli interessi terreni nel loro zelo per il Maestro
risorto e glorificato. La loro testimonianza sarebbe inestimabile se non
avesse nessun altro peso che questo; ma troviamo che le Scritture ci
insegnano che essi furono impiegati dal Signore come suoi agenti ispirati
e che essi furono guidati in modo speciale da lui riguardo alla
testimonianza, alle dottrine, ai costumi, ecc. che avrebbero stabilito
nella Chiesa. Portarono la loro testimonianza non solo per le cose che
avevano udito e visto, ma anche per le istruzioni che avevano ricevuto
attraverso lo Spirito santo; così essi furono fedeli amministratori.
"Così ci stimi ognuno come ... degli amministratori dei misteri di
Dio" disse Paolo (I Cor. 4:1). Lo stesso pensiero fu espresso da
nostro Signore quando disse riguardo ai dodici: "Vi farò pescatori
di uomini" e di nuovo: "Pasci le mie pecore", "Pasci i
miei agnelli." L'Apostolo
dice anche: "Il mistero [le verità profonde del Vangelo che
concernono la somma vocazione della Nuova Creazione: il Cristo] celato in
altre età, è rivelato ora ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo
Spirito. L'oggetto di questa rivelazione si spiega così: "Manifestare
a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero [in che
termini si possa ottenere la partecipazione in questa Nuova Creazione] che
è stato fin dalle età più remote nascosto in Dio." (Efes. 3:3-11)
Di nuovo, nel descrivere come la Chiesa deve essere edificata sul
fondamento degli apostoli e dei profeti, con Gesù Cristo stesso che è la
pietra angolare principale, l'Apostolo dichiara: "Per questa ragione
[per l'edificazione della Chiesa, tempio di Dio], io, Paolo, [sono] il
carcerato di Cristo Gesù per voi, o Gentili." Efes. 2:20, 22; 3:1
Il
Consolatore fu promesso per "insegnarvi ogni cosa e per rammentarvi
tutto quello che vi ho detto"; "e vi annunzierà le cose a
venire." (Giovanni 14:26; 16:13) In certa misura, senza dubbio, ciò
è applicabile alla Chiesa intera, ma fu applicabile [218] principalmente
agli apostoli; ed in verità opera ancora nei confronti del resto della
Chiesa attraverso gli apostoli: le loro parole sono ancora i canali
attraverso cui lo Spirito santo ci insegna cose sia nuove che antiche. In
armonia con questa promessa si può capire che l'ispirazione apostolica
sia stata di carattere triplice. (1) Rinfrescare la memoria permettendo
loro di ricordare e ripetere gli insegnamenti personali del Signore. (2)
Guida nel riconoscimento della verità che concerne il piano divino delle
età. (3) Rivelazioni speciali di cose future: le cose di cui nostro
Signore dichiarò: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma non sono per
ora alla vostra portata." Giovanni 16:12
Non
dobbiamo supporre che il rinfrescare la memoria degli apostoli implicava
un dettato dell'esatta fraseologia o dell'ordine esatto delle parole di
nostro Signore. Né gli scritti apostolici offrono evidenza di un tale
dettato. La promessa del Signore, tuttavia, è in se stessa una garanzia
della correttezza delle loro affermazioni. In ciacuno dei quattro Vangeli
abbiamo una storia dell'inizio della vita e del ministero del Signore;
eppure in ciascuno si manifesta l'individualità dello scrittore. Ciascuno
nel suo stile particolare registra quei soggetti che sembrano a lui più
importanti; e sotto la supervisione del Signore questi vari racconti
forniscono nell'insieme una storia completa come è necessario per il
consolidamento della fede della Chiesa, dell'identità di Gesù come il
Messia dei profeti, del compimento delle profezie su di lui, dei fatti
della sua vita e dei suoi insegnamenti. Se l'ispirazione fosse stata
verbale (un dettato parola per parola), non ci sarebbe stato bisogno di
parecchi uomini per dare una nuova formulazione alla narrativa; ma è
degno di nota che mentre ciascuno scrittore ha esercitato la sua libertà
d'espressione individuale ed ha fatto la sua scelta personale degli eventi
più importanti e più degni di essere annotati, il Signore mediante il
suo Spirito santo ha supervisionato la faccenda in modo tale che nulla di
importante venisse omesso; tutto il necessario è stato registrato: "perché
l'uomo di Dio possa essere perfetto, provvisto di tutto". È
interessante notare che il resoconto dell'Apostolo Giovanni fa da
supplemento agli altri [219] tre: Matteo, Marco e Luca, e che egli
discorre principalmente sulle circostanze e sugli avvenimenti di
importanza omessi dagli altri.
Il
progetto del Signore secondo cui avrebbe guidato gli apostoli mediante lo
Spirito santo e, per mezzo di loro la Nuova Creazione, "alla verità",
implica che la guida sarebbe stata una guida generale piuttosto che una
guida personale e individuale a tutta la verità: che ciò sia avvenuto in
questa maniera è attestato dai documenti. Sebbene gli apostoli, con
l'eccezione di Paolo, fossero uomini semplici e non istruiti, le loro
esposizioni scritturistiche sono nondimento molto straordinarie. Essi
furono capaci di "confondere la sapienza dei sapienti" teologi
dei loro giorni e continuano a farlo da allora. Per quanto eloquente sia
l'errore, non può resistere davanti alla logica delle loro deduzioni
tratte dalla Legge, dai Profeti e dagli insegnamenti del Signore. I
Dottori della Legge Ebrei lo osservarono e, come si legge: "riconoscevano
che erano stati con Gesù", cioè che avevano imparato la sua
dottrina e avevano copiato il suo spirito. Atti 4:5, 6, 13
Le
epistole apostoliche consistono di tali argomenti logici basati sugli
scritti ispirati del Vecchio Testamento e sulle parole del Signore; e
tutti coloro che, durante tutta questa età del Vangelo, sono stati
partecipi dello stesso spirito seguendo le linee di ragionamento che il
Signore attraverso i suoi portavoce ha posto di fronte a noi, sono guidati
verso le stesse conclusioni veritiere; così affinché la nostra fede sia
fondata non sulla sapienza degli uomini ma sulla potenza di Dio. (I Cor.
2:4, 5) Nondimeno, in questi insegnamenti , come pure nelle loro
presentazioni storiche, non abbiamo nessuna evidenza di un dettato parola
per parola, nessuna evidenza che essi fossero semplicemente degli
amanuensi del Signore, che parlavano e scrivevano in modo meccanico come
fecero i profeti dei tempi antichi. (II Piet. 1:21) Piuttosto, la visione
acuta degli apostoli fu un'illuminazione della mente che permise loro di
vedere e capire gli scopi divini e in tal modo di affermarli chiaramente;
proprio come tutto il popolo del Signore da allora, seguendo la loro guida,
è stato reso capace di crescere nella grazia e nella conoscenza e
nell'amore, ed è stato reso capace di "abbracciare con tutti i [220]
santi quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l'altezza; e
di conoscere l'amore di Cristo, che sorpassa [tutta] la conoscenza [umana]".
Efes. 3:18, 19
Nondimeno,
siamo completamente giustificati nel credere che gli altri loro
insegnamenti come pure i loro racconti storici, furono così
supervisionati dal Signore che furono evitate parole improprie e che la
verità fu espressa in tale forma da costituire "carne nella dovuta
stagione" per la famiglia della fede dai loro giorni fino al tempo
presente. Questa supervisione divina degli apostoli fu indicata in
anticipo dalle parole del Signore: "Tutte le cose che avrete legate
sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte
sulla terra, saranno sciolte nel cielo." (Mat. 18:18) Capiamo ciò
non nel senso che il Signore avrebbe abbandonato la sua prerogativa e
sarebbe diventato obbediente ai dettami degli apostoli, ma nel senso che
essi sarebbero stati così custoditi, così guidati dallo Spirito santo,
che le loro decisioni nella Chiesa riguardo a quali cose dovevano essere
considerate obbligatorie e quali cose dovevano essere considerate
opzionali, sarebbero state decisioni giuste; e che la Chiesa in generale,
pertanto, avrebbe saputo che tutte le questioni erano state risolte,
sistemate, che le conclusioni alle quali si era arrivati erano la
decisione del Signore come pure quella degli apostoli.
Su questa pietra costruirò la mia Chiesa
È
stato in completo accordo con ciò che, dopo che l'Apostolo Pietro ebbe
dato testimonianza del fatto che nostro Signore era il Messia, "Gesù
rispose dicendogli: Benedetto sei tu, Simone Barjona, poiché non te
l'hanno rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli. E
io dico a te che Tu sei Pietro [petros:
una pietra, un roccia] e su questa roccia [petra:
una masso di roccia, la grande roccia fondamentale della verità, che tu
hai appena espresso] io edificherò la mia Chiesa." Il Signore stesso
è il costruttore, come si dichiara pure che egli stesso è il fondamento:
"Nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè
Cristo Gesù." (I Cor. 3:11) Egli è la grande Roccia e pertanto la
confessione di Pietro su di lui in quanto tale fu una testimonianza resa
alla [221] roccia, una dichiarazione dei principî della fondazione che
sottostanno al piano divino. L'Apostolo Pietro capì così questo
argomento e così espresse ciò che aveva compreso. (I Piet. 2:5, 6) Egli
dichiarò che tutti i credenti veramente consacrati erano "pietre
viventi" che si accostano alla grande Roccia del piano divino, Gesù
Cristo, per essere edificate come un tempio santo di Dio mediante l'unione
con lui: il fondamento. Pietro, pertanto, ripudiò ogni aspirazione ad
essere egli stesso la pietra fondamentale e si considerò giustamente
della stessa classe di tutte le altre "pietre viventi" (Gr. lithos) della Chiesa, sebbene petros,
roccia, significhi una pietra più grande di lithos
e tutti gli apostoli come pietre "fondamentali" abbiano nel
piano e nell'ordine divino un'importanza maggiore di quella dei loro
fratelli. Apoc. 21:14
Chiavi dell'autorità
Facendo
la stessa connessione il Signore disse a Pietro: "Ti darò le chiavi
del regno dei cieli e qualunque cosa legherai sulla terra sarà legato nel
cielo", ecc. Così la stessa autorità data agli apostoli nel loro
insieme fu espressa specificamente a Pietro, con il privilegio o l'onore
ulteriori delle chiavi: il potere o l'autorità di aprire. Ricordiamo come
l'Aposto Pietro usò le chiavi del Regno e compì l'opera di apertura
del nuovo ordinamento, prima, per gli Ebrei a Pentecoste, e, poi, per i
Gentili a casa di Cornelio. Il giorno di Pentecoste, quando lo Spirito
santo fu effuso, leggiamo che "Pietro si alzò con gli undici",
prese l'iniziativa; egli aprì,
gli altri seguirono e fu così che fu spalancato agli Ebrei l'invito del
vangelo. Nel caso di Cornelio il Signore mandò dei messaggeri a Pietro e
mediante una visione gli dette la direttiva speciale di seguire il loro
invito e in tal modo lo utilizzò nell'aprire la porta della misericordia,
della libertà e del privilegio ai Gentili, affinché anch'essi entrassero
e condividessero il privilegio della somma vocazione della Nuova Creazioen.
Queste faccende sono completamente in armonia con ciò che abbiamo visto
riguardo agli scopi del Signore in rapporto alla scelta dei dodici
apostoli. E più il popolo del Signore discerne chiaramente il fatto che
questi dodici uomini furono fatti rappresentanti particolari del nuovo
ordinamento e le loro parole i canali speciali della [222] verità
riguardo alla Nuova Creazione, più completamente saranno preparati ad
accettare le loro parole e più riluttanti saranno ad aderire agli
insegnamenti di altri in conflitto con la loro testimonianza. "Se non
parlano secondo questa Parola, è perché non vi è in loro alcuna luce."
Is. 8:20
L'ultima
dichiarazione della promessa di nostro Signore dice: "Egli [lo
Spirito santo del Padre] vi mostrerà le cose che avverranno." Ciò
implica un'ispirazione speciale degli apostoli e, indirettamente, implica
la benedizione e l'illuminazione del popolo del Signore proprio fino alla
conclusione di questa età, attraverso i loro insegnamenti. Essi dovettero
essere così non solo santi apostoli ma anche profeti o veggenti che
rendevano noti alla Chiesa eventi futuri. Non bisogna supporre che tutti
gli apostoli fossero abituati nella stessa misura ad uno o a tutti questi
modi di servizio. Il fatto è che alcuni erano onorati di più non solo in
privilegi di servizio in qualità di apostoli ma anche di più nel
mostrare le cose che sarebbero avvenute. L'Apostolo Paolo indica varie
cose che sarebbero avvenute: il grande rinnegamento della propria fede
nella Chiesa; la rivelazione dell'“Uomo
del Peccato”; il mistero riguardo alla seconda venuta del
Signore e riguardo al fatto che non tutti dormiremo il sonno eterno,
sebbene dobbiamo essere trasformati; il mistero, nascosto alle età
passate e agli ordinamenti passati, riguardo al fatto che la Chiesa,
inclusi i Gentili, sarebbero stati coeredi della promessa fatta ad Abramo
secondo cui il suo seme avrebbe benedetto tutte le famiglie della terra,
ecc., ecc. Indica, inoltre, che alla fine dell'età nella Chiesa
prevarranno le condizioni malvagie; che gli uomini saranno amanti del
piacere più che amanti di Dio, sotto la forma di religiosità ma negando
il potere che viene da Dio; trasgressori di patti, ecc. e che "lupi
rapaci" (critici demolitori più importanti) non risparmieranno il
gregge del Signore. In verità, tutti gli scritti dell'Apostolo Paolo sono
brillantemente illuminati dalle visioni e dalle rivelazioni di cui egli
godette quale veggente riguardo a cose che ai suoi giorni erano ancora
future e non approriate per essere spiegate pienamente ma che ora sono
palesi ai santi mediante i tipi e le profezie del Vecchio Testamento: cose
che possono essere comprese ora alla luce [223] delle
parole dell'apostolo perché è arrivato per loro il "tempo giusto"
per comprenderle.
Anche
l'Apostolo Pietro, quale veggente indica la venuta di falsi maestri nella
Chiesa che privatamente, segretamente, importeranno eresie condannabili
che negano persino che il Signore li ha acquistati. Guardando giù fino ai
nostri tempi profetizza dicendo: “Negli ultimi giorni verranno schernitori ... che
diranno: 'Dov'è la promessa della presenza
sua [di Cristo]?'” ecc. Profetizzò anche che "Il giorno del
Signore verrà così come un ladro nella notte", ecc.
L'Apostolo
Giacomo profetizza ugualmente riguardo alla fine di questa età, dicendo:
"Andate, voi uomini ricchi, a piangere e a gemere per le miserie che
si abbatteranno su di voi...Voi avete accumulato un tesoro per gli ultimi
giorni", ecc.
L'Apostolo
Giovanni, tuttavia, fu il profeta o veggente più eccezionale di tutti gli
apostoli: le sue visioni, che costituiscono il Libro dell'Apocalisse,
delineano nella maniera più eccezionale le cose che avverranno.
L'infallibilità apostolica
Da
quanto detto sopra siamo completamente giustificati nel credere che gli
apostoli fossero guidati dal Signore a tal punto che, mediante il suo
Spirito santo, tutto ciò che dicevano in pubblico era di ispirazione
divina per l'ammonimento della Chiesa e non meno infallibile di ciò che
venne pronunciato dai profeti dell'ordinamento precedente. Ma mentre ci si
sente assicurati riguardo alla veridicità della loro testimonianza e
riguardo al fatto che tutto ciò che dicono alla Chiesa ha l'approvazione
divina, è bene esaminare attentamente cinque circostanze distinte, citate
nel Nuovo Testamento, che di solito sono considerate contrarie al pensiero
secondo cui gli apostoli non avrebbero errato nei loro insegnamenti. Li
esamineremo separatamente.
(1) Il
rinnengamento di nostro Signore da parte di Pietro proprio prima della sua
crocifissione. Non si può disputare il fatto che qui Pietro sia stato
sorpreso in un fallo grave, per il quale più tardi si pentì sinceramente;
ma non dovremmo dimenticare che questa trasgressione, sebbene compiuta di
sua scelta come apostolo, avvenne prima di [224] essere unto dallo Spirito
santo a Pentecoste e prima di ricevere il suo dono divino di apostolo nel
senso più completo. Inoltre, l'infallibilità che abbiamo affermato per
gli apostoli è quella che si applica ai loro insegnamenti e scritti pubblici
e non a tutti i casi e a tutte le minuzie delle loro vite che,
indiscutibilmente, erano soggette alle imperfezioni dei vasi di terra,
rovinati dalla caduta in cui hanno sofferto tutti i figli di Adamo. Le
parole dell'Apostolo secondo cui "noi abbiamo questo tesoro in vasi
di terra", si applicava evidentemente a lui e agli altri apostoli,
come pure a tutta la Chiesa: coloro che hanno ricevuto lo Spirito santo.
La nostra parte, come individui, nella grande opera di espiazione del
nostro Maestro, copre tutte le imperfezioni della carne che sono contrarie
ai nostri desideri quali Nuove Creature.
Il
mandato apostolico per il servizio del Signore e della Chiesa fu
interamente separato dalle pure debolezze della carne, e fu conferito su
di loro non a causa della loro perfezione umana ma mentre erano, come
ammesso, "uomini della stessa natura" insieme a noi. (Atti
14:15) Il mandato non ha portato la restaurazione (la perfezione ai loro
corpi mortali) ma semplicemente il nuovo intelletto e lo Spirito santo che
li avrebbe guidati. Non ha reso i loro pensieri e le loro azioni perfette
ma ha semplicemente respinto quei pensieri e quelle azioni in modo tale
che gli insegnamenti pubblici dei dodici risultano infallibili: la Parola
del Signore. Questo è il genere di infallibilità affermato per i papi,
secondo cui quando il papa parla ex cathedra, ovvero ufficialmente, è governato da Dio e non gli è
permesso di errare. Questa impossibilità di errare dei papi viene
sostenuta nei loro confronti sulla base del fatto che essi sono anche
apostoli, non tenendo in conto e ignorando il fatto che le Scritture
insegnano che non ci sono che "dodici
apostoli dell'Agnello".
(2)
Pietro in un'occasione "simulò": fu colpevole di doppiezza.
(Gal. 2:11-14) Ciò si indica come prova che gli apostoli non erano
infallibili per quanto concerne la condotta. Lo concediamo visto che
capiamo che anche gli apostoli lo ammisero (Atti 14:15); ma ripetiamo che
non fu permesso a queste debolezze umane di rovinare la loro opera o la
loro utilità in quanto apostoli, che "predicavano il vangelo per
mezzo dello Spirito santo mandato dal cielo" (I Piet. 1:12; Gal.
1:11, 12), non con la sapienza d'uomo [225] ma con la sapienza che viene
dall'alto. (I Cor. 2:5-16) Questo errore compiuto da Pietro Dio
immediatamente lo corresse per mezzo dell'Apostolo Paolo, che con
benevolenza, ma fermezza, "gli resistette apertamente perché egli
era da incolpare"; e il fatto che sia stato ricevuto appropriatamente
dall'Apostolo Pietro e che egli abbia superato alquanto questa debolezza
con riguardo alla preferenza per
gli Ebrei, è abbondantemente testimoniato da due sue epistole nelle quali
non si può trovar traccia di tentennamento sulla questione né alcuna
mancanza di fedeltà nel riconoscere il Signore.
(3) Si
afferma che gli apostoli si aspettavano che la seconda venuta del Signore
si sarebbe verificata molto presto, possibilmente durante la loro vita
terrena, e che per quanto riguarda ciò si sono sbagliati dal punto di
vista dottrinale ed hanno dimostrato che i loro insegnamenti non sono
degni di fede. Rispondiamo che il Signore ha dichiarato che lasciava gli
apostoli nell'incertezza riguardo al tempo della seconda venuta e
dell'instaurazione del Regno, dicendo semplicemente a loro e a tutti di
stare in guardia, in modo tale che quando venisse il momento ne fossero a
conoscenza e non rimanessero nel buio su questa questione come sarà per
il mondo in genere. La loro ricerca su questa questione dopo la
risurrezione del Signore portò ad una sua risposta: "Non vi è dato
sapere i tempi e le stagioni che il Padre ha posto in suo proprio potere."
Dovremo incolpare gli apostoli di una questione che il Signore ha
dichiarato che sia, per un certo periodo, un segreto divino? Di sicuro,
no. Tuttavia troviamo che sotto la guida dello Spirito riguardo alle
"cose che avverranno", gli apostoli erano molto cauti nelle loro
espressioni per quanto concerne il tempo della seconda venuta; così,
lungi dall'aspettarsi che il fatto succedesse durante le loro vite
terrene, quanto dicono indica il contrario.
Per
esempio, l'Apostolo Pietro dice chiaramente che scrisse le sue epistole
con lo scopo che la sua testimonianza rimanesse nella Chiesa dopo la sua
morte: una chiara evidenza che egli non si aspettava di vivere fino
all'instaurazione del Regno. (II Piet. 1:15) L'Apostolo Paolo, anche se
dichiarava che "il tempo era breve", non pretese di dire quanto
breve. In verità, visto dalla prospettiva di una settimana formata da
sette giorni di mille anni ciascuno, il settimo dei quali avrebbe portato
il Regno, più dei quattro sesti del [226] tempo dell'attesa era già
passato, ed era già trascorso tanto tempo. Esattamente nello stesso modo
parliamo ora di tali questioni riguardo agli affari terreni, quando il
giovedì diciamo che la settimana presto se ne sarà andata. Paolo parlò
anche del tempo della sua partenza, del suo essere pronto a lasciare la
vita, della sua preferenza nel fare ciò. Egli indica che il giorno del
Signore sarebbe venuto come un ladro di notte. Corresse alcune false
impressioni in materia, dicendo: "Non vi turbate subito nella vostra
mente e non vi preoccupate ancora: né per via del nostro spirito né per
via delle nostre parole né per via delle nostre epistole, dato che ora è
presente il giorno di Cristo. Non lasciatevi ingannare da nessun uomo in
alcun modo: poiché quel giorno non verrà se non ci sarà prima un
rinnegamento della fede e se non sarà rivelato prima l'uomo del peccato,
il figlio della perdizione", ecc. ..."Non vi ricordate che
quando ero con voi vi dissi queste cose? Ed ora sapete cosa celano, perché
egli possa essere rivelato alla sua stagione giusta."
(4) Si
è obiettato che Paolo, che scrisse: "Io, Paolo, vi dichiaro che se
vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla" (Gal. 5:2), fece
circoncidere Timoteo. (Atti 16:3) E ci chiedono: "Non ha insegnato in
modo falso a quel punto, e in contraddizione con la sua stessa
testimonianza?" Rispondiamo: "No: Timoteo era un Ebreo perché
sua madre era un'Ebrea (Atti 16:1); e la circoncisione era un costume
nazionale tra gli Ebrei, che aveva avuto inizio prima
della Legge di Mosè e che continuò dopo che Cristo ebbe "messo fine
alla Legge [Patto], inchiodandola sulla sua croce."
La circoncisione fu data ad Abramo e alla sua discendenza
quattrocentotrenta anni prima che la Legge fosse data ad Israele come
nazione sul Monte Sinai. Pietro fu designato l'Apostolo della
circoncisione (es.: per gli Ebrei) e Paolo l'Apostolo della non
circoncisione (es.: per i Gentili). Gal. 2:7, 8
Il suo
ragionamento dei Gal. 5:2 non era rivolto agli Ebrei. Si stava rivolgendo
ai Gentili, la cui unica ragione per cui desideravano o anche solo
pensavano alla circoncisiane era dovuta a certi falsi maestri che li
stavano confondendo dicendo loro che dovevano mantenere l'Antico Patto, come pure dovevano accettare Cristo, portandoli [227] ad ignorare in
tal modo il Patto di Grazia. L'Apostolo mostra qui che se essi fossero
circoncisi (per qualche ragione di
questo tipo) ciò sarebbe un ripudiare il Patto di Grazia e, quindi,
un ripudiare l'intera opera di Cristo. Egli non trovava nessuna obiezione
al fatto che gli Ebrei continuassero il loro costume nazionale della
circoncisione; ciò è evidente dalle sue parole in I Cor. 7:18, 19 come
pure nella sua linea di condotta con Timoteo. Non che fosse necessario
per Timoteo o per qualche altro Ebreo essere circonciso; ma non era
inappropriato e, visto che sarebbe andato fra gli Ebrei un numero notevole
di volte, sarebbe stato a suo vantaggio e gli avrebbe procurato la fiducia
degli Ebrei. Ma vediamo la resistenza risoluta di Paolo, su questo
argomento, allorché alcuni che avevano frainteso la questione cercarono
di far circoncidere Tito, che era un Greco purosangue. Gal. 2:3-5
(5) Il
racconto della linea di condotta di Paolo, riportata negli Atti 21:20-26,
viene considerata come contraria ai suoi stessi insegnamenti sulla verità
e come indice del suo errare per quanto riguarda le dottrine e le pratiche.
Si afferma che è stato per questo agire erroneamente in questo caso che
Paolo fu lasciato soffrire così tanto da prigioniero ed infine fu mandato
a Roma. Questo punto di vista, tuttavia, non è sostenuto dai fatti
affermati nelle Scritture. La documentazione mostra che in tutta questa
esperienza Paolo godette della simpatia e dell'approvazione di tutti gli
altri apostoli e, soprattutto, del continuo favore del Signore. La sua
linea di condotta fu in risposta alla richiesta degli altri apostoli. Fu
testimoniato a lui mediante profezia, prima che andasse a Gerusalemme (Atti
21:10-14), che lo avrebbero aspettato le catene e la prigionia; e fu in
obbedienza alle sue convinzioni del dovere che superò tutte quelle
avversità predette. E quando era nel bel mezzo delle sue difficoltà
leggiamo: “Il Signore restò accanto a lui e disse: 'Sta' di
buon cuore, Paolo, perché come tu hai
reso testimonianza di me a Gerusalemme, così bisogna che tu la renda
anche a Roma.'” Più avanti troviamo che il Signore gli mostra ancora il
suo favore, quando leggiamo: “Lì mi stette vicino l'angelo di Dio, al quale
appartengo, e che io servo, che mi disse: ' Paolo, non temere; bisogna che
tu comparisca dinanzi a Cesare ed ecco, Iddio ti ha donato tutti coloro
che navigano con te.'” Atti 23:11; 27:23,24
Tenuto
conto di questi fatti, dobbiamo cercare una comprensione della linea di
[228] condotta di Paolo in corrispondenza con la sua linea di condotta
uniformemente coraggiosa e nobile, stimando molto grandemente quell'opera
e quella testimonianza che Dio non solo non rimproverò, ma approvò.
Andando ad esaminare gli Atti 21:21-27, notiamo (versetto 21) che Paolo
non insegnò che i convertiti Ebrei
non dovessero circoncidere i loro figli; né egli ripudiò la legge
Mosaica. Anzi, la onorò indicando le realtà più grandi e più
importanti che la legge di Mosè così efficacemente simboleggiò. Quindi,
ben lontano dal ripudiare Mosè, onorò Mosè e la Legge, dicendo:
"La Legge è giusta e santa e buona" ed indicò che per mezzo di
essa si era accresciuta la conoscenza
della nefandezza del peccato; che la Legge era così importante che nessun
uomo imperfetto vi ha potuto obbedire pienamente e che Cristo,
rispettandola, ne aveva vinto le ricompense ed ora sotto il Patto di
Grazia egli offriva la vita eterna e le benedizioni quale dono a coloro
che erano incapaci di rispettare la legge, ma che per fede, accettavano come
copertura delle loro imperfezioni l'obbedienza perfetta a lui e il
sacrificio e diventavano suoi seguaci nel cammino della rettitudine.
Certe
cerimonie dell'ordinamento Ebreo, quali i digiuni, la celebrazione delle
lune nuove e dei giorni del Sabato e delle feste, erano tipiche delle
verità spirituali che appartenevano all'età del Vangelo. L'Apostolo
mostra chiaramente che il Vangelo del Patto di Grazia né le comanda né
le proibisce (la Cena e il Battesimo del Signore sono le uniche
ingiunzioni di carattere simbolico a noi ordinate e nuove). Col. 2:16, 17;
Luca 22:19; Mat. 28:19
Uno di
questi riti simbolici Ebrei, definito "purificazione", fu quello
osservato da Paolo e dai quattro Ebrei, nel caso che ora esamineremo.
Essendo Ebrei, avevano diritto, se lo volevano, non solo a consacrarsi a
Dio, in Cristo, ma anche a celebrare il simbolo di questa purificazione. E ciò è quello che fecero: gli uomini che erano con
Paolo, poi, avevano fatto, inoltre, un voto per umiliarsi davanti al
Signore e al popolo, facendosi radere i capelli. Queste cerimonie
simboliche costano qualcosa; e quello che si pagava costituiva
presumibilmente l'“offerta” in denaro: un tanto per ciascuno, per
rimborsare le spese del Tempio. [229]
L'Apostolo
Paolo non insegnò mai agli Ebrei che erano esenti
dalla Legge, ma anzi che la Legge aveva dominio su ciascuno di loro per
tutta la vita. Dimostrò, tuttavia, che se un Ebreo accettava Cristo e
diventava "morto con lui",
soddisfaceva alle richieste dell'Antico Patto su tale Ebreo e lo rendeva uomo
libero di Dio in Cristo. (Rom. 7:1-4) Ma insegnò ai convertiti
Gentili che essi non erano mai stati sotto l'Antico Patto Ebraico e che se
essi avessero tentato di praticare le cerimonie e i riti del Patto Ebraico
avrebbero implicato che per quanto riguardava la loro salvezza essi
stavano confidando in quei simboli e non stavano contando completamente
sul merito del sacrificio di Cristo. E su ciò tutti gli apostoli
acconsentirono. Vedere Atti 21:25; 15:20; 23:29.
La
nostra conclusione è che Dio usò nel modo più meraviglioso i dodici
apostoli, rendendoli ministri molto validi della sua verità e guidandoli
soprannaturalmente nelle materie sulle quali essi scrissero (così che
nulla di proficuo per l'uomo di Dio venisse omesso) e, per usare le parole
stesse dei loro scritti originari, manifestarono un'attenzione e una
sapienza al di là di quanto perfino gli apostoli stessi avessero compreso.
Lode a Dio per questo solido fondamento per la nostra fede!
Gli apostoli non signori dell'eredità di Dio
Si
debbono considerare in qualche senso gli apostoli come signori nella Chiesa? O, in altre parole, quando il Signore e il
Capo della Chiesa se ne andò, qualcuno di loro prese il posto del Capo? O
tutti insieme essi costituirono un capo composito che prendesse il posto
ed assumesse le redini del governo? Oppure furono essi, o alcuni di essi,
quello che i papi di Roma pretendono di essere, quali loro successori, i
vicari o sostituti di Cristo per la Chiesa, che è il suo corpo?
Contro
questa ipotesi abbiamo la semplice affermazione di Paolo (Efes. 4:4,5):
"V'è un corpo unico" e "un
unico Signore"; e, pertanto, tra le varie membra di quel corpo,
senza riguardo per quella che può essere la relativa importanza di alcuni,
si deve riconoscere soltanto l'unico
Signore e Capo. Questo è quanto il Signore ha anche insegnato
chiaramente quando, rivolgendosi alle moltitudini e ai suoi discepoli,
disse: [230]
"Gli
Scribi e i Farisei...amano... essere chiamati Maestro; ma non fatevi
chiamare Maestri; poiché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti
fratelli." (Mat. 23:1, 2, 6-8) Ed ancora, rivolgendosi agli apostoli,
Gesù disse: "Voi sapete che quelli che pensano di essere sovrani dei
Gentili esercitano la loro signoria su di loro; e i loro grandi usano
potestà su di essi, ma non sarà
così tra voi; anzi chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà
vostro servitore e chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà servo di
tutti; poiché anche il Figliuolo dell'Uomo non è venuto per essere
servito, ma per assistere [servire] e per dare la sua vita come prezzo di
riscatto per molti." Marco 10:42-45
Né
abbiamo alcuna evidenza che la Chiesa primitiva abbia mai considerato gli
apostoli come signori nella Chiesa, o che gli apostoli abbiano mai assunto
tale autorità o dignità. La loro linea di condotta fu molto lontana, in
verità, dall'idea papale di signoria e da quella dei ministri più
insigni di tutte le sette Cristiane. Per esempio, Pietro non si è mai
chiamato indebitamente "il principe degli apostoli", come i
papisti lo chiamano indebitamente; né egli e gli altri si sono mai
designati a vicenda in tal modo o hanno ricevuto tale omaggio dalla Chiesa.
Essi si rivolsero e si riferirono l'uno verso l'altro semplicemente come
Pietro, Giovanni, Paolo, ecc. oppure come Fratello Pietro, Fratello
Giovanni, ecc.; e tutta la Chiesa si salutava in modo simile, come
fratelli e sorelle in Cristo. (Vedere Atti 9:17; 21:20; Rom. 16:23; I Cor.
7:15; 8:11; II Cor. 8:18; II Tess. 3:6, 15; Filem. 7, 16.) E sta scritto
che perfino il Signore stesso non si vergognava di chiamarli tutti "fratelli"
(Ebr. 2:11), talmente lontano era da ogni atteggiamento dispotico
nell'esercizio della sua vera e riconosciuta signoria o autorità.
Né
qualcuno di questi principali servitori nella Chiesa primitiva se ne
andava in giro vestito da sacerdote, o con la croce e il rosario, ecc.,
sollecitando la reverenza e l'omaggio delle persone; poiché, come aveva
insegnato loro il Signore, i più importanti fra loro erano quelli che
servivano di più. Così, per esempio, quando la persecuzione disperse la
Chiesa e la spinse fuori da Gerusalemme, "gli undici" mantennero
coraggiosamente la propria posizione, pronti a fare qualsiasi cosa si
sarebbe presentata; perché in questi tempi duri la Chiesa in altri paesi
avrebbe guardato a loro che erano a Gerusalemme per incoraggiamento e
aiuto. Se fossero fuggiti, la Chiesa intera [231] si sarebbe sentita
sgomenta e presa dal panico. E troviamo che Giacomo fu ucciso dalla spada
di Erode; Pietro, con un destino simile all'orizzonte, fu messo in
prigione e incatenato a due soldati (Atti 12:1-6); e Paolo e Sila nel loro
ministero ricevettero molte frustate e poi furono buttati in prigione con
i piedi ben serrati nei ceppi; e Paolo oppose "una grande resistenza
contro le afflizioni". (Atti 16:23, 24; II Cor. 11:23-33) Sono
sembrati signori o hanno agito come signori? Di sicuro, no.
Pietro
fu molto esplicito al riguardo, quando consigliò agli anziani di "pascere
il gregge di Dio". Egli non disse il vostro
gregge, il vostro popolo, la vostra chiesa, come molti ministri dicono oggi, ma il
gregge di Dio, non da signori dell'eredità, ma essendo modelli per il
gregge, modelli di umiltà, di fedeltà, di zelo e di religiosità. (I
Piet. 5:1-3) E Paolo dice: "Stimo che Dio abbia messo in mostra noi,
gli apostoli, ultimi, come uomini condannati a morte; poiché siamo
divenuti uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi siamo
pazzi a cagione di Cristo, ...noi siamo sprezzati; ...noi abbiamo fame e
sete, siamo nudi e siamo schiaffeggiati e non abbiamo luogo fisso e ci
affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani. Se ingiuriati,
benediciamo; se perseguitati, sopportiamo; se diffamati, esortiamo; siamo
diventati come la spazzatura del mondo e come il rifiuto di tutti."
(I Cor. 4:9-13) Non molto da Signori in tutto questo, vero? E per opporre
l'idea di alcuni dei fratelli che sembrava aspirassero alla signoria
sull'eredità di Dio, Paolo dice ironicamente: "Già siete saziati,
già siete arricchiti, senza di noi
siete giunti a regnare"; ma più avanti consiglia l'unica via giusta,
che è quella dell'umiltà, dicendo a questo rispetto: "Siate miei
imitatori." Ed ancora: "Così ci stimi ognuno come dei ministri
[servitori] di Cristo e degli amministratori
dei misteri di Dio." I Cor. 4:8, 16, 1
Ed
ancora lo stesso Apostolo aggiunge: "Siccome siamo stati approvati da
Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il Vangelo, parliamo
proprio così; non in modo da piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i
nostri cuori. Difatti non abbiamo mai usato un parlar lusinghevole, come
ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia: Iddio ne è [232]
testimone. E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da
altri, quantunque come Apostoli di Cristo avessimo potuto far valere la
nostra autorità. Invece siamo stati mansueti in mezzo a voi come una
nutrice [colei che nutre] che cura teneramente i propri figliuoli."
(I Tess. 2:4-7) Gli apostoli non emisero bolle né pronunciarono anatemi;
invece troviamo tra le loro esortazioni affettuose espressioni come queste:
"Se diffamati, esortiamo." "Io prego te pure, mio vero collega."
"Non riprendere aspramente un anziano, ma esortalo." I Cor. 4:13; Fil. 4:3; I Tim. 5:1
La
Chiesa primitiva ebbe riverenza giustamente verso la pietà e la
conoscenza spirituale superiore e la sapienza degli apostoli e,
considerandoli per quello che erano, gli ambasciatori speciali del Signore
scelti per loro, si sedettero ai loro piedi come alunni; non, tuttavia,
con intelletti vuoti, che non fanno domande, ma con una disposizione che
prova gli spiriti e mette alla prova la testimonianza. (I Giov. 4:1; I
Tess. 5:21; Is. 8:20) E gli apostoli, nell'insegnar loro, imposero questo
atteggiamento mentale che richiedeva una ragione della loro speranza, lo
incoraggiarono e si prepararono a rispondere ad esso, non con discorsi
persuasivi fatti di sapienza umana (di filosofia e teoria umana), ma
a dimostrazione dello Spirito e della potenza
affinché la fede della Chiesa venisse a poggiare non sulla sapienza degli
uomini ma sulla potenza di Dio. (I Cor. 2:4, 5) Essi non coltivarono una
riverenza cieca e superstiziosa nei propri confronti.
Leggiamo
che i Bereani "erano più nobili di quelli di Tessalonica in quanto
ricevettero la parola con la loro mente all'erta e cercarono nelle
Scritture ogni giorno [per vedere] se le cose stavano così." Ed è
stato il costante sforzo degli apostoli a mostrare che il vangelo che
proclamavano era proprio lo stesso vangelo di cui avevano parlato
oscuramente gli antichi profeti: "ai quali fu rivelato che non per se
stessi ma per noi [il corpo di
Cristo] ministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da
coloro [gli apostoli] che vi hanno evangelizzato per mezzo dello Spirito
santo mandato dal cielo" (I Piet. 1:10-12), che era proprio lo stesso
vangelo di vita e immortalità portato alla luce dal [233] Signore stesso,
che la sua amplificazione maggiore e tutti i dettagli particolari rivelati
alla Chiesa da essi, sotto la guida e la direzione dello Spirito santo (sia
per mezzo di rivelazioni speciali o mezzi diversi e più naturali,
entrambi i quali furono utilizzati) erano a compimento della promessa del
Signore fatta agli apostoli e per mezzo di loro alla Chiesa intera:
"Io ho ancora molte cose da
dirvi, ma voi non le potete tollerare ora."
Fu
giusto, perciò, che i Bereani cercassero nelle Scritture per vedere se la
testimonianza degli apostoli collimava con quella della Legge e dei
profeti e per confrontarle con gli insegnamenti del Signore. Anche nostro
Signore invitò a sottoporre similmente alla prova della Legge e dei
profeti la sua testimonianza, dicendo: "Cercate nelle Scritture, ...
poiché sono esse che mi rendono testimonianza." La testimonianza
divina nel suo insieme deve essere in armonia, sia che venga comunicata
dalla Legge, o dai profeti, o dal Signore o dagli apostoli. L'armonia
completa fra essi è la prova della loro ispirazione divina. E (ringraziamo
Dio!) troviamo che quell'armonia esiste, così che le Scritture del
Vecchio e del Nuovo Testamento costituiscono quello che il Signore stesso
designò "l'arpa di Dio". (Apoc. 15:2) E le varie testimonianze
della Legge e dei profeti sono le corde diverse di quell'arpa, che, una
volta accordata dallo Spirito santo che dimora nei nostri cuori e una
volta sfiorata dalle dita dei servitori e dei ricercatori devoti che
inseguono la verità divina, dà la melodia più incantevole che abbia mai
raggiunto gli orecchi mortali. Lode al Signore per la squisita melodia del
benedetto "canto di Mosè e dell'Agnello" di cui veniamo a
conoscenza mediante la testimonianza dei suoi santi apostoli e profeti,
dei quali il Signore Gesù è capo!
Ma
sebbene la testimonianza del Signore e degli apostoli debba armonizzarsi
con quella della Legge e dei profeti, dovremmo aspettarci che essi
testimonino su cose nuove come
pure su cose vecchie; poiché
così i profeti ci hanno portato ad aspettarci. (Mat. 13:35; Sal. 78:2;
Deut. 18:15, 18; Dan. 12:9) E così li troviamo non solo che espongono le
verità nascoste di antica profezia ma anche che dischiudono nuove
rivelazioni della verità. [234]
Apostoli, profeti, evangelisti, Maestri
Secondo
il pensiero generale della Cristianità, il Signore lasciò la questione
dell'organizzazione della Chiesa con disposizioni che erano totalmente
inadeguate ai fini progettati da lui e si aspettava che il suo popolo
usasse la propria sapienza in materia di organizzazione. Molti uomini di
parecchie mentalità hanno preferito organizzazioni più o meno rigide,
per cui oggi troviamo Cristiani in tutto il mondo organizzati secondo
varie linee e con più o meno rigidità e ciascuno afferma i vantaggi
della propria denominazione o del proprio sistema di governo particolari.
Ciò è sbagliato! Non è ragionevole supporre che Dio, conoscendo in
anticipo questa Nuova Creazione prima della fondazione del mondo, sia
stato così negligente riguardo alla sua stessa opera da lasciare il suo
popolo fedele senza una chiara comprensione della sua volontà e senza un
adeguato ordinamento o un'adeguata organizzazione per il loro benessere.
La tendenza dell'intelletto umano è o da una parte verso l'anarchia, o
dall'altra verso un'organizzazione e un legame stretto. La disposizione
divina, evitando entrambi questi estremi traccia per la Nuova Creazione
un'organizzazione estremamente semplice e priva di tutto ciò che
assomiglia a sottomissione. In verità, i comandi delle Scritture ad ogni
individuo Cristiano è: "State dunque saldi nella libertà
con cui Cristo ci ha affrancati e non vi lasciate di nuovo porre sotto il
giogo della schiavitù." Gal. 5:1
Nel
mettere in evidenza questa disposizione divina ci dobbiamo limitare
completamente ai documenti divini e dobbiamo ignorare interamente la
storia ecclesiastica, ricordando che il predetto "rinnegamento della
fede" aveva cominciato ad operare anche durante il tempo degli
apostoli e si sviluppò rapidamente dopo la morte degli apostoli,
culminando dapprima nel sistema Papale. Nel considerare il racconto della
Bibbia possiamo includere con i documenti del Nuovo Testamento le
disposizioni tipiche sotto la Legge, ma dobbiamo continuamente ricordare
che quei tipi rappresentavano non solo gli affari del periodo di questa età
del Vangelo, ma simboleggiavano anche disposizioni per la futura età
Millenaristica. Per esempio, il Giorno dell'Espiazione e la sua opera
rappresentavano, come abbiamo visto, questa età del Vangelo. Quel giorno
il [235] Sommo Sacerdote non indossava le sue vesti gloriose, ma
semplicemente le vesti sante o indumenti di lino, per illustrare il fatto
che durante questa età del Vangelo né il Signore né la Chiesa occupano
un posto di distinzione o di gloria davanti agli uomini, essendo la loro
posizione nel suo insieme semplicemente rappresentata come una posizione
di purezza, di rettitudine, caratterizzate dagli indumenti di lino che,
nel caso della Chiesa, simboleggiano la rettitudine del suo Signore e
Capo. È stato dopo il Giorno dell'Espiazione che il Sommo Sacerdote
indossò le sue vesti gloriose, che rappresentavano le glorie, le dignità,
ecc., dell'autorità e della potenza di Cristo durante l'età
Millenaristica. E la Chiesa è rappresentata con il suo Signore nelle
glorie di quella figura; perché come il Capo del sommo Sacerdote
rappresentava il nostro Signore e Maestro, così il corpo del sacerdote
rappresentava la Chiesa; e le vesti gloriose, pertanto, rappresentavano le
dignità e gli onori dell'intero Sacerdozio Regale una volta arrivato il
tempo dell'esaltazione. La gerarchia Papale, affermando falsamente che il regno
di Cristo si sta compiendo per procura, che i papi sono i suoi vicari e i
cardinali, gli arcivescovi e i vescovi rappresentano la Chiesa nella
gloria e nella potenza, cerca di esercitare sul mondo il controllo civile
e religioso e di falsificare le glorie e le dignità dell'eletta Nuova
Creazione indossando le meravigliose vesti caratteristiche del loro
ufficio. Il vero Sacerdozio Regale, tuttavia, indossa ancora le vesti
bianche del sacrificio ed aspetta il vero Signore della Chiesa e la vera
esaltazione per la "gloria, l'onore e l'immortalità",
allorquando l'ultimo membro degli eletti avrà terminato la sua parte
nell'opera del sacrificio.
È al
Nuovo Testamento che dobbiamo guardare particolarmente per le nostre
direttive sull'organizzazione e sulle regole della Chiesa durante i giorni
della sua umiliazione e del suo sacrificio. Il fatto che queste regole non
siano presentate in una forma ben strutturata non ci deve distogliere
dall'aspettarci e dal trovare che esse sono, nondimeno, un sistema
completo.Dobbiamo combattere contro le aspettative naturali dei nostri
giudizi perversi rispetto alle leggi e dobbiamo ricordare che viende data
alla [236] Chiesa, quale figli di Dio, una "legge perfetta di libertà"
perché essi non sono più servitori, ma figli, e perché i figli di Dio
debbono imparare ad usare la libertà della condizione di figli e quindi
mostrare più particolarmente la loro obbedienza assoluta alla legge e ai
principî dell'amore.
L'Apostolo
ci pone di fronte alle nostre menti un quadro della Nuova Creazione che
illustra l'intero soggetto. È una figura umana, dove la testa rappresenta
il Signore, le varie parti e membra rappresentano la Chiesa. In I Cor. 12
questo soggetto è elaborato splendidamente e con grande semplicità,
offrendo la seguente spiegazione secondo cui "Come il corpo è uno ed
ha molte membra, e tutte le membra di quell'unico corpo, essendo molte,
sono un corpo solo, così è anche Cristo [un corpo o una società
composta da molti membri]. Poiché con un unico Spirito siamo tutti
battezzati in un solo corpo [sia
Ebrei o Gentili, sia schiavi o liberi]." L'Apostolo va avanti a
richiamare l'attenzione sul fatto che come il benessere di un corpo umano
dipende largamente dall'unità, dall'armonia e dalla cooperazione di tutte
le sue membra, così è anche per la Chiesa, il corpo di Cristo. Se un
membro subisce dolore o degradazione o disgrazia, tutti i membri volenti o
nolenti ne sono affetti, e se un membro è particolarmente benedetto o
confortato o rianimato, tutti gli altri partecipano delle benedizioni in
modo proporzionato. Indica (versetto 23) che cerchiamo di coprire e
nascondere le debolezze, le imperfezioni, ecc., dei nostri corpi naturali
e cerchiamo di ristorarli e di aiutarli; e che dovrebbe essere così per
la Chiesa , il corpo di Cristo: le membra più imperfette dovrebbero
ricevere una cura speciale come pure una copertura di carità-amore;
"affinché non ci fosse nessuno scisma [divisione] nel corpo, ma le
membra avessero la medesima cura le une per le altre", per il membro
più umile come pure per quello che sono fatte degne di maggior decoro (Versetto
25).
Secondo
ciò l'organizzazione della Chiesa da parte del Signore è per davvero
un'organizzazione molto completa; ma come nella natura, così nella grazia,
dove l'organizzazione è completa, c'è meno bisogno di stecche e bende.
Un albero è completamente organizzato e unificato dalle punte alle radici,
eppure i rami non sono tenuti fermi da legature visibili o da corde o da
viti oppure da regole e leggi scritte; e così [237] avviene per il corpo
di Cristo. Se appropriatamente sistemato, armonizzato e unito sulle linee
che il Signore ha dettato, non ci sarà bisogno di corde, di stecche o di
viti per tenere insieme le varie membra; nessun bisogno di leggi, di credi,
di apparecchi spettacolari umani per riunirle o per tenerle insieme.
L'unico Spirito è il vincolo di unione e fintanto che rimane lo spirito
della vita, deve rimanere anche un'unità, un essere una cosa sola del
corpo e questa sarà un'unione forte o debole a seconda di quanto abbonda
lo Spirito del Signore.
L'Apostolo
va ancora più avanti ed indica che Dio è il soprintendente degli affari
di questa organizzazione, la Nuova Creazione, che egli stesso ha ideato e
inaugurato. Le sue parole sono: "Ora voi siete il Corpo di Cristo e,
in modo specifico, membra. E Dio ha disposto
alcuni nella Chiesa [Ecclesia,
corpo] per primi, gli apostoli; per secondi, i profeti; per terzi, i
maestri; dopo di ciò i miracoli, poi i doni delle guarigioni, delle
assistenze, dei governi, diversi tipi di lingue. " Rendersi conto che
Dio ha promesso la supervisione di questa realtà a coloro che guardano a
lui come alla guida e sono diretti dalla sua Parola e dal suo Spirito sarà
un modo di pensare nuovo per molti di coloro che sono abituati a porre se
stessi e a porsi a vicenda in posizioni di gloria, di onore, di fiducia e
di servizio nella Chiesa.
Se si
riconoscesse ciò, quanti pochi si azzarderebbero a cercare i prestigiosi
posti da sedere e a manovrare secondo il modo di fare dei politici per
raggiungere posizioni d'onore! Rendersi conto della cura divina per la
vera Chiesa significa prima di tutto distinguere la vera Chiesa dai
sistemi nominali; poi, cercare con riverenza e umiltà di conoscere la
volontà divina riguardo a tutte le disposizioni della vera Chiesa, tutti
i servizi e i servitori.
L'Apostolo
chiede: "Sono tutti apostoli? Sono tutti profeti? Sono tutti maestri?"
implicando che sarà concesso generalmente che questo non sarà il caso; e
che qualunque persona che verrà riconosciuta come facente parte di una di
queste posizioni dovrebbe essere in grado di dare prova del suo mandato
divino e dovrebbe esercitare il suo compito, o servizio, non come uno che
vuol piacere agli uomini, ma come uno che vuole piacere al grande
soprintendente della Chiesa: il suo Capo e Signore. L'Apostolo richiama
l'attenzione sul fatto che queste differenze nella Chiesa corrispondono
alle differenze tra [238] le membra del corpo naturale e che ogni membro
è necessario e non si deve disprezzare nessuno di essi. L'occhio non può
dire al piede: "Non ho nessun bisogno di te"; né all'orecchio:
"Non ho nessun bisogno di te"; né alla mano: "Non ho
nessun bisogno di te"; se tutte fossero un solo membro dove sarebbe
il corpo? "Poiché il corpo non è un membro solo ma molte."
Versetti 19, 14
Vero
che ora non c'è la stessa varietà di membra nella Chiesa: poiché, come
l'Apostolo indica: "Le lingue erano un segno non per coloro che
credevano ma per coloro che non credevano", come i miracoli. Quando
gli apostoli, nei quali si trovava il potere di conferire questi doni dello Spirito, morirono e quando coloro che avevano ricevuto
questi doni da essi morirono, questi miracoli (doni) sarebbero, come abbiamo già visto, cessati nella Chiesa. Ma
ci sarebbe stata ancora nella Chiesa un'opera
corrispondente per ogni uomo e per ogni donna: un'opportunità di servire
il Signore, la Verità e le altre membra del corpo di Cristo, ciascuno
secondo le sue capacità naturali. Man mano che cessarono quei miracoli,
vennero a prendere il loro posto l'istruzione nella Verità, nella
conoscenza del Signore e nelle grazie dello Spirito. Anche mentre questi
doni inferiori delle guarigioni, delle lingue, delle interpretazioni e dei
miracoli esistevano nella Chiesa, l'Apostolo esortava i fratelli a "bramare
seriamente i doni migliori".
Essi
non potevano ragionevolmente bramare o aspettarsi di far parte degli
apostoli visto che essi erano soltanto dodici; ma potevano bramare o
desiderare di essere profeti (coloro che espongono) o maestri. "E ora"
aggiunge l'Apostolo "vi mostrerò una via che è la via per
eccellenza." (V. 31) Egli procede mostrando che molto più in alto di
questi doni o servizi nella Chiesa vi è l'onore di possedere in grande
misura lo spirito del Maestro: l'Amore. Egli indica che il membro più
umile della Chiesa che raggiunge l'amore perfetto, ha raggiunto una
posizione più alta e più nobile davanti agli occhi del Signore di
qualunque apostolo o profeta o maestro che non abbia la grazia dell'amore.
Dichiara che a prescindere da quali siano i doni, se manca l'amore, tutta
la questione è vuota e insoddisfacente agli occhi del Signore. Invero,
possiamo stare sicuri che nessuno [239] potrebbe ricoprire a lungo la
posizione di apostolo o profeta o maestro nella Chiesa con l'approvazione
del Signore senza aver raggiunto una posizione di amore perfetto oppure di
aver cercato almeno di raggiungere quello standard. Altrimenti sicuramente
gli sarebbe permesso di scivolare nelle tenebre e forse di diventare
maestro dell'errore anziché maestro della Verità: un servitore di Satana
per setacciare i fratelli.
Nella
sua lettera agli Efesini (4:1-16) l'Apostolo ripete questa lezione
dell'essere una cosa sola della Chiesa come un solo corpo fatto di molte
membra, sotto un solo Capo, Gesù Cristo e unito da un unico Spirito, lo
spirito d'amore. Egli esorta tutte queste membra a camminare degni della
loro vocazione in modestia, mitezza, tolleranza, sopportandosi l'un
l'altro nell'amore; cercando di mantenere l'unità dello Spirito nel
vincolo della pace. In queso capitolo l'Apostolo manifesta le varie membra
del corpo designate in esso per servizi speciali e ci dice l'obiettivo
del servizio, con queste parole: "dette ad alcuni [di essere]
apostoli, ad alcuni profeti, ad alcuni evangelisti e ad alcuni pastori e
maestri; per perfezionare i santi
per l'opera del loro ministero [preparandoli per il ministero glorioso o
per il servizio del Regno Millenaristico], per l'edificazione [la
costituzione] del corpo di Cristo: finché non raggiungiamo tutti l'unità
della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino a diventare un uomo
completamente cresciuto, fino all'altezza della statura perfetta di
Cristo: affinché noi, ... dicendo la verità nell'amore, possiamo
crescere in ogni cosa verso colui che è il Capo, cioè Cristo: dal quale
tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da
ogni articolazione ... trae lo sviluppo del corpo per edificare se stesso
nell'amore." Efes. 4:11-16
Notiamo
il quadro che l'Apostolo traccia per noi: quello di un corpo umano, però
piccolo e sottosviluppato. Ci informa che è la volontà divina che tutte
le varie membra crescano fino allo sviluppo completo, alla piena forza e
alla potenza: "la piena statura dell'adulto" è la figura che
rappresenta la Chiesa nella sua condizione giusta, completa. Trasportando
questa immagine nel tempo fino all'epoca presente, vediamo che [240] un
membro dopo l'altro cadde nel sonno della morte per attendere la grande
organizzazione della mattina Millenaristica nella Prima Risurrezione e che
i posti di costoro erano continuamente coperti, in modo tale che la Chiesa
non fu mai senza un'organizzazione completa, sebbene a volte ci possano
essere debolezze maggiori in un membro e forze maggiori in un altro.
Tuttavia, lo sforzo di ciascun membro deve essere sempre di fare tutto ciò
che è in suo potere per lo sviluppo del corpo, per fortificare le membra
e per perfezionarle nelle grazie dello Spirito "finché non
raggiungiamo tutti l'unità della fede".
L'unità
della fede è desiderabile; è da essere perseguita con impegno; ma non il
tipo di unità cui il mondo generalmente aspira. L'unità deve essere
secondo le linee della "fede data un tempo ai santi" nella sua
purezza e semplicità e in piena libertà per ciascun membro di assumere
punti di vista differenti su punti di minore importanza e assolutamente
senza nessuna istruzione riguardo alle speculazioni, alle teorie umane,
ecc. L'idea di unità contenuta nelle Scritture si basa sui principi
fondamentali del Vangelo. (1) La nostra redenzione per mezzo del sangue
prezioso e la nostra giustificazione mediante la dimostrazione della fede
in ciò. (2) La nostra santificazione, la dedicazione al Signore, alla
verità e al loro servizio, incluso il servizio dei fratelli. (3) Senza
questi elementi essenziali, su cui si deve richiedere l'unità, non ci può
essere nessuna fratellanza come descritta dalle Scritture; su qualsiasi
altro punto si deve accordare la più piena libertà, tuttavia, con un
desiderio di vedere, e di aiutare gli altri a vedere, il piano divino in
ogni sua caratteristica e in ogni suo dettaglio. In tal modo ogni membro
del corpo di Cristo, mantenendo la sua libertà personale, è così
completamente dedicato al Capo e a tutte le membra che sarà suo piacere
offrire tutto, anche la vita stessa, per loro.
Abbiamo
già considerato l'opera speciale degli apostoli e il fatto che il loro
numero fosse limitato e che ancora oggi essi stiano svolgendo il loro
compito nella Chiesa, parlando quali portavoce del Signore al suo popolo
attraverso la sua Parola. Esaminiamo ora qualcosa rispetto a questi altri
servizi della Chiesa ai quali l'Apostolo [241] si riferisce parlandone
come di doni del Signore al corpo in genere, o Ecclesia.
Il
Signore provvede agli apostoli, ai profeti, agli evangelisti, ai pastori,
ai maestri per la benedizione del corpo in genere, per quanto riguarda sia
il suo bene presente che quello eterno. È per coloro che si fidano per
davvero del Signore come il Capo, l'Istruttore, la Guida della Chiesa, suo
corpo, aspettarsi, cercare e notare i suoi doni in tutti questi
particolari; ed accettarli e usarli nel caso essi siano in possesso della
benedizione promessa. Questi doni non sono forzati sulla Chiesa, e coloro
che li trascurano, quando vengono loro offerti, sperimentano una perdita
corrispondente. Il Signore ha disposto questi nella Chiesa all'inizio e
pertanto ci ha dato la disposizione ideale della Chiesa, lasciando al suo
popolo di seguire il modello così disposto per loro e di avere le
benedizioni proporzionate; oppure di ignorare il modello ed avere le
difficoltà e le delusioni corrispondenti. Come coloro che desiderano
essere guidati e ricevere gli insegnamenti del Signore, cerchiamo di
imparare come dispone originariamente le varie membra e quali doni di
questo tipo ha continuato ad elargire al suo popolo da allora, affinché
possiamo essere grati per qualsiasi dono di questo carattere che possa
essere a nostra disposizione e possiamo con ancor più grande zelo
avvalerci di essi per il futuro.
L'Apostolo
dichiara che è il piacere del Signore che non vi sia nessuno scisma nel
corpo, nessuna spaccatura, nessuna divisione. Con i metodi umani le
divisioni sono inevitabili, eccetto per quanto riguarda il periodo di
trionfo del Papato, quando il sistema nominale divenne potente e usò
metodi drastici di persecuzione nel trattare con coloro che non erano
completamente d'accordo con esso. Quella, tuttavia, era un'unità
di forza, di costrizione: un'unità esteriore e non un'unità del
cuore. Coloro che il Figlio rende liberi non possono mai partecipare di
cuore a unioni di questo tipo nelle quali la libertà personale è
totalmente distrutta. La difficoltà con le denominazioni Protestanti non
è che esse sono troppo liberali e, per questo motivo, si sono separate in
molti frammenti, ma piuttosto che esse hanno ancora molto dello spirito
dell'istituzione madre senza possedere [242] il potere che ella esercitava
una volta per soffocare e sopprimere la libertà di pensiero. Senza dubbio,
sorprenderemo molti dicendo che invece di avere troppe divisioni o
spaccature del tipo che vediamo ora dappertutto, il bisogno reale della
Chiesa di Cristo è ancor più
libertà, finché ciascun membro individuale sarà libero e
indipendente da tutti i vincoli umani, dai credi, dalle confessioni, ecc.
Con ciascun singolo Cristiano che rimane saldo nella libertà con cui è
stato fatto libero dal Signore (Gal. 5:1; Giovanni 8:32) e ciascun singolo
Cristiano unito nella lealtà al Signore e alla sua Parola, molto presto
si discernerebbe l'unità originaria che le Scritture hanno inculcato e
tutti i veri figli di Dio, tutte le membra della Nuova Creazione, si
troverebbero attirate un membro all'altro similmente libero e si
troverebbero legate a vicenda dai legami dell'amore molto più fortemente
di quanto non siano legati gli uomini nei sistemi e nelle società
terrene. "L'amore di Cristo ci costringe"
[ci tiene insieme, Concordanza
di Young]. II Cor. 5:14
Tutti i
membri della famiglia di Aronne erano eleggibili ai servizi del sacerdozio;
nondimeno, c'erano certe limitazioni, barriere e squalifiche per il
servizio a questo proposito. E così è tra l'antitipico "Sacerdozio
Regale": tutti sono sacerdoti, tutti sono membra del corpo unto e l'unzione significa per ciascuno un'autorità piena di predicare e di insegnare la buona novella, come
sta scritto: "Lo Spirito del Signore Dio è sopra di me, poiché egli
mi ha unto per predicare la
buona novella ai miti, per prendermi cura dei disperati" ecc. Mentre
queste parole si applicavano in modo speciale al Capo del Cristo, la Nuova
Creazione, il Sacerdozio Regale, esse si applicano anche a tutte le membra,
quindi, in senso generale, ogni figlio di Dio consacrato ha nella sua
unzione dello Spirito santo una piena autorizzazione o un mandato pieno di
predicare la Parola: "affinché proclamiate le virtù di Colui che vi
ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce". I Piet. 2:9
Ma come
si richiese ai sacerdoti tipici che fossero esenti da certe imperfezioni e
che avessero raggiunto una certa età, così fra i membri del Sacerdozio
Regale ci sono [243] alcuni che non possiedono i requisiti per il servizio
pubblico che altri posseggono. Ciascuno deve cercare in maniera sobria
(Rom. 12:3, 6) di determinare per quanto riguarda se stesso la misura dei
doni di Dio posseduti e, quindi, la misura del suo impegno
nell'amministrare tali doni e della sua responsabilità. E allo stesso
modo tutti i membri debbono prendere nota a vicenda delle qualifiche e dei
risultati ottenuti sia naturali che spirituali e debbono di conseguenza
farsi un'opinione della volontà divina. Nel tipo, l'età era un fattore;
ma questa, per i sacerdoti antitipici significherà esperienza, sviluppo
del carattere; l'imperfezione degli occhi strabici nel tipo significherà
nel sacerdozio antitipico una mancanza di chiarezza di discernimento e di
chiarezza di visione riguardo alle cose spirituali, che saranno
giustamente un ostacolo al servizio pubblico nella Chiesa. Allo stesso
modo anche tutte le varie imperfezioni che ostacolarono il sacerdozio
tipico rappresenteranno varie incapacità morali, fisiche o intellettuali
tra il Sacerdozio Regale antitipico.
Nondimeno,
come i sacerdoti deformati nel tipo fecero uso di tutti i privilegi degli
altri rispetto al loro sostentamento, mangiando dei pani della
proposizione, dei sacrifici, ecc., così per noi nell'antitipo, quelle
deformità che potrebbero ostacolare un membro del corpo di Cristo
dall'essere un servitore pubblico della Chiesa e della Verità non hanno
bisogno di ostacolare il suo sviluppo spirituale e il suo riconoscimento,
visto che possiede pieni diritti insieme a tutti gli altri alla tavola
spirituale del Signore e al trono della grazia. Come nessuno poteva
esercitare il compito del Sommo Sacerdote a meno che non fosse fisicamente
senza difetti e maggiorenne, così quelli che serviranno come ministri
della Verità "in parola e dottrina" non dovrebbero essere
principianti, ma membra del corpo, la cui maturità di carattere, di
conoscenza e di frutti dello Spirito li qualifichi per un tale servizio.
Tali persone dovevano essere riconosciute come anziani, non
necessariamente anziani negli anni della vita naturale, ma anziani, o più
autorevoli, o maturi riguardo alla Verità e alla idoneità a consigliare
e ad ammonire i fratelli secondo le linee di condotta espresse dalla
Parola del Signore.
Con
questa comprensione del significato della parola anziano, riconosciamo la
ragionevolezza delle Scritture che affermano che tutti coloro che svolgono
i ministeri [244] spirituali della Verità sono descritti appropriatamente
con il termine di "Anziano"; sia che svolgano il servizio di
apostolo o profeta o evangelista o pastore o maestro. Perché si possa
ricoprire adeguatamente una qualsiasi di queste posizioni di servizio, uno
deve essere riconosciuto come un Anziano nella Chiesa. In tal senso gli
apostoli dichiararono di essere anziani (I Piet. 5:1; II Giovanni 1); e
quando ci si riferisce ai ministri (servitori) della Chiesa e alla loro
selezione, essi vengono chiamati nella nostra versione comune della Bibbia
con tre nomi:
Vescovi, Anziani, Pastori
Questi
tre termini sono, tuttavia, ingannevoli visto il loro uso errato nelle
chiese di varie denominazioni; quindi è necessario che spieghiamo che la
parola vescovo significa semplicemente soprintendente;
e che ogni Anziano designato è stato riconosciuto come un soprintendente
di una grande o piccola opera. Per cui, ad esempio, una volta l'Apostolo
si incontrò con gli anziani della Chiesa di Efeso e nel dar loro il suo
ammonimento al momento della partenza, disse: "Badate a voi stessi e
alla Chiesa della quale lo Spirito santo vi ha costituiti "overseers" [ovvero vescovi]."Atti
20:28
Tuttavia,
per atti di divino intervento del Signore fu concesso ad alcuni di questi
anziani una portata più vasta di influenza o di supervisione nella Chiesa
e, pertanto, si potette chiamarli propriamente soprintendenti
generali. Tali furono tutti gli apostoli: l'Apostolo Paolo che aveva
una sfera più ampia di supervisione, specialmente tra le Chiese stabilite
nelle terre Gentili, in Asia Minore e nell'Europa meridionale. Ma questa
posizione di soprintendente generale non era limitato agli apostoli: il
Signore nella sua provvidenza ha fatto sorgere altri per servire la Chiesa
in questa maniera: "non per vile guadagno, ma perché dotati di mente
sollecita" con un desiderio di servire il Signore e i fratelli. Per
prima cosa, Timoteo intraprese questo servizio sotto la direzione
dell'Apostolo Paolo e in parte come suo rappresentante e fu raccomandato a
varie compagnie o ecclesie del popolo del Signore. Il Signore fu, ed è ancora,
interamente capace di continuare a mandare tali soprintendenti quando
decide di consigliare e ammonire il suo gregge. E il popolo del Signore
dovrebbe essere completamente capace [245] di giudicare il valore del
consiglio offerto da tali soprintendenti. Esso dovrebbe essere confermato
da una vita devota, da un comportamento umile e da spirito di abnegazione;
da un'assenza di qualsiasi trama allo scopo di ottenere onore e vile
guadagno, come pure da insegnamenti che passino lo scrutinio di uno studio
serio della Bibbia: consultando giornalmente le Scritture per vedere se le
loro presentazioni vanno d'accordo o meno sia con la lettera che con lo
spirito della Parola. Ciò, come abbiamo visto, fu fatto con gli
insegnamenti degli apostoli e dopo aver invitato i fratelli ad agire in
tal senso, encomiando specialmente quelli che erano sì cauti ma senza
essere incontentabili, ipercritici. Atti 17:11
Tuttavia,
per quanto possiamo giudicare dalla storia della Chiesa, lo spirito di
rivalità e di amore per gli onori prese il posto dello spirito dell'umile
devozione e dell'abnegazione, mentre ben presto la credulità e
l'adulazione presero il posto della ricerca Scritturistica; e come
risultato i soprintendenti divennero gradualmente dittatoriali,
gradualmente pretesero l'uguaglianza con gli apostoli, ecc. finché alla
fine non sorse una rivalità tra di loro ed alcuni di loro divennero noti
e distinti con il titolo di capi o arcivescovi. Successivamente, una
rivalità tra questi arcivescovi portò all'elevazione di uno del loro
gruppo alla posizione di papa. E lo stesso spirito da allora ha prevalso
in misura maggiore o minore, non solo nel Papato, ma anche tra coloro che
sono stati ingannati e indotti in errore dal suo esempio e allontanati
dalla semplicità dell'ordinamento primitivo. Di conseguenza, oggi
troviamo che una tale organizzazione come quella che si ebbe nella Chiesa
primitiva, vale a dire senza un appellativo confessionale e senza gloria,
onore e autorità da parte di pochi sui molti e senza una divisione fra
clero e laicato, non è
considerata minimamente un'organizzazione. Tuttavia, siamo contenti di prender
posto fra costoro che non sono stimati, di copiare da vicino l'esempio
della Chiesa primitiva e di godere in modo corrispondente simili libertà
e benedizioni.
Come
gli anziani della Chiesa sono tutti soprintendenti, sorveglianti,
guardiani degli interessi di Sion, alcuni localmente ed alcuni in senso
vasto e generale, così anche ognuno, secondo il suo talento e la sua
abilità, potrebbe servire il gregge, uno come [246] evangelista, se le
sue qualificazioni sono idonee e se le sue condizioni gli permettono di
andare in giro a predicare la verità ai principianti, a trovare chi ha
orecchi per intendere la buona novella, ecc.; un altro potrebbe servire il
gregge come pastore (custode), a motivo di qualificazioni speciali di tipo
sociale che gli permettono di prendersi cura degli interessi del popolo
del Signore personalmente, individualmente, facendo visita alle loro case,
incoraggiandoli, rinvigorendoli, tenendoli uniti e difendendoli dai lupi
vestiti da pecore pronti ad azzannarli e divorarli. Anche i "Profeti"
avevano le loro qualificazioni speciali per il servizio.
La
parola "profeta" non è generalmente usata oggi nel senso lato
in cui era usata in tempi antichi, ma è piuttosto intesa nel significato
di veggente o indovino. La parola profeta, tuttavia, significa
strettamente parlando un parlatore
pubblico, un oratore. Anche una persona che ha delle visioni oppure
che riceve delle rivelazioni può essere un profeta, nel senso di
dichiaratore delle medesime; ma i due concetti sono chiaramente distinti.
Nel caso di Mosè e di Aronne, Mosè fu il più grande, essendo il
rappresentante divino, e il Signore gli disse: "Io ti ho stabilito
come un dio (sommamente uno o superiore) per Faraone e Aronne, tuo
fratello, sarà il tuo profeta", oratore, portavoce. (Es. 7:1)
Abbiamo già visto che parecchi degli apostoli erano veggenti nel senso
che fu loro concessa la conoscenza di cose future; ora noi osserviamo che
erano anche quasi tutti profeti, cioè oratori pubblici, specialmente
Pietro e Paolo. Ma c'erano molti altri oratori pubblici o profeti. Barnaba,
ad esempio, era uno di essi; e sta scritto: "Giuda e Sila, essendo
anch'essi profeti [oratori pubblici], con molte parole esortarono i
fratelli." Atti 15:32
Non c'è
nessun cenno nelle Scritture sul fatto che una persona qualsiasi senza le
qualificazioni per l'opera da compiere dovrebbe essere considerata
designata dal Signore per quella posizione alla quale non ha speciale
idoneità; ma piuttosto è un dovere che nel corpo di Cristo ogni membro
dovrebbe servire gli altri secondo i propri talenti, secondo le proprie
capacità, e che ciascuno dovrebbe essere abbastanza modesto, abbastanza
umile, [247] "da non pensare di se stesso più di quanto dovrebbe, ma
da pensare con sobrietà", secondo il valore effettivo dei talenti
che il Signore gli ha elargito. E la Chiesa non dovrebbe riconoscere
quelli fra il suo gruppo che desiderano essere i più grandi sulla
base di ciò. Anzi, dovrebbero prendere nota che l'umiltà è uno dei
requisiti essenziali per essere considerati anziani o per servire in un
campo qualsiasi. Perciò, se due fratelli sembrano avere uguale talento,
ma uno è ambizioso e disinvolto e l'altro umile e timido, lo Spirito del
Signore, che è lo spirito di sapienza e di mente sana, insegna al popolo
del Signore ad apprezzare il fratello più umile come colui che il Signore
preferirebbe in modo speciale e desidererebbe porre al posto più
rilevante nel servizio.
Sembra
meno straordinario il fatto che le "capre" e le pecore che
assomigliano alle capre nel gregge del Signore debbano aspirare al comando,
piuttosto che il fatto che le vere pecore che riconoscono la voce del
Maestro, che conoscono il suo Spirito e che cercano di fare la sua volontà,
debbano permettere con docilità che tali capre o pecore che assomigliano
alle capre prendano il comando tra di loro. È bene che perseguiamo la
pace con tutti gli uomini; ma quando non presteremo attenzione alla Parola
e allo Spirito del Signore per amore della pace sarà sicuro che in misura
maggiore o minore ci saranno dei risultati dannosi. È bene che tutti
abbiamo la natura docile, simile a quella della pecora; ma è anche
necessario che le pecore abbiano carattere, altrimenti non potranno essere vincitrici; e se hanno
carattere dovranno tenere a mente le parole del Pastore Principale:
"Le mie pecore ascoltano la mia voce [obbediscono ad essa] ...e mi
seguono", "un estraneo
non lo seguiranno ... perché non conoscono la voce degli estranei."
(Giovanni 10:5, 27) Quindi è il dovere di ciascuna pecora di prestare
attenzione in modo speciale al messaggio e al modo di fare di ogni
fratello prima di far sì che venga proposto come soprintendente, sia
locale che generale. Dovrebbero prima essere convinti che abbia i
requisiti effettivi di un anziano nella Chiesa, che sia solido nelle
dottrine fondamentali del Vangelo quali l'espiazione, la redenzione
attraverso il sangue prezioso di Cristo e la consacrazione completa a lui,
al suo messaggio, ai suoi fratelli, al suo servizio. Dovrebbero avere
carità e compassione per i più deboli degli agnelli e per tutte le
pecore mentalmente e moralmente zoppe; ma farebbero violenza alle
disposizioni divine se [248] scegliessero tali individui per leader o per
anziani. Non dovrebbero avere nessuna simpatia per le capre, o per i lupi
travestiti da pecora, che fanno di tutto per ottenere posizioni importanti
e autorità nella Chiesa.
Si
dovrebbe riconoscere che per la Ecclesia
è molto meglio fare senza servitori pubblici che avere per leader una
"capra" dalla lingua d'oro, che sicuramente non "dirigerebbe
i loro cuori verso l'amore di Dio", ma, con seduzione, nei canali
sbagliati. Il Signore ha preavvisato la Chiesa su tali individui;
l'Apostolo ha descritto questi tali dicendo: "Di fra voi stessi
sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse [dottrine errate,
ingannevoli] per trarre i discepoli dietro a sé [per attrarre astutamente
seguaci dietro di sé]." L'Apostolo dice che molti seguiranno le loro
vie perniciose, e a causa loro la Verità sarà diffamata. Atti 20:30; II
Piet. 2:2
Questo
è quello che vediamo oggi. Molti stanno predicando di se stessi piuttosto
che predicare il Vangelo, la buona novella del Regno; stanno attraendo
discepoli dietro di sé e dietro le loro denominazioni anziché attrarli e
unirli soltanto al Signore, come membra del suo corpo. Cercano di essere
capi delle chiese invece di far sì che tutte le membra rivolgano la loro
attenzione direttamente verso il Signore quale Capo. Dovremmo allontanarci
da tutti costoro; le vere pecore non dovrebbero dare nessun
incoraggiamento alla loro linea di condotta errata. L'Apostolo Paolo parla
di costoro come di chi ha la formalità della pietà ma ne ha rinnegato la
potenza. (II Tim. 3:5) Sono delle persone estremamente lige per quanto
riguarda i giorni, le formalità, le cerimonie, le autorità
ecclesiastiche, ecc. e sono tenute in grande stima tra gli uomini, ma sono
un'abominazione agli occhi del Signore, dice l'Apostolo. Le vere pecore
non debbono solo fare attenzione a riconoscere la voce del vero Pastore e
a seguirlo, ma debbono ricordarsi anche di non seguire, di non appoggiare,
di non incoraggiare coloro che sono egoisti. Ciascuno che è stimato degno
di fiducia nella Chiesa quale Anziano, dovrebbe essere prima conosciuto
sufficientemente perché tale fiducia si possa giustificare; per questo
l'Apostolo dice: "non un principiante". Un principiante potrebbe
recare danno alla Chiesa e potrebbe recare danno anche a se stesso, visto
che si potrebbe gonfiare e potrebbe essere in tal modo portato via lontano
dal Signore, dallo spirito giusto e dal [249] sentiero stretto che va
verso il Regno.
L'Apostolo
Paolo* dà consigli molto espliciti riguardo a coloro che potrebbero
essere riconosciuti giustamente quali anziani dalla Chiesa e descrive in
dettaglio quale dovrebbe essere il loro carattere, ecc. Nella sua lettera
a Timoteo su questo argomento (I Tim. 3:1-7) ripete la stessa cosa con un
linguaggio leggermente diverso. Rivolgendosi a Tito, che evidentemente era
un altro soprintendente generale (Tit. 1:5-11), descrive i loro doveri nei
confronti della Chiesa. L'Apostolo Pietro dice su quest'argomento:
"Io esorto gli anziani che sono fra voi, io che sono Anziano con loro,
...Pascete il gregge di Dio che è fra voi, prendendone supervisione...non
per vile guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che
vi son toccati in sorte da Dio, ma essendo gli esempi del gregge." I
Piet. 5:1-3
__________
*I Tim.
3:2; 5:17; I Tess. 5:12; Giac. 5:14
__________
Dovrebbero
essere uomini generosi, uomini dalla vita pura che non hanno più di una
moglie; e se hanno figli si dovrebbe notare fino a che punto il genitore
ha esercitato un'influenza sana sulla sua famiglia; poiché si dovrebbe
dedurre che se è stato negligente nei confronti dei suoi figli,
probabilmente non sarebbe saggio oppure sarebbe negligente nei suoi
giudizi e nei suoi ministeri generali tra i figli della Ecclesia,
la Chiesa. Non deve essere ipocrita o menzognero, né una persona rissosa
o litigiosa. Dovrebbe essere una persona che ha una buona reputazione fra
le persone che sono al di fuori della Chiesa: non che il mondo amerà o
apprezzerà mai giustamente i santi, ma che il mondo non debba almeno
avere la possibilità di puntare il dito verso qualcosa di derogatorio nel
loro carattere per quanto concerne l'onestà, l'integrità, la moralità,
la sincerità. Non c'è nessun limite al numero degli anziani di una
Chiesa o Ecclesia.
Oltre
alle limitazioni di cui sopra, si richiede che un Anziano sia "capace
di insegnare"; cioè deve avere la capacità di insegnare, di
spiegare, di esporre il piano divino e quindi di assistere il gregge del
Signore con la parola e con la dottrina. Non è essenziale per essere un
anziano possedere talento o requisiti da "profeta" o da oratore
[250] pubblico; se ne possono trovare vari nella stessa Chiesa con le
capacità di insegnamento, con i requisiti pastorali e con quelli di altro
tipo propri di un Anziano, eppure c'è la possibilità che non vi sia
nessuno con i requisiti di oratore pubblico o di declamatore del piano
divino. Si dovrebbe avere fiducia nel Signore perché faccia sorgere tali
servitori man mano che ce n'è bisogno e, se non ne viene fornito nessuno,
si può forse dubitare che ve ne sia bisogno.
Potremmo fare un'osservazione qui sul fatto che alcune delle Ecclesie,
delle assemblee o delle congregazioni più fiorenti sono quelle nelle
quali non c'è grande talento per l'oratoria in pubblico e nelle quali, di
conseguenza, gli studi Biblici sono la norma piuttosto che l'eccezione. Le
Scritture mostrano chiaramente che questa era l'usanza anche nella Chiesa
primitiva; e che quando si riunivano veniva offerta l'opportunità di
esercitare i vari talenti posseduti dalle varie membra del corpo: uno per
parlare, altri per pregare, molti, se non tutti, per cantare. L'esperienza
sembra mostrare che queste accolte del popolo del Signore che seguono
questa regola più scrupolosamente, ricevono il più gran numero di
benedizioni e sviluppano i caratteri più forti. Ciò che è semplicemente
ascoltato dall'orecchio, per quanto detto bene e per quanto buono sia, non
si imprime nel cuore così profondamente come se l'individuo stesso
esercitasse la mente in connessione con esso, come avviene invece di
sicuro in uno studio Biblico contodotto in modo giusto nel quale tutti
dovrebbero ricevere l'incoraggiamento a prendervi parte.
Altri
anziani, forse non così abili nell'insegnare, può essere che si trovino
nel proprio elemento negli incontri di preghiera e di testimonianza, che
dovrebbero essere una caratteristica tra le varie assemblee del popolo del
Signore. Colui che si trova in possesso di un buon talento per
l'esortazione dovrebbe esercitare quel talento piuttosto che lasciarlo
dormire mentre cerca di esercitare un talento che non possiede in nessun
grado speciale. L'Apostolo dice: "colui che esorta che serva
esortando", che dia la sua capacità e il suo servizio in quella
direzione: "colui che insegna [che ha il talento per l'esposizione,
per rendere chiara la Verità] che rivolga la sua attenzione
all'insegnamento".
[251]
Come la
parola vescovo o soprintendente ha una vasta gamma di significati, così
è anche per la parola pastore. Nessuno eccetto un Anziano è competente
ad essere un pastore oppure un soprintendente o un custode. Un pastore,
oppure un custode in un gregge, è un soprintendente del gregge; le due
parole sono praticamente sinonimi. Il Signore Geova è il nostro Pastore o
Custode nel senso più ampio della parola (Sal. 23:1) e il suo Figlio
Unigenito, nostro Signore Gesù, è il grande Custode e Vescovo (soprintendente)
delle nostre anime, per tutto il gregge, in ogni luogo. I soprintendenti
generali e i "Pellegrini" sono tutti custodi o pastori che
badano agli interessi del gregge nel suo insieme; ed ogni Anziano locale
è un pastore, custode, soprintendente in una capacità locale. Si vedrà,
poi, che gli anziani nella Chiesa dovrebbero prima di tutto possedere
qualificazioni generali che li rendano atti ad appartenere al gruppo degli
anziani e, in secondo luogo, che le loro qualificazioni naturali speciali
dovrebbero determinare in quale parte del servizio possono servire meglio
la causa del Signore: alcuni in connessione con l'opera relativa alla
predicazione del Vangelo ed altri in connessione con l'opera pastorale tra
le pecore già evangelizzate, già consacrate, già nell'ovile; alcuni
localmente ed alcuni in un campo più ampio.
Leggiamo:
"Lasciate che gli anziani che tengono bene la presidenza siano
reputati degni del doppio onore, specialmente quelli che faticano nella
predicazione e nell'insegnamento." (I Tim. 5:17, 18) Sulla forza di
queste parole la chiesa nominale ha edificato una classe di Anziani
Governanti; ha anche affermato per gli anziani una posizione di governo o
d'autorità, se non dittatoriale, tra i fratelli. Tale definizione di
"governo" è contraria a tutte le presentazioni che le Scritture
fanno di tale punto. Timoteo, che occupava la posizione di un
soprintendente generale, o Anziano, ricevette istruzioni dall'Apostolo in
questo senso: "Non rimproverare un Anziano, ma esortalo come un
fratello", ecc. "Il servitore del Signore non deve essere
combattivo, ma deve essere mite verso tutti gli uomini." Niente
certamente qui sanziona un governo autocratico o un modo di comportarsi
dittatoriale; i requisiti principali di coloro che sono riconosciuti come
anziani debbono essere la mitezza, la mansuetudine, la tolleranza, la
benevolenza fraterna, l'amore. Debbono essere in ogni senso della parola
esempi per il [252] gregge. Se, dunque, saranno dittatoriali, l'esempio
dato al gregge sarà quello secondo cui tutti dovranno essere dittatoriali;
ma se saranno miti, tolleranti, pazienti, mansueti e pieni d'amore, allora
l'illustrazione fatta a tutti sarà conforme a ciò. Un'interpretazione più
letterale del passo preso in considerazione mostra che esso intende dire
che si dovrebbe accordare l'onore agli anziani in proporzione di quanta
fedeltà mostrano alle responsabilità del servizio che hanno accettato.
Pertanto, potremmo interpretare quel passo così: "Facciamo in modo
che gli insigni anziani siano considerati degni di doppio onore,
specialmente quelli che si impegnano profondamente con un lavoro faticoso
a predicare e a insegnare."
Diaconi, Ministri, Servitori
Come la
parola vescovo significa semplicemente soprintendente e non significa in
nessun senso della parola un signore o maestro, sebbene pian piano questa
parola sia stata malintesa dal popolo in tal senso, così è avvenuto
anche per la parola diacono, che letteralmente significa servitore o
ministro. L'Apostolo si riferisce a se stesso e a Timoteo come a "ministri
di Dio". (II Cor. 6:4) La parola tradotta qui come ministri viene dal
greco diakonos che significa
servitori. L'Apostolo dice ancora: "La nostra capacità viene da Dio,
che ci ha anche resi capaci d'essere ministri del Nuovo Testamento."
(II Cor. 3:5, 6) Anche qui la parola greca diakonos
è tradotta ministri e significa servitori. Infatti l'Apostolo dichiara che egli e Timoteo erano diaconi (servitori)
di Dio e diaconi (servitori) del Nuovo Testamento: il Nuovo Patto. Si può
vedere allora che tutti i veri anziani nella Chiesa sono perciò diaconi o
servitori di Dio, della Verità e della Chiesa, altrimenti non dovrebbero
essere riconosciuti affatto come anziani.
Non
desiderimo dare l'idea che non si sia verificata nessuna distinzione nella
Chiesa primitiva per quanto concerne il servizio. Anzi è proprio il
contrario. Quello che cerchiamo di dire è che anche gli apostoli e i
profeti che erano anziani nella Chiesa erano tutti diaconi, o servitori,
proprio come nostro Signore ha dichiarato: "Il maggiore fra voi sia
il vostro servitore [diakonos]."
(Mat. 23:11) Il carattere e la fedeltà del servitore [253] dovrebbe
contrassegnare il grado di onore e di stima che dovrebbe essere reso a
chiunque nelle ecclesie della
Nuova Creazione. Come c'erano servitori nella Chiesa non qualificati in
quanto a talenti, ecc., ai fini del riconoscimento come anziani, perché
meno adatti all'insegnamento o perché con meno esperienza, così, a parte
le eventuali cariche assegnate dalla Chiesa, gli apostoli e i profeti (maestri)
in varie occasioni scelsero alcuni come loro servitori o assistenti o
diaconi; come, per esempio, quando Paolo e Barnaba erano insieme ebbero
Giovanni Marco per un certo periodo come loro servitore o aiutante. Ancora,
quando Paolo e Barnaba si separarono, Barnaba prese Giovanni con sé,
mentre Paolo e Sila presero con sé Luca come servitore o aiutante. Questi
aiutanti non si consideravano uguali agli apostoli, né come uguali nel
servizio ad altri dotati di talento ed esperienza superiori ai loro; ma
godettero del privilegio di essere assistenti e servitori sotto la
direzione di coloro che essi riconoscevano come servitori
di Dio e della Verità qualificati e accettati. Non c'era bisogno che
fossero scelti dalla Chiesa per un tale servizio agli apostoli; come la
Chiesa sceglieva i suoi servitori o i suoi diaconi, così gli apostoli si
sceglievano i loro. Non era una questione di costrizione, ma di opzione.
Giovanni e Luca, si può presumere, considerarono che avrebbero potuto
servire il Signore meglio in questa maniera piuttosto che forse in qualche
altra maniera a loro disposizione e quindi fu di loro libera scelta e
senza porre la minima limitazione che accettarono, come avrebbero potuto
pure rifiutare di prestare quel servizio ed essere ugualmente nel giusto,
se avessero creduto di poter usare i propri talenti più fedelmente in
qualche altro modo.
Ciò
nonostante, questa parola diacono
si applica nel Nuovo Testamento ad una classe di fratelli utili come
servitori del corpo di Cristo e onorati di conseguenza, ma non così ben
qualificati come altri per la posizione di anziani. Tuttavia, la loro
scelta proprio così ad un servizio speciale nella Chiesa comportava un
buon carattere, fedeltà alla Verità e zelo per il servizio del Signore e
del suo gregge. In tal modo nella Chiesa primitiva, [254] quando fu
predisposta la distribuzione del cibo, ecc., per i poveri del gregge, gli
apostoli dapprima se ne occuparono essi stessi; successivamente, però,
quando si sollevò il mormorio e si cominciò a dire che alcuni erano
trascurati, gli apostoli affidarono la questione ai credenti, alla Chiesa,
dicendo: "Scegliete fra di voi uomini che siano in grado di svolgere
questo servizio e noi dedicheremo il nostro tempo, il nostro sapere e i
nostri talenti al ministero della Parola." Atti 6:2-5
Si
ricorderà che furono scelti sette servitori, o diaconi, e che tra questi
sette ci fu Stefano, che più tardi divenne il primo martire, in quanto
ebbe l'onore di essere il primo a camminare nelle orme del Maestro fino
alla morte. Il fatto che Stefano fosse stato scelto dalla Chiesa come
diacono non gli impedì in nessun senso del termine di predicare la Parola
in tutti i modi in cui se ne presentava l'opportunità. In tal modo
vediamo la perfetta libertà che prevaleva nella Chiesa primitiva.
L'intera assemblea, riconoscendo i talenti di qualsiasi membro del corpo,
poteva richiedergli di rendere un servizio; ma la sua richiesta e
l'accettazione da parte delle persone non era in nessun modo una
sottomissione: non gli impediva in nessun modo di usare i propri talenti
in qualunque altro modo nel caso se ne fosse presentata l'opportunità.
Stefano, il diacono, fedele nel servire alle mense, nell'occuparsi di
faccende finanziarie per l'assemblea, ecc., fu benedetto dal Signore e gli
furono concesse opportunità per l'esercizio del suo zelo e dei suoi
talenti in una maniera più pubblica quando predicò il Vangelo,
dimostrando così attraverso la sua carriera che il Signore lo riconosceva
come un Anziano nella Chiesa prima che i suoi fratelli ne scorgessero le
capacità. Senza dubbio se fosse vissuto più a lungo anche i fratelli
avrebbero scorto i suoi requisiti da Anziano e da persona che sa esporre
la Verità e lo avrebbero così riconosciuto.
Tuttavia,
il punto che vogliamo inculcare è la completa libertà di ciascun
individuo nell'uso dei propri talenti così come ne è capace, come evangelista, sia per incarico diretto dell'Ecclesia
della Nuova Creazione o meno. (Stefano non sarebbe stato competente a
insegnare nella Chiesa, tuttavia, a meno che non fosse stato scelto [255]
dalla Chiesa per quel servizio.) Questa libertà assoluta della coscienza
e dei talenti individuali e l'assenza di qualsiasi sottomissione o di
qualsiasi autorità che possa porre restrizioni è una delle spiccate
caratteristiche della Chiesa primitiva che facciamo bene a copiare in
spirito e in opere. Come la Chiesa ha bisogno di anziani qualificati e
competenti per insegnare ed evangelisti per predicare, così ha bisogno di
diaconi per servire in altre capacità come uscieri, tesorieri o cose del
genere. Costoro sono servitori di Dio e della Chiesa e sono onorati di
conseguenza; gli anziani sono servitori, sebbene il loro servizio sia
riconosciuto come un servizio di ordine superiore: lavoro riguardo alla
parola e alla dottrina.
Maestri nella Chiesa
Come
abbiamo appena visto, l'“idoneità all'insegnamento” è una
qualificazione necessaria per la posizione o per il servizio degli anziani
nella Chiesa. Potremmo moltiplicare le citazioni tratte dalle Scritture
per mostrare che S. Paolo si classificò non solo come apostolo,
come anziano e servitore, ma anche come maestro
"non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo
Spirito". (I Cor. 2:13) Egli non fu un maestro di lingue né di
matematica né di astronomia né di un'altra scienza, con l'eccezione
dell'unica grande scienza alla quale il Vangelo del Signore , o la buona
novella, si riferisce. Questo è il significato delle parole dell'Apostolo
or ora citate; ed è bene che tutti quelli che appartengono al popolo del
Signore lo tengano ben in mente. Non solo coloro che insegnano e predicano,
ma anche coloro che ascoltano debbono badare che non sia la sapienza umana
a venir proclamata, ma la sapienza divina. In tal senso l'Apostolo esorta
Timoteo: "Predica la Parola." (II Tim. 4:2) "Ordina queste
cose e insegnale."(I Tim. 4:11) "Queste cose insegna e ad esse
esorta." (I Tim. 6:2) Andando ancora più avanti l'Apostolo indica
che tutti coloro che appartengono alla Chiesa come pure gli anziani
dovrebbero badare che i maestri di false dottrine e i maestri di filosofia
e di "scienza, chiamata falsamente in tal modo" non siano
riconosciuti come maestri della Chiesa. La raccomandazione dell'Apostolo
è: "Se qualcuno insegna diversamente" ecc., [256] scostati, non
offrire appoggio a ciò che è un altro Vangelo diverso da quell'unico
vangelo che voi avete ricevuto, che vi è stato dato da coloro che hanno
predicato il Vangelo a voi con lo Spirito santo sceso dal cielo. I Tim.
6:3-5; Gal. 1:8
Ci sono
alcuni, tuttavia, che sono competenti nell'insegnamento, capaci di rendere
chiaro agli altri il messaggio divino in modo privato, che non hanno
abilità oratorie, di parlare in pubblico, di "profetizzare".
Coloro che sanno dire in privato una parola per il Signore e per la sua
causa non debbono essere scoraggiati; ma, anzi, debbono essere
incoraggiati ad usare ogni opportunità per servire coloro che hanno
orecchi per intendere e per rivelare le lodi del nostro Signore e Re.
Allora, di nuovo, dobbiamo distinguere tra "insegnare e predicare".
(Atti 15:35) La predicazione consiste nel discorrere in pubblico;
l'insegnamento si può svolgere meglio generalmente in una maniera più
privata, in una lezione sulla Bibbia oppure durante una conversazione
privata, e i predicatori più dotati, gli oratori pubblici o i "profeti"
hanno scoperto a volte che la loro opera pubblica prospera meglio allorché
è corredata abilmente dai discorsi meno pubblici, dalle spiegazioni più
private delle cose profonde che riguardano Dio fatte ad un gruppo più
ristretto.
Il dono
dell'evangelista, il potere di stimolare i cuori e le menti degli uomini
all'indagine della Verità, è un dono speciale non posseduto da tutti
oggi non più di quanto succedesse nella Chiesa primitiva. Per di più, le
condizioni essendo mutate hanno mutato più o meno il carattere di
quest'opera, a tal punto che oggi troviamo che in conseguenza
dell'istruzione generale tra le persone, l'opera di evangelizzazione può
essere svolta in larga misura mediante la pagina stampata. Oggigiorno
molti sono impegnati in quest'opera: disseminando brani e distribuendo,
quali venditori ambulanti, serie di STUDI SULLE SCRITTURE. Il fatto che
questi evangelisti stiano lavorando con delle linee di azione adattate ai
nostri giorni invece che con delle linee di azione adattate al passato non
è un problema per quest'opera più di quanto non lo sia il fatto che essi
viaggiano con i mezzi a vapore e a elettricità invece che andare a piedi
o sui cammelli. L'evangelizzazione si verifica mediante la presentazione
della Verità: il piano divino [257] delle età, la Parola di Dio, la
"buona novella della grande gioia". A nostro parere, non c'è
nessun'altra attività riguardante la predicazione del Vangelo che stia
riscuotendo un successo così grande come questa. E ci sono molti che
hanno il talento, i requisiti, per impegnarsi in questo servizio , i quali
non sono preparati per impegnarsi in altri settori di quest'opera: molti
lavoratori che non sono ancora andati nella vigna e per i quali stiamo
continuamente pregando il Signore della messe di inviarli, di concedere
loro i privilegi e le opportunità di impegnarsi in questo ministero della
predicazione del Vangelo.
Quando
Filippo, l'evangelista, ebbe fatto ciò che poteva per il popolo della
Samaria, furono inviati lì Pietro e Giovanni. (Atti 8:14) E così i
nostri venditori ambulanti di testi biblici che si dedicano alla
predicazione del Vangelo, dopo aver stimolato le menti pure dei loro
ascoltatori, presentano loro gli Studi
sulle Scritture quali maestri da cui trarre ulteriore insegnamento
riguardo alla via del Signore. Come Pietro, Paolo, Giacomo e Giovanni, così
i messaggeri e i rappresentanti del Signore, scrissero epistole alla
famiglia della fede, e nel far ciò custodirono il gregge, lo
consigliarono, incoraggiarono, così ora il materiale stampato che
riguarda la verità visita gli amici, personalmente e collettivamente,
regolarmente al fine di confermare la loro fede e di formare e di fissare
i loro caratteri secondo le linee di condotta stabilite dal Signore e dai
suoi apostoli.
Molti dovrebbero essere capaci di insegnare
L'Apostolo
scrisse ad alcuni: "Per ragioni di tempo [siete stati nella Verità]
dovreste essere maestri, ma [in conseguenza di mancanza di zelo per il
Signore e di spirito di mondanità] avete bisogno che uno vi insegni di
nuovo i primi elementi degli oracoli di Dio." (Ebr. 5:12) Ciò
implica che in senso generale, almeno, la Chiesa intera, il sacerdozio
intero, i membri della Nuova Creazione, debbano diventare abili nella
Parola del Padre al punto tale da essere "sempre pronti a rispondere
ad ogni uomo che domanda [258] ragione della speranza che è in loro, con
dolcezza e rispetto". (I Piet. 3:15) In tal modo vediamo sempre che
l'insegnamento, considerato dal punto di vista Scritturistico, non è
limitato a una classe
clericale; che ogni membro della Nuova Creazione è un membro del
Sacerdozio Regale "unto per predicare", e pertanto completamente
autorizzato a dichiarare la buona novella a coloro che hanno orecchi per
capire: ognuno secondo la propria capacità di presentarla in modo fedele
e limpido. Ma ecco che arriva un'altra affermazione singolare fatta da un
altro Apostolo:
"Fratelli, non siate molti a far da maestri"
Giacomo 3:1
Cosa
significa ciò? L'Apostolo risponde dicendo: "Sapendo che ne
riceverete un giudizio più severo", sapendo che le tantazioni e le
responsabilità aumentano entrambe con ogni ulteriore grado di eminenza
nel corpo di Cristo. L'Apostolo non esorta a non diventare nessuno
maestro, ma ricorda a ciascuno di coloro che credono da soli di possedere
qualche talento per l'insegnamento che è cosa da persona responsabile
impegnarsi in qualunque misura ad essere portavoci di Dio e ad accertarsi
che non una parola venga pronunciata che travisi il carattere e il piano
divino, disonori così Dio e rechi anche danno a coloro che possano udirla.
Sarebbe
bene per la Chiesa se tutti riconoscessero e obbedissero a questo
consiglio, a questa sapienza che viene dall'alto. Ci potrebbe essere meno
insegnamento di quanto ce ne sia ora; tuttavia l'effetto sia sui maetri
che sugli alunni sarebbe non solo una riverenza maggiore per il Signore e
per la Verità, la sua Parola, ma una maggiore assenza di errori che
portano alla confusione. In questo senso, le parole del nostro Maestro
implicano che avranno una parte nel Regno alcuni i cui insegnamenti non
sono stati in completo accordo con il piano divino; ma che il risultato
che ne seguirà sarà una posizione nel Regno inferiore a quella che si
sarebbe potuta raggiungere se si fosse prestata più attenzione
all'insegnamento di nient'altro che il messaggio divino. Le Sue parole
sono: "Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti ed
avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel Regno dei
Cieli." Mat. 5:19 [259]
"Non avete bisogno che alcuno v'insegni"
"L'unzione che avete ricevuta da lui dimora
in voi, e non avete bisogno che alcuno vi insegni; ma siccome l'unzione
sua vi insegna ogni cosa, ed è verace, e non è una menzogna, dimorate in
lui come essa vi ha insegnato."
"Voi avete un'unzione dal santo e conoscete
ogni cosa." I Giov. 2:27, 20
Considerato
il fatto che molti sono i passi scritturistici che incoraggiano la Chiesa
ad apprendere, a crescere in grazia e conoscenza, ad edificarci a vicenda
nella fede santissima e ad aspettarci che il Signore faccia sorgere
apostoli, profeti, evangelisti, maestri, ecc., quest'affermazione fatta
dall'Apostolo Giacomo sembra molto singolare a meno che non sia capita nel
modo giusto. Per parecchi è stato uno scoglio, sebbene si possa stare
sicuri che il Signore non ha permesso che nessuno di coloro, i cui cuori
siano stati nell'atteggiamento giusto verso di lui, fosse danneggiato da
esso. Il tenore prevalente delle Scritture in senso opposto, riga dopo
riga e precetto dopo precetto, non meno delle esperienze di vita, sono
sufficienti a convincere ogni persona dalla mente umile che c'è qualcosa
di radicalmente errato nella traduzione di questo passo o nelle idee che
se ne traggono generalmente. Coloro che sono danneggiati sono generalmente
persone che riflettono molto su se stesse, la cui presunzione le porta ad
avanzare la richiesta al Signore che le tratti in maniera diversa e
distinta da tutto il resto della Nuova Creazione. Tuttavia, questo è
assolutamente in contraddizione con l'insegnamento generale delle
Scritture secondo cui il corpo è uno e ha molte membra unite nell'uno; e
che il nutrimento fornito viene trasportato a ciascun membro del corpo per
la sua nutrizione e fortificazione mediante o insieme alle altre membra.
In tal modo il Signore ha inteso rendere il suo popolo interdipendente
l'uno dall'altro al fine di non avere nessuno scisma nel corpo; ed è a
tal fine che ci ha esortato attraverso l'Apostolo a non trascurare
l'assemblea fra di noi tutti insieme, ma invece a ricordarci che è
particolarmente contento di incontrarsi con l'Ecclesia, il corpo, in ogni
luogo, anche se si tratta di un piccolo numero di persone come "due o
tre che si riuniscono insieme" nel suo nome.
Esaminando
il testo troviamo che l'Apostolo sta confutando un errore prevalente [260]
ai suoi tempi: un grave errore che, in nome della Verità, in nome del
Cristianesimo, in nome dell'essere discepoli del Signore, stava rendendo
virtualmente nulla l'intera rivelazione. Dichiarò che questo sistema
erroneo non faceva parte della vera Chiesa o delle sue dottrine, ma, anzi,
dell'anticristo, o opposto a Cristo anche se afferma di averne il nome; e
in tal modo agisce sotto falso nome. Dice parlando di costoro che "se
ne sono andati da noi perché non facevano parte di noi [o non erano mai
stati veri Cristiani o avevano smesso di esserlo]; poiché se avessero
fatto parte di noi, sarebbero rimasti con noi". Indica il loro errore;
vale a dire che le profezie di un Messia erano simboliche e che non si
sarebbero dovute mai compiere attraverso l'umanità; dichiarò che questa
era una negazione completa dell'affermazione del Vangelo secondo cui il
Figlio di Dio si fece carne, fu unto come il Messia al battesimo dallo
Spirito santo e ci redense.
Il
pensiero dell'Apostolo è che chiunque diventa Cristiano, chiunque capisce
il piano divino in qualche misura, deve avere davanti a sé prima il fatto
che egli e gli altri sono stati tutti peccatori ed hanno tutti avuto
bisogno di un Redentore; in secondo luogo, il fatto che Gesù, l'Unto, li
ha redenti col sacrificio della sua propria vita. Inoltre l'Apostolo
dichiara che essi non hanno nessun bisogno che qualcuno
insegni loro questa verità di base. Essi non potrebbero essere
affatto Cristiani e giacere contemporaneamente nell'ignoranza di questo
elemento fondamentale della religione Cristiana: che Cristo è morto per i
loro peccati secondo le Scritture e che è risuscitato per la loro
giustificazione; e che la nostra giustificazione e, di conseguenza, la
nostra santificazione e speranza di gloria dipendono tutte dal fatto e dal
valore del sacrificio di Cristo fatto a nome loro. Indica che sebbene
possa essere stato possibile avere fiducia e credere nel Padre senza
credere nel Figlio prima che il Figlio fosse manifestato, ora
tuttavia, chiunque nega il Figlio di Dio nega con ciò il Padre; e nessuno
può riconoscere il Figlio di Dio senza riconoscere allo stesso tempo il
Padre e il piano del Padre, di cui egli è il centro e l'esecutore.
Così,
allora, oggi possiamo vedere esattamente quello che l'Apostolo voleva
dire; vale a dire che chiunque è nato dallo Spirito santo deve prima
essere stato un credente nel [261] Signore Gesù; che egli fu l'Unigenito
del Padre; che egli fu manifestato nella carne; che egli fu santo, innocuo
e distinto dai peccatori; che egli dette se stesso come nostro riscatto; e
che il sacrificio fu accettato dal Padre e testimoniato dalla sua
risurrezione per essere il glorioso Re e Liberatore. Senza questa fede
nessuno potrebbe ricevere lo Spirito santo, l'unzione; di conseguenza,
chiunque ha l'unzione non ha bisogno che perda tempo a discutere con
qualcuno ulteriormente sulla domanda fondamentale se Gesù fu o meno il
Figlio di Dio; se fu o meno il Redentore; se fu o meno il Messia unto che
compirà al tempo opportuno di Dio le preziose promesse delle Scritture.
La stessa unzione che abbiamo ricevuto, se dimora in noi, ci farà certi
della verità di queste cose: "Proprio come vi ha insegnato dovete
dimorare in lui." Chiunque non dimora in lui, nella Vite, è, come il
ramo reciso, sicuro che seccherà; chiunque dimora in lui è sicuro che
dimorerà anche nel suo Spirito e non può negarlo.
"Voi
avete un'unzione dal santo e tutti voi lo sapete." (Diaglott) Lo Spirito santo fu tipificato durante tutto
l'ordinamento Ebraico dall'olio santo che, versato sul capo del Sommo
Sacerdote, scorreva su tutto il corpo; così chiunque fa parte del corpo
di Cristo è sotto l'unzione, sotto l'influsso dello Spirito e dovunque è
lo Spirito del Signore, esso è untuoso, soave, lubrificativo. La sua
tendenza è quella di perseguire la pace con tutti gli uomini per quanto
possibile e per quanto sarà permesso dalla fedeltà alla giustizia. È contrario alla frizione: alla rabbia, alla malizia,
all'odio, alla discordia. Coloro che sono sotto la sua influenza sono
felici di apprendere dal Signore e, lontani dal questionare con il suo
piano e la sua rivelazione, sono pronti a concordare pienamente con essi
e, di conseguenza hanno la lubrificazione promessa: l'unzione, la soavità,
la pace, la gioia, la santità della mente.
Coloro
che hanno ricevuto lo Spirito del Signore in questo senso della parola,
portando pace, gioia e armonia nei loro cuori, sanno che hanno ciò come
risultato delle [262] relazioni del Signore con essi e sanno che hanno
ricevuto tutto ciò perché hanno creduto al Signore Gesù e lo hanno
accettato come l'Unto. Questa unzione, pertanto, è un'evidenza non solo
per loro stessi ma, in misura considerevole, un'evidenza per gli altri che
essi sono membra del corpo di Cristo; mentre coloro che sono privi di
questa pace e di questa gioia e i cui cuori sono ripieni di malizia, di
discordia, di odio, di litigi, liti e controversie sono privi certamente
dell'evidenza dell'unzione, della lubrificazione, della soavità che
accompagna lo Spirito del Signore. Vero, non siamo tutti uguali e la
soavità non si può manifestare negli affari esterni della vita subito
per tutti con la stessa rapidità; ma molto presto nell'esperienza
Cristiana questa soavità si dovrebbe riscontrare nel cuore come una prova
che siamo stati con Gesù, che abbiamo imparato da lui, abbiamo ricevuto
il suo Spirito ed entro poco tempo ciò dovrebbe cominciare ad essere
evidente agli altri nella vita di tutti i giorni.
Vediamo,
allora, che niente nelle Scritture si oppone al tenore generale della
Parola del Signore riguardo alla necessità di maestri e al bisogno di
apprendere il pensiero del Signore per mezzo di essi. Non che riteniamo
che Dio sia dipendente dai maestri e che egli non
possa istruire, edificare e costituire le membra della Nuova Creazione
in altri modi o con altra agenzia; ma perché la sua Parola dichiara che
questo è il suo mezzo e la sua
agenzia, il suo metodo per istruire e costituire la Chiesa, il corpo di
Cristo affinché non vi sia nessuno scisma nel corpo e ogni membro possa
imparare ad essere comprensivo verso tutti gli altri membri, a cooperare
con loro e ad assisterli.
Abbiamo
già considerato il fatto che questi maestri non si debbono ritenere
infallibili ma che le loro parole debbono essere pesate e misurate con
standard divini: le parole del Signore, degli apostoli e dei santi profeti
dell'ordinamento passato, che parlarono e scrissero sotto la spinta dello
Spirito santo per ammonirci, sui quali sono piombate le conclusioni
dell'età. Ora richiamiamo l'attenzione alla dichiarazione dell'Apostolo:
"Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i
suoi beni a chi l'ammaestra." Gal. 6:6
"Colui che viene ammaestrato" e "Colui
che ammaestra"
Questo
brano scritturale, in sintonia con tutti gli altri, ci mostra che Dio
intese istruire il suo popolo facendo sì che si ammaestrassero a vicenda;
e che perfino il più umile del suo gregge pensasse da sé e pertanto
sviluppasse una fede individuale come pure un carattere individuale. Ahimè,
che questa questione importante sia così trascurata generalmente tra
coloro che nominano il nome di Cristo! Questo brano scritturale riconosce
il maestro e gli alunni; ma gli alunni debbono sentirsi liberi di
comunicare, di far sapere ai maestri qualsiasi cosa di cui si accorgano e
che sembri riguardare la matteria che si discute, non come chi voglia fare
da maestro ma come studente intelligente che si rivolge a uno studente
fratello anziano. Non debbono essere delle macchine, né debbono avere
paura di comunicare; invece, facendo domande, richiamando l'attenzione su
quelle cose che sembrano loro essere degli usi sbagliati della Scrittura o
cose del genere, essi debbono fare la loro parte per mantenere il corpo di
Cristo e i suoi insegnamenti puri: quindi debbono essere critici; e invece
di scoraggiarsi nel farlo, invece di sentirsi dire che non debbono
criticare il maestro o mettere in dubbio le sue esposizioni, essi sono,
viceversa, stimolati a comunicare, a criticare.
Tuttavia,
non dobbiamo supporre che il Signore volesse incoraggiare qualche spirito
ipercritico, o dalla disposizione combattiva e criticona. Tale spirito
è completamente opposto allo Spirito santo, e non solo, ma sarebbe
molto dannoso; poiché chiunque sia in uno stato d'animo di avere un
dibattito propone un caso ipotetico o presunto che egli non crede che sia
la Verità, e lo faccia semplicemente con lo scopo di confondere
l'avversario, per avere un "dibattito", ecc. è sicuro che sarà
danneggiato come pure sarà abbastanza sicuro che danneggi altri con una
tale linea d'azione. L'onestà nei confronti della Verità è un elemento
essenziale principale per progredire in essa: opporre ciò che uno crede
che sia la Verità e sostenere anche solo se momentaneamente che ciò in
cui uno crede sia errore, fare ciò "per gioco" o per qualsiasi
altra ragione, sarà sicuramente offensivo al Signore e porterà qualche
punizione giusta. Ahimè, quanti hanno cominciato a "vedere solo ciò
che si poteva dire" contro una posizione che essi credevano fosse la
Verità e sono rimasti impigliati, completamente attratti e accecati [264]
procedendo per questo cammino! Oltre al Signore, la Verità è la cosa più
preziosa di tutto il mondo; non è qualcosa da prendere alla leggera, con
cui giocare; e chiunque è negligente a questo riguardo, soffrirà egli
stesso dei danni. Vedere II Tess. 2:10, 11.
È
giusto osservare che la parola "comunicare"
è una parola dalla vasta accezione ed include non solo la comunicazione
per quanto concerne i pensieri, i sentimenti, ecc., ma può anche
significare che colui che viene ammaestrato e che riceve i benefici
spirituali dovrebbe essere contento di comunicare in qualche modo in
supporto di coloro che ammaestrano, dando al Signore, ai fratelli, alla
Verità, il frutto del proprio lavoro e dei propri talenti. E questa è la
vera essenza della disposizione santa della Nuova Creazione. Nel periodo
iniziale dell'esperienza Cristiana, ciascuno impara il significato delle
parole del Maestro: "È più benedetto dare che ricevere" e,
quindi, tutti coloro che hanno questo spirito sono veramente contenti di
dare le cose terrene nel servizio della Verità e ciò nella misura in cui
ricevono benedizioni spirituali in cuori buoni ed onesti. La domanda di
come dare e della sapienza che deve essere praticata, sarà considerata più
avanti, in un altro capitolo.
Il campo d'azione della donna nella Chiesa
Sotto
qualche aspetto si potrebbe considerare meglio questo argomento dopo aver
esaminato il rapporto generale dell'uomo e della donna nell'ordine divino;
ma in un senso importante questo è il luogo appropriato per la sua
presentazione; gli altri punti di vista concomitanti, che verranno esposti
più avanti, crediamo che saranno trovati convalidanti di ciò che
presenteremo ora.
Niente
è più chiaro del fatto che il sesso è ignorato dal Signore nella
selezione della sua Ecclesia
della Nuova Creazione. Sia i maschi che le femmine sono battezzati
nell'appartenenza all'“unico corpo” del quale Gesù è il Capo. Entrambi sono dunque
ugualmente eleggibili a far parte della Prima Risurrezione e della sua
gloria, del suo onore e della sua immortalità, alla condizione generale:
"se soffriamo con lui regneremo anche con lui". Entrambi sono
stati nominati con onore da nostro Signore e dagli apostoli [265] con i
termini più calorosi. Pertanto, ogni limitazione posta sulla femmina in
quanto al carattere e alla misura del servizio del Vangelo, deve essere
intesa come appartenente semplicemente al tempo presente, mentre si è
ancora nella carne; e deve essere spiegata in qualche altro modo che non
sia una presunta preferenza divina per i maschi. Tenteremo di mostrare che
le discriminazioni tra i sessi sono in termini simbolici e tipici: perché
l'uomo simboleggia Gesù Cristo, il Capo della Chiesa, mentre la donna
simboleggia la Chiesa, la Sposa, sotto il Capo divinamente designato.
L'amore
di nostro Signore per sua madre, per Marta e Maria e per tutte le altre
"donne onorabili che lo servirono con i loro beni" è molto
evidente dai documenti, anche se si mette da parte l'affermazione diretta
che egli le "amò" (Giov. 11:5); eppure quando scelse i suoi
dodici apostoli e più tardi i "settanta", non ne ha inclusa
nessuna. Non possiamo neppure supporre che questa sia stata una svista,
come non fu per una svista che i membri femminili della tribù di Levi
furono ignorati in precedenza per più di sedici secoli, per quanto
concerneva i servizi pubblici. Né possiamo spiegare la questione
supponendo che le persone amiche di nostro Signore di sesso femminile non
fossero sufficientemente istruite perché egli se ne servisse; poiché,
fra quelli che furono scelti, la documentazione dice che si capiva
facilmente che "essi erano uomini ignoranti e non istruiti".
Quindi dobbiamo concludere che è stato per intenzione divina che, tra i
"fratelli", soltanto i maschi venissero scelti per essere
servitori pubblici speciali e ambasciatori del Vangelo. E qui, si noti,
che questo ordinamento divino è il contrario del metodo del grande
Avversario che, sebbene pronto a servirsi sia dell'uno che dell'altro
sesso, ha sempre trovato la donna il suo rappresentante più efficace.
La
prima donna fu la prima ambasciatrice di Satana, e pure di successo, nel
trarre in inganno il primo uomo e far precipitare l'intera razza nel
peccato e nella morte. Le streghe del passato e le medium spiritualiste,
"Scienziate Cristiane" dei nostri giorni, sono tutte evidenze in
questo stesso senso della propaganda di Satana mediante le donne, evidenze
forti quasi come la propaganda divina mediante gli uomini. Inoltre, il
[266] programma divino va completamente contro la tendenza naturale di
tutti gli uomini di stimare in modo speciale le donne in materia di
religione: di accreditare al sesso un grado più elevato di purezza, di
spiritualità, di comunione con Dio. Questa tendenza è considerevole nei
documenti del passato come pure nel presente, come manifestato dalla dea
Egiziana Iside, la dea Assira Astaroth, la dea Greca Diana, e Giunone,
Venere, Bellona, e la Mariolatria che per secoli come pure oggi domina per
completo due terzi di coloro che affermano di chiamarsi col nome di Cristo
nonostante la designazione più esplicita dell'uomo quale portavoce e
rappresentante del Signore nella sua Chiesa.
A parte
il suo significato simbolico, la Parola del Signore non ci offre
informazioni sull'esistenza di altre ragioni per la distinzione dei sessi
e le nostre supposizioni al riguardo possono o non possono essere corrette:
tuttavia, a nostro parere, alcune delle qualità dell'animo e della mente
che si combinano nei tipi più nobili di donna, non la rendono adatta ai
servizi religiosi pubblici. Per esempio, per natura la donna è,
fortunatamente, piena di desiderio di piacere e di vincere l'approvazione
e la lode. Questa qualità è una benedizione inestimabile nella casa, che
porta alla preparazione delle numerose bontà della tavola e decorazioni
attraenti per la casa che distinguono una casa dagli appartamenti di
anziane donne non sposate o di anziani scapoli. La vera moglie è contenta
quando cerca di far contenta la famiglia e gode delle loro manifestazioni
di apprezzamento dei suoi sforzi: i cibi cucinati, ecc. e non le si
dovrebbero mai negare gli encomi che le sono sicuramente dovuti, che la
sua natura desidera intensamente e che sono assolutamente essenziali alla
sua salute e al suo progresso.
Ma, se
la donna viene tolta dalla sua sfera, così vasta e così importante tanto
che il poeta disse bene di lei: "La mano che dondola la culla è la
mano che governa il mondo", se ella va davanti al pubblico come
conferenziera o maestra o scrittrice, si mette in una posizione di grande
pericolo; poiché parecchie peculiarità del suo sesso (una delle quali
abbiamo menzionato) che contribuiscono a farla una donna vera e attraente
per veri uomini contribuiranno in condizioni non
naturali a distruggere il suo essere donna, [267] rendendola "mascolina".
La natura ha stabilito i confini e i limiti dei sessi non solo per quanto
riguarda la forma fisica e la capigliatura ma ugualmente per le qualità
del cuore e della testa, adattando l'uno all'altra così intimamente che
qualsiasi interferenza con le leggi di lei o qualsiasi indifferenza verso
di esse causerà di sicuro dei danni alla fine, per quanto i cambiamenti
possano momentaneamente sembrare benefici.
La
qualità di approvatività che
la natura così abbondantemente ha elargito su di lei e che giustamente
praticata è così di aiuto a lei, alla sua casa e alla sua famiglia, è
quasi certo che diventi una trappola per lei se praticata verso il
pubblico, alla ricerca dell'approvazione della Chiesa o del mondo.
L'ambizione a brillare, ad apparire più saggia e più capace degli altri,
è un pericolo che assale tutti di fronte all'occhio pubblico e, senza
dubbio, ha disorientato molti uomini che sono diventati boriosi e così
sono caduti in una trappola dell'Avversario: ma la femminilità di per se
stessa della donna la rende propensa al disorientamento, non solo verso se
stessa nel suo sforzo di brillare, ma propensa anche a disorientare altri;
poiché è sicuro che una tale persona seguendo una via sbagliata sarebbe
fornita dall'Avversario dell'olio spurio, con la cui falsa luce molti
protrebbero essere portati fuori dalla via del Signore. Quindi l'avviso
dell'Apostolo: "Non siate molti a far da maestri, fratelli, sapendo
che un uomo [che è un maestro] riceverà il giudizio più severo." (Giacomo
3:1) sarebbe ancor più forte se applicato alle sorelle. In verità, il
pericolo con loro sarebbe così grande che nessuna fu designata come
maestra; e l'Apostolo scrive: "Non permetto alla donna d'insegnare, né
d'usare autorità su un uomo, ma stia in silenzio." 1 Tim. 2:11, 12
Quest'affermazione
enfatica ed esplicita non può, tuttavia, essere intesa come se
significasse che le sorelle della Nuova Creazione non possono mai
impartire una benedizione narrando la vecchia, vecchia storia. L'Apostolo
stesso si riferisce molto rispettosamente a nobili donne dei suoi tempi
come aiutanti nel ministero. Ad esempio cita Priscilla come pure suo
marito quali "aiutanti" o "compagni d'opera". (Rom.
16:3) Ciò significa più di semplici ospiti che avevano ricevuto
l'Apostolo nella loro casa: significava che essi lavorarono con lui nella
sua opera, non semplicemente nel fare tende, ma specialmente nella sua
opera principale in qualità di ministro del Vangelo. In un [268] versetto
(6) più avanti accenna ai servizi di Maria in modo diverso, dicendo:
"Maria si è molto affaticata per
noi." Evidentemente ella non era una compagna d'opera. I suoi
servizi resi all'Apostolo, e che egli desiderò che venissero riconosciuti,
furono servizi personali, forse lavare e rammendare. Il servizio di
Priscilla, invece, viene menzionato nello stesso linguaggio usato per
descrivere i servizi di Urbano (v. 9). In verità, dato che il nome di
Aquila è menzionato dopo quello di sua moglie, è ragionevole la
deduzione che la moglie era la più efficiente dei due come "compagna
d'opera". Trifena e Trifosa (v. 12) sono due altre sorelle il cui
"affaticamento nel Signore"
è menzionato con onore.
Qualsiasi
interpretazione delle parole dell'Apostolo nel senso che queste ignorano
tutta l'opportunità per le sorelle di "affaticarsi nel Signore"
sarebbe chiaramente erronea. È nelle riunioni della Chiesa (dove due o
tre o più) per assistere alle funzioni, per dare lode e per
l'edificazione vicendevole che le sorelle debbono assumere un posto
subordinato e non cercare di essere le leader e le maestre: fare ciò
sarebbe usurpare l'autorità
dell'uomo, sul quale, sia per natura che per precetto, il Signore ha posto
la responsabilità di essere a capo dei ministeri, indubbiamente per
ragioni sagge, sia che siamo d'accordo con esse o meno.
Le
restrizioni dell'Apostolo evidentemente avevano relazione con gli incontri
come quelli che egli descrive in I Corinzi 14. Questi incontri includevano
le sorelle, che certamente divennero partecipi di tutte le benedizioni
derivate da essi, unendosi ai canti, agli inni, ai cantici spirituali e
alle preghiere, offerte da chiunque. L'Apostolo desiderava inculcare la
necessità dell'ordine negli incontri perché tutti ne potessero trarre
beneficio. Esorta a non avere più di un oratore alla volta che parli o
che profetizzi e che tutti gli altri prestino attenzione; e che in un
incontro non vi sia più di uno o due oratori o profeti a parlare in modo
da non offrire troppa diversità di stati d'animo in una sessione. Allo
stesso modo chiunque parlasse lingue sconosciute doveva stare in silenzio
a meno che uno dei presenti non fosse in grado di interpretare le loro
espressioni.
Le
donne non dovevano parlare affatto in questi incontri, sebbene al di fuori
degli incontri oppure a casa potevano "chiedere ai loro mariti"
oppure, più appropriatamente, ai [269] loro uomini;
potevano suggerire i loro punti di vista o fare delle domande attraverso
quei fratelli (uomini) che esse conoscevano più intimamente: i loro
mariti, se possibile, oppure fratelli con cui parlavano mentre camminavano
per tornare a casa dopo gli incontri, ecc. La parola casa
in questo testo ha il significato di famiglia
o di conoscenza. Il concetto allora è: Lasciamole che facciano domande ai
maschi, o mediante i maschi di loro conoscenza. L'Apostolo procede dicendo:
"Non è loro permesso di parlare; ma debbono star soggette come dice anche la Legge." I Cor. 14:34-36
Evidentemente
alcuni come nella Chiesa a Corinto favorirono l'idea dei "diritti
delle donne" affermando che nella Chiesa i diritti dei sessi
esistevano senza distinzioni di sorta. Ma l'Apostolo non solo rifiuta
questo concetto ma, per di più, rimprovera il loro ardire nel pensare di
inaugurare un procedimento non riconosciuto da altri del popolo del
Signore. Le sue parole sono: "Forse la parola [il messaggio] di Dio
è proceduta da voi [ha avuto origine da voi]? O essa è pervenuta [da
qualche altro posto] a voi soli?
Se qualcuno si stima di essere profeta, o spirituale, riconosca che le
cose che io vi scrivo sono comandamenti
del Signore" e non semplicemente le mie opinioni personali o
stranezze. Noi, allora, non più dei Corinzi, dobbiamo seguire le nostre
preferenze o i nostri giudizi su tale questioni ma siamo tenuti a chinarci
di fronte alle affermazioni dell'Apostolo quali comando del Signore. E se
qualcuno mette in discussione la guida dell'Apostolo su tale argomento,
che sia coerente e lo ripudi come apostolo in toto.
È
giusto a questo proposito richiamare l'attenzione sulle parole
dell'Apostolo quando parlò dei doni fatti da nostro Signore alla Chiesa,
che risalgono alla Pentecoste. Dice: "Ed è lui che ha dato gli uni,
come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli
altri, come pastori e dottori; per il perfezionamento dei santi, per
l'opera del ministero, per l'edificazione del corpo di Cristo." (Efes.
4:11, 12) In Greco l'articolo indica il genere: maschile, femminile o neutro. Questo
testo allora è un testo eccellente da cui decidere come il Signore in
modo particolare mediante lo Spirito santo fissò un limite [270] al sesso
tra i servitori attivi dati alla sua Chiesa. Quali sono i fatti relativi
al suddetto testo; che genere è indicato in Greco? Rispondiamo che
l'articolo tous (plurale,
Accusativo, maschile) si trova
prima di apostoli, profeti, evangelisti e pastori e non c'è affatto
nessun articolo prima di maestri, che qui sembra significare o "aiutanti"
(I Cor. 12:28) oppure altrimenti è un termine generale che si riferisce
agli apostoli di sesso maschile, agli oratori di sesso maschile, agli
evangelisti di sesso maschile e a tutte le persone di sesso maschile come tutti
maestri.
Osserviamo
qui, tuttavia, che, se una sorella richiama l'attenzione dell'assemblea
sulle parole del Signore o degli apostoli su qualsiasi argomento che si
sta discutendo senza dare i propri punti di vista, non si potrebbe
considerare ciò insegnare, né in alcun senso usurpare l'autorità
dell'uomo: anzi, ella semplicemente richiamerebbe le parole di maestri
riconosciuti e autorizzati. In modo simile se una sorella si riferisce a,
oppure legge ad altri, questo libro o un'altra pubblicazione nostra che
serve a spiegare le Scritture non sarebbe questo insegnamento da parte sua,
ma un insegnamento impartito dall'autore citato. Così vediamo che gli
ordinamenti del Signore salvaguardano il suo gregge e allo stesso tempo
vengono ampiamente incontro ai suoi bisogni.
Tutti
sono in grado di comprendere il comando divino ma, certamente, nessuno lo
comprenderà a meno che non si renda conto che nell'uso Biblico una donna
simboleggia la Chiesa e un uomo simboleggia il Signore, il Capo o Maestro
della Chiesa. (Vedere Efes. 5:23; I Cor. 11:3.) Come la Chiesa non deve
tentare di insegnare al Signore, così la donna, che simboleggia la Chiesa,
non deve assumere il ruolo di insegnante nei confronti dell'uomo, che
simbolicamente rappresenta il Signore. Con questo pensiero davanti alle
nostre menti nessuna sorella si deve sentire offesa e a nessun fratello è
permesso di inorgoglirsi per via di questo regolamento Scritturistico;
anzi, tutti terranno in mente che il Signore è l'unico maestro e che i
fratelli non osano pronunciare sapienza che proviene da loro stessi; ma
semplicemente presentano ad altri quello che il Capo stabilisce essere la
Verità. Applichiamo questo brano biblico (I Tim. 2:11, 12) al Signore e
alla Chiesa, così: "Che una chiesa impari in silenzio con ogni
sottomissione. Non permetto ad una chiesa d'insegnare, né d'usare autorità
su Cristo, ma stia in silenzio." [271]
"Che ella si copra"
Abbiamo
già indicato* che il Sommo Sacerdote che simboleggiava Cristo, il Sommo
Sacerdote della nostra Professione, fu l'unico ad andare a testa scoperta
quando indossava le vesti sacerdotali; e che tutti gli
"under-priest", che simboleggiavano la Chiesa, "il
Sacerdozio Regale" indossavano dei copricapi chiamati "berretti".
L'insegnamento di questo tipo è in pieno accordo con quanto già visto,
poiché negli incontri dell'Ecclesia
della Nuova Creazione, il Signore, l'antitipico Sommo Sacerdote, è
rappresentato dai fratelli, mentre la Chiesa o il Sacerdozio Regale è
rappresentato dalle sorelle, che l'Apostolo dichiara che allo stesso modo
dovrebbero indossare un copricapo ad indicare la stessa lezione: la
sottomissione della Chiesa al Signore. Con riferimento a ciò l'Apostolo
va nei dettagli in I Cor. 11:3-7, 10-15.
__________
*Ombre del Tabernacolo dei Migliori Sacrifici, p. 36.
__________
Alcuni
hanno dedotto che quando l'Apostolo accenna al fatto che i capelli lunghi
delle donne sono stati dati loro dalla natura per coprirsi, egli non
intendesse dire di più di ciò; ma il versetto 6 indica chiaramente il
contrario, cioè che intendeva dire che le donne non solo dovrebbero
lasciare che i capelli crescano loro lunghi come previsto dalla natura, ma
che inoltre dovrebbero indossare un copricapo, che nel versetto 10 egli
dichiara essere un segno, un riconoscimento simbolico dell'essere soggette, o
dell'essere sotto l'autorità dell'uomo; simbolicamente ciò insegna che
l'intera Chiesa è sotto la legge di Cristo. La documentazione del
versetto 4 sembra a prima vista essere in conflitto con il requisito
richiesto alle donne di stare in silenzio nelle ecclesie.
Il nostro pensiero è che mentre nella funzione generale della Chiesa le
donne non debbono assumere una parte pubblica, negli incontri sociali di
preghiera e di testimonianza invece, e non per impartire insegnamento
dottrinale, non ci dovrebbe essere nessuna obiezione per le sorelle che vi
partecipino a capo coperto.
Riguardo
a questo argomento di perpetuare il tipico coprirsi il capo da parte delle
sorelle, l'Apostolo esorta a farlo, ma non afferma che sia un comando
divino. Anzi, aggiunge: "Se qualche uomo sembra essere polemico [al
riguardo] noi non abbiamo questa usanza [legge positiva nella Chiesa]."
Non si dovrebbe considerare questo un argomento d'importanza vitale;
sebbene tutti coloro che stanno cercando di compiere la volontà di Dio
debbano essere scrupolosi su ciò come pure su altri aspetti a partire dal
[272] momento in cui discernono che ciò è appropriato quale simbolo. Le
parole: "a motivo degli angeli" sembra che si riferiscano agli
eletti anziani della Chiesa, che
rappresentano in special modo il Signore, il Capo, nelle ecclesie.
Apoc. 2:1
*
* *
Riepilogando,
suggeriamo che si dovrebbe dare l'interpretazione più liberale possibile
alle parole dell'Apostolo riguardo all'ampiezza della libertà d'azione
delle sorelle negli affari della Chiesa. Definiamo così il nostro
giudizio in materia:
(1) Le
sorelle hanno la stessa libertà dei fratelli in materia di elezione dei
servitori della Chiesa: gli Anziani e i Diaconi.
(2) Le
sorelle non possono servire come anziane o maestre nella Chiesa, perché,
l'Apostolo dice: "Non permetto ad una donna d'insegnare." (I
Tim. 2:12) Tuttavia, ciò non deve essere inteso nel senso di impedire
alle sorelle di partecipare agli incontri che non siano del tipo di quelli
diretti all'insegnamento o alla predicazione; come gli incontri di
preghiera e di testimonianza, gli studi Bereani, ecc. perché l'Apostolo
dice che se ella prega o profetizza (parla) dovrebbe essere a capo coperto,
per rappresentare che riconosce il fatto che il Signore, il Grande
Maestro, è rappresentato in modo speciale dai fratelli. (I Cor. 11:5, 7,
10) Tale partecipazione bisogna che non venga considerata insegnamento;
perché neanche i fratelli che partecipano sono maestri; come dice
l'Apostolo: "Sono tutti maestri?" No, i maestri o gli Anziani
sono scelti in modo speciale, sebbene sempre fra i maschi. Efes. 4:11; II
Tim. 2:24; I Cor. 12:28, 29